Cadendo, dalle nuvole a terra
In Italia la stampa fa mediamente schifo, e si sa; i blog sono solo diari adolescenziali, e quindi uno come fa per tenersi aggiornato? Di solito ci si abbona a Internazionale. C'è il meglio della stampa estera, giornalisti che vivono nel mondo vero e non nell'isoletta di Corona e Briatore, eccetera.
Sull'ultimo numero di Internazionale ho trovato un fondo di Paul Kennedy che mi ha discretamente sconvolto. E' anche on line, così potete farvene un'idea da soli. Kennedy parla di numeri. Ammette che "i dotti editoriali pieni di statistiche invitano anche il lettore più attento a girare pagina. Ma ci sono alcuni articoli pieni di dati che a mio avviso meritano un'attenta riflessione". Kennedy ne cita due che lo hanno addirittura "turbato". Sentiamo.
Il primo è un articolo del Financial Times che documenta la crescita demografica nella striscia di Gaza. "Tra il 1950 e il 2007 la popolazione di Gaza è passata da 240mila a quasi un milione e mezzo di abitanti, a causa dell'alto tasso di natalità delle famiglie palestinesi". Se gli statunitensi fossero cresciuti allo stesso ritmo, adesso sarebbero quasi un miliardo. Questo significa che "ci sono molti più giovani arabi (frustrati, arrabbiati e disoccupati) che giovani israeliani, e il loro numero sta crescendo così rapidamente da renderli incontrollabili. Se questo è vero, allora tutte le missioni di pace degli Stati Uniti o dell'Unione europea potrebbero essere inutili". Pensa un po'.
Il secondo è un pezzo del "Catholic Worker" che già nel titolo censisce la popolazione carcerata USA: "2.193.798 e continuano ad aumentare". Sono raddoppiati in meno di un decennio. Nessun Paese ha così tanta gente in carcere (nemmeno la Cina). Gli europei ne hanno sette volte in meno, in proporzione alla popolazione. Di fronte a queste cifre Kennedy ammette di rimanere confuso.
Io invece mi sono spaventato. E non tanto per la crescita demografica di Gaza, né perché gli americani stanno per avere un carcerato ogni cento abitanti. Mi sono spaventato perché Kennedy è un professore di storia di Yale, che scrive saggi di politica internazionale e ha una sua proposta per riformare l'Onu, e in questo editoriale sta lettteralmente cadendo dalle nuvole. Voglio dire, davvero là fuori c'è qualcuno che ancora non sa che la Striscia di Gaza sta scoppiando perché il tasso di crescita dei palestinesi è uno dei più grandi al mondo? Davvero un intellettuale USA può ignorare che il suo sistema economico e sociale poggia saldamente sul network di prigioni più strutturato e accogliente del mondo? Come fanno a presentare questi dati come novità sconvolgenti, come fanno a non saperle già? E se Kennedy, che sta a Yale, queste cose le ha imparate la settimana scorsa, come si spiega che io, vivendo nell'isoletta di Lele Mora e Materazzi, le so già?
Chi me le ha insegnate? Nemmeno me lo ricordo. Sono cose che mi sembra di conoscere da sempre; tanto che al limite mi aspettavo di leggere su Internazionale un pezzo che le smentisse come leggende urbane. Magari un fondo muffito di Sandro Viola sui ragazzini della prima Intifada. Magari uno di quei reportage di Marco D'Eramo dagli USA, che prendevo con le molle perché erano stampati sul Manifesto, e adesso sta a vedere che il Manifesto guardava più in là. Insomma, salta fuori che anche nell'edicola Italia ci si può fare una cultura.
Si tratta di quei semplici dati che tanti anni fa mi hanno fatto prendere una parte piuttosto che un'altra: se non sapessi che gli americani attingono dalla criminalità reclusa come da un enorme bacino di lavoro sottopagato, magari potrei essere un filoamericano anch'io. Se non sapessi che in Palestina tra qualche anno ci saranno più che palestinesi che israeliani, forse griderei forza Israele anch'io. E invece sapevo queste cose, perché le ho lette da qualche parte e non ho mai trovato nessuno che le smentisse. E non solo le sapevo, ma a un certo punto le davo persino per scontate, le consideravo banalità su cui non soffermarsi, come il due più due.
Ora mi viene il sospetto: ma quelli che mi hanno accusato, prendendosi anche sul serio, di essere antiamericano o antisemita, queste cose le sapevano? Io ero convinto di sì. Ero convinto che le sapesse anche Camillo, anche se magari non ci insisteva troppo. Eppure capita che negli USA un opinionista di area liberal le trovi sconvolgenti. Figurati i neocon, i neodem, i neolib e tutti gli altri.
Ora, qui non si tratta di sentirsi più intelligenti di un prof di Storia che sta a Yale. Per carità. L'intelligenza non c'entra molto con l'accesso alle informazioni: quello che mi schianta è che io, dei prof di Yale, degli opinionisti liberal, della grande stampa americana e internazionale, sotto sotto mi fidavo. Speravo di trovarci un centro di gravità, un brandello di oggettività nel marasma globale. E' abbastanza terrorizzante accorgersi che a volte ne sanno meno di me. Anche perché io, onestamente, non ne so molto.
Ha anche a vedere con la crisi dei trent'anni. Non importa quanto complesso stesse diventando il mondo: fin qui avevo sempre contato sull'esistenza di uomini con la barba grigia in grado di assorbire informazioni e restituire analisi di saggezza. Ma da qui in poi il rischio di imbattersi in rincoglioniti con l'aria da guru aumenta a ritmo esponenziale.
Ormai il mondo è roba nostra, ne rispondiamo noi. E' un'idea che mi spaventa, più di Gaza e Guantanamo. Mi dà le vertigini, o piuttosto l'impressione di precipitare dalle nuvole a un mondo dove ci si aspetta seriamente che io sappia quel che accade. Vien voglia di chiudersi nella stanza, rileggersi i fumetti.
Sarà anche che il proliferare di parti nel nostro Paese (che almeno fino a qualche anno fa era coproso), ti ha consentito di accedere a queste informazioni e di provare curiosità per ciò che si cela dietro l'apparente vetro di omogeneità che circonda i poteri? Io sono di quelli che neanche più sotto si fida degli intellettuali liberal e, sinceramente, credo che lo schianto della nostra stampa sia dovuto proprio ad un appiattimento in cerca dell'"obiettività". Siamo veramente convinti che qualcosa di obiettivo sia comunicabile? O che - qualora fosse comunicabile - vi sarebbe interesse nel comunicarlo o nel sentirlo? I fatti accadono, è indubbio, ma quello che andiamo a fare, sempre e comunque, è l'interpretazione dei fatti. Chi punta ad essere obiettivo, punta solo a rendere le informazioni inerti. Che è comunque un gioco di parte: lo fa in funzione del mantenimento dello statu quo, per convincere tutti che la normalità, per esistente o persa che la si propagandi, è la quiete, la pace. E poi si meraviglia se apprende che c'è una guerra fuori dalla sua finestra.
RispondiEliminaUhm... un refuso: nella parentesi all'inizio è "corposo", non "coproso"(anche se di merda ce n'era parecchia).
RispondiEliminaE' una delle tante cose che ho pensato quest'estate, mentre attraversavo in bici l'Albania (sto pubblicando il racconto del viaggio sul mio blog...): perché sappiamo così poco di questo paese? Quanto poco sappiamo di tutti gli altri? Quanto poco sanno loro di noi?
RispondiEliminaIn Albania stanno commettendo pari pari gli stessi errori urbanistici che abbiamo fatto noi negli anni '50 e '60? Possibile che non abbiano visto ed imparato da quegli errori? Evidentemente è così.
E' un paese vissuto per quarant'anni sotto una campana di vetro, ma quando ho invitato un ragazzo ventenne a venire in Italia, a viaggiare, a conoscere il resto del mondo, mi ha risposto: "devo ancora conoscere bene il mio paese". Io gli ho ribattuto: "non puoi conoscere te stesso se non conosci gli altri, ti manca un metro di paragone", la conversazione è finita lì.
Il fatto è che non sappiamo. Nemmeno quelli che dovrebbero sapere sanno. E quelli che sanno, o non sono ascoltati, o non hanno modo di comunicare.
:-(
Una valida alternativa all'orror vacui per questa responsabilità planetaria:
RispondiEliminafigli.
Bastano due per nutrire l'orgoglio di alzare la media e non rischiare il narcisismo dell'unico.
Fine della caduta libera, si comincia a risalire. Arrampicandosi.
La quotidianità diluisce la nausea da rimorso per il supremo egoismo in sporadiche ansie tipo: "in che mondo li sto scaraventando" o (variante illusoria un po' più presuntuosa) "che mondo gli consegno".
Al prossimo pianoro, finita la salita, voltandosi in dietro, della vertigine non dovrebbe importare più un granchè.
Potrebbero tornare utili i fumetti.
guido
culotette.
RispondiEliminaIl pezzo di Leonardo è la prova vivente che CHI VUOL SAPERE SA. Che non è vero che siamo vittime d'una congiura planetaria per nasconderci le informazioni essenziali a forza di Corona e reality show. Che il più importante RESPONSABILE della "disinformacja" è il nostro CERVELLO, che FILTRA fra tutto quel che gli arriva le notizie che fanno comodo a lui.
RispondiEliminaLeonardo centra il problema quando si domanda:" Com'è possibile che il guru americano non sapesse certe cose che per me sono scontatissime ?" Com'è, Bush gliel'ha tenuto nascosto ?
E' come per le armi di distruzione di massa: ci credeva solo CHI CI VOLEVA CREDERE, quindi non ci fu nessun inganno, la maggioranza del popolo americano era per l'invasione dell'Irak, anzi era per appropriarsi del petrolio irakeno e votò Bush.
C'è a sinistra questo feticcio della "mancanza d'informazioni", per cui se la gente sapesse come sono veramente le cose, tutto cambiarebbe.
Date retta, la gente l'essenziale LO SA, ma questo ben difficilmente gli farà cambiare idea o, peggio, andare contro i propri interessi.
Però tutto quadra. Lui è un professore di STORIA a Yale.
RispondiEliminaCfr. qui
Concordo sull'impianto complessivo, ma su quello specifico aspetto della questione palestinese la mia conclusione è diametralmente opposta.
RispondiEliminaCredo che la politica demografica sia un loro torto fondamentale.
La sperequazione tra israeliani e palestinesi nell'uso delle risorse (come l'acqua) fa indignare.
Ma quando si pensa alla fertilità media dei secondi, vien da pensare che di risorse procapite ne avrebbero di più, se non si moltiplicassero così.
E lo hanno scelto loro: la pressione riproduttiva come un'arma.
Ma forse non puoi pretendere che i tuoi figli siano trattati con tutti i crismi se tu per primo li usi in questo modo.
Francesco, invece dovresti ammirare la coerenza di Leo, salvato dagli errori e orrori del sionismo dalla constatazione che il principale atto di politica estera, anzi la principale attività tout court dei palestinesi è consistita, nell'ultimo mezzo secolo, nello sfornare quanti più shahid possibile da donare alla Patria, tanto poi provvederà Allah, o l'ONU, o l'UE, a mantenerli.
RispondiEliminaA ciascuno le sue epifanie: Proust con le madeleines, Leo con 'il Numero è Potenza' e 'X milioni di baionette per marciare su AlQuds'.
Inconsapevolezza storica? Naaah: mica è nato a Yale, lui. Infatti, a chi osa lamentarsi del declino demografico europeo, lui dà del fascista:
http://tinyurl.com/22ckgq
Dunque, i palestinesi usano i figli come arme di presisone.
RispondiEliminaI meridionali italiani fino agli anni 70 su cosa dovevano premere, invece? Non sarà, forse, un problema di evoluzione della società, del fatto che nelle società occidentali mantenere un figlio costa un occhio della testa e laggiù (ancora) no?
Dalle vostre parole sembra che la Palestina sia l'unico luogo al mondo con alta natalità...
Figli, ok, vado subito a farne.
RispondiEliminaLa polemica in stile "i palestinesi sono buoni e cattivi a fare tanti figli" la lascerei perdere, visto che questa settimana sono off line. I palestinesi non sono né buoni né cattivi, e hanno il diritto di fare figli come me e come voi - e come gli israeliani, badate bene.
No, perché se qua dentro qualcuno osasse sostenere che gli israeliani fanno un po' troppi figli rispetto alle loro risorse idriche, subito si parlerebbe di nazismo. Sono accuse che si possono fare soltanto agli arabi, in quanto genitori di serie b.
No, sono accuse che si fanno a tutti i fascisti che teorizzano e praticano la demografia come arma strategica.
RispondiEliminaMa se qualche europeo si azzarda a dire: fate più figli, sennò ci estingueremo, Leo gli dà di nazista; se invece i dirigenti palestinesi (dai tempi di Arafat: il trend era già avviato) dicono: fate più figli, così ributteremo gli ebrei a mare, Leo che stava lì lì per gridare 'Forza Israele!' si commuove e cambia idea.
A dir la verità dubito che molte famiglie di qualsivoglia parte del mondo facciano figli perchè gli viene imposto o consigliato dai dirigenti politici, sembra di gran lunga più probabile che siano le condizioni socio-economiche a determinare l'evoluzione demografica, è così da che mondo è mondo. Più le condizioni sono disagiate più le famiglie sembrano cercare sostegno nel numero.
RispondiEliminaE' certamente vero che in paesi dove non esiste welfare l'unica protezione per l'individuo dipende dall'avere molti figli che lo manterranno in caso di bisogno.
La demografia come arma strategica a me sembra quindi più un mito che una realtà: già in origine gli israeliani erano circondati da centinaia di milioni di arabi, qualche milione in più non mi pare possa cambiare le cose.
Piuttosto un pericolo per Israele può venire dalla natalità degli arabo-israeliani, che però non so quanto siano influenzati dalle politiche demografiche di Al Fatah.
E' disarmante vedere la pochezza dei teocon alle vongole versus qualsiasi interlocutore mediamente preparato. In soldoni, il nulla con la polemichetta intorno contro degli argomenti
RispondiEliminaSvicolone, ho conosciuto vongole veraci mediamente più preparate e con più argomenti (ma meno nick) di te.
RispondiEliminaNautilus (ma che è, la convention dei molluschi? ;-), certo che è un mito (neanche Mussolini, coi suoi milioni di baionette, riuscì a spezzare le reni alla Grecia): coscientemente coltivato e proposto con successo però; al pari di quello (speculare) del 'genocidio palestinese' ad opera dei perfidi sionisti.
RispondiEliminaHo letto il post di Leo gentilmente richiamato dal Griso: questa contesa fra le spiegazioni sul declino demografico europeo come "mancanza dell'energia vitale" o invece "mancanza di quattrini" è interessante, chi avrà ragione ?
RispondiEliminaUna cosa è certa, la spiegazione economica è sotto gli occhi di tutti, quella socio-filosofica è molto meno palpabile.
C'è poco da fare, conosco coppie che non fanno il secondo o terzo figlio, pur avendone voglia, perchè il suo arrivo abbasserebbe drasticamente il tenore di vita cui sono abituati. A nessuno ho sentito dire: "Non ho più energia vitale..".
A meno che non vada sotto questa categoria la voglia di non vivere in 5 dove ce ne stanno 3, o rinunciare a vacanze, nuova auto e cene con gli amici per far campare 3 figli invece di 1.
Magari è proprio questa la mancanza d'energia vitale, essersi abituati, come dice Leo, alle comodità del consumismo. Ma così si ritorna alla causa economica, mi pare, piuttosto che a quella degli spiriti vitali: dài ai palestinesi auto e piscina, dimostragli che se fanno altri figli le perdono e probabilmente nel giro di poco il tasso demografico si europeizza.
Ciao Griso, non ho capito il "proposto con successo", vuoi dire forse "successo propagandistico" ? E allora molliamolo come argomento, dài.
Macchè mollusco, è il sottomarino del capitano Nemo..
Sì, successo propagandistico, nel senso che il popolo si beve la propaganda e procrea di conseguenza.
RispondiEliminaSenza contare che in Palestina il welfare c'è eccome, molto più di qua: ben pochi vivono del proprio lavoro, la maggior parte dipende dagli aiuti internazionali, gestiti da Fatah o Hamas secondo la propria agenda politica. Persino avere uno shahid in casa, oltre che uno status symbol, può fornire un discreto ritorno economico.
Ma evidentemente incidono altri fattori, di ordine simbolico: altrimenti appunto non si spiegherebbe perché, in Italia, non si facciano secondi o terzi figli cui si potrebbero comunque garantire condizioni di vita infinitamente migliori di quelle dei palestinesi. Si vede che ci sono altre priorità.
Anche il diverso ruolo della donna (docile fattrice piuttosto che individuo autonomo che ha diritto all'autorealizzazione) incide molto.
@Leo: sì, fare (o non fare) figli è un diritto fondamentale, e per difenderlo dobbiamo conservare delle condizioni demografiche vivibili.
RispondiEliminaChi paventa le strategie inumane di India e Cina dovrebbe avere l'onestà di ammettere che la moderazione liberamente scelta ne è la prevenzione, non un prodromo.
C'è un limite a tutto, e il limite al nostro numero lo imporrà la natura.
I palestinesi (ma forse anche gli israeliani) lo hanno superato da mo', rispetto al territorio che hanno.
Io credo che abbiano delle ragioni, ma non questa.
An ounce of prevention is worth a pound of cure.
@griso
RispondiElimina1. La paura degli europei di "estiguersi", anche ammesso che sia realistica, è piuttosto razzista. Per dirla con un eufemismo.
2. > discreto ritorno economico - verissimo
3. > diverso ruolo della donna - idem
Tutto il mondo dovrebbe fare meno figli.
L'invecchiamento europeo è sì un problema, ma di natura transitoria (e di importanza non paragonabile) rispetto alla saturazione irreversibile del pianeta.
Ne riparliamo fra qualche anno?
@ nautilus, sul consumismo:
RispondiEliminacerchiamo di non fare del moralismo ignobile à la Marie Antoinette.
Francesco, io penso che qualunque popolo abbia il diritto di preoccuparsi della propria estinzione e di cercare di prevenirla: se questo è razzismo, ogni comunità umana, da sempre, è razzista. Diverso è il razzismo alla rovescia di chi invece pensa che il diritto alla preservazione della propria identità, cultura e stile di vita ce l'abbiano solo gli indios dell'Amazzonia, o i palestinesi, ma gli europei, guardacaso, no.
RispondiEliminaIl tuo discorso sul lungo periodo sarebbe ragionevolissimo, peccato che il genere umano, a stragrande maggioranza, ragioni come Keynes: nel lungo periodo, saremo tutti morti.
Griso: c'è molto di vero in quel che dici, ma ritengo che gli "aiuti umanitari" non siano comunque paragonabili al welfare, più ancora da un punto di vista psicologico che pratico, essendo quelli legati a un' emergenza, pur se è un'emergenza che va avanti da 50 anni, mentre la nostra sicurezza sociale è , almeno finora, una certezza acquisita su cui è stato possibile far progetti di vita precisi .
RispondiEliminaLa fertilità palestinese per me rimane dipendente principalmente da altro che la propaganda, del resto vi sono altri paesi ad alto tasso demografico dove la propaganda lavora in senso opposto e non ottiene niente.
Comunque, siamo alle opinioni.
Per quanto riguarda l'Italia, certo che si potrebbero fare terzi figli, ma anche quarti e quinti senza nemmeno lontanamente sfiorare condizioni di vita da terzo mondo, ma appunto ci sono altre priorità, quanti genitori o aspiranti tali dicono che non vogliono fare figli se non sono in grado di assicurar loro un decente tenore di vita e quando dicon così non pensano al cibo, medicine o scuole, ma auto, camerette singole, motorini, telefonini, PC, palestre, concerti, settimane bianche ecc.ecc.
Francesco: spiacente, non ho capito nulla, son piuttosto duro.
Nautilus, se sforni nidiate di figli i casi sono due:
RispondiElimina-o i progetti di vita ritieni di poterli fare;
-o sostanzialmente te ne fotti, di come li tirerai su, qualcosa o qualcuno provvederà.
E' qui che gli aiuti internazionali svolgono (con minore efficienza, dato il cinismo e la corruzione della classe dirigente locale) lo stesso compito diseducativo dello Stato assistenziale: se dovessi mantenerli solo coi soldi tuoi, magari ci staresti più attento. Magari anche no, mi dirai tu: c'è chi fa un sacco di figli, consegnandoli alla miseria, anche senza la propaganda che lo inciti a farli. Ciò non toglie che sia irresponsabile (e politicamente fascista), quella propaganda.
PS: sarà pure interessante, la spiegazione di Leo, ma è inaccettabile nel suo doppiopesismo: i palestinesi fanno figli perché sono poveri, mentre gli italiani non fanno figli... perché sono poveri. Ma chi dice agli italiani di fare più figli è fascista, chi lo dice ai palestinesi, no.
Il mondo non è di nessuno e nessuno ne risponde e ne risponderà, semplicemente perchè insieme si fallisce e da soli non si influisce. Lo dimostrano tutte e dico tutte le azioni umane intraprese finora.
RispondiEliminaIl destino è già segnato, non resta che amare le nostre fidanzate, riscoprire qualche passeggiata nel verde. Cose così.
Graazie Killo!!!
RispondiEliminaPurtroppo non posso copiare il banner...!!! Perché mi si è incastrato il tasto ctrl...!!! Scusa...
Griso, invertiamo: perché dire agli italiani di fare figli non è fascista e dirlo ai palestinesi sì?
RispondiEliminaGriso, seriamente: ma tu ti credi una razza in via d'estinzione? E il senso del ridicolo?
Griso, banalmente: i palestinesi figliano perché sono una società arcaica in stato d'assedio. Gli italiani non figliano perché sono una società consumista in recessione. Se un nucleo non ha le risorse per assicurare un tenore medio di vita ai figli, non li fa. In Palestina il tenore è molto più basso e i figli sono risorse, in tutti i sensi.
Ma la cosa che mi stanca, e che dopo anni tu non riesci ancora a capire, è che non esiste solo un'ottica partisan. Cioè, secondo te avere un blog serve a spiegare se i Palestinesi sono buoni o cattivi. Io dovrei scrivere: cattivi palestinesi fate meno figli. E' ottuso, è sciocco, oltre che inutile: non credo che nessuna coppia palestinese fertile legga leonardo blog per farsi un'opinione pro o contro il controllo delle nascite.
I palestinesi non sono né buoni né cattivi. I palestinesi fanno figli e nessuno, per ora, riesce a impedirglielo: e quei figli costituiscono un problema, e di quel problema si cerca di parlare.
Ah, ho capito, il problema è che non fai abbastanza accessi in Palestina.
RispondiEliminaNeanche in America, se è per quello. Né in Israele. O in Francia, eppure sei lì da mesi che covi la sarkosi e ancora non riesci a fartela passare.
Ti dirò, mi sa che neppure in Italia ti leggono abbastanza perché tu possa incidere sulla fertilità. Eppure questo non ti impedisce di spiegargli quanto sono nazisti a considerare la fertilità un problema.
Capisco che ti piaccia invertire, ma, vedi: chi fa la politica fascista dei figli come arma strategica non sono gli italiani. Oppure, trovami qualche sito Neocone che gridi: datemi un milione di martiri bambini, così ributteremo a mare gli albanesi figli di scimmie e di maiali, e poi ne riparliamo.
E' la retorica dei palestinesi, quella. Di Arafat (il milione di martiri bambini è roba sua) come di Hamas. Persino i bambini palestinesi lo sanno. Persino coi topolini e con le api glielo spiegano. Solo tu non ci arrivi.
Leonardo, sinceramente non credo che tu lo sapessi che i palestinesi si fossero quintuplicati in pochi anni. Tu stesso ammetti di non ricordare bene quando e come lo "avresti saputo". Più probabilmente, sapevi delle cose abbastanza giuste che in qualche modo ti facevano propendere per i palestinesi. Eri in uno stato mentale di "simpatia", che precedeva il dato e che andava alla ricerca del dato. A naso, direi che una popolazione che si quintuplica in pochi decenni è un fenomeno con pochissimi precedenti storici. Ripeto: a naso, senza fare ricerche e verifiche. E altrettanto a naso mi pare che questa quintuplicazione sia un fatto completamente artificiale, da allevamento industriale e non da società arcaica (ripeto: a naso). Non riesco ad immaginare altre popolazioni oppresse che si siano quintuplicate (ripeto: quintuplicate) in così pochi anni. In questo senso lo sbalordimento di Kennedy è comprensibile. Una società povera che si quintuplica in pochi anni non è né arcaica, né spontaneamente fertile. Per ora la penso così.
RispondiEliminaBeh, certo, ripensandoci potrei pensare all'India. Sarebbe interessante andare a guardare la curva di crescita della popolazione dell'India. Eppure anche in quel caso ancora dubito che gli indiani si sia quintuplicata in così poco tempo. Ma allora il problema non è solo l'oppressione. E' un problema molto più grave. Ed è questo: da una parte, è abbastanza facile raggiungere quel minimo di progresso e ricchezza che abbatte la mortalità infantile e/o adulta, mortalità che equilibrava la fertilità. Dall'altra, è difficilissimo arrivare a quel livello ottimale di progresso che assicura una vita dignitosa a tutti
RispondiElimina(e che fa passare la voglia di fare figli). Così ci si ritrova con tanti figli che riescono a sopravvivere, ma non a vivere dignitosamente. E allora mi vien da dire: questo problema i palestinesi lo avrebbero avuto anche senza gli israeliani tra i piedi. Eppoi, i palestinesi hanno subito molto, ma hanno anche avuto tantissimo in termini di aiuti economici. Il problema è che hanno delle classi dirigenti corrotte e inefficienti (Fatah) o efficienti ma solo in termini di economia di guerra (Hamas). In ogni caso, mi paiono problemi molto difficili da risolvere. Non so quanti ormai possano credere di avere la soluzione, sia da sinistra che da destra.
Ho controllato. La popolazione indiana dal 1961 a oggi è passata da 450 a 1.100 milioni di abitanti. La popolazione cinese da 700 a 1.300 milioni. L'Egitto da 30 a 79 milioni. Insomma, crescite di circa due volte, due volte e mezzo. Naturalmente questi controlli valgono poco. Poi ho visto che vi sono altri paesi arabi (esempio: Siria, Libia, Arabia Saudita, Giordania) che hanno prodotto questa incredibile prestazione della quintuplicazione. I paesi dell'africa nera si sono triplicati e/o quadruplicati.
RispondiEliminaChe a Gaza ci fosse un milione e più di abitanti compressi in una striscia, con una delle densità di popolazione più alte del mondo, lo si leggeva persino su Leonardo blog tre anni fa. Per dire.
RispondiEliminaNon insisterei più di tanto sulla quintuplicazione, perché a Gaza si è raccolta una quantità di palestinesi che prima abitavano in Israele.
Comunque non importa, perché Griso ha trovato il colpevole: è Arafat. Oppure Hamas. Oppure Paolino Paperino, appena vincerà le prossime elezioni palestinesi.
Ora da lui aspetto anche la soluzione del problema, che poi sarebbe l'unica cosa che c'interesserebbe. Attenzione, però, perché
NON VALE:
- Sterilizzazione maschile o femminile
- Sterminio
- Deportazione di massa
- Fare spallucce, dare la colpa ad Arafat e Hamas, e lagnarsi nei commenti di un blog
Se il Griso ha un'opzione alternativa alle precedenti, la leggo con interesse.
Altrimenti concludo che il Griso non abbia un'alternativa alle precedenti.
...direi che non ce l'ha.
RispondiEliminapersonalmente non sono di sicuro filopalestinese e neanche antisionista (qualunque cosa voglia dire.
RispondiEliminail problema demografico palestinese (se di questo si vuol parlare, ma sembrava più interessante il dibattito sull'informazione)si può suddividere in due parti:
a) so' cazzi loro (hai voluto la bicicletta e mo' pedali)
b) so' (anche) cazzi nostri
come occidente ricco e industrializzato a me preoccupa molto il darfur... mi sta proprio sulle palle, non riesco proprio a capire perché s'è riuscito a organizzare in quattro e quattrotto una missione di pace in libano e nel darfur nisba. nun c'è verso!
io negli anni della fiera del machete in rwanda non capivo come si potesse ignorare la cosa.
dipenderà che so' negri (quelli che moreno in africa) o che so' ebrei (quelli che bombardano in libano)?
insomma mi pare che da quando l'esercito libanese s'è messo ad ammazzare miliziani palestinesi la stampa italiana ha perso molto interesse al libano...
un po' come per la pena di morte:
a un fottio di iraniani gli tirano il collo e il governo protesta, ahmaninejad dice di farsi i cazzi propri e finisce lì. a un americano gli devono tira' il collo anche se non è direttamente un assassino e mi scassano le palle a ogni telegiornale e vai con gli spot e le paginone sui quotidiani...
insomma mi preoccupa anche la situazione in tibet (non parliamo dei diritti umani in cina o dei milioni di neonate buttate al cesso... sì, parlo di quelle buttate al cesso dopo nate, non di quelle prima...)
insomma, l'avevo detto che secondo me era meglio parla' dell'informazione...
gli americani non hanno prospettiva, quindi certe cose non le prendono nemmeno in considerazione, vivono solo il presente perchè è nel presente che si realizza la gratificazione del consumismo.
RispondiEliminanoi europei abbiamo una cultira diversa. abbiamo la storia, e certe cose le percepiamo, le ricordiamo....
Buldra.
Ehi, ma qui non si tratta di accesso all'informazione, di capacità di selezionare, filtrare, cercare.
RispondiEliminaNella terra dei Corona i due concetti "i palestinesi fanno più figli degli israeliani" e "in America hanno le carceri private e strapiene" fanno parte del luogo comune, per quanto sono ovvi. Anche la fruttivendola li sa, ed è in grado di sciorinarli.
Ma dato che la stampa non pare occuparsene spasmodicamente, viene da pensare che l'antico umile passaparola, su concetti semplici e d'impatto, funzioni ancora.