Rispostina
"Caro papà.
Come va? Io sto bene, ma la tua lettera mi ha un po' preoccupato.
Soprattutto mi ha preoccupato che invece di scrivere al mio indirizzo tu l'abbia mandata a Repubblica. Perché, ecco, se hai qualche problema preferirei che restassero in famiglia.
Allora, io il tuo messaggio non l'ho tanto capito. Ricapitolando: tu sei un pezzo grosso. Io sono tuo figlio e mi sto per laureare. Ora, dovrei essere veramente l'ultima anima candida d'Italia per non aspettarmi da un genitore serio e rispettato come te, in un momento così delicato per la mia formazione, un solenne spintone.
E invece mi arriva 'sta letterina aperta, in cui mi chiedi neanche tanto velatamente di levare le tende... Come no, certo, mio papà dirige la Luiss e io devo andare a fare l'assistente sottopagato alla facoltà di Stocausen... Papà, senti, senza tanta sociologia, dimmi qual è il vero problema: hai promesso a qualcuno un posto che tenevi per me? Ti sei innamorato? Ti ricattano? C'è in giro un tuo video con due trans e la Mussolini? Papà, sul serio, se c'è un problema possiamo parlarne.
Basta che non attacchi la manfrina della povera Italia – sai papà, noi giovani abbiamo tanti difetti, però non è che ci beviamo qualsiasi fregnaccia.
Tuo sinceramente".
Leo, vuoi sposarmi? e ce ne andiamo dall'Italia..
RispondiEliminaindipendentemente dal matrimonio, di qui al precedente commento, questo pezzo è una chicca.
RispondiEliminagrazie
D
Difficile ipotizzare che parlasse a suocera per far intendere a nuora? Che abbia usato la forma epistolare come cornice letteraria per dire quel che pensa dell'Italia d'oggi?
RispondiEliminaChe intendesse indicare quanto i "destini industriali del paese" siano irrimediabilmente compromessi? Ovvero che saremo colonizzati e consumatori? La dietrologia raggiunge il suo apice: il significato letterale è troppo diretto per essere còlto e digerito...
QUANTO SONO D'ACCORDO CON TE!!!
RispondiEliminaquesti stronzi hanno contribuito a creare il sistema clientelare-nepotista delle universita' e poi scrivono lettere aperte, si fanno tutti ordinari coi pochi soldi che hanno gli atenei e poi scendono in piazza a fare lezioni agli studenti...
che banda di ipocriti.
il leonardo che preferisco
RispondiEliminaFaithfully yours.
RispondiElimina'sta gente è strana... voglio dire, mi pare che il tizio sia stato direttore generale della rai e non sono sicuro che il giorno precedente sapesse qualcosa di televisione, quindi secondo me per il figlio può stare tranquillo: un posticino da dirigente glielo troviamo di sicuro.
RispondiEliminail problema è che se davvero in italia esistesse la meritocrazia (qualunque cosa voglia dire) non conosceremmo nessuno di questi tizi qua.
non possiamo dimenticare che tutti (con le dovute eccezioni) stanno lì dove sono per aver fatto carriera in un certo modo (l'unico esistente in italia): un po' di pelino sullo stomaco ce l'hanno, credo.
insomma finché si premia la fedeltà-vicinanza rispetto alla bravura.
ma consoliamoci, anche nella blogsfera succede la stessa cosa, però in piccolo. in tivvù c'è bruno vespa che si fa il giro degli amici a presentare il suo libro? ma anche qui c'è il giro di blog dove si presentano-recensiscono i libri degli amici. certo, gli amici son bravi, ci mancherebbe. tuttavia se su certi blog si fanno solo certe recenzioni sa di vespata.
anche qui si fan guerre (però piccole) per bande, manco si stesse a litiga' per una direzione di rete (ved. il caso kilombo).
onestà contro savoir vivre oppure onestà contro appartenenza...
Il vero problema secondo me è un altro (magistralmente inquadrato da Leonardo): ma ve lo immaginate il povero figlio di Celli?E' sicuramente un ragazzo in gamba, ma adesso che il padre l'ha messo alla berlina così, pontificando su una testata giornalistica nazionale che lui crede nella meritocrazia (seee,ma quando mai!), ma non gli gireranno un pò i maroni?Magari non s'era mai sognato di chiedere nulla (nella migliore delle ipotesi), ma adesso che il padre l'ha "sputtanato", gli sarà ben difficile (ovviamente non impossibile).
RispondiEliminaEffettivamente gli verrà da chiedersi: papà, ma i cazzi tua no, eh?
Maurizio N ... sara' che non conosco Celli ma la penso come te.
RispondiEliminaAndrea
cioè qui, invece di discutere nel merito della lettera, ci si gingilla a prendere in giro l'espediente retorico usato nella lettera, con la risposta polemica più facile e populista (e dimostrando di non averci capito una mazza, del senso di questa lettera).
RispondiEliminastiamo proprio messi male, caro leonardo.
post gradevolissimo.
RispondiEliminaE' una lettera che colpisce e commuove in prima lettura, ma fa incazzare rileggendola, perché in fin dei conti l'autore ha una grande responsabilità per come stanno oggi le cose.
evviva! temevo la democristianizzazione di leonardo, e invece ecco una sequenza micidiale di post eccellenti
RispondiElimina...invece per me è la prova della democristianizzazione di Leonardo!
RispondiElimina@Carlo M
RispondiEliminaa me sembra che abbia capito benissimo il contenuto della lettera, infatti la risposta -con lo stesso espediente retorico- è sostanzialmente un delizioso "da che pulpito.."
proprio perché la denuncia è verissima ma in bocca sua sembra un po' una presa in giro a chi quelle situazioni le vive davvero, quotidianamente.
parrebbe superfluo sottolineare che è la risposta di un lavoratore semiprecario della generazione mille euro ad un privilegiato certo non fuori dal sistema
figliolo, non posso spiegarti!!!
RispondiEliminaulla-bin
Leonardo, spessamente (come direbbe uno studente fuori corso della Luiss) mi fai rabbia perchè scrivi lungo lungo lungo che sembra tu non conosca l'ansia del web.
RispondiEliminaMa oggi, oggi mi inchino al tuo talento.
Grazie di esistere
E quindi è assodato. Il complesso di Edipo non esiste più.
RispondiElimina@grullo
RispondiEliminaquindi una persona che ha ricoperto incarichi di responsabilità nel mondo del lavoro italiano non può esprimere un giudizio sul mondo del lavoro italiano? a me personalmente sembra che abbia voce in capitolo e titoli per farlo.
il che non lo salva da eventuali critiche, anche personali, ma forse bisognerebbe prima discutere nel merito della lettera.
io non conosco celli, ma non può essere che abbia ricoperto le posizioni che ha ricoperto semplicemente perché è bravo? oppure chiunque ha successo deve per forza essere un privilegiato rappresentante di un fantomatico "sistema"?
Ex dirigente in Rai + Dirigente universitario + letterina di luoghi comuni e accuse vaghissime = di che merito dobbiamo parlare?
RispondiEliminaParliamo di metodo, qui è solo una questione di metodo. Stracciarsi le vesti su giornale nazionale - accuse precise e motivate = stucchevole e irritante.
La luna e il dito. Uguale.
RispondiEliminaNo, ditemi di tutto, ma la luna e il dito no.
RispondiEliminaper me se uno dice guarda là che mucchio di letame preferirei che si fosse lavato le mani prima, non mi verrebbe di guardare il letame se avessi sotto gli occhi le sue mani sporche di merda, per dire
RispondiEliminapoi (per carità) mica dico che è il peggiore, eh
boffo : "berlusconi immorale!"
RispondiEliminafeltri : "boffo finocchio!"
celli : "in Italia problema meritocrazia!"
molti : "celli raccomandato!"
conclusione: siccome tutti dicono il vero, siamo proprio nella merda.
C'e' tanto bisogno di "merito" in giro. Che solo "metodo" non serve, anzi puo' portare all'estremo delle conversazioni schematizzate sopra: "non mi importa cosa dici, non sei nella posizione di dirlo".
Che cosi' ci lasciamo scappare anche cose importanti.
(uno dall'estero)
pdx
Io, se avessi un figlio grande, col cavolo che gli suggerirei di andarsene dall'Italia: perché come lo trovi un altro paese dove, ovunque ti giri, sembra sempre di essere al circo equestre??
RispondiEliminaNe "La meglio gioventù" c'è una scena magistralmente realizzata, da cui pare copiata pari pari la lettera di Celli. Solo che nella lettera manca la battuta finale. Che da tutt'altro sapore e spessore.
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=TxGJ6DFocyY
Che sia condivisibile il discorso (come evidenzia leonardo, generalissimo e pieno di luoghi comuni, quindi poco significativo) aggiunge al sapore di beffa a chi si fa un mazzo tanto non avendo santi in paradiso - e non ha la possibilità di emigrare, o preferisce restare a lottare quotidianamente, senza fondamentalismi, nel proprio paese. Scontrandosi quotidianamente con questa realtà.
Sia chiaro: in rai ed alla luiss è pieno di gente veramente brava. La lega è arrivata a mandare il cugino elettrauto ed il figlio di Bossi, studente fuori corso, come consulenti al parlamento europeo, ma per ricoprire ruoli di responsabilità come quelli di Celli (e tanti altri meno noti) le competenze e le qualità servono eccome. Restano comunque incarichi in cui l'appartenenza qualcosa conta.
Non sarà il figlio del figlio di Celli, causa evasione fiscale, a scavalcare il mio nella graduatoria dell'asilo (anche se probabilmente avrà lavori molto meglio pagati -peggio è molto difficile- a prescindere dal merito). Resta il fatto che la denuncia generalissima ed il modo minano la credibilità dell'intervento e lo fanno suonare come una sonora presa in giro.
Che sia sincera non è determinante.
Ho mille occasioni (anche esperienze personali o abbastanza dirette) per indignarmi di ciò. Molto più circostanziate e significative.
Secondo me il merito non può essere variabile indipendente rispetto al metodo. Come per fini e mezzi, il secondo o rafforza o squalifica il primo.
L'autorevolezza resta un elemento fondamentale, nonostante tutto, in questo paese.
Caro Celli, anche tuo figlio é spacciato.
RispondiEliminasottoscrivo ogni singola riga.
RispondiEliminama anche due a due.
@grullo (e pure @leonardo)
RispondiEliminaripeto, si può discutere, e essere o meno d'accordo con ciò che celli dice, o anche criticare il celli uomo. ma che sia "autorevole" non ci piove.
celli è ed è stato un dirigente importante, ha ricoperto incarichi rilevanti in alcune fra le principali aziende di questo paese, quindi ha tutta ha l'autorevolezza e la competenza necessarie per dire la sua sul mondo del lavoro italiano.
bisognerebbe inoltre considerare che si tratta anche di una provocazione, che si serve di un espediente retorico, e se voleva scatenare il dibattito diciamo che c'è perfettamente riuscito.
Carlo, insomma, ma non lo senti il potente odore di muffa?
RispondiEliminaE' da 10 anni che non facciamo che parlare di questione generazionale. Di che "provocazione" avevamo bisogno, ancora?
- Il vecchio rettore che dice ai giovani "andatevene" ormai è un luogo comune cinematografico.
- Quell'altro che dice la luna e il dito... la luna e il dito hanno rotto i coglioni! A cosa serve un dibattito se ripetiamo solo gli stessi luoghi comuni?
- Tu che ci dici: è una provocazione, è perfettamente riuscita... Muffa! Muffissima! Uno dice che è una cazzata, l'altro risponde che lo ha fatto per provocare... questi sono dibattiti tra animali impagliati, non producono nessun tipo di conoscenza. Le galline coccoderanno in attesa di qualche nuovo scoop, del tipo: ehi, ma lo sapete che Bin Laden era un grande pubblicitario? Ah no, scusate, questa era del 2008, è ancora troppo presto per riciclarla.
Cominciamo a sfoltire il vocabolario di frasi che non servono a niente:
"Andatevene da questo Paese"
"La nostra generazione non è riuscita a..."
"Quando il saggio guarda la luna" (lo stolto sai dove gli infila il dito ormai?"
"Era una provocazione e infatti è pienamente..."
Se poi Celli ha dei dati concreti da offrire io li valuto serenamente: do per scontato che in tutti questi anni abbia lottato seriamente contro il nepotismo e per la meritocrazia, quindi chissà quante storie ci potrebbe raccontare. Anche senza nomi e cognomi, mica gli chiediamo di andare in galera.
Però vogliamo storie vere. Non letterine da o a Babbo Natale.
Celli sapevo che era direttore Rai, o che aveva appena finito di esserlo quando lo vidi in pizzeria con Paolo Mieli in doppia coppia, e certo io ero con i miei amici e lui con i suoi ed è logico che tu vada a cena con quelli che sono come te. Ecco, era a cena con Mieli.....certo bei curricula entrambi.....ma utili al paese o solo a loro stessi?
RispondiEliminaStocausen Leo! Prese di posizione sempre più nette e precise. Bene bene.
RispondiEliminaOFF TOPIC: A quando le indicazioni per il No-B day? E' imminente ormai. Attendiamo tua opinione in merito.
Di Bersani poi avevi detto che non avresti parlato male per 100 giorni; il fatto che tu non l'abbia ancora nominato da quando è diventato segretario, che cosa ci deve far pensare?
Guido
approvo!
RispondiEliminaPer quanto mi riguarda mi sono un po' rotta di questa mania delle lettere aperte. Sono una maniera per rilasciare dichiarazioni, senza dimostrare nulla e senza esporsi a discussione e confronto, e sono stufa agra dell'atteggiamento paternalista.
che poi dopo la laurea uno è in cerca di opportunità. le si può trovare in Italia così come le si può trovare all'estero. in ogni caso bisogna cercarsele.
http://www.nazioneindiana.com/2009/11/30/caro-papa/
RispondiEliminaQuesta lettera di Pier Luigi Celli ha certamente qualcosa di strano, di artificioso, certamente lui è un uomo di potere, avrà fatto le sue brave raccomandazioni ed i suoi bravi compromessi come tutti gli uomini di potere, ma perché escludere che questa invettiva politica sia stata dettata da un'indignazione sincera? Saranno pure banalità ma Celli sa che appunto perché dette dal direttore della Luiss, hanno un peso diverso sull'opinione pubblica. E' un pò come il problema dell'incidenza della malavita organizzata sull'arretratezza del Mezzogiorno, un conto è che lo dica una persona qualunque ed un conto è sentirlo dire dal presidente della Banca d'Italia o dal presidente di Confindustria.
RispondiEliminahttp://www.cloroalclero.com/?p=2927
RispondiEliminaLa lettera che ho immaginato io di scrivere.
Celli + Fini + Montezemolo + Marcegaglia
RispondiEliminaSe 2+2 fa sempre 4 ...
a parte la sincerita' o meno della lettera di questo tizio,
RispondiEliminaa me quello che da' fastidio e' che non ce ne sta uno che abbia il coraggio di dire: "cari figli degli altri, ve ne dovete andare perche' NOI abbiamo gia' piazzato il piazzabile." la colpa della precarieta' nell'universita' e nella ricerca in generale e' colpa principalmente degli ordinari.
poi davanti a questa situazione di sfascio, come fai a contestare un governo che ti taglia i fondi quando c'hai mangiato ne' piu' ne' meno abbia fatto chiunque abbia un minimo di potere in italia? con quale coerenza?
chi ha lavorato nell'universita' sa benissimo quanti siano gli sprechi e a beneficio di chi.
si dimettesse farebbe piu' bella figura, del resto ha fallito.
Scusa Leonardo,la figura del vecchio rettore che dice ai ragazzi di andarsene sarebbe "un luogo comune cinematografico"?
RispondiEliminaScusa Leonardo, te ne esci con il fatto che le provocazioni non servirebbero a niente, ma cos'e' in fondo questo post?
Uscirà in questi giorni il libro di Pierluigi Celli sul tema: arrendersi o restare in Italia.
RispondiEliminaEcco spiegato l'arcano e la finalità di tale lettera su Repubblica: il confine tra dibattito culturale e pubblicità gratuita è davvero labile in questo paese.
Celli ha risposto a quasi tutte le critiche
RispondiEliminahttp://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/scuola_e_universita/servizi/celli-lettera/lettera-celli/lettera-celli.html
Leonardo ti spiego:
RispondiEliminal'invito di Celli è a valutare bene le proprie capacità, possibilità, aspirazioni e di progettare il futuro in modo da tenere conto delle reali probabilità che il progetto possa essere realizzato. Quindi prendere in considerazione tutto il mondo come luogo d'azione, anche perché, secondo una sua valutazione, se in Italia esercitare una professione costa tempo ed energie per ottenere spesso SOLO delusioni per i motivi già esposti, in altri paesi questo viene ottenuto e riconosciuto come ricco di valore.
Ho avuto la fortuna di conoscere Benedetta Tobagi. Per questo posso apprezzare ancor di più la sua risposta - in particolare l'ultima parte:
RispondiEliminahttp://www.perunaltracitta.org/index.php?option=com_content&view=article&id=1248:benedetta-tobagi-risponde-a-pier-luigi-celli&catid=108:lavoro&Itemid=79
Benedetta Tobagi risponde a Pier Luigi Celli
C'è da segnalare pure la Lipperini:
http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2009/12/04/3362/
Lipperatura » PADRI, FIGLI, MASTER
e scusa leonardo, per quale motivo, allora, avrebbe scritto sta lettera aperta?
RispondiEliminacelli lo conosco (dai suoi interventi in tv) come un simpatico impertinente. dei guasti italiani ha sempre parlato apertamente. il fatto di aver ricoperto cariche da boiardo di stato e di avere un figlio prossimo alla raccomandazione nulla toglie alla sua buona fede.
Celli si è fatto pubblicità, buon per lui.
RispondiEliminaIo sarei per eliminare anche i concetti di "buona fede" (una cosa non diventa meno banale se la scrivi in "buona fede", anzi).
In Italia si scrivono libri come quelli di Celli da una decina d'anni. Se qualcuno si sente ancora "provocato", ok.
Girovagando ho incontrato il tuo blog, caro Leo, interessante, strepitoso, sincero... Mi ha colpito immediatamente questo post, forse perchè sono parte della "generazione universitaria" che avverte sulle spalle il peso di un futuro incerto. E forse perché tratta di una più ampia "questione sociale" che dovrebbe essere approfondita.
RispondiEliminaE' già stato sottolineato come il "tizio" in questione abbia redatto un intervento carico di luoghi comuni e di pessimismo cronico. Persino la sua buona fede potrebbe essere discutibile.
Effettivamente è vero che all'estero si hanno maggiori e migliori opportunità: si pensi per es ai ricercatori e agli scienziati che preferiscono "fuggire" dall'Italia. Eppure non si tratta della maggioranza: coloro che accettano questo compromesso possono permetterselo e/o hanno (a mio avviso) competenze di rilievo.
Il resto della massa resta a lottare anche per mantenere la propria dignità e per ottenere rispetto.
La società italiana è malata, conosciamo bene i suoi difetti. Ma il "fatalismo" che si nota nella lettera aperta denuncia solo uno scarso modo di giudicare la realtà. Senza peraltro affrontare gli effettivi problemi (espressi solo in maniera approssimativa e in base, appunto, ai luoghi comuni).
Credo sia giunto il momento di lasciare da parte queste ipocrisie e di concentrarsi sulla realtà, sulle sue cause e conseguenze.