Pages - Menu

martedì 23 ottobre 2012

Se non crei panico sei un omicida

Nel giugno scorso la Commissione Grandi Rischi - la stessa di cui si parla oggi a causa della controversa sentenza dell'Aquila - finì nell'occhio del ciclone per avere lasciato intendere, in un documento ufficiale, l'eventualità di un'altra forte scossa nella bassa emiliana. In questa zona, dove migliaia di persone e attività stavano cercando di riprendersi dall'incubo di fine maggio, la Commissione fu accusata senza mezzi termini di disfattismo. In realtà (ne diedi conto su questo blog) il documento non conteneva nessuna previsione; si limitava a indicare la zona più a rischio "nel caso di una ripresa dell’attività sismica nell’area già interessata dalla sequenza in corso". Quella che circolava sui quotidiani e nel passaparola tra bar e tendopoli era una non-notizia: stava per arrivare un'altra scossa forte, lo avevano detto gli scienziati. Che gli scienziati avessero in realtà scritto tutt'altro era ormai un dettaglio. La scossa forte non è poi arrivata - anche se lo sciame prosegue - e le accuse di allarmismo ingiustificato nei confronti della Commissione sono cadute nell'oblio, come succede sempre nei casi di profezia non riuscita. Se viceversa una scossa fosse arrivata, i membri della Commissione sarebbero stati portati sugli altari per una previsione che in realtà non avevano mai fatto (continua sull'Unita.it, H1t#150).

Così vanno le cose in Italia, un Paese che ha un rapporto complicato con la scienza. A scuola la studiamo poco, in compenso la veneriamo, come veneravamo prima di lei gli dei che ha sostituito. Non abbiamo la minima idea di come funzioni, ma ci fidiamo ciecamente di lei: è un libro con tutte le risposte, basta saperlo aprire alla pagina giusta. Quando scopriamo che non è così, che alcune pagine sono ancora vuote o lacunose, ci scandalizziamo. L’idea che i terremoti non si possano prevedere come gli acquazzoni tuttora ci destabilizza: sempre in giugno Grillo si domandava a cosa servissero i sismologi coi loro sismografi, visto che non sanno dare i giusti consigli alla popolazione. I sismologi, dal canto loro, si trovano in una situazione senza via d’uscita: in presenza di uno sciame sismico non possono certo escludere l’eventualità di una scossa catastrofica. Al massimo possono ricordare che è un’eventualità statisticamente limitata. Se poi la catastrofe, in barba alle statistiche, si avvera, verranno accusati di avere minimizzato il rischio e condannati per omicidio colposo (è il caso dell’Aquila); se invece non arriva, come nel giugno scorso, qualche cittadino, qualche industriale danneggiato dal panico potrebbe denunciarli per procurato allarme. Cosa resta a loro da fare?
Cambiare mestiere, probabilmente. Inutile ribadire che né all’Aquila né in Emilia la Commissione poteva prevedere il tempo e il luogo esatto di una scossa; inutile lamentarsi del fatto che le comunicazioni degli esperti vengano sistematicamente fraintese e distorte. Forse quella che manca tra gli italiani e gli scienziati è una lingua comune. Eppure il verbale della famigerata riunione del 31 marzo 2009 sembra abbastanza chiaro: i membri della Commissione non escludevano “‘in maniera assoluta” che potesse verificarsi un sisma distruttivo come quello del 1703, e tuttavia lo consideravano improbabile, dal momento che le scosse pur numerose registrate fino a quel momento non avevano nessun carattere precursore. Ma quello è il contenuto tecnico della riunione, quello che non interessa più nessuno. Se tutti i membri della Commissione ieri sono stati condannati per omicidio colposo è per un contenuto mediatico, qualcosa che nel verbale della riunione non c’era – ma che forse c’era sui titoli dei quotidiani locali l’indomani mattina, e senz’altro è rimasto nella memoria collettiva degli aquilani: un invito a dormire tranquilli nelle proprie case. Gli scienziati non scrissero questo, ma forse giornalisti e cittadini volevano sentirselo dire. La distorsione del messaggio fu probabilmente causata anche dalla polemica tra il capo della Protezione Civile Bertolaso e Giampaolo Giuliani, dalla necessità di prendere le distanze dal sismologo-fai-da-te che pochi giorni con le sue previsioni a base di radon aveva spaventato inutilmente gli abitanti di Sulmona. E tuttavia a pagare per ora non sono né Bertolaso né Giuliani, bensì degli esperti che fecero semplicemente il loro mestiere, senza prevedere o minimizzare nulla.
Il 28 gennaio del 2012, in seguito ad alcuni eventi sismici di lieve intensità in Valpadana, la Commissione diramò un breve comunicato in cui si paventava “la possibile riattivazione di strutture che in passato hanno generato terremoti di maggiori dimensioni (magnitudo 6 e oltre)”. La Commissione chiedeva pertanto “di curare in modo particolare l’aspetto della comunicazione in tutte le fasi del terremoto – prima, durante e dopo – in modo da trasmettere un messaggio coerente e conseguente alla popolazione e alle autorità”. Forse la maggiore attenzione della Commissione nei confronti della comunicazione, della necessità di un “messaggio coerente e conseguente”, è dovuta alla brutta esperienza dell’Aquila. Può darsi che gli incontri di prevenzione organizzati nei mesi successivi nelle scuole emiliane abbiano dato qualche frutto: senz’altro le migliaia di studenti che il mattino del 29 maggio evacuarono decine di scuole senza nessun grosso incidente sono la migliore dimostrazione che una politica di prevenzione, in Italia, è possibile. Certo, tra esperti e cittadini bisogna capirsi, e non sempre c’è la volontà (politica, culturale) di farlo. Da semi-terremotato posso testimoniare che la tentazione pre-moderna di prendersela con gli scienziati, di sacrificarli alla prima previsione fraintesa o errata, è ancora fortissima. http://leonardo.blogspot.com

9 commenti:

  1. http://mazzetta.wordpress.com/2012/10/22/laquila-fantagiornalismo-show/

    Una versione differente della cosa.

    matt.

    RispondiElimina
  2. ne approfitto per segnalare qui una mia riflessione: http://g3p5.tumblr.com/post/34107433182/sentenza-commissione-grandi-rischi-alcune-perplessita

    RispondiElimina
  3. Veramente (via il citato articolo di Mazzetta) le richieste di condanna non hanno un piffero a che vedere con la scienza, ma con i compiti di protezione civile che una Commissione dovrebbe assolvere.
    Esempio riportato qui: http://www.giornalettismo.com/archives/548491/terremoto-laquila-la-sentenza-la-commissione-grandi-rischi-e-colpevole/

    "Una corretta analisi dei rischi e una corretta informazione avrebbero potuto, in primo luogo, suggerire misure di prevenzione a livello collettivo quali, ad esempio, la previa selezione e individuazione di luoghi di raccolta da comunicare alla popolazione, indicazioni sulle vie di fuga, su come radunarsi, su come prestare assistenza o abbandonare le abitazioni danneggiate, l’allestimento o il potenziamento di mezzi di soccorso immediatamente operativi, l’aumento della recettività ospedaliera e delle strutture di primo soccorso, o anche una più generale consapevolezza e una più ampia preparazione all’emergenza. Inoltre una corretta analisi dei rischi e una corretta informazione avrebbero potuto senz’altro suggerire misure di prevenzione a livello individuale."

    Compiti che una Commissione Grandi Rischi dovrebbe appunto assolvere e che nulla hanno a che vedere con scienza, previsione di terremoti e simili. Il punto è che gli scienziati non si sono accorti di essere in una commissione di protezione civile e non a un congresso. Forse, perché secondo me la differenza di gettone di presenza l'hanno percepita benissimo - la partecipazione a queste commissioni viene usata eccome per crearsi potere nei dipartimenti, salvo ora far finta di nulla.

    RispondiElimina
  4. @Lorenzo, se leggi bene quanto riporti, noti che il soggetto e' "Una corretta analisi dei rischi e una corretta informazione" coniugato con "avrebbero potuto suggerire ecc.". Cioe' si imputa di non aver fatto una corretta analisi dei rischi ed averla comunicata male (esattamente quello che spiega Leonardo sulla gestione dell'informazione da parte dei media).
    Non a caso tutte quelle misure elencate di seguito non mi sembra spettino alla CGR ma alle istituzioni territoriali.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì ma allora se la CGR non serve a dare indicazioni alle istituzioni territoriali a che serve che si riunisca coi vertici di protezione civile? Le richieste del PM si sintetizzano in questo, mi par di capire: quella non è una commissione scientifica ma un organo di protezione civile, che ha omesso di svolgere compiti di protezione civile. La scienza in tutto questo non c'entra nulla. E nel mondo accademico è tristemente comune vantare l'appartenenza a una commissione politica per attrarre fondi, magari in modo poco trasparente, per i propri progetti, quindi non so quanto i condannati possano fare gli ingenui sulla natura squisitamente politica della CGR.

      Elimina
  5. Ovviamente in Giappone c'e' stata grande eco della notizia... che gli scienziati non hanno saputo prevedere i terremoti. Che buffi questi italiani! Peccato che in Giappone processi del genere non li facciano. Sai che vagonate di arresti, solo per Fukushima.

    RispondiElimina
  6. Dico apple, e tu mi parli di bananas...

    http://www3.nhk.or.jp/daily/english/20121023_05.html

    RispondiElimina
  7. Le dichiarazioni di Giuliani prima e dopo il terremoto
    http://www.youtube.com/watch?v=c7-9lNkA-y4
    Leoman

    RispondiElimina
  8. Caro Tondelli, adesso Lei, occupandosi di santi, vuole fare tali pure gli scienziati, che poi per la maggior parte si professano atei?! Ma prima degli esperti e degli scienziati ci sono i cittadini, chi si è così indignato per come sono stati trattati gli aquilani, anche adesso che il loro centro storico sta come sta? Allora è il senso civico, il senso della città, e del rispetto per i cittadini, che dobbiamo recuperare in questo paese e per cui val la pena di spendersi, perchè ogni cosa, anche la scienza, è per l'uomo e non viceversa.

    RispondiElimina

Puoi scrivere qualsiasi sciocchezza, ma io posso cancellarla.