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mercoledì 12 agosto 2015

Le avventure di Pandolfo

Pandolfo è uno Zelig al contrario: in qualsiasi ambiente si farà notare. Testa calda ai tempi del GUF, nella primavera del '44 entra in una formazione partigiana comunista; litiga col comandante, a cui rimprovera di pensare più alla guerriglia che all'ideologia. Dopo aver causato la scissione della brigata, fonda in agosto la repubblica di Monticello, piccolo paese dell'Appennino che in settembre viene completamente bruciato dalle SS; ma Pandolfo è già lontano.

Lo si rivede nel triangolo rosso dopo il 25 aprile, quando mostra la sua insofferenza per la svolta di Salerno ammazzando qualche ex gerarca. Scappa quindi in Ungheria, dove apre gli occhi sul socialismo reale. Partecipa alle prime manifestazioni del '56, ma quando entrano in azione i carri sovietici lui è già lontano, forse in un kibbutz dove apre gli occhi sulla triste condizione dei palestinesi.

(Questo pezzo partecipa alla Grande Gara degli Spunti! Se vuoi provare a capirci qualcosa, leggi qui. Puoi anche controllare il tabellone).

Torna in Italia nell'estate del 1960, giusto in tempo per protestare contro il governo Tambroni: a Genova appicca il fuoco a una camionetta della Celere, a Reggio applaude gli operai che non si disperdono - ma quando cominciano le cariche, lui non si trova. Dopo qualche anno di militanza nel PSI, passa al PSIUP. Nel 1968 partecipa alla battaglia di Valle Giulia - nelle foto non si capisce se sta scappando o inseguendo un celerino. L'anno dopo entra in Lotta Continua, nel servizio d'ordine. Propugna la tesi dello scontro generale contro la borghesia e lo Stato, litigando con tutti al primo congresso, quando passa la decisione di votare PCI alle regionali (1975). Accusa gli ex compagni di anteporre i tatticismi all'ideologia. Altri colleghi del servizio d'ordine passano alla lotta armata con Prima Linea: lui, ufficialmente, no. Passa allo spontaneismo, e si ritrova due anni dopo a Bologna.

A partire dal sequestro Moro, comincia ad avvicinarsi al PSI di Craxi, di cui apprezza il piglio volitivo e l'allergia al veterocomunismo - aria fresca dopo gli anni di piombo. I fischi a Berlinguer al congresso PSI del 1984 lo commuovono. Dopo la strage di Sabra e Chatila, intensifica il suo impegno filopalestinese. Milita brevemente nei Verdi, litigando coi Verdi Arcobaleno, coi Verdi Sole Che Ride e con altri Verdi che troverò su wikipedia. La fine del governo Craxi lo convince vieppiù che il nemico che si frappone tra la vecchia Italia e la modernità è l'asse cattocomunista, la sinistra DC e il PCI - e che il pentapartito di Andreotti e Forlani il male minore; e le tv di Berlusconi una risorsa preziosa.

L'inchiesta Mani Pulite lo destabilizza; in un primo momento appoggia Martelli contro Craxi, poi cade anche Martelli e lo ritroviamo in Alleanza Democratica, quindi nel Patto Segni. La discesa in campo di Berlusconi non lo trova entusiasta, ma dopo il flop elettorale di Segni prova a bazzicare i leghisti. Plaude alla decisione di Bossi di silurare il primo governo Berlusconi; due anni dopo il centrodestra perde le elezioni, ma la Lega vola al 10%. Pandolfo è ormai un fervente autonomista, se non proprio indipendentista. Su un giornale locale scrive vibranti editoriali sull'emergenza criminalità, l'emergenza immigrazione, l'emergenza emergenze. Non fa in tempo a festeggiare la rivincita del Popolo della Libertà (aprile '01), che il mondo sembra impazzire; durante il g8 di Genova stigmatizza duramente i manifestanti che danno fuoco alle camionette dei veri proletari, i poliziotti.

L'11 settembre apre gli occhi sugli orrori del fanatismo islamico. Chiede a gran voce l'intervento italiano in Afganistan, e naturalmente in Iraq, dove Saddam Hussein sta ammucchiando armi di distruzione di massa da usare senz'altro contro Israele. A proposito di Israele, ne sventola coraggioso la bandierina in favore di telecamera durante la contromanifestazione antipacifinta. Data da questo periodo il suo riavvicinamento al cristianesimo, e il suo crescente interesse per i cosiddetti valori non negoziabili: la vita umana in tutte le sue forme, contro aborto eutanasia matrimonio gay e altri falsi miti di progresso. Accusa i vescovi di anteporre i tatticismi ai dettami della vera fede. Assiste un po' imbarazzato alla deriva senile di Berlusconi, tradendo qualche simpatia per la fronda di Fini; gli scandali che colpiscono la Lega invece lo inducono a una riflessione più amara. Ma ha già iniziato a frequentare la Leopolda. Eccetera.

Pandolfo è senza età - secondo alcuni si nutre di scazzi, quindi è immortale. Altri pensano che ci siano più pandolfi che si danno il turno. A volte si sovrappongono addirittura. Se vuoi saperne di più, è tempo di votare per Le avventure di Pandolfo, che oggi se la gioca contro Redenzione, di Michel Houellebecq. Potete cliccare sul tasto Mi Piace di Facebook, o linkare questo post su Twitter, o scrivere nei commenti che questo pezzo vi è piaciuto. Grazie per la collaborazione, e arrivederci al prossimo spunto.

16 commenti:

  1. di Ferrara basta quello reale e mortale, voto il seguito di Sottomissione
    MatteoZ

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  2. E quanti anni avrebbe questo ai tempi della Leopolda? 120?

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  3. E quanti anni avrebbe questo ai tempi della Leopolda? 120?

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  4. E quanti anni avrebbe questo ai tempi della Leopolda? 120?

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  5. Ti sei dimenticato che nel 1996 fonda un giornaletto, per parlare dei valori non negoziabili. Oggi un non-voto per entrambi gli spunti (e qlli di domani mi piaceranno da impazzire tutti e due, naturalmente...)

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  6. Affinità e divergenze tra il compagno Ferrara e GLF.

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  7. una cosa tra ferrara e forrest gump che ha incontrato john coffey del miglio verde oppure ha fatto il bagno nella piscina di cocoon
    io voto questo
    perché secondo me puoi tirarci su una saga come harry potter e diventerai miliardario e ti ricorderai di chi t'ha voluto bene

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  8. Uhm… l'ennesima riproposizione dell'Eterno italiano… ci si può vedere fin troppa gente… banalmente il primo che mi sovviene è l'Alberto Sordi de 'Una vita difficile'. Lo boccio...

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    1. Bella sta definizione. Esiste un essay, un post o qualcosa che faccia la cronistoria dell'Eterno Italiano?

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  9. Voto per le avventure di Pandolfo. Lo vedrei bene in forma di autobiografia-memorie dello stesso Pandolfo che, ormai anziano, cerca di giustificare tutte le sue giravolte e di dimostrare come in realtà sia sempre rimasto coerente con le proprie idee...

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  10. Questo e' uno di quei libri che vorrei leggessero gli altri, ma che io non comprerei mai perche' mi farebbe incazzare troppo. Se tutti pensano cosi' non ne vendi manco una copia, quindi no.

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  11. ...Huellebeq o un uberFerrara?
    Decisione difficile, sai essere crudele: bisognerebbe far esplodere dalle fondamenta la torre sulla quale li hai messi...
    Per quanto riguarda il romanzo penso che l'autobiografia di una nazione chiamata Pandolfo abbia molto più potenziale, e ti potresti divertire davvero parecchio scrivendola...

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