19 agosto: San Magno di Trani, di Anagni, di Cesarea di Cappadocia, di Cuneo...
Cripta della Cattedrale di Anagni |
Dei Santi Magni è sempre lecito diffidare; non solo della loro santità, ma della loro stessa esistenza. Perché dovrebbero chiamarsi così? Se ci riflettete, Magno non era nell'antichità un nome individuale, ma un aggettivo ("Grande"): né sembra aver particolarmente attecchito negli archivi battesimali del Medioevo. Non solo, ma sappiamo che già i Romani ne avevano fatto una specie di titolo onorifico, sul calco del "Mega" greco. A esserne insigniti, molto prima dell'imperatore Carlo Magno, erano stati patriarchi e pontefici come Leone I. A differenza di altri aggettivi onorifici (tra cui ad esempio "Santo"), il termine "Magno" non è mai passato attraverso un processo di istituzionalizzazione: semplicemente a un certo punto qualche cronista decide che tu sei un Grande, comincia a scrivere "Grande" dietro il tuo nome, e a volte la cosa prende piede. Ma tante altre volte la proposta potrebbe aver fallito, e non lo sapremmo proprio perché nessuno l'ha ripresa. Non è affatto impossibile, ad esempio, che in un elenco di vescovi di Trani poi andato perduto, al nome di Redento, sulla prima riga, il compilatore avesse deciso di far seguire l'aggettivo "Magno": in fondo era il primo vescovo, quindi il fondatore della Diocesi, e per quanto se ne sapesse poco, chi altri avrebbe meritato di essere definito Grande? Dopodiché passano gli anni, a volte i secoli, la pergamena si rovina e il copista che si preoccupa di trasferirne le informazioni non si accorge lì per lì della grandezza di Redento (un tizio di cui, in effetti, non si sa quasi nulla). Ha fondato la diocesi di Anagni, ah beh, capirai... Per cui scrive "Redento", e magari mette un trattino o un altro sbaffo, o addirittura, se la pergamena non gli manca (ma mancava quasi sempre), va a capo, scrivendo "Magno": ed ecco gemmare un secondo vescovo di cui si sa ancor meno del primo, il che a volte può dare a un agiografo lo spunto per agganciarlo a una leggenda. Sappiamo del resto che a Trani queste leggende scarseggiavano al punto che qualche secolo più tardi un vescovo decise di intitolare la nuova Cattedrale a uno sconosciuto appena arrivato dalla Grecia che nemmeno sapeva parlare la lingua locale: letteralmente un Beota – ma si chiamava Nicola, e un San Nicola in Puglia è sempre garanzia di lustro e turismo religioso.
Di San Magno invece nessuno sapeva niente; benché fosse conosciuto come "Magno di Trani", la base del suo culto era sull'altro versante della penisola, ad Anagni. Difficile capire il perché – una leggenda, molto tarda attesta semplicemente che Magno, dopo aver contribuito ad evangelizzare le sue terre, si era spostato verso la Campania e il Lazio, sempre evangelizzando e convertendo: dunque più un missionario che un vescovo stabile, ma dopotutto era solo il terzo secolo, la differenza tra i ruoli poteva essere sottile. Annotiamo che mentre Trani è un centro portuale (e quindi più sensibile al nome di San Nicola, che nel Medioevo era il più invocato tra i navigatori), Anagni, e in genere il frusinate, è terra di pastori. Il Magno che è arrivato fino a noi non sembra avere molto a che fare con la pastorizia: il suo ruolo sembra essere quello di ingrandire la cattedrale di Anagni, apparendo periodicamente ai vescovi per suggerire restauri e ampliamenti. A parte questo, si sapeva che era originario di Trani e che era morto durante le persecuzioni dell'imperatore Decio in una grotta a Fondi, proprio mentre diceva un'ultima preghiera davanti ai legionari che stavano per arrestarlo. Dopodiché i legionari avevano deciso di decapitarne ugualmente il cadavere – episodio singolare, che forse serviva a rassicurare i fedeli sul fatto che Magno fosse da considerare un martire. Tutto questo sarebbe avvenuto il 19 agosto del 251, da cui la consuetudine di ricordare il martirio di San Magno ogni 19 agosto. Curiosamente, lo stesso giorno si festeggiava un altro Magno originario di Cesarea di Cappadocia: oggi è una regione della Turchia, ai tempi faceva parte del settore grecofono dell'impero, per cui il nome Magno appare ancora più incongruo: e del resto di lui non parla nessun martirologio o sinassario bizantino, bensì un agiografo veneziano (Pietro de' Natali) del XIV secolo.
Questo Magno, martirizzato sotto Aureliano imperatore, viene prima condannato al rogo (ma ne rimane illeso), e poi a essere sbranato dalle belve, che lo risparmiano: uno spettacolo che ottiene la conversione immediata di 2597 spettatori. A questo punto pare sia lo stesso Magno a implorare Dio di accelerare la pratica del martirio, così che un successivo tentativo mediante lapidazione ottiene finalmente il risultato sperato. Anche i 2597 neoconvertiti vengono rapidamente martirizzati, non ho capito con che sistema. De' Natali forse stava cercando di ricostruire un'agiografia a partire da brandelli che provenivano da leggende diverse: ad esempio il 19 agosto si festeggiava anche un Sant'Andrea-Magno, ufficiale romano che aveva guidato una legione in una vittoria contro i Persiani; li aveva però anche convertiti al cristianesimo, il che ne avrebbe causato il martirio a opera del governatore Seleuco. La leggenda somiglia sospettosamente a quella di San Maurizio e della Legione Tebea, il che ci offre un'ipotesi per spiegare la labile esistenza di un altro San Magno, quello di Cuneo. Nel santuario di Castelmagno, che prende il nome da lui (o è lui che prende il nome dal Castello?) è raffigurato come un soldato – del resto il sito del santuario era in epoca pagana sacro a Marte – ed è tradizionalmente presentato come un sopravvissuto dello sterminio della Legione Tebea. La leggenda della Legione è particolarmente diffusa nel Piemonte occidentale: molte colline e monti reclamano il passaggio di uno o più superstiti che avrebbe contribuito a evangelizzare la zona. È probabile che si tratti di una strategia per nobilitare personaggi anticamente venerati di cui si era perso tutto tranne il nome, e nel caso di Magno forse anche quello: magari molto prima dell'erezione del santuario, sulla collina esisteva un Castello abbastanza grande (Castellum Magnum).
Santuario di San Magno a Castelmagno Di Zairon - Opera propria, CC BY-SA 4.0 |
A questo punto immagino i tre lettori superstiti completamente perduti e avviliti. Vi capisco, mi sto perdendo anch'io. Ricapitoliamo: di Santi Magno ce ne sono parecchi, e in particolare parecchi si festeggiano oggi, 19 agosto. Non è così strano – nel Basso Medioevo si assiste spesso al fenomeno per cui i santi omonimi vengono celebrati nello stesso giorno – ma ci induce a dubitare un po' di più dell'esistenza di santi dal nome, peraltro, già molto sospetto. Ad Anagni (FR), il 19 agosto è venerato un San Magno che risulta secondo vescovo di Trani (BAT), anche se laggiù ne hanno sempre saputo pochissimo; nello stesso giorno, a Cuneo si festeggia un San Magno che forse prende il nome dal Castello che sorgeva dove ora sorge il suo santuario (Castelmagno); un Andrea che qualcuno chiama "Magno" che avrebbe convertito una legione intera, sul modello (molto apprezzato nell'arco alpino) di San Maurizio; sempre nello stesso giorno, un agiografo veneziano del Trecento decide di sistemare un fantomatico Magno di Cesarea di Cappadocia, che avrebbe convertito in un colpo solo 2597 fedeli, anche se a Cappadocia e in tutto l'Impero d'Oriente nessuno ne ha mai sentito parlare. Ora, secondo la Bibliotheca Sanctorum, quest'ultimo misterioso Magno potrebbe essere un riadattamento occidentale di un altro santo di Cesarea, questo sì molto conosciuto in patria e non solo: San Mame, o Mamete. Malgrado il nome esotico, è un santo discretamente popolare anche in Italia, per via delle leggende che lo riguardano, molto fantasiose ma imperniate su un dettaglio cruciale: Mamete è un favoloso pastore, in grado di mungere qualsiasi animale della foresta e persino della giungla. Grazie a lui ai martiri in prigione non mancava mai latte e formaggio; lo invocano le puerpere esauste e gli allevatori affamati; si festeggia anche lui in questo periodo dell'anno (17 agosto), ed è proprio il tipo di santo che sarebbe piaciuto ai frusinati (proprio come il Magno soldato sarebbe andato a genio agli abitanti di Cuneo, zona di roccaforti militari). Dunque il Magno di Anagni, prima di diventare il misterioso Magno di Trani, avrebbe potuto essere il Magno di Cesarea, ovvero Mamete di Cesarea... è ovviamente un'ipotesi, ma a questo punto credo che il lettore superstite potrebbe essere interessato a scoprire come arrivino ad Anagni i resti di questo santo molto elusivo. Li ricopio da Wikipedia, perché davvero non potrei essere più chiaro:
I suoi resti furono traslati da un certo Platone a Veroli[1], dove fu sepolto nella cripta della Basilica di Santa Sàlome. Nel corso del IX secolo, durante le invasioni dei Saraceni, un gruppo di Arabi capitanati dallo sceriffo Muca, occuparono Veroli e usarono senza riguardi la cripta dove era custodito il corpo di san Magno come stalla per i loro cavalli. Il mattino successivo, tornando alla cripta, trovarono tutti i cavalli morti ed attribuirono l'avvenimento ad un artifizio operato dal santo per far rispettare la sua tomba. Profanarono allora il sarcofago e buttarono i resti del santo fuori dalla chiesa. Muca però, sapendo della devozione degli abitanti di Anagni per la figura di san Magno, fissò la vendita delle reliquie ad un prezzo altissimo, in oro.[1] Gli Anagnini accettarono ed il corpo di san Magno venne accolto nella città e sepolto nella cripta[4], che costituisce il fulcro originario della Cattedrale.
Prevengo la tua domanda, mio buon lettore: come faceva questo sceriffo Muca, pirata e profanatore, a conoscere la "devozione degli abitanti di Anagni per la figura di san Magno"? Come saranno andate davvero le cose? Proviamo a immaginare: un commando saraceno mette le mani su un sarcofago. Ovviamente lo profanano – se non altro per verificare se al dito del santo non ci sia ancora qualche prezioso anello, o sulla testa un copricapo in seta, insomma qualcosa di rivendibile. Molto probabilmente non trovano nulla, solo ossa e polvere. Non rinunciano però all'affare. Si fanno vivi sotto le mura di Anagni e propongono un affare: qualcosa in cambio di quelle ossa e quella polvere che, per il solo fatto di essere state contenute in un sarcofago prezioso, un minimo di importanza lo devono avere. Magari, prima di Anagni, Muca ha tentato l'affare altrove, ma è ad Anagni che trova qualche notabile interessato: forse perché ad Anagni di santi abbastanza interessanti non ce n'erano ancora, e nel frattempo c'era una cattedrale da rimettere a posto. Dunque, insomma (dice Muca), io avrei queste ossa che sono senz'altro appartenute a un sant'uomo.
A quale sant'uomo, gli avrà chiesto il vescovo di Anagni.
Perché, fa differenza? domanda un po' sorpreso lo sceriffo.
Ne fa moltissima, ribatte il vescovo. Per noi è importante dare un nome alle ossa che conserviamo.
Pensavo che foste tutti uguali davanti a Dio.
Certo che siamo tutti uguali davanti a Dio, testone di un Saraceno, ma scommetto che il giorno che ti farai seppellire lo vorrai scritto il tuo nome accanto alla fossa...
In effetti, concede lo sceriffo.
...in quei caratteri di merda di gallina di voi infedeli...
Ehi ehi ehi, non cominciamo con l'odio interreligioso. A parte che la nostra calligrafia è straordinariamente elegante e superiore alla vostra, ma siamo qui per concludere una transizione. Le volete queste ossa di un uomo importante? Perché se non le volete, siamo già in parola col vescovo di Frosinone, che...
Ma che vescovo di Frosinone, stai bluffando. Senti, mi serve un nome. Ci sarà pur stato un nome sul sarcofago che hai rubato.
E certo che c'era, ma era scritto nei vostri brutti geroglifici, cosa volete che ne sappiamo noi? Di sicuro era una grande persona, c'era scritto in effetti qualcosa come Magus, Magnu...
Magnus.
Infatti, una grande persona.
Nient'altro? Solo "Magnus"?
Nient'altro che io possa ricordare. Ma sono sicuro che vi potete inventare il resto. E quindi?
Non so, è solo un mucchietto di ossa, sai quanti ne potrei trovare scavando un poco qui intorno?
Eminenza, mi prendi in giro? Certo che puoi trovare mucchi di ossa dappertutto, ma questi te li sto offrendo io, e a quest'ora lo sa già tutta Anagni e un pezzo di Gavignano. Se lo stanno già tutti raccontando, che c'è uno sceriffo saraceno che vuole rendere i resti di un Santo al vescovo. Sono queste le ossa che la gente vorrà venire a vedere; quelle che io ho profanato.
Le hai profanate?
Non lo so, probabilmente sì, devo averle buttate per terra a un certo punto.
Le hai profanate. Dio ti punirà per questo.
Bravo, ecco, gli racconterai che Dio mi ha punito, mi ha fulminato secco, anzi no perché sono ancora qui a rendertele, ma non so, potresti dire che mi ha fulminato i cavalli.
È successo?
Sono un pirata saraceno del secolo IX, non è che mi porto tutti questi cavalli sulle navi, ma insomma devo inventarmi tutto io? Sei tu che conosci i tuoi polli, io sono solo qui con una fornitura di becchime.
Becchime? Pensavo che volessi vendermi i resti di un santo.
Era una metaf... lascia perdere. In questo sacco ci sono i resti, ok? Diciamo dieci pezzi d'oro.
Cinque.
Ah, vabbè, i miei ossequi, a Frosinone me li comprano per dodici.
Sette.
Otto, e mi procuri un cavallo.
be', ancora oggi quando non ti ricordi il nome di uno che incontri per strada parte il "Ehhhh, grandeeee / miticooo / compareeee / bombeeeer!" (in base alla zona d'Italia) quindi direi che la storia ci sta perfettamente!
RispondiElimina