Pages - Menu

mercoledì 9 settembre 2020

Mi piacerebbe riaccenderti

1. A Day in the Life (Lennon-McCartney, Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, 1967).

Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band non è il miglior disco dei Beatles, a quanto pare. Benché molti critici continuino a preferirlo a Revolver, quando poi si tratta di mettere in fila le canzoni succede quello che avete visto: Revolver ha due brani nei primi cinque posti, Sgt. Pepper salva la faccia col primo posto, ma per trovarne un altro (Lucy) bisogna scendere fino alla trentaseiesima posizione. Se volessimo fare una classifica degli album per piazzamento medio (una cosa che avrebbe ancor meno senso di quello che abbiamo fatto fin qui), Sgt Pepper sarebbe superato non solo da Revolver ma persino dalla versione USA del Magical Mystery Tour, che però più che un album è una compilation. Il tutto ci autorizza a pensare che alla fine la superiorità di Sgt Pepper stia più nella confezione che nella qualità delle canzoni: il famoso Concetto. A Day in the Life non ne fa nemmeno parte: è una specie di bonus, ma che razza di bonus. Fu la prima canzone che incisero, in un momento in cui non sapevano ancora esattamente che disco volevano fare – a dire il vero non hanno mai saputo esattamente che disco volessero fare, ma dopo aver inciso A Day in the Life erano persuasi che comunque sarebbe stato un capolavoro.  

A Day in the Life è il brano migliore dei Beatles. Perlomeno è quello che risulta dalle classifiche pubblicate on line dalle testate specializzate. A Day è in testa alla classifica di Vulture.com, di Ultimate Classic Rock, di Rolling Stone, di Usa Today, di Mojo e di Time Out. Solo quegli irriverenti ragazzacci del New Musical Express hanno concepito il pensiero trasgressivo di inserirla al secondo posto (dietro a Strawberry Fields), come del resto Entertainment Weekly (dietro a A Hard Day's Night). Insomma, intorno a questa cosa abbastanza fatua di scegliere la migliore canzone dei Beatles – una trovata che si fa apposta per generare discussione, e quindi via libera ai pareri più strampalati, in teoria – in pratica c'è un consenso tra gli esperti che raramente troveremmo quando si tratta di giudicare cose più serie. Questo malgrado A Day non sia poi una scelta così scontata e soprattutto popolare: ho il sospetto che molti ascoltatori distratti, in grado di riconoscere dalle prime note Yesterday o persino Ticket to Ride, potrebbero non identificarla (anche se riconoscerebbero la voce di Lennon). A Day in the Life è un esperimento che mette assieme cose che visibilmente assieme all'inizio non stavano; è tutto fuorché una canzone perfetta; cosa la rende allora una risposta quasi obbligata alla domanda "La migliore canzone dei Beatles", almeno per i critici?

A Day è tante cose, ma di sicuro non è la solita canzoncina per teenager. Non è neanche uno di quei motivetti svenevoli con cui Paul voleva conquistare i loro genitori. I Beatles sono la band più popolare del mondo, ma A Day in the Life non è un pezzo popolare, anzi: mobilitare una mezza orchestra solo per farla esplodere in un crescendo è una mossa orgogliosamente impopolare. Siamo i Beatles, possiamo fare tutto, e ora faremo esplodere il giocattolo. Avanguardia. Chi sceglie A Day in the Life ci tiene a ribadire questa cosa: i Beatles sono stati anche avanguardia. E noi che li studiamo, noi che compiliamo le classifiche: noi siamo gente seria.

In A Day si materializza per la prima volta sui solchi l'immagine del Lennon maturo, quello che più spesso associamo ai brani più famosi della sua carriera solista. Può trattarsi di naturale maturazione, o forse ad affiorare è un John che è sempre esistito, ma che fin qui non aveva avuto spazio e tempo per esprimersi. Sappiamo che diverse sue canzoni erano nate 'lente' nella sua testa, e successivamente accelerate su insistenza dei colleghi a cui servivano brani veloci ed eccitanti. Non sappiamo come suonasse, per esempio, Help!, la prima volta che la suonò. Ma A Day in the Life comincia con una progressione molto simile. Non solo: fosse uscito Sgt. Pepper anche solo venti giorni prima, i Beatles avrebbero potuto legittimamente rivendicare di essere stati il primo gruppo rock a costruire un brano intorno alla progressione del secondo movimento della Suite orchestrale n. 3 in Re maggiore (BWV 1068), di Johann Sebastian Bach, meglio nota in Italia come Aria sulla IV corda e, ancor meglio, Sigla di Superquark.

Ma Sgt. Pepper uscì il 26 maggio, quando ormai da due settimane l'etere inglese era irradiato dal successo dei Procol Harum, A Whiter Shade of Pale: un brano tra l'altro molto apprezzato sia da McCartney sia da Lennon. Quest'ultimo che si sappia non ha mai rimarcato la somiglianza: a differenza di Matthew Fisher e Gary Brooker, i due tastieristi dei Procol Harum, Lennon non aveva la cultura musicale necessaria per rendersi conto del prestito: era arrivato a Bach da solo, da autodidatta. Era alla ricerca di un tono greve, per commentare un fatto tragico che poteva averlo scosso (“I read the news today, oh boy”): l'incidente stradale in cui era morto il ventunenne Tara Browne, nobile anglo-irlandese e irruente protagonista della Swinging London (“He blew his mind out in a car”). Tara era stato l'iniziatore di Paul McCartney all'uso dell'LSD; McCartney ha sempre negato che la canzone parlasse di lui, anche perché in caso contrario bisognerebbe accettare il fatto che davanti alla notizia “abbastanza triste” Lennon non riesca a trattenere una risata (“Well, I just had to laugh”). E però sappiamo dall'intervista del 1970 che una reazione così incongrua è esattamente quella che Lennon sperimentava quando “moriva qualcuno vicino a lui”. “C'è una specie di risolino isterico, hi hi, sono felice che non sia toccato a me, quel buffo sentimento quando muore qualcuno vicino a te”. Lennon in questo caso si riferiva a Brian Epstein: A Day in the Life fu suonata al suo funerale.

Tara Browne

La prima parte di A Day si lascia interpretare come un'ulteriore pagina del diario oblomoviano inaugurato con Nowhere Man e proseguito con I'm Only Sleeping; Lennon legge il giornale, si accorge di un lutto ma invece di piangere non riesce a soffocare un risolino. La vita prosegue come se niente fosse, Lennon si mette a guardare un film, forse in tv e sarebbe la prima volta che l'elettrodomestico compare in una canzone dei Beatles. La sezione di John si interrompe su quel “I'd love to turn you on” che è stato interpretato come riferimento al sesso o alla droga (“Vorrei eccitarti”), ma potrebbe anche inconsciamente significare: vorrei riaccenderti, se ci fosse un pulsante per rimetterti in vita io premerei “on”. A quel punto Lennon non sa più come andare avanti, e chiede aiuto a Paul. A Day in the Life è una buona scelta per i critici anche perché sia Paul sia John fanno esattamente quello che ci si aspetta da loro: John è lamentoso, visionario, ermetico; Paul nello stacco centrale mette in scena se stesso come Principio di Realtà, un rispettabile membro della società che si sveglia in un mondo che sembra per un attimo ri-diventato normale, anche se basta un tiro di fumo ("had a smoke") perché il Sogno irrompa di nuovo, urlando, dalla finestra.

Come scrivono su UCR: "Art Pop doesn't get better than this". A Day in the Life è un oggetto artistico, cosa che magari non sarebbe facile dire per I Want to Hold Your Hand. Più che ascoltarla forse dovremmo appenderla in soggiorno. I Beatles sono sempre stati artisti sperimentali, anche quando la loro arte era ondeggiare il caschetto e cantare “yeh-yeh”: hanno sempre tentato cose nuove, e delle loro innovazioni hanno fatto tesoro tutti. Ma è all'altezza di Sgt. Pepper che l'innovazione diventa uno spettacolo in sé. A Day non è più evoluzione, è un gesto di ribellione nei confronti della forma canzone, è un taglio di Fontana, un papier collé di Picasso: e come in quei casi si presta molto bene a diventare un feticcio, i critici vanno matti per questo genere di cose.

Tutto questo però si potrebbe benissimo dire anche per Tomorrow Never Knows, che però non è prima in nessuna lista. A Day in the Life invece è un'ottima scelta per il primo posto perché sembra contenere tutti i Beatles. Scegliendo A Day si riesce nell'impresa impossibile di tenere assieme sperimentazione e melodia, orchestrazione e urlo primordiale. A Day in the Life è anche, malgrado i giochi di parole di John, un pezzo serio, persino lugubre: tanto più rilevante in un disco di allegre buffonate come Sgt. Pepper. L'urlo di John tradisce un senso di tragedia che non ti saresti mai aspettato in un disco rock. E tutte queste cose i critici le apprezzano. Voi che non lo siete, siete liberi di continuare a preferire Yesterday, Yellow Submarine, perfino Obladì Obladà – non vi giudica nessuno. Di sicuro non io. Io cercavo solo una scusa per scrivere qualche pezzo sui Beatles. Spero di avervi acceso qualcosa (come lo tradurreste "turn you on")? Alla prossima.

20 commenti:

  1. Fine, allora. Peccato. Alla prossima, e grazie di cuore.

    RispondiElimina
  2. E comunque sul podio c'è praticamente solo John..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. beh... è una classifica di critici, quindi si sapeva sarebbe finita così. paul ha le canzoni più popolari ed entrate nell'immaginario collettivo (yesterday, hey jude, michelle, let it be), john quelle adorate dalla critica.
      per quanto attribuire a day in the life al solo john mi pare un po' ingeneroso nei confronti di paul, il cui contributo è fondamentale per elevare il brano.

      f.b.

      Elimina
    2. Vero, vero. Il mio "praticamente " voleva proprio tener conto del contributo fondamentale di Paul a ADITL

      Elimina
  3. Sig, è finita. Non mi dispiaceva questo appuntamento periodico con i Beatles. Grazie per l'immane lavoro.
    PS: non c'è qualche altro motivo per parlare di loro? Mi mancheranno queste letture/lezioni.

    RispondiElimina
  4. Fantasticare che ne avessero composte di più, solo perché un blogger ne scriva ancora.

    RispondiElimina
  5. Grazie Leonardo. Non riesci a farne un libro?

    P.S. Continuo a tenermi i tre album di Lennon (anche un quarto, tra poco) e ad amare i
    Beatles anche per McCartney (e senza nemmeno uno dei suoi dischi da "solitario")

    RispondiElimina
  6. il mio primo impatto con i beatles è una musicassetta e il libro illustrato delle canzoni a cura di alan aldridge. in questo volumetto "i'd love to turn you on" era tradotto con "amerei farti vivere". a me piace come traduzione e, da quattordicenne che ero quando ascoltai la canzone la prima volta nel 1983, la interpretai come una frase rivolta alla canzone stessa, con il crescendo successivo che appunto era la canzone che prendeva vita. tutto molto surreale, mi rendo conto, ma nell'introduzione del libro aldridge spiegava che tutto era nato da "wearing the face that she keeps in a jar by the door" e quindi ci poteva stare anche la canzone che prende vita.

    f.b.

    RispondiElimina
  7. non ci credo che sia finita...
    mi hai fatto conoscere e amare i Beatles, ti ringrazio immensamente!

    RispondiElimina
  8. Ho seguito tutte le "puntate" con molto interesse. Sono un amante dei Beatles da anni, quando ho scoperto questa classifica me ne sono letteralmente drogato, e nonostante abbia (credo) un buon bagaglio culturale sul gruppo di Liverpool sono riuscito a scoprire tante cose che ignoravo. O a vedere quelle che conoscevo da un punto di vista differente.

    Comunque, classifiche a parte, A day in the life è da sempre la mia preferita dei fab four. E' come entrare in un mondo a se stante rispetto a tutti gli altri brani, compresi quelli più "stravaganti" come la stessa Tomorrow never knows. Anche l'ultimo brano di Revolver lo trovo, come dire... direttamente associabile ai Beatles, ma con ADitL è come vivere un sogno dentro un sogno.

    RispondiElimina
  9. Grazie per questo lungo percorso, ho scoperto la serie durante il lockdown ed è diventata un appuntamento fisso! Dispiace un po' che sia finita, io suggerirei di proseguire con gli album da solisti. Sicuramente hanno meno richiamo di pubblico, ma proprio per quello a volte sono più interessanti da discutere.
    Se posso vorrei però avanzare anche qualche critica: quello che mi lascia un po' l'amaro in bocca, e che avevo già notato in un altro post, è che nel complesso questa serie, per quanto approfondita e scritta con passione, si distacca poco dalla narrativa "classica" dei Beatles (quella di Shout! per intenderci) e della partnership Lennon/McCartney, mentre poteva essere una buona occasione per qualcosa di più nuovo rispetto ai cliches delle "granny songs" e di "Maxwell's Silver Hammer è la canzone che ha rotto i Beatles".
    Non è certo facile scrivere qualcosa di nuovo sui Beatles nel 2020, è già stato detto tutto e il contrario di tutto, e d'altronde anche la contronarrativa a Shout!, per quanto ancora minoritaria nell'opinione comune, è partita se va bene dalla seconda metà degli anni '90!
    Ho visto che a un certo punto hai citato il documentario Understanding Lennon/McCartney con un po' di condiscendenza "guarda quegli svitati su YouTube che vogliono convincerci che John e Paul erano gay!", ma a mio parere è un documentario che riesce a dare una lettura innovativa del loro rapporto, utilizzando sempre le stesse fonti disponibili da 50 anni, e non penso che tutti i fan entusiasti che commentano i video siano d'accordo al 100% sulla lettura LGBTQI+ (che poi secondo me non è lo scopo principale di Understanding Lennon/McCartney, ma vabbè). Nel 2020 ci sono tanti spazi in cui la discussione sui Beatles è vivace e più variegata di prima (penso a HeyDullblog, The Historians and the Beatles, i podcast...) e sarebbe bello se anche sul tuo blog qui o sul Post si mettesse un po' discussione la vecchia narrativa che ormai puzza un po' di stantìo.

    RispondiElimina
  10. Davvero un gran lavoro il suo! Ho seguito con molto interesse e piano piano toglievo le canzoni già classificate da una lista per sapere cosa rimaneva (ho un debole per le classifiche). Ho molto apprezzato l'insight su ogni pezzo. Ora sono curioso di sapere: con che criterio ha fatto la media?

    RispondiElimina
  11. È il momento di passare a Springsteen: c'è materiale (ottimo) per scriverne per anni, e mi piacerebbe leggerne.

    RispondiElimina
  12. Mi aggiungo volentieri al coro di apprezzamenti, ho letto solo la seconda metà della serie ma recupererò anche l'inizio, mi hai fatto rivenire una gran voglia di ascoltarli. Alla fine non ho capito se a te questa Day In The Life piace o no :)

    RispondiElimina
  13. Caro Leonardo, una sola parola: grazie!

    Qualcuno nei commenti ti chiede: "Ma non si può trovare una scusa per parlare ancora di Beatles?".

    Provo a darti un assist: faccia la tua personale classifica. Non ovviamente di tutte le canzoni, ma magari la tua,personalissima Top Ten. Sarei veramente curioso di conoscerla (anche se un po' già la immagino) e contribuirebbe a tenere apaerta questa pagina meravigliosa :-)

    RispondiElimina
  14. Mi sono divertito a riportare in excel la classifica e a giocarci su. Premetto che i singoli che non apparivano nei dischi canonici li ho caricati su Past Masters e le cose strane sulle varie Anthology o bootleg. Il punteggio assegnato è l'inverso della posizione in classifica, per cui ADITL vale 254 p.ti; l'ultimo 1 p.to.

    Questa è la classifica per album:

    The Beatles 4522
    Past Masters 4290
    Abbey Road 2857
    Revolver 2671
    Rubber Soul 2324
    Sgt. Pepper’s.. 2299
    Help! 2064
    A Hard Day’s Night 1996
    Let It Be 1752
    Please Please Me 1588
    Magical Mystery Tour 1532
    Beatles For Sale 1447
    With the Beatles 1345
    Anthology 1 636
    Yellow Submarine 476
    Anthology 3 395
    Anthology 2 169
    Imagine outtakes 17
    The Beatles outtake 5

    Essendo con questo criterio avvantaggiati gli album con più brani, ho calcolato la media per album:

    Revolver 190,8
    Sgt. Pepper’s... 176,8
    Magical Mystery Tour 170,2
    Abbey Road 168,1
    Rubber Soul 166,0
    A Hard Day’s Night 153,5
    Past Masters 153,2
    The Beatles 150,7
    Help! 147,4
    Let It Be 146,0
    Yellow Submarine 119,0
    Please Please Me 113,4
    Beatles For Sale 103,4
    With the Beatles 96,1
    Anthology 2 33,8
    Anthology 1 28,9
    Anthology 3 28,2
    Imagine outtakes 17,0
    The Beatles outtake 2,5

    Poi ho provato a distribuire nei rispettivi album i primi 50 brani classificati, ed il risultato è questo:

    Past Masters 11 (quasi tutti i singoli)
    Revolver 7
    The Beatles 5
    Abbey Road 4
    Help! 4
    Rubber Soul 4
    A Hard Day’s Night 3
    Let It Be 3
    Magical Mystery Tour 3
    Sgt. Pepper’s ... 3
    Please Please Me 2
    With the Beatles 1

    Quando avrò altro tempo da perdere, escogiterò qualcos'altro...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Chapeau! Molto interessante.
      In attesa di Leonardo, nei prossimi giorni proverò a buttare giù la mia personale Top Ten :)

      Elimina
    2. E questo foglio Excel, ce lo potresti condividere da qualche parte? :)
      Varie volte, in questi mesi, volevo ricontrollare dove stava una certa canzone, o se era già "uscita", ma sono stato troppo pigro per compilare la classifica per esteso..

      Elimina
  15. ... e queste sono le Top 50 ripartite per anno:

    1965 10
    1966 9
    1968 8
    1967 6
    1969 6
    1964 5
    1963 4
    1970 2

    La media dei punteggi per anno può essere un indicatore di qualità e prolificità:

    1966 181,9
    1967 167,8
    1965 153,0
    1969 150,1
    1970 135,1
    1968 122,2
    1964 116,4
    1963 104,6
    1962 17,7
    1961 14,0
    1960 8,3

    RispondiElimina
  16. Grazie. Soprattutto per il modo nuovo e originale con cui hai trattato un argomento che poteva considerarsi trito e ritrito. Purtroppo, io sono uno che coi Beatles c'è cresciuto (dico purtroppo soltanto per questioni anagrafiche, ovviamente): all'epoca, mi rendevo conto che erano il più grande gruppo del mondo, solo "dopo" per me sono diventati Il Più Grande Gruppo Del Mondo. E questo un po' mi ha condizionato nei giudizi.
    Quanto al risultato, credo che una classifica del genere stilata alla fine del secolo scorso probabilmente avrebbe visto primeggiare "Yesterday", la canzone più trasmessa in radio nel Novecento. Già, ma era una canzone dei Beatles?
    Bene, grazie ancora. L'appuntamento beatlesiano col tuo blog mi ha fatto conoscere (ed apprezzare) anche il "resto". Continuerò a seguirti.
    PS. Però, per fare un film che raccontasse l'ipotesi (terrificante) di un mondo senza Beatles, l'hanno intitolato "Yesterday".

    RispondiElimina

Puoi scrivere qualsiasi sciocchezza, ma io posso cancellarla.