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venerdì 29 febbraio 2008
Every Sperm is Great
Questa iniziativa, che mi è umilmente passata per la testa ieri, mentre non sapevo cosa scrivere, sta finalmente dando un senso alla mia vita. Devo veramente ringraziarvi: forse non siete tantissimi, ma in queste ore mi avete fatto sentire meno solo. E allora coraggio, ora che finalmente dopo anni abbiamo una Causa, diamoci da fare.
Prendiamo esempio da loro, che non si danno mai per vinti. L'obiettivo è lontano, le speranze di raggiungerlo minime, eppure loro scodinzolano e scodinzolano senza perdersi d'animo, millimetro dopo millimetro. Noi non dobbiamo fare niente di meno.
Ora si tratta di trovare un nome, perché si sa che la politica ha bisogno di messaggi semplici e accattivanti. Ho visto che "Spargi sperma? no, grazie" non vi ha convinto, e devo dire che non avete tutti i torti. Inviatemi pure le vostre proposte scritte di vostro pugno... qualcosa mi dice che ora avete un po' più di tempo di libero, no? e allora usatelo per qualcosa di proficuo, finalmente.
Dopo il nome penseremo al logo, al programma, e perché no, all'Inno. Su suggerimento anche vostro stavo pensando di tradurre e aggiornare questo vecchio classico:
giovedì 28 febbraio 2008
every s**** is sacred
Ma non so neanch'io cos'è, questa stanchezza.
La stagione forse, boh.
Però questa campagna elettorale non mi prende. Saranno le facce. Oppure no. Sono i problemi. Non ci sono quei bei problemi di una volta.
Perché va bene, d'accordo, l'Euro a 1.50$. La benzina ai massimi. Il metro quadro a peso d'oro. La crisi della quarta settimana. La crisi della terza settimana. La crisi. La stangata del riscaldamento. I rifiuti. La camorra. La 'ndrangheta. La mafia, che è pure un po' depressa. Il mancato ricambio generazionale in tutte le professioni, dalla pubblica istruzione allo spettacolo (ma sul serio a Sanremo non riescono più a trovare un fonico decente?) La pubblica istruzione. Il bullismo. I prof psicopatici. Il derby bulli-prof psicopatici. La droga, sempre più cara, dannazione. La sanità. Gli zingari. I gay che non si possono sposare. I migranti che non si possono sposare (anche coi gay). La criminalità. Le case diroccate che attirano i ragazzini. Tutti questi vi potranno anche sembrare temi interessanti, per mezz'ora, ma dopo sai che noia? E' il solito trantran delle democrazie mediorientali. Insomma, ci vorrebbe qualcosa di completamente diverso. Qualcosa di forte. Un argomento in cui si potessero riconoscere tutti.
Io non dovrei lamentarmi, non mi manca niente: gente che viene a leggermi ne ho, eppure so che mi meriterei di più, se soltanto... se soltanto riuscissi a esprimere tutto quello che c'è dentro di me, tutta quell'energia, quella genialità... se solo penso a tutti quegli spermini, voi ci pensate mai? Io ci penso.
Sapete quanti spermini contiene un ometto come me? Beh, parecchi. E... volete sapere una cosa? Sono vivi. Li ho anche visti ingranditi su youtube, non mi posso sbagliare. Quelli scalciano, capite? Scalciare è una cosa che fanno gli organismi viventi. Scalciano, nuotano, lottano per uno scopo. Sono più vivi di parecchi di voialtri. Voi ce l'avete uno scopo chiaro per cui lottare? E una coda da scalciare, ce l'avete? Ecco, appunto.
Provate a guardarveli, la prossima volta che li sbattete via come monnezza. Se ammettete che sono vivi - e non vedo proprio come potrebbe essere altrimenti - dovete accettare anche che hanno il vostro stesso DNA. Insomma. Vivi e col vostro DNA. Finché...
Finché un bel mattino, o una sera, o un pomeriggio, non vanno a sbattere ai 100 all'ora contro un muro di plastica, l'invenzione più odiosa dell'umanità, o peggio finiscono a chiazzare i materassi, o la biancheria, o... gli orifizi sbagliati, o la terra non sconsacrata, come capitò a Onan, e a Dio non piacque, proprio no. Sta sulla Bibbia, nero su bianco.
Forse ci sono. Ecco cosa ci vuole per questa campagna elettorale. Un bel tema forte, un argomento ben presente a tutti, blogger compresi.
Altroché i rifiuti. Altroché l'affitto al metro quadro. Qua si difende la vita! In tutte le sue forme. E soprattutto le forme piccole e scalcianti che i laicisti esasperati fanno finta di non vedere.
La campagna contro lo spargimento. Che idea. Ma come mi vengono?
E dire che mi sembrava una di quelle giornate grigie - adesso però ci vuole il logo. Qualcosa di semplice, che possa unire tutti...
...bello schifo. C'è per caso un grafico bravo, qui?
Dai, che è una lotta per tutti.
mercoledì 27 febbraio 2008
un pezzo su Sanremo, perché no
E dire che l'ho odiato tanto, il Festival, e non riesco neanche più a capire il perché. Ormai mi fa solo tenerezza. Sarò invecchiato, ma soprattutto è invecchiato lui.
Però fa lo stesso; non importa quanto siano ciarlieri i presentatori, male acconcie le vallette. Non importa quanto sia ridondante l'orchestra.
Non importa quanto siano stanche le canzoni, ogni singola parola d'ogni testo di canzone, e quanto stracchi e prevedibili le strofe e i ritornelli.
Non importa quanto siano anziani i cantanti, quanto siano stonati i cantanti, quanto poco cantabili i cantanti.
Non importa nulla di tutto ciò, finché ci sarà ancora qualche vecchio gagà che ci crede ancora, qualche papavero-nato-paperino in platea colto dalla telecamere mentre scrive un sms: "METTI SU RAI1!!! SONO ALL'ARISTON!!!". E qualcuno, l'ho visto io, ancora c'è.
Ed è Fabrizio Del Noce.
lunedì 25 febbraio 2008
Shyness can stop you
Io ho la sensazione che lo staff statistico di Repubblica stia un po' mescolando le carte per il gusto di darci qualche speranza - nobile intento, non v'è sensazione più dolce della primaverile speranza che ti fa aprire le timide foglioline ai primi tepori di febbraio, salvo che poi se aprile arriva la gelata si soffre anche più di quanto previsto.
Oggi per esempio il pur degnissimo Ilvo Diamanti scrive che il vantaggio di Berlusconi su Veltroni sarebbe più o meno lo stesso (6%) che staccava Prodi da Berlusconi stesso due anni fa: e si è visto poi nelle urne che questo distacco era solo teorico. Quindi insomma, chi lo sa, forse Veltroni ce la potrebbe fare...
...il problema è che il distacco di due anni fa era un effetto ottico, dovuto alla versione italiana di quello che gli inglesi chiamano shy tory factor, ossia la timidezza innata dell'elettore tory, che non osa ammettere il suo voto se interpellato dal sondaggista.
Questo fattore esiste anche in altre nazioni, e di solito influisce sulla rilevazione del voto a destra. Quello che accadde due anni fa è che alle urne andarono molti elettori di Berlusconi che i sondaggi erano stati incapaci di rilevare, perché il loro campione statistico si vergognava ad ammetterlo (e giustamente, aggiungo io). Quanti? più o meno quel 5% che mancava all'appello. Il problema è che questo shy factor di solito funziona solo a destra: applicarlo anche all'elettorato di Veltroni mi sembra una forzatura. Quindi al massimo è Berlusconi che potrebbe salire da +6% a +11%, e non l'avversario. Ci si aspetta poi che i sondaggisti italiani comincino a calcolarselo da soli, lo shy Berlusconian factor, visto che anche per questo motivo non azzeccano una previsione da 10 anni. Ma tanto i giornali li pagano ugualmente.
Dopo questa doccia fredda, per la quale so che mi sarete grati, ho una notizia buona. Oddio, buona: curiosa. Sul blog di un gruppo di cervelli italiani fuggiti in America ho trovato (via Psycho) una proiezione interessante. Come sarebbe composto il Senato se più o meno tutti gli italiani mantenessero lo stesso voto che hanno dato nel 2006? E' una proiezione che m'interessa parecchio, dal momento che resto convinto che in Italia il bacino degli indecisi sia in realtà poca cosa (nel senso che dopo infinite discussioni con sé stessi gli indecisi italiani vanno a votare e votano più o meno per lo stesso partito per cui avevano votato nelle elezioni precedenti - come faccio io, ad esempio).
Ebbene, se le cose andassero così (se tutti gli elettori di Forza Italia e AN nel 2006 votassero PdL; se quasi tutti gli elettori DS e Margherita votassero PD, ecc. ecc.) pare che al Senato Berlusconi non riuscirebbe ad avere la maggioranza, nonostante il suo schieramento abbia perso meno pezzi di quello di Veltroni - anzi, proprio per questo motivo. E' uno dei perversi risultati del porcellum, per cui la separazione tra PD e Sinistra consente a Veltroni di usufruire del premio di maggioranza nelle regioni cosiddette rosse, Emilia Romagna e Toscana, e a portare a casa un sacco di seggi in più proprio perché vale meno voti. Il discorso in realtà è un po' più complesso, ma nel blog in questione è spiegato veramente molto bene, per cui vi ci rimando. Questo cosa significa? Beh, per prima cosa conferma un dato ben noto allo stesso Calderoli: quella legge elettorale è una porcata.
E per seconda cosa, significa che Veltroni, se ha strappato con la Sinistra per questo motivo, è un vero genio del male, a cui andrebbe tutta la mia stima, e sarei pronto a rimangiarmi tranquillamente tutto quello che ho scritto di cattivo su di lui fin qui. Forse non vincerà le elezioni, ma se riesce a pareggiarle in questa situazione sarà stato davvero bravo.
domenica 24 febbraio 2008
from afar you'll see me: I'm a Sensation.
L'altro giorno, in uno di quei servizi di avvicinamento alla cerimonia degli Oscar, intervistavano dei vip italiani in America. La domanda era audace: Obama o Hilary?
La prima a rispondere è stata Romina Power, che in scioltezza ha spiegato le sue ragioni per Hilary: ha letto i suoi discorsi, ha già apprezzato la presidenza del marito, ecc. ecc.. Stacco rapido su Raoul Bova, che esclama: “Obama!”
E il giornalista: “Perché?”
E in quell'attimo, la fronte del grande attore s'increspa leggermente, come solcata da un pensiero: Ma che stronzo, oh. Sono qui per te, sono Raoul Bova, il più figo d'italia in base alle più recenti rilevazioni, mai preteso d'essere una cima ma sono simpatico e disponibile, tu mi fai una domanda di politica estera e ti rispondo pure al volo, e tu insisti? Cioè: già tanto se so i nomi dei candidati. E allora dillo, che vuoi farmi fare una figura di merda.
...poi si ricompone e risponde: “...non so. È una sensazione”.
Obamiano d'Italia che leggi qui, che ti ridi? Che ti credi? Che questo fosse un post scritto per dileggiare Raoul? Ma a me sta simpatico Raoul, è un tipo a posto. Qui si parla di te. Tu ce l'hai un motivo sensato per tifare Obama? Raoul è sincero, lui non è che abbia proprio letto il programma. Neanche i discorsi. Lui c'ha una sensazione. Ma tu, li hai fatti i compiti? Sei in grado di dimostrare la tua superiorità intellettuale su Raoul? Fatti avanti, coraggio.
(Prendetela come un invito a spiegare il programma di Obama a uno che c'ha poco tempo e voglia, oltre che una scarsa fiducia nelle sensazioni sue o di Raoul).
(Il video l'ho visto su Dave, ma onestamente non sono ancora riuscito ad arrivare alla fine).
venerdì 22 febbraio 2008
Soluzione allo 0,5%
A me i radicali non riescono molto simpatici, ma forse è un problema mio. Però una volta, da piccolo lessi una frase di Pannella che mi ha segnato profondamente, tanto che mi sembra di conoscerla a memoria.
Dice "bisogna essere fedeli alle proprie convinzioni, che però possono cambiare continuamente" (per favore, amabili lettori radicali, controllate se Pannella ha veramente detto una cosa del genere, perché in caso contrario la brevetto io).
Bisogna essere fedeli alle proprie convinzioni, che però possono cambiare continuamente: che dire, sacrosanto. Come la cosa che ha detto l'altro ieri De Mita (Pannella, De Mita, non si esce vivi dagli anni Ottanta). Questo principio, che ho sempre applicato fedelmente, mi rende molto difficile spiegare la mia posizione nei confronti dei radicali, perché non solo io cambio idea molto spesso, ma anche Marco Pannella lo fa. Un esempio.
A inizio ottobre, qualche giorno prima che avessero luogo le primarie del PD dalle quali era stato ingiustamente escluso, Marco Pannella scrive una mail circolare indirizzata ad amici, simpatizzanti e Malvino, nella quale si legge (per la verità un po' a fatica), l'ipotesi di una svolta a Centrodestra della compagine radicale:
premessa: da un mese prima del manifesto dei coraggiosi, rutelliano ho formalmente dichiarato in una mia conversazione domenicale con Massimo Bordin (e ripetuto da allora in quasi tutte le domeniche successive) che occorreva, urgeva ormai preparare un “dopo” questo Governo essendo chiaro che la situazione italiana, per potere formare nuove maggioranze, comunque dovesse dare priorità assoluta alle riforme econo0mico sociali, liberali e liberiste da una parte o, dall’altra priorità alla lotta civile contro potere, prepotere e aggressione vaticana, dall’altra.
Per mio conto, a chiarissime lettere, ossessivamente, ho ripetuto che nelle presenti condizioni do senza dubbio, anche se con molta difficoltà soggettiva e oggettiva alla prima di queste due ipotesi. Cioè pagare gli scotti filoclericali, per procedere alle radicali riforme strutturali liberali e liberiste.
Come prevedibilissimo, tanto quanto probabilmente anche per te sorprendente, non abbiamo riscontrato nessuna polemica, nessuno scandalo: ma solo un silenzio totale da ogni parte.
Non sto a spiegare il perché di questa scelta; ma ci siamo messi subito all’opera, a nostro solito, anche da secchioni, per cercare di tessere rapporti, collaborazioni, azioni comuni con quanti più possibile dell’area di centro- Destra.
Così in agosto, "fra uno sciopero della fame e l’altro sulla moratoria universale contro le condanne e le esecuzioni dei boia di stato", Pannella & co. hanno redatto "un’insieme di iniziative parlamentari, di indirizzo, di controllo politiche, legislativa con l’essenziale sul welfare e su una radicale riforma pensionistica" e l'hanno inviata a una serie di esponenti del centrodestra sensibili a questi temi, senza però destare particolari reazioni. Forse perché gli esponenti erano ancora in ferie. O forse perché la roba che scrive Pannella è sempre più difficile da leggere. Chi lo sa. Però avete capito la tempistica? A fine luglio Pannella voleva a tutti i costi candidarsi a segretario del PD - segretario del PD! In agosto stava già mandando delle proposte di riforma del welfare a degli "interlocutori" di centro-destra - e nel frattempo faceva molti digiuni contro i boia di Stato. Veramente, datemi un centesimo dell'energia di quell'uomo e ve le vinco io, le elezioni.
Ora, è inutile accusare Pannella di incoerenza: lui è sempre coerente con quel che pensa. Il problema è che ne pensa cento al giorno, bontà sua. Nel Senato appena discioltosi, Pannella non è entrato soltanto per un cavillo burocratico. Se gli avessero riconosciuto quel che era suo, sarebbe stato l'Ago della Bilancia della coalizione. Uno dei tanti, certo. E nell'agosto scorso, i suoi affettuosi approcci al centro-destra sarebbero stati sufficienti a far cadere Prodi. Invece Prodi è caduto su Mastella. Cattivo Mastella, cattivo! Intrallazzone, calcolatore, traditore! Invece Pannella è immacolato. E coerentissimo con le sue idee.
Del resto quel che scrisse ad agosto è già dimenticato, ora i suoi uomini entreranno nel PD, in cambio di nove poltrone in parlamento, il 10% dei finanziamenti elettorali e probabilmente un ministero. La Bonino per la verità aveva rilanciato 15 poltrone e 5 milioni di €, ma direi che le può andare bene anche così, visto che l'alternativa era la solitudine, magari l'abbraccio mortale col vampiro Boselli, 0 scranni e 0 € in tasca. Vabbè, ma chi si cura del vil denaro.
Ecco, a dire il vero io un po' me ne curo.
Il 10% dei finanziamenti ai radicali è clamoroso, considerato che il partito è stimato intorno all'1% da solo, e allo 0,5% se apparentato. Del resto, se ho ben capito, i seggi promessi sono un forfait: che il Pd stravinca o straperda, i radicali tra MonteCitorio e PalaMadama saranno sempre e comunque 9. Per assurdo, se gli italiani volgessero bruscamente le spalle al PD ed eleggessero soltanto 9 parlamentari PD, secondo gli accordi dovrebbero essere tutti radicali. Ok, questa è un'esagerazione, però pensateci bene. Le elezioni sono tra due mesi, nessuno può ancora dire se sarà eletto o no - tranne questi 9 signori che hanno già vinto una prenotazione.
Stiamo parlando di un partito che alle elezioni di due anni fa prese il 2,6 apparentato coi socialisti, da cui nel frattempo si sono liberati, perdendo nel frattempo anche il segretario Capezzone e (per anzianità sopraggiunta) il leader carismatico. Sul serio, se valgono l'1% valgono tanto (oltre il sollievo di non sentire più i fighetti lamentarsi che "basta, stavolta voto radicale", il che ammetto, non ha prezzo).
A questo 1% però bisogna sottrarre la percentuale non infima di elettori che magari prima avrebbe votato il PD e adesso non più, dal momento che non si può indicare la preferenza. Tranquilli, tra questi non ci sono io, che ormai voterei anche Gengis Khan se si apparentasse - e poi così do una soddisfazione a Yoshi. Però qualche cattolico con la fobia dei radicali, con gli scrupoli per l'aborto o per il futuro PACS di sicuro c'è. Può starvi sulle palle, ma c'è: o meglio, c'era, nella base del PD. Una formazione politica che farà il possibile per andar d'accordo coi vescovi e coi sindacati: ecco, in Italia c'era un solo piccolo partito in grado di far arrabbiare sia i vescovi sia i sindacati: ricordate quale?
Insomma, alla fine dei conti la Bonino & co. porteranno al PD più o meno gli stessi voti che il PD perderà aprendo i cancelli per loro; in compenso succhieranno il 10% delle risorse, 9 poltrone, almeno un ministero, un bel po' di visibilità e... saranno almeno alleati affidabili?
Stiamo parlando di quelli a cui in agosto Pannella parlò di possibili convergenze con il Centro-destra, e non batterono ciglio.
Stiamo parlando di un partito il cui penultimo segretario, Daniele Capezzone, adesso si candida per il Popolo della Libertà.
Insomma stiamo parlando di persone brillanti, non si discute, e preparate, perché no, sicuramente in grado di tutelare i loro interessi, ma forse non così affidabili. Non solo, ma con loro nello stesso partito della Binetti (e nella stessa coalizione di Di Pietro) si prospettano conflittualità e tensioni che poi magari non ci saranno (e me lo auguro), ma che sono la fotocopia di quelle che affossarono la coalizione di Prodi. Si tratta di casi di trasformismo bello e buono (De Gregorio, Capezzone, la sopracitata iniziativa di Pannella) un po' più grave del diffuso mal di pancia della "sinistra radicale".
L'Unione di Prodi viene accusata dai suoi detrattori di avere imbarcato gli elementi più eterogenei pur di sconfiggere numericamente Berlusconi; ed è vero. Ma l'alternativa di Veltroni in cosa consiste? Nell'imbarcare soltanto gli elementi elettoralmente più deboli, riottosi e meno affidabili? Avevamo pensato che Veltroni preferisse perdere da solo che vincere con troppi. Non è vero: anche se perderà, si troverà in casa un sacco di gente che pretende visibilità e percentuale. Dove sta esattamente la convenienza?
Vien da pensare male, ovvero: forse il problema non era tanto correre da soli, quanto correre al centro. Qualsiasi accozzaglia bene o male assortita va bene, purché si allontani dalle istanze della sinistra. Come sempre sarò felicissimo di sbagliarmi.
mercoledì 20 febbraio 2008
Walter è OK, noi siamo OK, Alleluja!
Oggi ho scoperto che le verità dipendono anche da chi le afferma. L'ho scoperto leggendo la seguente affermazione di un politico italiano:
"Il trasferimento in Italia di un modello statunitense si fonda più sull'indicazione del nuovo come speranza che sulla politica come soluzione dei problemi"Beh, che dire - sacrosanto. Il problema è che il politico in questione è Ciriaco De Mita, che in 45 anni di onorato servizio in Parlamento tutti questi problemi non è che li abbia proprio risolti, eh.
La lettura dell'episodio in chiave "nuove speranze vs vecchie cariatidi" potete farvela su qualche altro blog, o al limite da soli. Io ne propongo un'altra, giusto per variare un po': la deriva protestante del PD.
Cosa significa protestante? Banalmente, significa che al concetto cattolico di "perdono dei peccati", che rende gli italiani quei lagnosi peccatori sempre pronti a pentirsi, sostituisce il concetto protestante di "grazia". Per Lutero l'uomo non si salva in virtù delle opere buone che può commettere (e che comunque sono una goccia nell'oceano della malvagità universale), ma solo perché Dio gli dona la Fede. Se hai la Fede, sei salvo. Incollo da un vecchio pezzo mio:
Quando andai in Scozia, mi capitò di andare a un paio di liturgie della locale chiesa protestante. Solo un paio di volte, per cui sarò costretto a generalizzare.La mia ipotesi è che il PD - anche a causa dell'americanofilìa del suo segretario - stia scivolando in una deriva protestante, oltremodo favorita dalla marcia trionfale di Barack Obama, il personaggio più messianico in circolazione (via Gilioli). Tutto ciò che dice Veltroni mi sembra che suoni semplicemente: "Io sono ok, voi siete ok, se abbiamo fede ce la possiamo fare!"
In quella situazione caso quel che mi ha stupito di più sono le parole degli Inni. In quella chiesa non facevano che cantare: Dio è grande, Dio è con me, ho trovato la via, wow. Una cosa entusiasmante, sul serio. E il sermone del pastore era sullo stesso tono.
Ora, non so se avete presente le canzoni che si cantano in una qualunque chiesa cattolica la domenica, ma vi garantisco che all'80% sono variazioni sul tema: Dio mio, che razza di povero piccolo peccatore che sono. Quando poi il prete attacca l'omelia, non fa che ribadire il concetto: ragazzi, quanti stupidi peccati avete fatto questa settimana? Perché non date più retta a quel che dice Gesù, eh, non avete sentito il Vangelo?
Una liturgia piuttosto demoralizzante, specie se ripetuta per tutte le domeniche di una vita. Ma i cattolici sono fatti così: hanno bisogno di sentirsi nel Peccato, è parte della loro quotidianità. Quello che li spinge a migliorarsi, e nei casi peggiori a tormentarsi, è l'idea di doversi liberare dal Peccato.
Come i cattolici vivono nel Peccato, i Protestanti vivono nella Grazia. Loro, se vanno in chiesa la domenica, è per sentirsi parlare della Grazia. Quanto al Peccato, non è più così difficile da individuare. È Peccato tutto quello a cui hanno rinunciato da quando vivono nella Grazia. Può essere il sesso, la droga, l'alcol, o qualsiasi altro impedimento che è stato superato, è stato vinto.
Sì, ma perché "deriva"? Che problema c'è ad essere protestanti? Beh, se dovete farvi eleggere in una nazione di cultura cattolica, qualche problema c'è. Per questo lo scetticismo di De Mita nei confronti del nuovo corso non è liquidabile tanto alla leggera. De M. rappresenta un tipo di elettore insofferente alle promesse a lungo termine, più incline al do ut des immediato, verificabile entro i confini della propria circoscrizione elettorale: il fedele cattolico che a Dio non si permette di chiedere niente, ma è continuamente affaccendato a mercanteggiare davanti all'altare del Santo del Paese: se mi fai questo favore t'accendo la candela, se mi fai questa grazia ti faccio un regalino... Molto prima di andare al voto, l'Italia era la terra degli ex voto. Una riforma nel senso protestante del termine potrebbe essere un po' prematura.
Non che non ci abbiano già provato. Forse che Berlusconi non si presentava già come Uomo della Provvidenza? Forse che non ostentava i segni del suo successo, da bravo calvinista? Sì, giusto. Però Berlusconi temperava questo americanismo alla Mike Bongiorno con sane dosi di pragmatismo cattolico. Per esempio, l'enfasi sulle opere. Sapete che i cattolici, a differenza dei protestanti, credono nell'importanza delle Opere. Pur essendo gocce nel famoso oceano di malvagità, esse sono l'unica espressione della nostra fede. Questo punto di vista è bene illustrato dalla breve Lettera di San Giacomo (2,14-18):
A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: "Andate in pace, scaldatevi e saziatevi", ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve? Così è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta. Anzi uno piuttosto dirà: "Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede".
Berlusconi ha capito abbastanza presto che gli italiani, più che alla Fede, guardano alle Opere, o meglio: a chi gli chiede di avere Fede, rispondono "mostraci le Opere". Così l'enfasi sul Nuovo Miracolo Italiano si è sempre accompagnata a proposte concretissime: "un milione di posti di lavoro!" "Abolirò l'ICI!", ecc.. Che poi queste promesse non fossero sempre esaudibili, ha un'importanza relativa: diciamo che gli italiani non si lasciano convincere dalle visioni a lungo termine, ma amano essere coglionati con proposte il più possibile concrete. Spero che al PD ne tengano conto, mentre rifiniscono il programma.
domenica 17 febbraio 2008
Sient'a me: nun ce sta nient'a fa'
Io non credo ai sondaggi e non credo a Crespi, ma siccome non so da cosa partire farò finta di credere a un sondaggio di Crespi.
Dove peraltro mancano Ferrara e Mastella (e viene assegnato ai socialisti un incredibile 1,8, quando tutti sanno che Boselli viaggia sottozero).
Malgrado tutto ciò, il sondaggio qualche cosa la dice. Non mi riferisco tanto al fatto che Veltroni+Bertinotti+Radicali batterebbero Berlusconi, anche perché è un semplice effetto ottico: se Veltroni e Bertinotti andassero alle elezioni insieme attirerebbero meno voti, e comunque in quel caso Berlusconi, Destra di Storace e i vari Casini e Tabaccini si ricompatterebbero immediatamente. In questo senso, davvero, la picconata di Veltroni al centrosinistra ha prodotto crepe in tutto il sistema. Tutto molto bello, anche se queste nuove sigle danno un po' l'impressione di una famiglia di cinquantenni che decide di ristrutturare l'appartemento: non potendo più cambiare moglie, marito o suocera, almeno si spostano i mobili. Le facce sono più o meno le stesse, benché ripartite in ambienti diversi. Ma la metafora regge fin qui, perché mentre la tendenza in architettura da vent'anni è quella di unificare gli spazi, sventrando i muri divisori, nel condominio politico italiano è tutto un alzare di muretti, alcuni abbastanza patetici: due bagni su un piano hanno anche un senso, ma cosa ce ne facciamo esattamente di due partitini di centrodestra cattolici (ai quali va aggiunto il partitino degli atei devoti, concepito probabilmente durante un errore nel dosaggio dei farmaci)?
La cosa paradossale è che questa frammentazione arriva dopo aver insistito, per anni, sulla grande voglia di bipolarismo degli italiani. Montando sul predellino Berlusconi è arrivato alle stesse conclusioni dei dirigenti del PD: non solo gli italiani erano pazzi per il bipolarismo, ma non vedevano l'ora di passare a roba anche più forte, il bipartitismo all'americana. Era necessario dunque umiliare i cespugli (Casini, Diliberto) oppure mangiarseli (Fini, Di Pietro). Quest'analisi, secondo me, è fragile perché fondata su un postulato che nessuno si è preso la briga di dimostrare. Il postulato, sul quale poggiano le traballanti fondamenta della terza repubblica, si può formulare coi versi di un grande interprete dello spirito italiano, Alberto Sordi, quando dice: “Mazza che forti 'sti americani aho!”. Poi però, come tutti ricordano, si mangia gli spaghetti.
In altre parole: i giornalisti possono sdilinquirsi finché vogliono paragonando la corsa elettorale americana con la nostrana. In realtà i paragoni non reggono, e in particolare quello tra Obama e Veltroni non rende nemmeno onore a quest'ultimo, che è assai meno messianico e un po' più concreto. La vera differenza sta altrove: negli USA la campagna elettorale dura un anno, nel quale i candidati spendono cifre astronomiche per attirare un elettorato che è per buona parte incerto, e che fino all'ultimo giorno non sa nemmeno se andrà a votare o no. Questo enorme ventre molle in Italia non esiste. Esistono gli incerti, ma non sono tanti come in America, non si lasciano entusiasmare da campagne al 90% “emozionali” come quelle americane (e comunque in due mesi non ci sarebbe il tempo per inventarsele), e infine, anche quando decidono di votare, non si polarizzano automaticamente sui due partiti principali, come avviene negli USA. In Italia c'è una specie di granulosità del sistema partitico, che ha ragioni storiche e geografiche (la terra dei localismi, dei campanili, i guelfi, i ghibellini, ecc. ecc.). Se aggiungi che il sistema elettorale non prevede grossi sbarramenti, il risultato è più o meno quello del sondaggio di Crespi: un incredibile casino. Perché se nemmeno Berlusconi riuscirà ad avere una maggioranza al Senato, cosa succederà? Le larghe intese? Difficile: più probabilmente un accordo post-elettorale a destra con Storace, o al centro con Casini: e se vi sembra improbabile che Berlusconi e Casini facciano la pace dopo le scintille di questi giorni, ripassatevi le scenate isteriche di Fini due mesi fa, quando aveva chiuso per sempre con B.
Non solo, ma la stessa cosa potrebbe succedere a sinistra: dopo due mesi all'insegna dell'“andiamo soli”, PD e Arcobaleno potrebbero il 15 aprile fare due conti e concludere “governiamo insieme!”. È improbabile, ma non impossibile. Insomma, la gran novità di queste elezioni è che le coalizioni si faranno dopo il voto, e non prima. Così ogni candidato potrà fare una campagna più forte, e raschiare più voti dal bacino (comunque esiguo) degli incerti. Da questo punto di vista il programma di Veltroni è veramente entusiasmante: come fai a non votarlo? Basta fingere di non sapere che il PD non avrà mai abbastanza voti per realizzarlo da solo, e che al massimo dovrà annacquarlo con quelli degli altri partiti che si alleeranno con lui. L'enorme accrocco del programma dell'Unione di due anni fa era più onesto, ma assai meno convincente. In fondo un po' di voglia d'America, di grandi speranze, di volti sorridenti che scrutano l'orizzonte, c'è.
Ma c'è anche l'italianissimo forchettone. Non si spiegherebbe altrimenti la proliferazione degli ultimi mesi. Non basta mettere insieme Fini e Berlusconi per catturare l'elettorato di Forza Italia e AN: c'è una percentuale non irrisoria che non si rassegna al bipartitismo, e voterà a destra lo stesso, con o senza Fini (e qui si potrebbe aprire una brevissima discussione sull'inutilità del personaggio Fini). Allo stesso modo c'è una quantità di italiani che non vuole votare Berlusconi, ma il centro: lo sa Tabacci, lo sa Casini, lo sa Mastella. Forse un giorno gli italiani si stancheranno di infrattarsi nei cespugli elettorali, che garantiscono una maggiore identificazione regionale o clientelare, ma quel giorno non sarà domani. Almeno un italiano su cinque continuerà a votare per loro, rendendoli indispensabili a qualsiasi coalizione di governo. Il risultato insomma sarà un ritorno alla cosiddetta Prima Repubblica: il bi-, tri- o quadripartito si costruirà dopo le elezioni. È una prospettiva poco esaltante ma è persino preferibile all'unica concreta alternativa: Berlusconi che vince tutto da solo, tagliando alle ali Casini e Storace. Allora sì che saremmo veramente passati all'America: soltanto un'America populista, senza potenza militare e petrolio da buttare via. Più o meno la Colombia, insomma.
venerdì 15 febbraio 2008
giovedì 14 febbraio 2008
si' stata 'o primm'ammore
Ma quando vedo questi pretini, cresciuti nel puro amore di Dio, che cominciano a nutrire un sentimento di profonda stima per Giuliano Ferrara, io non so veramente se piangere di stizza o di pietà. Comunque piango.
Mi fanno davvero venire in mente quei soldatini di leva appena arrivati in città, spaurite matricole nel ventre pulsante di Cuneo o di Chieti, che alla prima licenza fanno amicizia con una ragazza simpatica. Passa una settimana, e passa un mese, e loro sono sempre lì che la portano al cinema, la portano a cena, rispettandola sempre tanto. E ci fanno una passeggiatina, e stanno già pensando all'anellino, e non sanno che tutto intorno la città li guarda sfilare a braccetto con la bagascia del reggimento.
martedì 12 febbraio 2008
tutte le aziende al popolo, tutto il popolo all'azienda
io e te non siamo sempre andati d'accordo, ma francamente non riesco a sopportare l'ingratitudine e la faccia tosta con la quale il PD ti ha messo alla porta. Dopo tanti sacrifici. Ora però bisogna reagire. So che in realtà molti dei tuoi elettori stanno già festeggiando la sconfitta, masochisti come sono. Ecco, lasciali perdere quelli. E scordati di candidare Bertinotti! Il vecchietto è molto popolare solo tra una parte dei tuoi, e rischia di mandare gli altri in braccio a Veltroni. Vendola sarebbe già cento volte meglio, ma io credo di averne trovato uno anche migliore. Sì, dico proprio lui.
Dite che non vi riceverà? E perché? Ah, già, perché siete comunisti, o almeno post. E quindi vi metterà alla porta, come fece con Giuliano Ferrara, Ferdinando Adornato, Sandro Bondi, Vladimir Putin, devo continuare? Suvvia. Se c'è uno che ha dato e dà retta ai postcomunisti, questi è lui. Da questo punto di vista ha persino precorso i tempi. Garantisco che vi ascolterà con più attenzione e meno preconcetti di Veltroni. Lui ha ampie vedute, la volta scorsa mise Forza Nuova e De Michelis nello stesso calderone, perché non dovrebbe fare un pensierino pure a voi, che portate molti ma molti più voti? I voti non puzzano.
Cosa gli offrirete?
Nulla che non abbia già proposto lui: un Partito del Popolo. Ma del Popolo veramente, nel senso che aveva la parola nella Cina di Mao: via le vecchie consorterie, solo lui, la piazza e un microfono. È tempo di svelarvi il Terzo Segreto di Pulcinella: se c'è qualcosa che ha sempre invidiato alle sinistre, sono quelle belle piazze piene di gente che viene da tutt'Italia mettendo i soldi del viaggio di tasca sua. Con tutta la sua organizzazione e il suo capitale, delle chiassate tanto bene organizzate non è ancora riuscito a combinarle. Bene, questa è appunto la vostra specialità. Senza di voi lui sarà sempre un Peronista fallito. Ma con voi...
Cosa chiederete in cambio?
Siate realisti: chiedete l'impossibile. Ormai sono finiti i tempi grami in cui eravate fidanzati con quel tirchio di Prodi. Ora uscite col Golden Boy, dovete solo chiedere. Se lo conoscete appena un po', sapete con che gioia soddisfa i desideri di chi lo ama. Per cui: pensioni più eque? Certo. Riaggiustare lo scalone? Anzi, aboliamolo. Io mi spingerei più in là: tutti i precari assunti a tempo indeterminato entro il 2009. Si può fare! Vi ricordate il milione di posti di lavoro? È poco, buttiamone sul tavolo almeno un paio, e naturalmente meno tasse per tutti! E i rifiuti, in Germania col Pendolino! E la scala mobile? Si potrebbe riavviare. Parlategliene.
Non abbiate paura. Non è quel liberista che sembra – fosse per lui, non avrebbe liberizzato nemmeno una cabina telefonica. In fondo è un monopolista nato, uno che se fosse nato qualche migliaio di km più a est sarebbe diventato un meraviglioso funzionario del partito comunista jugoslavo o ungherese. È una vita che le sue aziende sguazzano in un mercato privo di concorrenza sfornando prodotti scadenti: pensate solo alla roba che trasmette Canale5. Non è francamente squallida? Canale5 è la cosa più simile alla Trabant che sia mai stata prodotta in Italia. Un imprenditore tanto insofferente della concorrenza quanto poco interessato alla qualità dei suoi prodotti non può essere un vero liberista.
Viceversa, se c'è qualcuno che potrebbe cominciare un processo di ri-nazionalizzazione, quegli è lui. Dovete soltanto fargli capire che, una volta diventato Presidente del Popolo, le espressioni “Stato” e “Mia azienda” diventeranno sinonimi. E da quell'orecchio ci sente, credetemi. A quel punto, proponetegli di nazionalizzare la luce, il gas, l'acqua. Vedrete che non resterà insensibile.
E se ci tenete ancora alla lotta anti-globalizzazione, senz'altro Berlusconi vi lascerà degli spazi che Veltroni non si potrebbe immaginare - tanto più che avrete alleati importanti. Lo avete mai sentito Tremonti, quando parla della Cina o del WTO? Più o meno è sulle stesse posizioni di Caruso, ma non semina piantine a Montecitorio, lui.
Più ci ripenso, e più mi sembra fattibile. L'avete letto Scalfari, domenica? Il patto tra operai e borghesia? Ebbene, se l'Italia dev'essere salvata da un patto così, perché devono essere proprio Veltroni e Montezemolo a farlo? Perché non possono essere Giordano e Berlusconi? Giordano conosce senz'altro meglio gli operai, e Berlusconi i borghesi.
Questo è l'unico vero cambiamento. Superare le divisioni, gli inutili rancori, i processi in prescrizione. Una grande riconciliazione nazionale tra due forze importanti del nostro Paese che hanno capito che il futuro dell'Italia è cosa troppo seria per lasciarla ai veltroncini. E allora, coraggio, ancora un piccolo sforzo. La seconda repubblica sta finendo. O era la terza. Chi se ne frega. Dalle sue ceneri deve nasce qualcosa di veramente nuovo. Vieni avanti, Teopop.
domenica 10 febbraio 2008
too old to rock'n'roll, too young to fuck
Io la scena di sesso tra Moretti e la Ferrari ero riuscito a evitarla; poi però mi hanno portato al cinema. Così, capite, alla fine me li sono trovati davanti. Mentre facevo i miei sforzi per non distogliere lo sguardo cercavo comunque di pensare ad altro, e mi è venuto in mente un vecchio discorso sul motivo per cui gli unici dischi che oggi vendono un po' sono quelli per quindicenni o per rincoglioniti. O Tokyo Hotel o Elton John, insomma, il resto è quasi fuori dal mercato. E il motivo, naturalmente, è che se hai più di 15 anni o meno di 45 anni, non c'è nessun motivo per cui tu debba comprare dei dischi in un negozio: c'è Internet.
La cosa funziona probabilmente anche per il sesso al cinema. Fino a metà Novanta era abbastanza normale andare al cinema e vedere persone normodotate che facevano sesso. Di solito erano giovani, meglio se nella ventina, per il semplice motivo che il sesso bello da vedere è quello lì. Il resto, per carità, può anche piacervi, ma era nicchia, e per trovarlo bisognava andare negli scantinati dei videonoleggi.
In seguito il sesso è quasi scomparso, tanto che quando un regista decide di mostrarne un po', fa notizia. (Se ci riflettete è strano, no? Che nell'era digitale un po' di sesso su pellicola faccia notizia). Nel frattempo gli americani sono entrati in una specie di era vittoriana in cui il sesso si può fare solo vestiti. In Italia invece è ancora consentito spogliarsi, ma davvero è come se mancasse una generazione. D'altro canto vale lo stesso discorso della musica: se vuoi vedere una scena di sesso tra giovani, l'ultimo posto dove vai è al cinema. Nell'era di youporn per cercare sesso spinto al cinema bisogna essere
D'altro canto, devono proprio mostrarcelo? Non fraintendetemi, non è pruderie - o forse sì? A un certo punto mi sono sorpreso a pensare "Ma non avete mica intenzione di farlo vedere all'estero, vero?" Il fatto è che di tutto il sesso del mondo, quello di cui siamo meno curiosi è sempre quello dei nostri genitori. E il fatto che lo vedano gli altri, che addirittura lo vedano i francesi, o i tedeschi, o i marziani nel Tremila, "ecco, vedete, gli italiani facevano sesso così, fuori dalla finestra fertile, e infatti si sono estinti" - brrr.
venerdì 8 febbraio 2008
the Lone Walter
Io non vorrei diventare quello che parla male di Veltroni ad ogni costo; tuttavia credo che la sua decisione di mandare il PD da solo allo sbaraglio sia sbagliata. Onestamente spero che si tratti di un bluff, e che le prossime ore portino a un accordo di qualche tipo con la sinistra-arcobaleno. Purtroppo non riesco a condividere gli entusiasmi di molti per la svolta solitaria del PD; il coraggio dei suoi dirigenti lo apprezzerei di più se la posta in gioco non fossero altri cinque anni della vita mia e della mia famiglia. Detto questo, quando Veltroni tirerà fuori dal cappello l'arma segreta e roderà a Berlusconi i 10-15 punti che gli servono, io sarò il primo a rallegrarmi di essermi sbagliato. Sono anche disposto ad atti di umiliazione rituale (tagliarmi la barba, baciare il Cragno, guardare Amici di Maria De Filippi). E tuttavia, anche in caso di vittoria finale, continuerò a non capire per quali motivi il PD e la Sinistra non avrebbero potuto andare alle elezioni insieme. Non sto parlando di un'ammucchiata tra 10 partiti con priorità diverse: sto parlando di un'alleanza programmatica tra due forze che hanno già collaborato. Non se lo merita, la Sinistra? Non ha davvero fatto nulla di buono in questi due anni?
Il libro che va per la maggiore tra i delegati Pd, il Vangelo, parla di due figli che un padre manda a lavorare una vigna (Mt 21,28). Il primo dice: “Vado”, e non ci va; il secondo nicchia, si lagna, ma alla fine ci va. Domanda: chi dei due ha veramente compiuto la volontà del padre? Ok, era facile. Un'altra domanda, allora: chi dei due assomiglia di più alla sinistra verde-rifondarola?
Che la sinistra abbia brontolato parecchio, in questi due anni, è un fatto. Invece di ringraziare ogni giorno Dio o il caso per aver concesso la maggioranza a Prodi, i compagni non hanno mai smesso di lamentarsi. Si lagnavano per le pensioni (e alla fine il governo le ha calate), si lagnavano perché restavamo in Afganistan (e ci siamo rimasti). Si lagnavano per la base NATO di Vicenza (il governo ha confermato l'allargamento della base), per il TAV (nessun passo indietro). Per il crollo dei salari dei dipendenti (che crollo era e crollo è rimasto, mentre i manager facevano affari). Per le morti sul lavoro (siamo saldamente i primi in Europa). Per la legge sul conflitto d'interessi (una sciocchezza che non interessa nessuno...) E per tanti altri motivi, troppi motivi, con un solo dettaglio comune: erano motivi seri. Un'enorme guarnigione militare straniera in una città italiana è un problema serio: si può discutere se conti più la realpolitik o la qualità della vita degli abitanti, e sarà una discussione seria. Una guerra in Afganistan non è una sciocchezza. La TAV non è una sciocchezza, la sicurezza sul luogo del lavoro non lo è. Erano argomenti forti, dei quali era giusto discutere, e se il governo fosse caduto durante dibattiti del genere, sarebbe caduto in piedi. Invece è caduto per una melina elettorale, o per le grane giudiziarie della signora Mastella. È franato al centro, questo governo, ricordiamolo sempre. Non è stato il figlio brontolone a buttarlo giù. È stato il figlio modello, quello che dice sempre di sì, pieno di buon senso, latitante nel momento del bisogno.
La polemica contro i compagni brontoloni, prigionieri dei loro ideali, incapaci di venire a patti con la realtà, è un vecchio cavallo di battaglia di questo sito. Una volta (non ricordo dove) l'ho anche scritto: io sono un orfano del 1998, non mi sono più ripreso dallo spettacolo di Bertinotti che affonda il Prodi Uno a causa delle... 35 ore. L'altra pietra di scandalo fu la campagna elettorale del 2001, ai tempi in cui faceva molto fine scrivere al Manifesto forbite letterine in cui si dettagliavano i motivi della propria astensione. Continuo a pensare che l'astensionista di sinistra sia stato uno dei principali responsabili dello sfacelo di questi anni. Il fatto è che credo lo abbia capito anche lui. Mi sembra di poter dire che abbiamo fatto la pace. Lui brontola ancora molto, ma quando c'è da andare nella vigna a salvare la maggioranza, lo fa. Lo ha sempre fatto. Se volessimo per una volta giudicare le persone per le loro azioni, e non per le lagne, ci accorgeremmo che negli ultimi due anni la classe dirigente della sinistra ha dato prova di una compattezza e di un'abnegazione che altrove non si sono viste. E stiamo parlando di partiti che sono radicati tra i pensionati e i dipendenti, che spesso hanno dovuto turarsi il naso e mantenere la fiducia a un governo che continuava a rosicchiare risorse alle loro categorie di riferimento: il minimo che ci si poteva aspettare era che si lagnassero un po': che altro avrebbero dovuto fare? Sorridere ai loro elettori, mentre tradivano il loro mandato elettorale?
Negli ultimi mesi avevano anche cominciato a federarsi: certo, il processo è stato molto più lento di quello del PD, ma era in corso. Veltroni sostiene che è impossibile governare con 14 partiti: ha ragione, ma ormai nessuno gli chiede questo. Un patto PD+Arcobaleno sarebbe già una notevole semplificazione: dopotutto neanche il bipartitismo americano è stato costruito in un giorno.
Invece al PD hanno deciso che corrono da soli (o al limite con Di Pietro, persona non proprio di sinistra ma perbene, che tende tuttavia a imbarcare con sé i peggiori trasformisti. Ce lo siamo scordati De Gregorio?). Salvo ripensamenti, la Sinistra è fuori. Si è mantenuta disciplinata e compatta per due anni, votando quasi sempre contro i suoi immediati interessi: e non è servito a nulla. Non è servito a niente perdere la faccia con la base elettorale pacifista, votando il rifinanziamento alla missione in Afganistan. Non è servito acconsentire all'innalzamento dell'età pensionabile. In sostanza, l'ex fratello brontolone ha scoperto che in politica i sacrifici e la maturità non pagano. (A sinistra; dall'altra parte c'è Berlusconi che, quando vince, porta un bel cesto di doni per tutti, senza scordarsi di nessuno: qualche sgravio fiscale per i monelli leghisti, un bel condono per gli autonomisti siciliani, e a Gianfranco cosa gli do, mah... un'altra fiction sull'Agro Pontino?) Si gettano qui le basi per la prossima generazione di estremisti duri e puri, che chiederanno l'impossibile ben sapendo di non avere nessuna possibilità di ottenere nulla. Tantovale fare gli eroi, no? Almeno si fa colpo sulle ragazze.
Può darsi che Veltroni ritenga di poter vincere meglio senza il peso di questi lagnosi alleati, che tuttavia rappresentano un pezzo di Paese non piccolo: quello che più ha pagato e pagherà la congiuntura economica. Oppure – e in molti lo hanno suggerito – il PD va da solo non per vincere contro Berlusconi, ma per succhiare voti agli ex alleati, col classico ricatto “o voti per me o ti tieni Berlusconi”. È un ricatto a cui probabilmente cederò anch'io. Col risultato di trovarmi, alla fine, non solo Berlusconi al governo, ma Veltroni leader incontrastato di un'opposizione molto sbilanciata al centro. E questo sarebbe il disastro finale, non tanto per me, ma per la classe sociale di cui faccio parte, e che il PD può rappresentare solo fino a un certo punto.
Può darsi che comunque alla fine lo voti, questo Veltroni cavaliere solitario. Non ne sono ancora sicuro. Sono invece certo di una cosa: nei prossimi due mesi mi lagnerò parecchio. Perdonatemi. Sembra proprio che alla fine io sia più di sinistra di quanto non pensassi.
mercoledì 6 febbraio 2008
Ars longa, Valter longior
(per guardare il Superbowl)
La mia impressione è che con gli anni il tempo diventi una cosa sempre più rigida e lineare. Da giovani era più elastico, poteva ammorbidirsi o irrigidirsi a piacimento. Con pochissime cose potevi riempire mesi interi, e poi in qualche giorno disfare la tua vita due o tre volte. A un certo punto questo non accade più. Ti sorprendi sempre più intento a calcoli algebrici: in un giorno ci stanno 24 ore e non di più, se faccio il sugo non posso andare in palestra, se vado a Bologna non posso essere a Carpi, se scrivo un pezzo su internet non posso leggere un libro; se lavoro a una tesi tutta la notte la mattina racconterò sciocchezze ai ragazzini; e la vita va avanti e ogni giorno escono interessanti libri che non leggerò mai, e album interessanti di musicisti nuovi che lascerò in qualche cartella a marcire, e mi capita sempre più spesso di riportare in videoteca dei film senza averli neanche guardati, e spesso erano grandi film che volevo vedere ancora una volta, magari un'ultima volta, perché l'arte è lunga, dio mio se è lunga, e la vita così breve. Capita anche a voi? Ma sì, capita un po' a tutti. Tranne a Veltroni.
Veltroni, lo sapete, è uno dei più indaffarati uomini politici italiani: sindaco della capitale e segretario del PD. Inoltre da mesi sta andando in giro per un ciclo di conferenze sulla “bella politica” (qui il resoconto della non esaltante data a Modena). L'altro giorno per esempio era a Firenze e ha rilasciato a Concita De Gregorio questa intervista, che getta uno scorcio interessante sulla vita quotidiana del politico più impegnato d'Italia. Il lettore maturo che riesca a ritagliare cinque minuti della sua giornata per leggerla apprende, con invidia crescente, che Veltroni...
1) ...ha finalmente messo le mani su un vecchio libro che cercava da un sacco di tempo, Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura di Francesco Orlando. Se ne deduce che lo ha già letto e che nei prossimi giorni lo rileggerà. Anzi ha già iniziato a spulciarlo davanti all'incredula De Gregorio. (“Legge in francese? Guardi questa poesia”). Una poesia, capite? Quand'è l'ultima volta che vi siete messi spontaneamente a leggere poesie? Un romanzo in fin dei conti si può portare al gabinetto, ma una poesia? Non è qualcosa che necessita un sacco di tempo vuoto? E dove lo trova tutto questo tempo il sindaco?
2) Ieri sera, alla vigila della convocazione da Marini, ha rivisto Full metal Jacket (“Capolavoro assoluto”). L'informazione è talmente gratuita che uno si mette a sospettare un messaggio in codice: Veltroni ha detto no a Marini perché non vuole finire come Palla di Lardo? La tattica di Berlusconi è la stessa della ragazza-cecchino? Ma non c'è niente da capire: Veltroni l'ha visto semplicemente perché aveva la voglia di vederlo, ed evidentemente anche il tempo. E beato lui.
3) Ma non si vive solo di classici, Veltroni è anche immerso nella contemporaneità, infatti aggiunge subito che ha già visto pure Caos calmo, in anteprima. E fanno già cinque ore di proiezione in una settimana. Non male, per un sindaco + segretario nazionale
4) La ciliegina però è il Superbowl. A un certo punto Veltroni esclama: “E ieri notte ha visto il Superbowl?”. Darei qualcosa per vedere il volto dell'intervistatrice in quel momento. Vi potete immaginare qualcosa di meno interessante per una giornalista italiana della finale notturna di uno insulso sport americano che da noi non si fila nessuno? Direi che più in basso di così in classifica ci sono soltanto le pornotelefoniste e qualche bel monoscopio di una volta. Lei comunque è molto carina e riesce a rispondere: “Visto no, letto le cronache”. Al che lui:"Ah, appassionante. Un touchdown negli ultimi 39 secondi, hanno vinto i Giants di New York contro i Patriots che dire favoriti era poco: imbattuti, avevano vinto 18 partite di fila”. Acciderbola, un touchdown negli ultimi 39 secondi, queste sì che son notizie, Valter, ma a proposito: chi se ne frega? E tu saresti il gran comunicatore? In trenta righe ci comunichi che il sindaco di Roma passa il tempo a fare conferenze, guardarsi film vecchi e nuovi, e addirittura ha due ore notturne a disposizione per uno spettacolo da 'mmeregano deficiente come il Superbowl? Che per carità, ognuno ha le sue debolezze, ma sono debolezze, appunto. Nessuno ti chiede cosa guardi in casa tua, nelle ore piccole, ma preferiamo tutti pensarti mentre rifletti sul destino del Centrosinistra e studi delle analisi serie e circostanziate sulla situazione italiana, o al limite sfogli il piano regolatore. Che gusto ci provi nel distruggere anche le nostre fantasie? Solo per il gusto della metafora politica? Il PD come i Giants? Sul serio?
Se ti serviva una metafora, non potevi tirarla fuori da uno sport che noi italiani possiamo vedere in chiaro? Prendi il rugby, sabato c'era Italia-Eire, l'hai vista? Io con un occhio, ché l'altro lavorava. L'Italia partiva sfavorita, e all'inizio le ha pure prese, eppure ci ha creduto fino alla fine, non ha mollato mai, ha combattuto su ogni palla, su ogni metro, e sai una cosa? Alla fine ha perso! Ha perso! Ti ricorda qualcosa?
martedì 5 febbraio 2008
Masters of fotti-e-chiagni
Una cosa che farei, se avessi costanza, è istituire il premio chiagni-e-fotti della settimana. Quindici giorni fa il candidato unico era il povero Joseph Ratzinger, ingiustamente emarginato dai professori della Sapienza e costretto a riparare su una diretta domenicale in mondovisione; la settimana scorsa avrebbe vinto a man bassa Totò Cuffaro, anche lui arbitrariamente escluso da una trasmissione, anzi da un processo tv, (conta nulla che fosse stato invitato, e che avesse deciso di non presentarsi, che in quella trasmissione fosse dato ampio spazio a un compagno di partito che lo difendeva a testa alta, e che in Italia ci siano almeno altri 5 canali nazionali a cui Cuffaro può rivolgersi per replicare). Tutta gente a cui viene negato il sacrosanto diritto di esprimersi, insomma. E questa settimana? Beh, anche questa settimana un candidato ce l'avrei. Si tratta tuttavia di un pezzo grosso, un maestro del chiagniefotti, uno che ne ha insegnato l'arte un po' a tutti, insomma, qualcuno avrà capito che sto parlando proprio di Lui: lo Stato d'Israele. Ma non abbiate paura. Al massimo accendete i rivelatori di antisemitismo, vediamo se bippano e quanto.
Personalmente sono contrario al boicottaggio contro la Fiera del Libro di Torino, che ha invitato lo Stato d'Israele come ospite d'onore. Non per le motivazioni serie espresse qui e là sul Manifesto e la Stampa, che onestamente non mi sono neanche preso la briga di leggere. La distinzione, cara a Bertinotti e al suo Partito, tra Stato d'Israele e governo d'Israele, la capisco benissimo... ma purtroppo mi sono antipatici entrambi; non ho nulla contro gli scrittori israeliani, invece, molti dei quali sono senz'altro validissimi: io in effetti se fossi stato una Fiera del Libro avrei invitato loro, e non lo Stato che non rappresentano.
In generale, poi, l'idea di invitare uno Stato come ospite di onore mi fa sorridere – cos'è esattamente uno Stato? Come fa ad andare a Torino? Stavo pensando già di scriverci un raccontino buffo, con lo Stato d'Israele che sale sull'aereo, e dopo il decollo abbassa subito lo schienale sulle ginocchia della Giordania, ruba la bottiglietta d'acqua della Palestina, s'impossessa del bagaglio a mano del Libano, ecc. ecc.... poi mi sono reso conto che per essere obiettivo avrei dovuto anche far litigare gli altri passeggeri, con l'America che fa lo steward, la Nato in cabina di comando, e man mano che si allargava la metafora diventava sempre più pesante; non solo non avrei fatto ridere nessuno, ma in compenso sarei finito nell'homepage di qualche forum neonazista, o peggio ancora, da Rolli – alla larga.
Invece, leggendo Lia ho scoperto una cosa a cui i quotidiani non hanno dato molto risalto, mi pare (ma onestamente ho cercato poco), e cioè che fino a qualche mese fa l'ospite d'onore avrebbe dovuto essere l'Egitto. Per carità, l'idea dello Stato d'Egitto ospite d'onore mi fa sorridere quanto lo Stato d'Israele, tanto più che anche l'Egitto le sue belle magagne ce l'ha. Il punto è che dietro queste ospitate c'è tutta una dinamica diplomatica che ignoravo: qualche mese fa era stata l'Italia ad essere ospite d'onore alla fiera del Cairo. Lo scambio di favori era talmente implicito che sul sito della casa editrice istituzionale egiziana si parlava dell'Egitto come del “guest of honour in the Turin Book Fair 2008”. Ora, è vero che solo gli stupidi non cambiano idea, ma un voltafaccia internazionale è una cosa che potendo si dovrebbe evitare. Per noi probabilmente cambia poco, ma per gli egiziani (e per gli arabi in generale) no. Tanto più che il famoso anniversario della nascita d'Israele è una ricorrenza che divide più che unire – e continuerà a dividerci finché non ci sarà una vera pace, bisogna dirlo. Ecco, tirare un bidone allo Stato d'Egitto per fare posto allo Stato d'Israele non mi sembra un atto di pace. Piuttosto un atto di guerriglia... ma no, guerriglia è ancora parola troppo nobile, diciamo piuttosto guerretta, la guerricciola di chi confonde la pace con la pigrizia, e di conseguenza si adatta quasi sempre alla pace del più forte.
Detto questo – e guadagnata un'altra discreta quota di punti antisemitismo – ribadisco la mia posizione contraria al boicottaggio. Non per simpatia per gli scrittori – che mi dovrebbero essere simpatici o antipatici per le loro idee, e non per la scritta che hanno sul passaporto (vale per gli israeliani come per gli statunitensi e gli uruguagi). No, per un motivo più terra-terra: vorrei evitare l'effetto-Ratzinger. Per quel poco che conosco il Signor Israele, so che basterebbe un buu! di troppo per farlo stare davvero a casa. E da lì in poi il piagnisteo degli organi di stampa e tv contro la lobby islamo-fascista-de-sinistra che tresca con Ahmadinejad e impedisce al Sig. Israele di recarsi alle libere Fiere del Libro sarebbe intollerabile. Perché credetemi, il Papa e Cuffaro sono pagliacci al confronto. Nessuno fotte e chiagne come Mr. I. Per quel che mi riguarda, vada a Torino, si prenda il suo stand – e anche quello del Libano, già che c'è, giuro che non interverrò. Ho già guadagnato abbastanza punti antisemitismo per vincere un servizio di posate con il logo della Wehrmacht, cosa posso pretendere in più dalla vita?
domenica 3 febbraio 2008
giocando all'Italia
"Ciao, ti va di giocare?"
"Va bene, ma a che gioco?"
“Giochiamo all'Italia!”
“Va bene, allora io faccio lo Stronzo e tu il Fesso”.
“Perché tocca sempre a me fare il Fesso?”
“Perché ti viene naturale. Allora, facciamo che governo il Paese”.
“Ma non vale, sei uno stronzo! E rubi anche!”
“Allora faccio una legge che dice che si può rubare”.
“Ma poi la gente lo scopre e non vota più per te!”
“Mah, chissà. Comunque posso fare una legge per cui, anche se perdo le elezioni, chi le vince non riesce a governare!”
“Non riesco a crederci. Come fai ad essere così stronzo?”
“Mi viene naturale”.
[...]
“Comunque hai perso le elezioni! Tie'!”.
“Non ci credo, ricontiamo”.
“Riconta quello che vuoi, tanto hai perso! Hai perso!”
“Sì, ma di poco. È meglio che ci mettiamo a governare insieme”.
“Ma neanche per sogno, ho vinto io e governo io”.
“Vedrai che cadi tra una settimana”.
“E invece no”.
“Vedrai che cadi tra un mese”.
“E invece no”.
“Vedrai che cadi tra un anno”.
“E no, no, no... ops”.
“Aha! Lo vedi che sei caduto!”
“Ma non è colpa mia! La tua legge elettorale faceva schifo!”.
“Non mi frega niente, sei caduto. Rifacciamo le elezioni”.
“Aspetta! Se rifacciamo le elezioni con questa legge schifosa...”
“Vinco io, embè?”
“Ma anche se vinci, farai una fatica matta a governare, come l'ho fatta io”.
“E a te che te ne importa?”
“Ma aspetta, scusa, aspetta un momento! Troviamo un accordo! Facciamo una legge più seria. Così, dopo, se vinci tu...”
“Se vinco io...”
“...puoi governare per cinque anni senza cadere!”
“Non riesco a crederci. Come fai ad essere così fesso?”
“Mi viene naturale”.
venerdì 1 febbraio 2008
Il nome della r.
Ma io ce li vedo proprio, Tabacci e Baccini, ciclostilare di nascosto volantini inneggianti al Centrismo, contro la tirannide degli opposti estremismi. E se chiudo gli occhi mi sembra di verderli furtivi, mentre li appoggiano sulle balaustre delle facoltà universitarie, con tutto il coraggio degli umili di cuore.
E continuo a vederli anche mentre i biechi estremisti li torturano, "diteci i nomi dei vostri komplicen!", e loro silenti, irremovibili, con tutta la dignità della purezza, abbracciare l'addetto alla ghigliottina e ascendere al cielo dei martiri e degli operatori di pace. Ce li vedo alla grande, quei due.
Per cui non fate storie, il nome è proprio scelto bene.