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giovedì 27 novembre 2008

Meglio tardi che ancora più tardi

Che senso ha prendersela con Veltroni

26 luglio 2007
Da: Candy75

A: leonardo.blogspot.com

Ciao e complimenti per il blog! Va be', scommetto che te li fanno tutti.
È già da parecchio tempo che ti leggo, in realtà, ma non avevo mai osato scriverti. Oggi però il tuo pezzo su Veltroni mi ha fatto proprio incazzare – scusa, eh, ma si è appena candidato alle primarie e già sembra lanciata la gara a chi lo critica per primo. Una poi si chiede: dove finisce l'onestà intellettuale e dove comincia il semplice snobismo? Ecco, l'ho detto, ora mi sento più leggera.
Io non mi considero una veltroniana di ferro… anzi se vuoi saperlo il tuo pezzo mi ha fatto ridere, ci ho trovato dentro cose assolutamente vere… però mi chiedo: che senso ha prendersela con Veltroni oggi? Secondo me, con tutti i suoi difetti che hai descritto benissimo, resta il leader più carismatico che abbiamo a sinistra. E ne abbiamo davvero bisogno, dopo la depressione a cui ci ha portato Prodi. Ma se cominciamo già oggi a fargli le pulci, aiuto! Certo, l'autocritica è una buona cosa, ma se Veltroni davvero sfiderà Berlusconi avrà bisogno del sostegno di noi tutti. Compreso quello dei blog arguti e criticoni come il tuo. Spero di non averti annoiato, alla prossima.

***

16 aprile 2008
Da: Candy75

A: leonardo.blogspot.com

Ciao, non so se ti ricordi di me, sono una che ogni tanto ti scrive. Di solito quando la fai incazzare, come è successo oggi con l'ennesimo tuo pezzo anti-Veltroni – ma davvero pensi che la responsabilità della sconfitta sia tutta sua? Non è che stai semplicemente riversando tutta la tua frustrazione e la tua rabbia sul capro espiatorio più comodo in circolazione?

Io, te l'ho già scritto, non mi considero una veltroniana di ferro. Secondo me durante la campagna elettorale ha fatto molti errori… che poi tutto sommato sono quelli che hai scritto nel post. Però non riesco a capire che senso abbia prendersela con Veltroni oggi. Secondo me è controproducente. Le elezioni erano perse in partenza, ma almeno grazie a lui abbiamo avuto una speranza, e adesso abbiamo un nuovo partito tutto da inventare. Attaccare Veltroni in questo momento significa né più né meno abortire il PD. Che in fondo è proprio quello che desidererebbe Berlusconi, no? Scusa per lo sfogo, alla prossima.

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24 ottobre 2008
Da: Candy75

A: leonardo.blogspot.com

Ciao, indovina un po'. Sono quella che ti scrive e si lamenta ogni volta che scaracchi su Veltroni – no, ogni volta no, del resto lo fai continuamente. E sei anche bravo a farlo, ribadisco. Questa è la cosa che mi fa più rabbia: tanta arguzia e tanto acume, così sprecati. Per di più, ormai tirare a Veltroni è diventato uno sport nazionale. Eppure continuo a chiedermi che senso abbia prendersela con lui, che rimane pur sempre l'unica figura di riferimento di questo povero PD. O tu vedi qualcuno all'orizzonte in grado di prendere il suo posto? Secondo me no, non li vedi neanche tu. Ma allora, ti sembrerò paranoica, ma questa tua fissazione morbosa per gli errori di W. mi sembra che faccia soltanto il gioco di Berlusconi.


***
2 novembre 2009
Da: Candy75

A: leonardo.blogspot.com

Ciao, è da un po' che non ti scrivo. Oggi ho letto la tua ennesima bordata contro Veltroni – insomma, basta! Sembra che ti abbia fregato la fidanzata. È vero, il suo intervento al Congresso è stato piatto e deludente – ma non più della media degli interventi, lo hai ammesso anche tu. E allora che senso ha prendersela sempre e solo contro di lui? è davvero colpa sua se in questi mesi non siamo riusciti a trovare candidati più credibili per la Segreteria? Per quanto possa averci deluso, almeno Veltroni è un leader; i suoi avversari no. Un leader oggi deve possedere un volto universalmente conosciuto, e un carisma mediatico: sono doti che non si improvvisano in pochi mesi. Io non mi considero una veltroniana di ferro, ma da qui a desiderare la sua sostituzione col primo sconosciuto di passaggio, beh…

***

2 febbraio 2012
Da: Candy75

A: leonardo.blogspot.com

Ciao, ti ricordi di me? Sono la veltroniana che se la prendeva sempre per i tuoi pezzi… sai, oggi sono ricapitato sul tuo blog e mi sono fatta una ghignata. Certo che Veltroni è stato proprio una catastrofe!

Eppure, scusami, credo che non abbia senso prendersela con lui oggi. È vero, ha sbagliato tutte le frittate che poteva sbagliare, ma appunto, ormai le frittate sono fatte. Avremmo dovuto mandarlo a casa subito, nel 2008, e poi aprire subito un dibattito serio. Invece ci siamo lasciati bloccare da uno stupido timore reverenziale, abbiamo continuato a ripeterci che non vedevamo nessun altro leader finché tutti i potenziali leader non si sono bruciati. Se avessimo avuto più coraggio quattro anni fa, forse avremmo avuto il tempo necessario per far crescere un vero leader, carismatico, competente e tutto il resto. Ma non l'abbiamo fatto. E se non l'abbiamo fatto quattro anni fa, che senso ha anche solo parlarne a tre mesi dalle elezioni? In fondo, non è ancora detta l'ultima parola: Veltroni potrebbe persino vincere. Ma solo col sostegno di tutti - compreso quello dei blog arguti e criticoni come il tuo. Alla prossima. (Continua all'infinito, come gli incubi peggiori).

lunedì 24 novembre 2008

Italia sì, Italia no, la scuola anti-sisma

Se un Paese ha bisogno di emergenze

Leggevo l'altro giorno che l'emergenza criminalità è finita: meglio così, ma com'è potuto succedere? Facile. Quando Berlusconi ha vinto, i media a lui collegati hanno smesso di alimentarla, e rapidamente il resto dei tg e della carta stampata si è adeguato. Ladri e assassini non sono scomparsi, ma almeno la gente non ha più paura a uscire di casa. Bene.

Siccome comunque quotidiani e tg hanno spazio da riempire, ora si tratta ora di capire quale sarà la prossima emergenza. Il meteo suggeriva ovviamente l'emergenza maltempo, anche considerato che il terrorismo è out. Ma poi è caduto il soffitto di una scuola a Rivoli, per cui siamo passati direttamente all'emergenza sicurezza-nelle-scuole. Così abbiamo scoperto che una scuola su due non rispetta i criteri antisismici. Questo è abbastanza terrorizzante. Anche perché Bertolaso ha calcolato qualcosa come 4 miliardi di euro per metterle tutte in sicurezza: e ci vorrà del tempo. Nel frattempo? Nel frattempo c'è da sperare che un cane feroce morda un bambino, o che un sindacato di piloti faccia uno sciopero strano, o qualsiasi altro caso curioso attiri l'attenzione dei giornalisti, in modo che si parli d'altro e ci dimentichiamo per qualche anno del fatto che i nostri figli stanno frequentando edifici non antisismici.

Oppure... potremmo ragionarci su.
Quanto basta per renderci conto che i nostri bambini, una volta usciti dalle scule non antisisma, entrano in case o palestre o chiese altrettanto non antisisma. Che in generale le norme antisismiche in Italia sono poco rispettate, e questo senza dubbio un po' per cialtroneria, ma anche perché da noi i terremoti veramente pericolosi restano eventi abbastanza rari.

Rivoli, poi, non era nemmeno in una zona sismica. Quel soffitto è crollato dopo una vibrazione di troppo. La vibrazione era il rumore di una porta sbattuta da un colpo di vento. Non m'intendo d'ingegneria, ovviamente, ma a occhio mi sembra un caso di crollo da usura. Le scuole in effetti si usurano più rapidamente di tutti gli altri edifici che conoscete, tranne forse le stazioni dei treni. Perché sono molto frequentate (e da gente irrequieta).

Mi preme dire questo, perché di solito le emergenze hanno sempre questo difetto: portano confusione. L'usura degli edifici e i criteri antisismici sono due problemi diversi. Ora magari il governo stanzierà un bel malloppo per la messa in sicurezza di metà delle scuole italiane. Finalmente un po' di appalti, manna dal cielo per le imprese di costruzione che da qualche mese stanno a bocca asciutta. Qualcuno, vedrete, ci farà ottimi affari, a sud come a nord (a proposito, ma che fine ha fatto Lunardi?) La sinistra non potrà trovarci molto di sbagliato, perché c'è un punto dove la dottrina keynesiana e l'intrallazzo mafioso s'incontrano (dove sia questo punto esattamente non lo so, ma sicuro vicino ci hanno fatto uno svincolo dell'autostrada e un comodo centro congressi). E vedrete che presto o tardi anche l'emergenza terremoti-nelle-scuole sarà risolta: pagheremo caro, pagheremo tutto, ma alla fine avremo scuole antisismiche come i giapponesi. Forse non i nostri figli, ma i figli dei loro figli ci entreranno dentro.

E continueranno a farci la fine dei topi, perché il primo problema delle scuole italiane non è il terremoto, non è il terremoto, non è il terremoto. È l'usura. I ragazzi e i bambini che entrano nella scuola la consumano, un po' ogni giorno, finché la scuola non gli crolla sopra, o sotto. Quanto tempo riuscireste a vivere in una stanza 4x5 con altre 25 persone? I vostri figli ci passano cinque ore in media al giorno. Pensate che sia legale?

Magari siete andati a vederla e vi è parsa una scuola moderna, robusta, senz'altro l'architetto avrà tenuto conto degli ultimi criteri di.... palle. Palle. Le aule più moderne non sono comunque progettate per classi di trenta alunni. Ovvero, per la quantità di alunni che ospiteranno in media a partire dal prossimo anno scolastico, a causa dei tagli al personale previsti dalla riforma Gelmini.

Bertolaso non se n'è ancora accorto, oppure ha deciso che se ne lamenterà l'anno prossimo – non lo so – in ogni caso le cose stanno così: da settembre in poi la maggior parte delle aule sarà riempita oltre i limiti previsti dalle normative sulla sicurezza negli edifici pubblici. Ah, va da sé che se capitasse un terremoto, anche lieve, le probabilità di restare incastrati in una massa di ragazzini in preda al panico aumenterebbero. Anche se la scuola rispettasse tutti i criteri antisismici del mondo. 

sabato 22 novembre 2008

Blog Is Dead #378

And Spoons Are Not Feeling That Good Either

>Hey dude!

>What's up, doc?

>Been lookin' for U on Facebook but haven't found U

>Of course
>I guess I'm not there

>YOU'RE NOT ON FACEBOOK?

>No
>Is it serious, doc?

>Always thought of U as a kind of a geek
>on the internet 24/7


>In fact I already know so many ways to waste my time,
>So I don't think I need FB

>So what? Are U already on the next big thing?

>Well... no
>I'm just writing on my old blog actually.

>So... you're still into blogging

>Right.

>And what do you post? Videos? Podcasts?

>Text. Just plain text.

>TXT???

>Oh, sometimes I've got some pictures too.

>And you still have readers?

>More than ever, I have to say.

>But I heard the blog was dead.

>Oh yes, so many times.

>No, this time it's serious,
>I heard it was killed by facebook.


>Really? Didn't know.

>You need some updates, aint'you?

>Sad but true
>Please help me

>For instance
>Are you still using spoons?


>Yes, why
>Please, don't tell me spoon is dead

>Dead and buried

>Shit
>And the killer was?

>The corkscrew

>???
>I cant'understand
>Please explain

>Can't explain, you know how trends go.
>One day it's spoon, next day it's corkscrew


>But how can you eat soup with a corkscrew

>Of course you can't. Corkscrew is not for eating soup.
>Are you kiddin' me?


>Never.
>I'm going to throw away my spoons right now.
>But please, tell me more.

>Well, This is not 100% sure, but
>Have you got any umbrellas?


>Of course. Should I throw them away too?

>Yup.

>And replace them with?

>This ain't been fixed yet
>When I discover U'll be the 1st to know,
>I promise


>Can I suggest a sewing machine?

>What?
>Are you foolin'me? 


>Sorry,
>for a moment I thought I've caught how trends go

>You're a desperate case I guess
>I'm leaving now, someone's calling on my Intercom
>Bye

Bye

(Poor boy, still on Intercom
Nobody told him it was killed by Myspace)

mercoledì 19 novembre 2008

21st Century Schizoid Anchormen

Ciao, sono il tuo telegiornale delle Tredici!

La tua finestra sul mondo! Peccato che il mondo faccia schifo. No, sto scherzando, è tutto molto divertente.
Nei primi dieci minuti ci saranno interviste a dei politici presi per strada che si rimbeccano. Questo è molto noioso e non interessa effettivamente a nessuno, ma il Direttore sostiene che c'è una legge che lo costringe, e che comunque se un giorno sbagliasse il minutaggio licenzierebbero lui la moglie e i discendenti fino alla settima generazione. Ehi, sembra che a qualcuno sia successo davvero.

Apprezza almeno lo sforzo dei miei operatori: anche se i politici che parlano sono quasi sempre le stesse mezze calze, loro si sforzano di trovare ogni giorno un'inquadratura diversa. Così almeno ti mostriamo un po' di Città Eterna a ora di pranzo; e poi anche loro riescono più spontanei, più naturali. Le loro dichiarazioni sembrano estorte a forza dopo ore di pedinamenti, e questo se vuoi è paradossale, perché la loro mansione di Portavoce consiste appunto in questo: uscire da Montecitorio, sparare una cazzata anche breve che comunque noi taglieremo, e andarsene per i fatti loro. Bella vita, eh? No, in realtà dev'essere frustrante.

Ecco, finalmente siamo arrivati alla Cronaca, che poi è quello che c'interessa (anche se in realtà non ce ne frega niente). Dunque. C'è un tale in un quartiere di una città che ha ucciso un bambino. Pare gli sia saltato alla gola. L'assassino è uno straniero originario dell'... dell'Anatolia. Notizia tremenda, eh. C'è davvero da aver paura ad andare in giro, con tutte queste brutte facce... Stacco. Pare che in Italia ci sia un'emergenza razzismo. Lo dice una ricerca di un'università. Pazzesco, ma ti rendi conto! Il razzismo! In Italia! La ricerca dice che i mass media tendono a dare risalto ai crimini commessi da stranieri bla bla bla... a questo punto ti saresti già annoiato, quindi abbiamo montato sopra l'intervista a uno psicologo che l'anno scorso ha detto ai nostri microfoni che razzismo è brutto, razzismo non si fa.

Ok, e veniamo all'Orribile Processo. Di' la verità, cominciavi a temere che non ne avremmo parlato, eh? Oggi pare che l'Imputata Bionda abbia scambiato uno sguardo con l'Imputato Scuro. Forse era uno Sguardo d'Intesa, ma potrebbe anche essere uno Sguardo di Disapprovazione, in effetti l'unica sarebbe fartelo vedere, ma in quel momento il cameraman s'era distratto, comunque fidati. È tutto? Sì, perché le deposizioni erano noiosissime e noi non vogliamo farti cambiare canale, soprattutto adesso che tra tre minuti c'è la pubblicità. E quindi... beh, abbiamo pensato di approfondire mostrandoti la fila di gente che c'è fuori! Una fila di gente che vorrebbe entrare a vedere l'Orribile Processo, non lo trovi morboso? Abbiamo attaccato la dichiarazione di un vip che lo trova morboso. Oddio, vip... in realtà è un poeta di cui nessuno conosce un verso, ma ha una raccomandazione di ferro della Congregazione Opere Mariane. E poi abbiamo intervistato i vecchietti in fila. Sono sempre morbosi, i vecchietti.
No, in realtà mi stanno simpatici.

A questo punto, senza nessun preavviso, comincia lo spezzone preferito dai bambini e dalla quota cacciatori della Lega: gli animali! I nostri piccoli grandi amici! Purtroppo non riusciamo più a mostrarti l'orso Knut, si è mangiato gli ultimi tre cameramen che si sono avvicinati. Pensavamo di farti vedere un cucciolo di foca orfano allattato a biberon, ma all'ultimo momento c'è arrivata un'agenzia: in un quartiere di una città un bambino è stato morso alla gola da un cane! Sì, vabbè, povero bambino, ma soprattutto... povero cane! I cani, sapete, sono buoni di default, e se per caso a uno scappa di sgozzare un bambino, chissà che infanzia di privazioni e crudeltà si porta dietro. Poi i bambini, diciamolo, certe volte non sanno veramente trattare i cani. Schizzano da tutte le parti, li eccitano... vogliamo un po' parlare della responsabilità di chi non li addestra?

Sì, lo so, è la stessa notizia di prima. Ci siamo accorti che il tizio che mandava suoni gutturali era un “cane pastore dell'Anatolia”, embè? No, ma se tu leggi un'agenzia con scritto “pastore dell'Anatolia”, pensi prima a un cane o a una persona?
Come? Ma certo che funziona così:

straniero sgozza bambino = colpa straniero; 
cane sgozza bambino = colpa bambino. 

Lo trovi strano? Non è affatto strano. È molto semplice: nel consiglio di amministrazione abbiamo tre padroni di cani e nessuno straniero. Adesso però veniamo alle cose serie. Pubblicità.

Automobili, compagnie telefoniche che cercano di strapparsi i clienti esausti, banche che non hanno più nemmeno un soldo per pagare i figuranti ma t'implorano lo stesso di aprire un mutuo, pillolazze che assumi al primo acquazzone e poi non prendi più influenze fino al 2031; quindi se nei prossimi 23 anni un tipo interessante t'invitasse al ristorante... oh, ma andiamo, e ci credi pure? E la prossima volta cosa ti venderemo? La polverina che scioglie le calorie? Certo, come no, abbiamo brevettato una sostanza che infrange le leggi della Termodinamica e invece di usarla per possedere il mondo te la vendiamo sotto le feste di Natale a prezzi modici!

Fine del momento serio.
Costume e Società. Allarme dei medici: la gente prende troppi antibiotici! Ma ogni antibiotico non fa che selezionare un virus più forte, e andando avanti così tra qualche anno i virus vinceranno... chissà poi se era così interessante questa notizia, mah. Nel frattempo comunque ti abbiamo mostrato tre minuti di gente che starnutisce e tossisce sotto la pioggia e un sacco di pilloline dai colori sgargianti; speriamo che sia passato il messaggio giusto.

Poi c'è il super-mega-concorso che sta facendo perdere il sonno agli italiani, che spendono un sacco di soldi per vincere il super-mega-jack-pot. Abbiamo intervistato uno psicologo che dice di stare attenti, che uno rischia di perdersi tutti i risparmi, giocando a questo super-mega-concorso con il super-mega-jack-pot. Che sciocchi, eh, questi italiani che... ma ti ho già detto che c'è un super-mega-jack-pot? No, sai, non vorrei mai venir meno al dovere di cronaca. Dunque, dicevamo, mi raccomando, non dilapidate i vostri risparmi per vincere questo SUPER-MEGA-JACK-POT. Così lo vincerà qualcun altro. Magari proprio dal tabacchino sotto casa tua, perché chi lo sa, in fondo potrebbe avercela lui, la scheda che vince il SUPER-MEGA-JACK-POT.

E adesso che c'è... ah, già, modelle. C'è rimasta la marchetta alle ultime due case di moda importanti, poi se Dio vuole la stagione Autunnoinverno è finita. Siccome però notizie da abbinare agli outfit non ne abbiamo, pensavamo di risolvere anche stavolta il problema così: mostriamo solo le modelle più ossute e intervistiamo uno psicologo che dice che comunque l'anoressia è un problema legato alla famiglia. Quindi beccati altri due minuti di modelle ossute... Ehi, ma hai visto che bel pellicciotto quella lì... ah, è foca? Però. Proprio bella, eh. Certo, ne dovresti perdere di chili per entrarci. Però col nuovo prodotto che scioglie le calorie, chissà.

E questo è tutto. Ciao dal tuo Telegiornale, la tua finestra del mondo.
Sì, lo so, sono schizzato. E mi piaccio così.
No, non è vero, mi faccio schifo.

lunedì 17 novembre 2008

6-6-6, the number of the Beast

Non ci 6

Caro Ministro Gelmini, ho appreso che lei è contro l'ideologia del 6 politico. Siccome sono un insegnante, la cosa non può che farmi piacere. Caro Ministro, continui così.
Tenga duro. Ignori quella folla ipocrita di colleghi, studenti e sindacalisti che da due giorni non fa che chiedersi: “ma che c'entra il 6 politico?” Il 6 c'entra. Eccome se c'entra.

Perché è vero, sarà almeno da 39 anni che nessun istituto o università ne assegna uno. Sono anche molti anni che nessuno ha il coraggio o la sfacciataggine di chiederli. Eppure la diabolica tentazione di affibbiare un sei agli ignoranti senza più nemmeno interrogarli, risparmiando fegato e fatica... ebbene quella tentazione è sempre qui, presente in mezzo a noi, talvolta incarnata nelle forme più insospettabili.
A volte persino in circolari e testi di legge!

Le faccio un esempio, caro Ministro, tratto da un decreto che forse non ha letto (mica si può legger tutto nella vita), che all'articolo 3 comma 3 recitava:

Sono ammessi alla classe successiva, ovvero all'esame di Stato a conclusione del ciclo, gli studenti che hanno ottenuto un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline.

Queste due righe, lette a caldo, erano in grado di portare il panico in un qualunque consiglio di classe di terza media: infatti, per quanto i docenti vi s'ingegnassero di leggervi altro, il contenuto sembrava ben chiaro: chi prende un cinque ripete l'anno. Fine. Come, bastava un cinque? Un solo cinque? Sì. Dura lex, sed lex. Sed dura!

“Oddio, e chi li avverte i genitori, adesso?”
“Vuol dire che ne dobbiamo bocciare cinque, sei per classe? Su cinque classi fanno già una classe in più l'anno prossimo!”
“E dove li mettiamo, nel corridoio?”
“Non si può, lì ci fanno già gli allenamenti di atletica...”
“Ma no, cos'avete capito? Il DL non dice mica che dobbiamo bocciarne cinque o sei”.
“Ma veramente...”
“Leggete bene. Il DL non vi obbliga a bocciare nessuno. Vi chiede semplicemente di prendere i cinque e trasformarli in sei”.
“Come, tutto qui?”
“Certo che è tutto qui”.
“Ma in questo modo...”
“Il rendimento medio della scuola italiana migliorerà in un sol colpo, vedrete”.
“Ma non è giusto”.
“Vedrete le statistiche, l'anno prossimo! Saremo tutti più bravi di un punto secco”.
“Ma questo... è il sei politico”.
“Se intendi che è un sei introdotto dai politici, sì, in effetti possiamo chiamarlo così. Ma questa più che politica è economia: guarda cosa succede con le galere”.
“Che c'entrano le galere con le scuole?”
“C'entrano sempre. Se inasprisci le leggi e non costruisci galere, il risultato che ottieni è liberare detenuti per reati gravi per far posto a detenuti per reati leggeri. Allo stesso modo, se inasprisci la selezione scolastica ma non costruisci una sola aula in più, e non paghi un solo docente in più, puoi anche raccontarti che vuoi una scuola più selettiva; in realtà stai solo inaugurando un diplomificio per asini”.

Lo vede, Caro Ministro? Non importa cosa diciamo o facciamo per scacciarlo: il 6 politico è sempre in mezzo a noi. Per esempio, il sei politico si legge chiaramente tra le righe dell'articolo 3, comma 3, del Decreto Legge 137 del 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 204 del 1/9/2008, e firmato da Silvio Berlusconi (Presidente del Consiglio), Maria Stella Gelmini (Ministro della Pubblica Istruzione), Giulio Tremonti (Ministro dell'Economia) e Renato Brunetta (Ministro della Funzione Pubblica).
Lei comunque si dice contraria. Ne prendo atto.
Ne prenda atto anche lei.
Si levi di mezzo.

venerdì 14 novembre 2008

Questo è Intrattenimento

Se anche questa sera voglio stare a casa

Drin, drin
“Pronto, ma chi è?”
“Sono Arci, disturbo?”
“S-no, aspetta... solo un attimo... devo pausare... ecco”.
“Cos'è che devi fare?”
“Ma niente... stavo guardando una cosa sul... sul lettore. Dimmi”.
“Ma hai sentito di Genova?”
“Eh?”
Il processo! Hanno condannato quelli che sono entrati alle Diaz”.
“Ah, bene”.
“Ma bene un cazzo! Hanno preso solo i pesci piccoli! Tutti i graduati scagionati...”
“Ahi”.
“Io non ho parole. Non le ho più, veramente”.
“Eh”.
“E neanche tu, mi sembra”.
“Ma infatti cosa vuoi che ti dica, guarda... è uno schifo”.
“Altroché”.
“Ma mica da oggi”.
“Infatti io non ne posso più. Ne ho parlato anche con Aurelio. Te lo ricordi Aurelio”.
“Come no”.
“Lui dice che siamo a Vienna ormai. Il congresso, capisci?”
“Che congresso?”
“Il congresso di Vienna! 1814! La restaurazione in tutta Europa! È lì che siamo tornati!”
“Beh, in effetti”.
“Per cui lui sostiene che bisogna ripartire da lì”.
“Che in pratica vorrebbe dire...”
“Insomma, stiamo rifondando la Carboneria”.
“Tu e Aurelio”.
“Ti chiamavo infatti per sapere se ci volevi stare”.
“Eh?”
“Sta tranquillo, chiamo da un anonimo occultato. Comunque se ci stai d'ora in poi dovremo comunicare con un codice crittografico che...”
“Scusa, eh. Però non mi sembra una cosa seria questa. Cioè, mica si fonda in due o tre, la Carboneria”.
“Ah, ma non credere che all'inizio, nel 1814, fossero molti di più”.
“Sarà, ma comunque...”
“E anche in seguito, c'è poco da scherzare, sai? La prima generazione, tutti alla forca. Il carcere duro nei casi fortunati. Però da qualche parte bisogna pure iniziare. E allora, ci stai o no?”
“Ci devo pensare”.
“Balle. Sì o no, avanti. Non posso mica perder tempo, sto chiamando tutto l'indirizzario del duemilaetré”.
“Vedi, il punto è che ho tantissima roba da fare, tu non hai veramente idea di quanta”.
“Bravo, spezzati la schiena per Tremonti”.
“C'è questo mutuo maledetto che...”
“Bla bla bla”.
“E ho anche messo famiglia, sai”.
“E che futuro le prepari, ci stai pensando?”
“Arci, ma ti rendi conto? E' mezzanotte, sono qui sprofondato sul divano e tu mi telefoni per chiedermi di unirmi a una congiura e ti devo dire sì o no subito? Non posso pensarci almeno fino a domani?”

La mia generazione non è che abbia avuto tutte le fortune del mondo, eh, possiamo anche dirlo.
Certo, ad altri è andata pure peggio. Noi siamo pur sempre quelli troppo giovani per le pere e troppo vecchi per il crack. Non ci hanno nemmeno fatto respirare il ddt. In compenso siamo stati irradiati da tantissima televisione a colori che, si è scoperto in seguito, faceva male.
E si vede. Prendi un trentenne di successo a caso (uno dei 15 trentenni di successo di cui si fregia l'Italia): uno scrittore o politico o musicista o che ne so. Grattalo un po', e vedrai cosa salta fuori: Goldrake e Fonzie, Fonzie e Goldrake. Tutto qui? Quasi sempre tutto qui. Eppure.
Eppure, a furia di prendere sberle dalla Realtà, a un certo punto sembravamo esserci svegliati pure noi. E proprio quando cominciavamo a capire che il mondo aveva bisogno del nostro impegno. Proprio quando cominciavamo a sensibilizzarci, a responsabilizzarci, a organizzarci. Proprio quando ci apprestavamo a raccogliere il testimone dai quarantenni spossati, proprio quando sembrava giunta finalmente l'ora di uscire di casa...

“Se proprio insisti ti richiamo domani”.
“Oh, grazie. Adesso ciao, eh?”
“Ma senti. Cosa stai guardando?”
“Io? No, niente”.
“Come niente. Quando ti ho chiamato, hai detto che mettevi in pausa qualcosa”.
“Mah, sai, è una serie americana che ho scaricato”.
“Una serie?”
“Sì, è la quarta serie di un telefilm che... qui da noi in chiaro stanno ancora mandando la terza... devo dire che mi sta prendendo”.
“E di che parla?”
“Mah, è un gruppo di straordinari eroi che lotta per la salvezza del loro mondo, ma... detta così, suona ridicola”.
“Mentre invece...”
“Mentre invece ognuno di loro ha una storia molto incasinata, gli elementi fantastici sono finalizzati alla caratterizzazione psicologica, ci sono degli incastri narrativi particolarmente complessi, insomma è scritta davvero bene, certe volte ti viene l'invidia, davvero...”
“Ti sento molto entusiasta”.
“Beh, guarda, mi ero messo lì a guardare un episodio alle sette, e poi...”
“E' mezzanotte ormai”.
“Cacchio, vuol dire che sono qui sul divano immobile da cinque ore”.
“Non devi andare in bagno?”
“No. Anche perché non ho bevuto niente. Disidratato”.
“Gli americani sanno il fatto loro”.
“Ah, ma quando ti capita di vederla, capirai. Cioè, magari i primi due episodi ti sembra una stronzata. No, diciamo che fino a metà della prima serie è una stronzata. Ma poi....”
“Ti prende”.
“Se vuoi ti passo la prima serie, c'ho il cofanetto... comunque sul mulo trovi tutto, eh”.
“Grazie, ma non credo che avrò il tempo”.
“Ah già, dimenticavo, la Carboneria”.
“Sì, quella m'impegnerà molto, temo”.
“Allora mi richiami domani?”
“Forse”.
“Solo magari cerca di suonarmi verso le sette, perché dopo...”
“Non vuoi essere disturbato”.
“Mi mancano ancora sei episodi. Così dopo non ci penso più”.
“Ma dopo ne troverai un'altra”.
“Un'altra così? No, questa è davvero l'ultima”.
“Dici sempre così”.
“A domani allora, eh?”
“A domani”.

...Proprio quando sembravamo finalmente cresciuti, flop! Atterrarono in un colpo sui nostri salotti centinaia di serie americane, tutte meravigliose e intriganti, tutte più intelligenti di quanto non sembravano, tutte scaricabili gratis, tutte per noi. Direi che anche stavolta il Risorgimento è rimandato.

mercoledì 12 novembre 2008

Tollererete caro, tollererete tutto

Alla fine mi sono ricordato.
C'è un motivo per cui la visione di una frotta di fasci che invade una tv mi suona familiare. Ma certo. Il glorioso attacco di Forza Nuova ad Adel Smith, gennaio 2003! Una pagina gloriosa dell'eterna sfida tra il bene, il male e il ridicolo. Per dire, più o meno immediatamente dopo Lepanto viene l'attacco di Forza Nuova ad Adel Smith.
E dire che non se ne ricorda più nessuno. Me ne stavo scordando anch'io. Meglio ravvivare la Fiamma della Gloria con ciò che scrissi allora.

Tollerando tollerando

Ha ragione il Presidente
Galan: il Veneto è una regione tollerante. Fin troppo.

C’è un tale Adel Smith,
abruzzese di origini egizio-scozzesi convertitosi all’Islam, che sostiene di poter confutare la religione cristiana. Con una combriccola di amici (tra cui un ex brigatista, Massimo Zucchi) fonda un’associazione dal nome indovinato: Unione Musulmani d’Italia. Comincia con il chiedere la distruzione dell'affresco di San Petronio dove Maometto è dipinto tra le fiamme dell'inferno; diffonde volantini in cui considera la Comunione un "rito antropofago".
Pittoresco com’è, viene nominato da Bruno Vespa rappresentante televisivo dell’Islam italiano. E da lì in poi, ci si può immaginare come tutti i talk show politici non vedano l’ora di ospitarlo per tollerarlo un po’.

Quando arriva in Veneto, Adel Smith trova la gente molto ben disposta nei suoi confronti. “Qui sono tutti gentilissimi con noi”, dice, e c’è da credergli. Negli studi di Teleserenissima (Padova) ha un primo scontro a chi si tollera di più col leghista Pelanda.
Smith fa quel che può per dare una buona immagine di sé e dei Musulmani d’Italia: oltre a confutare come sempre la religione cattolica, annuncia che le torri gemelle sono state abbattute da Bush per darsi un tono, ecc.Vince lui, che si prende per primo un ceffone. Poi, certo, replica con calci e pugni, ma era stato l’altro a non tollerarlo per primo.

Fatto questo, Smith se ne poteva pure tornare in Abruzzo o dovunque. Invece riceve un invito da un'altra emittente locale, Telenuovo (Verona), caso mai qualcuno cominciasse a farsi dei dubbi sulla tolleranza dei veneti.
Poi è successo che per fatalità passassero di lì 23 valorosi attivisti di Forza Nuova.
Dico “valorosi” perché si sa, gli attivisti di Forza Nuova sono guerrieri con la testa sulle spalle e non attaccano mai se non sono sicuri di essere in una situazione, diciamo, di parità col nemico: dodici contro uno. Siccome Smith e il suo compare erano in due, ce ne sarebbero voluti 24, ma ne mancava uno. A questo punto qualcun altro si sarebbe tirato indietro, ma loro no: dando prova di una determinazione e di un coraggio fuori della norma, il manipolo di valorosi eroi si è fatto sotto il campanello di Teleserenissima. “Pronto, siamo di Forza Nuova, vorremmo irrompere in una vostra trasmissione in diretta, abbiamo anche ortaggi e uova marce”.

Anche in questo caso, l’atteggiamento del personale di Teleserenissima è stato improntato a una massima tolleranza e disponibilità al confronto: ai 23 valorosi eroi è stata mostrata la strada più breve verso lo studio dove stava parlando Adel Smith.
Il conduttore dapprima non ha mostrato, se proprio dobbiamo dirlo, quell’atteggiamento tollerante che ci si aspetterebbe da un operatore dell’informazione: per esempio, ha chiesto loro che non si coprissero il volto mentre si avvicinavano ai due musulmani d’Italia e iniziavano a pestarli. Ma poi si è ammansito, e alla fine ha caldamente consigliato ai valorosi di andarsene prima che arrivasse la polizia.

Tutto questo sabato. Nei giorni successivi scopriamo che questo match di tolleranza è solo il primo round della prossima campagna elettorale. Smith, infatti, dichiara che l’Unione Musulmani si candiderà alle elezioni; il segretario di Forza Nuova, dopo aver proposto una decorazione per i suoi valorosi, annuncia che i sei arrestati, "che difendono i valori della patria e del cattolicesimo" saranno
candidati a Treviso, altra città rinomata per la sua tolleranza nei confronti di tutti i cittadini, a partire dal primo.

Gli unici a non tollerare Smith, a quanto parte, sono i musulmani, che già dopo la prima serata a Porta a Porta lo avevano
cacciato fuori con infamia dalla moschea di Roma. “È un personaggio preoccupante, sedicente presidente di un’associazione che al massimo rappresenta 4-5 persone. La condanna per la sua aggressione non deve far dimenticare che è una figura che fa della provocazione la sua ragion d’essere” (Hamza Piccardo, segretario dell’Unione Comunità Islamiche, sulla Repubblica di domenica). “Siamo dispiaciuti. Dispiaciuti per la violenza inaccettabile… ma anche per la scelta fatta dai media di avvallare un’immagine dell’Islam, quella di Adel Smith, che non corrisponde al vero volto dell’Islam” (Hamdi Guerfi, Imam di Verona, sulla Repubblica di domenica).
Si vede che è gente arretrata, che non ha ancora capito il valore della moderna tolleranza.
Nel frattempo, Teleserenissima aveva già invitato Smith a un’altra serata. Giusto perché non si pensasse che Verona non lo tollera abbastanza.

E tutto questo, noi, lo tolleriamo.
Ma a volte mi chiedo se non tolleriamo un po’ troppo. (2003)


...Va bene, storie vecchie. Che senso ha riparlarne?
Il fatto è che se dovessi sintetizzare il dibattito politico italiano negli anni '00 con un episodio, probabilmente userei questo. Proprio perché non ha nulla di serio: finti musulmani si picchiavano con finti cattolici su emittenti televisive ridicole. I posteri diranno di noi che avevamo un'altissima soglia di tolleranza.

martedì 11 novembre 2008

Vabbe', ma di morte lenta

"Cosa volete, il morto?"

L'altro sera ho letto una scritta sul muro di un bagno: "agisci da prepotente e pensa da vittima". Ecco, credo che gli ideologi del Blocco Studentesco siano maturati in cessi simili.
Vuoi andare in testa al corteo ma non ti fanno passare? Agisci da prepotente: cìnghiali! Vedrai che se ne vanno.
Loro non se ne vanno? Chiamano i fratelli grandi e vi fanno un mazzo tanto? Pensa da vittima: ce l'hanno tutti con te perché sei fuori dal coro. E tu dal coro hai fermamente intenzione di star fuori! Almeno finché non te lo fanno dirigere.
Rai3 possiede un video che vi sputtana? Pensa da vittima: quelli vogliono fare le liste di proscrizione! Vogliono consegnare i vostri nomi e cognomi a quelli cattivi coi caschi che poi ci ammazzano. Agisci da prepotente: tutti in massa in via Teulada, dimostrazione di forza. Quando non c'è nessuno, perché altrimenti rischia di non venir bene, come dimostrazione di forza. 
Il risultato di questa tattica è interessante: più guai fanno, e più ci sono video con la loro faccia all'attenzione di giornalisti e magistratura. Più sono esposti, e più reagiscono. Più reagiscono e più sono esposti. In pratica si stanno spingendo a testa bassa in una tonnara di denunce.Va bene, sono ragazzini. Ma chi li spinge da dietro è un criminale - e non è Cossiga. Comunque non è nemmeno l'ultimo arrivato. 
Come finirà? Sarebbe bello che finisse in niente; purtroppo l'esperienza dice che questo tipo di cose finisce quando qualcuno si fa male davvero. Qualcuno chi? Chiunque può farsi male: un giovane di destra, uno di sinistra, un passante apolitico, un poliziotto o un carabiniere (magari uno giovane giovane e inesperto come quelli che furono lasciati in prima linea a Genova) La domanda che conclude il video del Blocco si può leggere in vari modi: Volete un morto? Se proprio v'interessa, ve lo procuriamo: ragazzini da mandare al macello se ne trovano agli angoli di strada. Voi guadagnate un pretesto per tirare un sipario sulla protesta studentesca, e il Blocco ci guadagna quel martire di cui ha un gran bisogno (mica possono continuare a riciclare il rogo di Primavalle, roba da Pleistocene).
A una tattica così suicida, come si reagisce? La prima regola è quella di sempre: non reagire alle provocazioni, mai, per nessun motivo. Se proprio vogliono un Caduto, se lo devono procurare da soli, cinghiamattandosi a morte.
La seconda regola ce la mostra il vecchio pazzo Cossiga, nostro Re Lear: parlare, parlare al vento. Può essere paranoia, o anche solo scaramanzia, ma se parlando di queste cose possiamo anche solo ridurre di un millesimo la possibilità che accadano, facciamolo. In tutti gli spazi dove possiamo dire qualcosa, diciamolo. Per esempio, se mi viene il sospetto che il governo mandi avanti i ragazzini fascisti nella speranza che un giorno o l'altro uno di loro faccia la fine di Placanica, pardon, la fine che doveva fare Placanica, io qui lo scrivo. Se poi non succede, sarò il primo a esserne felice. 
La terza regola: riderci sopra. Vogliono fare i martiri? Sommergiamoli di pernacchie. Coi ragazzini di solito funziona.

(E giu le mani dai Motörhead, pagliacci)

sabato 8 novembre 2008

...and Bigger Mouth strikes back

E poi ci vorrebbe una carrozzina in cima a una scalinata

Cossiga non poteva assolutamente consentire che Berlusconi avesse detto la cazzata della settimana.

"l'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita".

"Io aspetterei ancora un po' - continua Cossiga - e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di 'Bella ciao', devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti".

venerdì 7 novembre 2008

Fattore di protezione 50

Big Mouth strikes again
Se ci riflettete bene, la notizia non è che Berlusconi abbia fatto una gaffe internazionale. Ma voi ve la ricordate, l'incredibile stagione 2002/03?

Vi aiuto io. Ottobre 2002: Berlusconi comincia a scherzare sulle infedeltà della moglie di fronte a un perplesso premier danese, a cui spiega: “you don't know the history, I explain you later”. Luglio 2003: Berlusconi inaugura il semestre europeo offrendo a un eurodeputato tedesco un ruolo da kapò in un film in lavorazione. Mentre in Germania si parla di boicottare le località turistiche italiane, e Schroeder pretende scuse ufficiali, Berl. si scusa spiegando che da noi lo sterminio degli ebrei è classica materia da barzellette: come dire, se ho sbagliato non è colpa mia, ma di tutti e 58 i milioni. No, ma sul serio, grazie, Presidente. Nel settembre dello stesso anno esce un'intervista allo Spectator in cui elogia Mussolini, che mandava gli antifascisti a prendere il sole a Ventotene. Siete ancora sicuri che la notizia sia che Berlusconi ha fatto una gaffe?

Secondo me la notizia è che da un bel po' aveva smesso di farne. Perché sì, tirar giù un leggio durante un'orazione a Bush non è esattamente come fare le corna in una foto ufficiale dei premier europei. Sul serio, stavo quasi pensando di scriverci un pezzo su, uno di questi giorni: cos'è successo al più grande gaffeur europeo più o meno da Carlo Magno in poi? Ha imparato un minimo di savoir faire o è semplicemente stanco? E devo ammettere che in quanto blog un po' mi mancavano, le sue uscite pazzerelle. Uno rischia di concentrarsi sulle perle di Veltroni, e poi ti danno del disfattista. Ma allo stesso tempo ero sinceramente contento che non ne facesse più, perché il pezzo-satirico-sulla-gaffe-di-Berlusconi è davvero una che ormai hanno imparato a fare tutti e non diverte più nessuno. E invece guarda qui. Ha detto che Obama è abbronzato.
E adesso che si fa?
Si prende sul serio?

Ai bei tempi del '02/03, il ritmo delle gaffes presidenziali era così serrato che persino i meno dietrologi stavano cominciando a subodorare un complotto: come se a Berlusconi non scappassero, come se lui le sparasse deliberatamente. È il sistema più a buon mercato per restare sulla bocca di tutti per un paio di settimane, magari distogliendo l'attenzione da qualche altra questione più spinosa. Da questo punto di vista la gaffe berlusconiana è davvero un tranello insidioso, perché come fai a resistere? Ha dato dell'abbronzato a Obama. Puoi davvero far finta di niente? No, devi replicare. Però è impossibile replicare seriamente a una scemenza così. Alzare il tono è inevitabile. Lui ha detto una battuta da asilo (“mamma, il signore è abbronzato?”), e a Franceschini tocca dargli del razzista. Commettendo un prevedibile autogol, perché Berlusconi non è un razzista. O comunque non lo è per aver detto che Obama è abbronzato. Al massimo è un pessimo battutista, un gaffeur, ma il razzismo è un'altra cosa.

Per inciso, io quella battuta ogni tanto la faccio. È il privilegio di lavorare coi bambini; anche la più decrepita barzelletta ritrova un pubblico. In particolare, l'equivoco carnagione-abbronzatura è intrinsecamente divertente, almeno fino ai 12 anni. Se il bimbo nero è in classe, può servire a sdrammatizzare il problema, che esiste. Il problema è: un bimbo nero in una classe bianca spicca, come un chicco di caffè in una zuccherriera. Possiamo raccontarci che è uguale agli altri, ma l'occhio ti racconta un'altra cosa. Un nero è diverso da un bianco, il bambino lo sa e non vuole essere considerato razzista per questo. È una delle grandi evidenze della vita, sulle quali è opportuno scherzare. Alzare uno steccatino politically correct su un certo tipo di battute non servirebbe a niente.

Allo stesso modo, cosa significa che “non dovrei notare” che Obama è un nero, come ha scritto Facci ieri? Che razza di ipocrita devo diventare per non notare che il colore della sua pelle è tanto diverso dal mio? Obama appartiene a una minoranza di persone col colore della pelle sensibilmente più scuro di quello della maggioranza degli statunitensi e dei cittadini del mondo: la cosa è di un'evidenza palese e quindi ci si può anche raccontare una barzelletta su. E se la barzelletta è vecchia, criticheremo il comico perché la barzelletta è vecchia. Ma il razzismo è un'altra cosa. Comincia quando si associano a determinate caratteristiche fisiche degli stereotipi culturali e un'inferiorità morale. Berlusconi non ha detto che Obama è appena sceso dagli alberi, o che ha il ritmo nel sangue. Ha detto che è abbronzato. Non fa ridere. Questa è l'unica critica sensata che gli si potrebbe fare: Berlusconi ha la battuta moscia. Tipico dei cumenda con tanti yes-men al seguito. Però anche qui, attenzione. Quanta attenzione è riuscito a calamitare, con queste battute mosce? Ogni volta che ne fa una è come se s'invitasse a tavola in tutte le famiglie, ma guarda chi c'è, lo zio brianzolo che le spara sempre grosse, dai, versa il trebbiano, la sapete l'ultima su Hitler?

E allora, insomma, che si fa? Non ditemi, per favore, che bisogna ignorarlo: perché o ci mettiamo tutti d'accordo (e siamo milioni), oppure ci sarà sempre qualcuno come Franceschini che ci casca. Io ci ho pensato a lungo, sapete. E per quanto mi riguarda, ho stabilito così: ogni volta che Berlusconi ne dirà una delle sue, attirando l'attenzione su una semplice gaffe, io nel mio piccolo cercherò di riportarla su cose più importanti. Cose che magari ha detto lo stesso Berlusconi, prima o dopo la gaffe.

Per esempio, ieri mi risulta che abbia affermato questo:
"Non mi ero accorto che nella Finanziaria sono stati tolti 134 milioni alla scuola privata cattolica. Ammetto una mia colpa: cercheremo di non togliere i finanziamenti alla scuola cattolica: è una libertà per tutti".
Avete capito? Siamo liberi di pagare le tasse per finanziare ai cattolici le suore delle suorine. E stiamo ancora a discutere dell'abbronzatura di Obama?

mercoledì 5 novembre 2008

The Future's So Bright


Non è un Paese per Obama

Occorrerebbe essere musoni irriducibili per non essere contenti oggi, semplicemente, a prescindere da chi sia e da cosa farà di qui a due mesi questo Obama: intanto ha vinto, e un anno fa sembrava impossibile. Dico sempre che sarei felice di sbagliarmi: per una volta è davvero così. Sarà un grande presidente? Non è detto. Peraltro, non è nemmeno sicuro che l'America sia ancora la grande nazione di appena otto anni fa. Ma intanto Obama ha vinto. Essere razzisti, oggi, è ancora più cretino di quanto non lo fosse venti ore fa. Non basta questo, per essere contenti?

E questo ci deva bastare. Lasciamo perdere l'Italia, per una volta. Non perché non sia importante – ma oggi non c'entra quasi nulla. Ha ragione Cacciari: è patetico appicicare su Obama il simbolino di questo o quel partito italiano. Per essere più chiari: la vittoria di Obama è una cosa grandissima, ma non avvicina di un giorno solo la fine di Berlusconi e del Berlusconismo. Ha più a che vedere col giorno in cui vedremo Balotelli in nazionale. E col giorno in cui i cinesi di via Paolo Sarpi, se angariati, non chiameranno l'ambasciatore della Repubblica Popolare, ma il loro consigliere comunale eletto da loro – questi sono i regali che ci porta Obama. Per Veltroni, invece, niente. Ma non è neanche colpa sua.

Sì, senza dubbio non è l'Obama italiano. Lo abbiamo già detto: uno è giovane, l'altro no; uno infiamma le folle e l'altro no; uno è l'outsider, l'altro no... ma non è nemmeno questo il punto. Se anche avessimo un Obama italiano, non vincerebbe le elezioni, esattamente come Kobe Bryant trapiantato nell'Udinese non segnerebbe per forza un gol. La politica italiana e quella statunitense sono due sport diversi, con regole diverse. Diverso è persino lo scopo del gioco. Il voto americano è un Atto di Fede. Per quattro anni i cittadini americani crederanno in Obama, poi si vedrà. Il voto italiano è un attestato di appartenenza. Essere di sinistra o di destra, per noi è ormai un destino.

Ora ci racconteranno che Obama ha vinto conquistando il centro. È il solito modo di vedere l'America con lenti italiane. In un certo senso è vero, c'è un centro che Obama ha conquistato, ma non è quello a cui punterà Veltroni o il suo successore. Il centro che Obama ha fatto suo è una moltitudine di persone che non sono di sinistra o di destra perché, semplicemente, non hanno quasi mai votato. Ma queste moltitudini, in Italia, non ci sono. E questo non perché la politica italiana sia peggiore di quella americana, come opineranno gli opinionisti del provincialismo inestirpabile. Anzi: paradossalmente l'exploit di Obama in Italia è impensabile proprio perché noi andiamo a votare quasi tutti. Non c'è nessun ventre molle in cui affondare. Le parti sono fatte più o meno dal 1994: metà centro-sinistra, metà centro-destra. L'alternanza non la fanno i cosiddetti indecisi, ma i transfughi, le leggi elettorali in continua evoluzione, le composizioni e scomposizioni di alleanze e cespugli, e infine gli astensionisti (che spesso praticano un astensionismo consapevole e selettivo: rifondaroli delusi da D'Alema nel 2001, berlusconisti mosci nel 2006).

Il fatto che una democrazia iper-partecipata non sia per forza una buona democrazia è di un'evidenza che personalmente mi schianta. Ma è andata così: il dibattito politico si è sovrapposto alle rivalità tra comuni medievali e dinastie signorili; al punto che a vent'anni dalla fine ufficiale di tutte le ideologie ancora non si riesce a discutere di problemi concreti per più di una settimana tra cittadini, anche giovani, senza che tutto precipiti in un'astratta contesa tra Rossi o Neri. Forse è per questo che nella loro infinita saggezza i Padri Costituenti accollarono alla comunità le spese di gestione degli stadi, affinché la plebe potesse ivi menarsi unicamente per futili motivi, lasciando la politica a quelli che avessero tempo e pazienza per preoccuparsene seriamente; eppure non è bastato, anzi forse è stato controproducente: oggi le indicazioni di voto te le danno in curva. Nel frattempo mi è capitato di sentire degnissime persone mormorare: ma perché non facciamo votare soltanto i laureati? Ipotesi discutibile, ma per ora vorrei solo far notare come l'America di Obama stia percorrendo la strada nella direzione inversa. Forse ci troveremo in mezzo. Nel frattempo al candidato nero è bastato riempire qualche green perché intellettuali conservatori cominciassero a intravedere lo spettro delle adunate naziste.

Metafora per metafora, proviamo con l'economia: è come se Obama avesse lanciato un prodotto (la politica) in un mercato emergente, un Paese in cui il 40% dei potenziali clienti ancora non aveva bene idea di cosa fosse. Ma l'Italia è un mercato saturo, dove dal 1948 in poi il 90% degli italiani ha acquistato un partito, e da allora al massimo lo può cambiare ogni venti, dieci, cinque anni: come l'automobile, sì, più si va avanti e più vien voglia di disfarsene alla svelta. Il berlusconismo finirà soltanto quando non riuscirà più ad azzeccare un modello. Non è detto che ci voglia ancora molto: ma non si capisce perché la vittoria di Obama dovrebbe accorciare i tempi. In ogni caso è meglio farci trovare con un buon modello per quel giorno. Perché lo so, sembra impossibile, ma potrebbe anche essere domani.

lunedì 3 novembre 2008

Crossing Fingers All Around The World


Oggi ho pensato che se vincesse, costui, sarebbe una bella notizia. Certo, non la migliore notizia dell'anno, però...
Poi mi sono messo a pensare alle belle notizie che abbiamo ricevuto quest'anno, e sul serio, non me n'è venuta in mente neanche una. Neanche una.
E mi sono guardato. Io di solito quando mi guardo mi sorrido in faccia, però dovrei essere immortale per non farmi segnare qualche ruga da un anno così - voi?
Io poi stringo i denti, e faccio il mio dovere come tutti, ma non raccontiamocela: sta diventando dura. Ogni giorno di più.
Ma non mi sembra di chiedere qualcosa di eccezionale, palingenesi o rivoluzioni o cose così. Solo una buona notizia, ogni dieci cattive.

sabato 1 novembre 2008