15 settembre: Beata Vergine Maria addolorata.
Palermo |
Oh madonnina dei dolori,
quanti dolori avete voi...
Oh madonnina dei dolori,
adesso vi racconto i miei.
Siamo alla fine del Cinquecento, quasi Millesei, in un bosco di lecci in Abruzzo. Un pastore si volta e scopre, su una pietra, una raffigurazione della Madonna trafitta da sette spade. Il fatto che fino a quel momento nessuno ci avesse fatto caso fa già pensare al miracolo: comunque la pietra viene trasportata nella chiesa più vicina. Il mattino dopo, però, i pastori la trovano di nuovo lì. All'inizio pensano a uno scherzo, ma siccome la cosa continua a ripetersi, presto le autorità si arrendono al volere della Madonna, che evidentemente chiede che un santuario sia costruito proprio nel bosco. Questo tipo di miracoli non è affatto infrequente, e di solito viene elaborato per spiegare l'esistenza di un luogo di culto, in questo caso il santuario di Colli. Anche l'iconografia della Madonna trafitta non può più di tanto sorprendere: era già da tempo una delle patrone di Pescara. Però mi sembra una storia che meglio di altre illustra la devozione per la Madonna dei dolori: una cosa che appare all'improvviso anche se sembra esserci sempre stata, senza che nessuno sappia esattamente da dove viene. Una donna trafitta da sette spade non è un'immagine così usuale: qualcuno deve essersela inventata, in un certo momento e in un certo luogo: ma quando, e chi? Non si capisce. Alcune celebrazioni mariane sono il risultato di lunghi dibattiti dottrinali che coinvolgono scuole di intellettuali, finché la gerarchia non decide di pronunciarsi ufficialmente: è il caso dell'Immacolata, o dell'Assunzione, o della Madre di Dio. In altri casi potremmo dire che succede quasi il contrario: ci sono celebrazioni che restano in sordina per secoli, confinate in ambiti locali, che piano piano prendono piede senza che i teologi sappiano cosa pensare al riguardo: finché non arriviamo ai giorni nostri e nessuno veramente sa chi ha cominciato a venerare la Beata Vergine Maria Addolorata.
Le sette spade rappresentano sette momenti in cui Maria deve avere sperimentato un forte dolore. Sono tutte ferite morali, oggi diremmo psicologiche: del resto la questione del dolore della Madonna era teologicamente spinosa. Se consideriamo il dolore fisico come una conseguenza del peccato originale (Adamo ed Eva nell'Eden non lo provavano?), restava da stabilire se la Madonne fosse stata concepita col peccato originale o senza – una questione che si sarebbe trascinata fino al 1870. Ma mentre i teologi dibattevano, e le autorità esitavano a prendere una posizione, i pastori adoravano una Madonna trafitta già da secoli. Dei sette dolori si comincia in effetti a parlare a un certo punto del Basso Medioevo; all'inizio la spada è una sola, quella prevista dall'anziano profeta Simeone durante la presentazione di Gesù al Tempio. "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori", avverte Simeone prendendo in braccio il bambino: e rivolgendosi a Maria soggiunge: "Anche a te una spada trafiggerà l'anima". Dunque almeno di una spada si parla nel Vangelo, dei quattro, più attento alle vicende interiori di Maria. Le spade però diventano presto cinque nell'elaborazione dei misteri del Rosario (contrapposti a cinque "Gaudi", ovvero momenti in cui Maria era stata felice). Non è un caso che a diffondere questa preghiera siano soprattutto i domenicani, da sempre militanti nella fazione 'maculista', ovvero contrari al concetto di Immacolata Concezione, devoti a una Maria un po' più umana e sofferente di quella venerata ad esempio dai francescani. A investire maggiormente sull'icona di Maria sofferente sarà però il terzo grande ordine religioso nato nel XIII secolo, ovvero i Servi di Maria. Questi ultimi sarebbero stati fondati da un gruppo di devoti benestanti fiorentini, ritiratisi sul Monte Senario, che avrebbero ricevuto istruzioni in merito da un'apparizione della Madonna in lacrime (all'inizio si chiamavano Compagnia di Maria Addolorata). Nel loro stemma compaiono sette gigli che somigliano già a sette else di sette spade. Questa iconografia potrebbe avere ispirato qualcuno ad aumentare i misteri da cinque a sette, ma potrebbe essere stato il contrario: ovvero l'insistenza sui Sette Dolori potrebbe aver portato i cronisti a modellare la storia dell'Ordine affinché i primi fondatori risultassero esattamente sette – di loro non è che si sappia un granché: la diffusione dei Servi deve molto all'attività di un predicatore che proveniva dai domenicani, Pietro da Verona.
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CC BY-SA 4 |
L'idea di venerare una donna in quanto sofferente; di venerare la stessa sofferenza in forma di donna; se è esistito un culto del dolore nel mondo precristiano, è qualcosa che ha fatto perdere le sue tracce. Così questa festa un po' sottotraccia, che ai teologi secondo me non piace perché nasce dalla devozione popolare e confligge con dibattiti più importanti, è forse la festa mariana più originale, quella che ci spiega cos'è stato il cristianesimo per centinaia di generazioni di uomini e soprattutto di donne; una religione che metteva in primo piano il dolore, sia quello dell'uomo che quello della donna, su un piano quasi egualitario: a ogni ferita di Cristo ne corrisponde una nel cuore di Maria. È anche la celebrazione meno attuale, in un mondo dove il dolore è visto sempre di più come un errore da correggere – mentre alcune subculture che lo esaltano sono spesso portate avanti da donne.
A Whithorn, nel Galloway, insomma nella Scozia meridionale, c'è un rudere scoperchiato che potrebbe essere il primo edificio in muratura di tutta la Scozia. È quel che resta della Candida casa (in latino: "Bianca capanna"), un monastero sorto intorno alla prima chiesa scozzese, fatta costruire intorno al 397 dal protovescovo Ninian. Di lui ci parla Beda il Venerabile, vissuto quattro secoli dopo ma non era un contafrottole, prova ne è che non riferisce particolari miracoli: già solo avere eretto una chiesa in pietra in mezzo al Paese dei Pitti (chiamati così dai Romani per l'abitudine a dipingersi il volto e il corpo) era cosa encomiabile. Secondo Beda, Ninian era un britanno che aveva evangelizzato i Pitti, intitolando la prima diocesi scozzese al quasi coevo Martino di Tours; da questo asciutto resoconto gli agiografi successivi partiranno per ricamare una storia più elaborata in cui Ninian è figlio di un re cristiano che converte un re pagano, nonché discepolo di Martino che gli manda i suoi muratori di fiducia: si dà per scontato che i Pitti non sapessero mettere pietra su pietra. Gli storici però hanno la sensazione che questa primissima missione cristiana nelle terre oltre i valli romani abbia avuto un successo effimero; pesa sui Pitti la definizione che qualche decennio dopo affibbia loro San Patrizio d'Irlanda, ovvero "apostati". Il termine lascia intendere che qualcuno li avesse a un certo punto battezzati, ma che questa evangelizzazione fosse stata di breve durata. In ogni caso Ninian è riconosciuto e venerato come il primo vescovo scozzese; il monastero sorto intorno alla candida casa restò un importante centro culturale per tutto il medioevo e fu abbandonato soltanto dopo la riforma protestante.
17 settembre: Santa Ildegarda di Bingen (1098-1179), badessa, scrittrice, compositrice, mistica, teologa, botanica, diagnosta, naturopata, crittografa, mi sarò anche dimenticato qualcosa
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