Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

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giovedì 8 maggio 2025

Se rifletti con attenzione su quello che sta succedendo, probabilmente sei un po' antisemita

Pssst, sionista...

– Eh? Chi è? C'è un antisemita anche qui?

Sei solo in casa, sionista.

– Chi è? Chi parla? 

Sono la tua coscienza.

– Ancora tu, ma basta.

Hai paura della tua coscienza?

– Ultimamente fai dei discorsi strani.

Ti ricordi quanti abitanti faceva la Striscia, due anni fa?

– Leggi troppo Haaretz, la devi piantare.

Circa due milioni.

– Ah. 

Circa due milioni. 

– Ehi, ma hai sentito? C'è stato un diverbio in un ristorante di Napoli.

La maggior parte vive ancora lì, ma i rifornimenti sono bloccati da quaranta giorni.

– È terribile questa cosa, no?

Quale cosa?

– Che abbiano cacciato dei clienti da un ristorante di Napoli! Solo perché erano sionisti! È forse un crimine il sionismo?

Cosa succede a più di un milione di persone accumulate in un campo profughi sotto i bombardamenti se per un mese non entra più cibo?

– Senti, ho capito cosa vuoi intendere. È terribile, terribile. Netanyahu sta proprio esagerando, lo dice anche la Segre. 

Ah, ecco.

– Ma è tutta colpa di Hamas! Perché non rilascia gli ostaggi! 

Non ci credi davvero.

– E tu che ne sai, in cosa credo. 

Ti ricordi un solo caso in cui un commando terrorista ha preso degli ostaggi e chi li voleva indietro ha reagito bombardandolo?

– Beh...

Intensivamente?

– Dunque...

Per due anni?

– Così su due piedi...

Più megatoni che in tutta la seconda guerra mondiale?

– In circostanze straordinarie...

E stop ai rifornimenti?

– ...misure straordinarie.

Per favore, rispondi direttamente almeno a una domanda. Almeno a una.

– Spara.

Se tu avessi un prigioniero, e non avessi quasi più cibo, sfameresti tuo figlio o il prigioniero?

– Stai cercando di giustificare il comportamento di Hamas?

È il comportamento umano.

– Hamas non è umano! Il sette ottobre! bambini decapitati!

Ti è chiaro che se ci sono ancora ostaggi vivi, e sottolineo se, Netanyahu li sta facendo morire di fame?

– È terribile. È terribile. Netanyahu sta esagerando. Ma...

Ma?

– Non ci sono alternative, capisci? 

– Hamas durante la tregua ha liberato decine di prigionieri.

– Non ci sono alternative!

Non ci sono alternative allo scambio di prigionieri?

– Ma insomma cosa vuoi da me. Ho già detto che Netanyahu ha esagerato, da parte mia è un pronunciamento coraggioso. Quando tutto sarà finito, spero che se ne terrà conto.

Quando "tutto sarà finito?"

– Dio, non vedo l'ora.

Non vedi l'ora "che sia finito"... cosa?

– Questa cosa orribile! Non finisce mai, è estenuante.

Questa cosa orribile, come possiamo chiamarla?

– Questa... questa guerra.

Questo massacro.

– Netanyahu sta esagerando.

Questo genocidio?

– Vergognati a farti venire in mente quella parola!

E come pensi che dovrà finire?

– È una parola sacra per me. Vorrei che tu almeno rispettassi la mia...

Stai aspettando che muoiano tutti? È questo che intendi, quando dici "quando tutto sarà finito"?

Non ci sono alternative! Se almeno gli egiziani se li fossero presi, ma...

Quando "tutto sarà finito", ti sentirai sollevato?

– Certo che mi sentirò sollevato.

E non ti sentirai colpevole.

– Colpevole? Io? Di cosa? È stata Hamas. 

E gli egiziani.

 – E Netanyahu. Ha veramente esagerato. L'ho detto anche prima. L'ho detto in pubblico, esistono le prove. Ho preso le distanze.

Quindi non vedi l'ora che siano tutti morti, dopodiché darai la colpa a chi dava gli ordini. 

Ma si può sapere che cazzo vuoi, oh! Ma chi ti manda?

Ehi, sionista...

– Sì? Sono un sionista, e allora?

Ti ricordi quanti abitanti faceva la Striscia, due anni fa?

– Ma non ti spegni mai tu?

– Circa due milioni.

– Sei un antisemita, sai.

– Sono la tua coscienza, come posso essere antisemita?

– Non lo so. Ancestrali sensi di colpa, non m'interessa. A questo punto devo scegliere. 

– O il sionismo o la coscienza.

– Israele ha diritto di difendersi.

– Dalla propria coscienza.

– Precisamente. Ti ricordi quello che disse Coso.

– Israele sarà uno Stato come gli altri quando avremo ladri come tutti gli altri.

– Ecco.

– Quindi anche assassini come tutti gli altri.

– Anche, sì.

– Stragisti come tutti gli altri.

– Può capitare.

– Così insomma, per sentirsi "uno Stato come gli altri" Israele deve dimostrarsi in grado di poter massacrare un intero popolo...

– La vuoi piantare di saltare alle conclusioni.

– Sono la tua coscienza.

– Sei insopportabile.

– Non posso darti pace.

– Devo difendermi da te.

– Devi difenderti da te stesso.

– Maledetti antisemiti, sono dappertutto, dappertutto.

– Dovresti spegnere tutti gli specchi.

– Hai sentito quel che è successo a Napoli, è una vergogna.

martedì 6 maggio 2025

La sirena di Sennara

La sirena di Zennor. 
6 maggio: Santa Sennara (VI secolo)

Partorire in generale non è semplice, ma forse non è mai stato difficile come per Santa Sennara, o Asenora, o Azenor, madre di San Budoc. Figlia del re di Brest, secondo una cronaca quattrocentesca sposò un feudatario che non doveva riservarle particolari attenzioni, dato che quando lei si trovò incinta la accusò di adulterio (ispirato dalla di lei matrigna), e la gettò nella Manica dentro una botte. 

Ora, questo è evidentemente un topos. (O un tropo. Gli americani a un certo punto hanno iniziato a dire tropo al posto di topos e ormai non c'è più modo di fermarli). I più sgamati avranno già in mente l'antecedente più illustre: Acrisio re di Argo, dopo essere stato informato dall'oracolo di Delfi che un suo eventuale nipotino lo avrebbe inevitabilmente ucciso, rinchiude la figlia Danae in una torre. Danae riesce comunque a restare incinta (potrebbe essere stato Zeus, trasformatosi in pioggia dorata; o il più plausibile zio Preto), e Acrisio la abbandona in mare in una cassa inchiodata. Vero è che in questa versione il piccolo Perseo, rinchiuso nella cassa con la madre, era già nato; ma quando finalmente approdano sulla spiaggia di Serifo, e un principe apre la cassa, è come se venisse al mondo di nuovo. Sennara invece partorisce in mare e approda con il figlioletto Budoc a Zennor, sulla punta estrema della Cornovaglia (proprio come Brest sta sull'estremità della Bretagna). È uno di quei luoghi in cui ti sembra finisca il mondo – come a Sagres, a Finisterre, o a Leuca – il che seleziona un certo tipo di abitanti. D.H. Lawrence ci andò ad abitare con la giovane moglie nel 1915, e forse perché amavano passeggiare nei pressi del promontorio, furono accusati dal controspionaggio di fare segnalazioni agli U-Boot: per quale altro motivo un buon borghese avrebbe dovuto trovarsi lì? Così lo fecero sloggiare – non prima che terminasse la stesura di Woman In Love. La leggenda potrebbe appartenere a un antichissimo sostrato indeuropeo, oppure essere arrivata nel medioevo per via letteraria: in ogni caso in Gran Bretagna ha lasciato al segno, di partorienti in zattera (o barile) ce n'è più d'una: così ad esempio viene alla luce Kentigern di Glasgow. La leggenda potrebbe essere nata per esorcizzare un ricordo traumatico: un'antica punizione per le donne adultere?    

Invece di diventare un guerriero eroico come Perseo, Budoc si farà monaco e poi tornerà in Bretagna a fare il vescovo. Sennara invece proseguirà per l'Irlanda dove si guadagnerà da vivere come lavandaia, ma dopo la morte sarà venerata in Bretagna dalle puerpere, che quando hanno poco latte vanno a bere dal pozzo santo di Languengar, nella parrocchia di Santa Sennara. In Cornovaglia viceversa è invocata dai pescatori. Zennor è l'ultimo toponimo inglese in ordine alfabetico, ma sappiamo che qualche secolo fa si chiamava Saint Senara. Secondo gli storici però fino al 1200 il santo venerato a Zennor era chiamato "Sanctus Sinar") ed era quindi di sesso maschile. Se le cose non fossero già abbastanza ambigue, la scultura più famosa del paese è una sirena intagliata sul fianco di un palco in legno di quercia. Non un granché dal punto di vista strettamente artistico, ma raffigurazioni così antiche di sirene in Cornovaglia non ci sono. Forse nemmeno in tutta l'Inghilterra. Il palco è quel che resta di un mobilio completamente scomparso dove probabilmente venivano ritratte altre creature marine; un'iconografia folkloristica che alla fine dell'Ottocento doveva sembrare davvero poco consona a un luogo di culto cristiano, e quindi fu rimossa. La sirena però è resistita, per un qualche motivo. Sembra spuntare dalle acque e porta con sé uno specchio ovale, come talvolta accade nei quadri ad Afrodite

La leggenda che ha ispirato non è molto originale. Nella chiesa di Saint Sennara ogni tanto si univa al coro una signora bionda e pallida, dalla voce particolarmente educata. Nessuno sapeva da dove venisse e come mai, anno dopo anno, non sembrava invecchiare. Quando il migliore corista di Zennor, Mathey Trewella, scomparve misteriosamente, qualcuno ricordò di averlo visto seguire la signora dopo la funzione religiosa; forse era curioso di capire dove abitasse. La signora non si fece più viva, ma qualche tempo dopo gli abitanti di Zennor sentirono parlare di una sirena che in una baia poco lontana era emersa per chiedere al capitano di una nave di rimuovere per favore l'ancora, che le ostruiva la porta di casa e le impediva di "prepararsi per andare a messa". (Il capitano, ipnotizzato dall'apparizione, aveva subito obbedito). Dedussero che si trattava della stessa signora pallida che ogni tanto veniva a unirsi al coro, e rabbrividirono perché, a differenza del capitano, erano pescatori da generazioni e sapevano che le sirene portano sfortuna. 

Sennara dunque è sia la madre che partorisce in mare, sia la figlia che nasce sulla spiaggia. O il figlio: non ha tutta questa importanza. L'importante è che a monte di questa leggenda, qualcuno si sia salvato da un naufragio: una donna in fuga, o il suo neonato. Questo ha commosso i principi, i pescatori e i contafrottole, e migliaia di anni dopo ancora ce lo raccontiamo: e pattugliamo i mari, perché succeda ancora. 

domenica 4 maggio 2025

Giaculatoria per il tunnel del San Gottardo

5 maggio: San Gottardo di Hildesheim, monaco, vescovo, tunnel

San Gottardo, per quanto sia in ritardo,
ti invoco antico amico,
proteggimi da tutto
dalla febbre, dalla podagra, dall'idropisia, 
ma soprattutto
finisca presto questa galleria
che mi circonda,
che mi sprofonda,
sedici chilometri
nessuna luce in fondo,
pietà di me.

Tu che ubbidisti a Enrico il Litigioso,
Proteggimi Gottardo
dal camionista stanco e rancoroso,
dagli assassini in Audi,
e dagli hondisti in banco
che sfidano i monsoni con destrezza
per spiaccicarsi contro un parabrezza
come mosconi,
uomo di Dio
fa che non sia mai il parabrezza mio.

Che non sia io
l'uomo che scappa sopra quel cartello
verso il rifugio 
che è ventilato separatamente
affinché il fuoco 
non mi raggiunga incenerendo me
la mia famiglia
com'è successo pure quella volta
nel monte Bianco,
o San Gottardo,
io non lo scordo
ogni volta che entro in un traforo,
per svago o per lavoro,
vedo le fiamme il fumo
alzo la radio canta Robert Scott
come una volta a Albenga
che tamponammo in trenta 
in coda in galleria 
baby please don't go
baby blease don't go
into that big black hole
you know I love you so 
baby please

Metti la radio leggono Dϋrrenmatt
Maledett

Tu che proteggi dalla grandine, Gottardo
abbia riguardo per la mia
carrozzeria,
tu che invocato aiuti donne a partorire,
aiutami ad uscire
da questo ventre buio, eterno, scuro.
Lo giuro
non sfiderò più gli inferi stradali
per sempre starò fuori dai trafori.
Prenderò il treno
o il valico come da ragazzino:
vedevo la lancetta dell'acqua andare su
ma io di più,
vedevo già le vacche pascolar,
facevo un pieno a Bar
Cenisio,
ah io vorrei tornarci anche solo per un dì,
invece eccomi qui
intubato nel profondo.

O porco mondo,
perché ci fai così, ci agiti invano,
in viaggi vani,
in van non adeguati,
in vani agguati,
perché non stiamo sempre dove stiamo,
perché viaggiamo,
voliamo traforiamo svalichiamo
tracciando piste in cielo e sotto i monti,
fetenti Fetonti,
e non ci accontentiamo,
di un monastero in Svevia.

Gottardo che nascesti in Passavia,
fammi pussare via.
Tu che portasti in Svevia la riforma di Cluny,
portami fuori di qui,
e ti sarò grato,
dirò per te un rosario all'autogrill,
ma senza fare il pieno,
perché lì costa tutto in modo assurdo,
O San Gottardo.

sabato 3 maggio 2025

Per il sesso chiedere ai genitori

Altri tempi
[Questo pezzo è uscito sul Manifesto del primo maggio. Ne ha parlato anche Nicola Ghittoni, che ringrazio, in Morning, il podcast del Post].

Al ministro dell’Istruzione e del Merito, decisamente, piacciono le riforme a costo zero. Anche ieri, quando ha annunciato che gli studenti potranno accedere all’educazione sessuale-affettiva soltanto previo consenso scritto dei genitori, non ci ha dato una vera e propria notizia: non esiste infatti al momento, nelle scuole italiane, un vero e proprio corso di educazione sessuale e/o affettiva. Le scuole che si attrezzano in questo senso, di solito lo fanno grazie all’interessamento di insegnanti e dirigenti, in una situazione in cui non sempre ci si può rivolgere agli esperti più autorevoli; così che per cautelarsi molto spesso ai genitori viene già chiesto una firma. Insomma Valditara ha annunciato che le cose cambieranno… per restare più o meno come sono. Inoltre agli studenti che non potranno accedere all’educazione sessuale dovrà essere garantito un insegnamento alternativo, il che avrebbe perfettamente senso se il Ministero stanziasse qualche fondo per questo insegnamento: ma in questo caso non si tratterebbe più di una riforma a costo zero. Ai dirigenti insomma il ministro ha fornito un motivo in più, economico, per evitare questo tipo di iniziative; e se qualche insegnante si ostinerà a invitare sessuologi o operatori del consultorio, i ragazzi non autorizzati finiranno in biblioteca a guardare un film con un supplente. 

Tanto basta perché l’associazione Pro Vita & Famiglia annunci un “passo storico contro il gender nelle scuole”: dopo anni di incessante lobbying dovrebbero essere i primi ad ammettere di non aver ottenuto un granché, ma rispetto al resto dell’Europa è comunque tanto. Come ci aveva fatto notare l’Unesco già dal 2023, gli altri Paesi UE a non riconoscere un corso obbligatorio di sessualità e affettività sono Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania. Questo malgrado già nel 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia segnalato l’importanza dell’educazione affettiva nella prevenzione delle violenze di genere. Nessuno ritiene che trascorrere qualche ora a parlare di sentimenti e contraccettivi risolva tutti i problemi, ma la scuola è il presidio sociale dove i ragazzi almeno possono scoprire di averne. Tanto più in un periodo in cui le autorità sanitarie segnalano un aumento allarmante di infezioni sessualmente trasmissibili che parte proprio dai giovani, e che non si fatica a collegare con il declinante uso dei profilattici. 

In questa, come in altre occasioni, il governo esprime la sua idea di una società divisa in compartimenti stagni, primo dei quali è la famiglia: solo ai capifamiglia spetterebbe il diritto di disporre della salute e del comportamento sessuale dei propri figli. Il fatto che i figli frequentino comunque le stesse scuole degli altri cittadini è visto come un disturbo; se proprio la scuola pubblica non si riesce a smantellare, non resta che ostacolarla con più burocrazia possibile, trasformando gli insegnanti più volonterosi in segretari costretti a sollecitare e raccogliere consensi firmati. Quando poi i capofamiglia diventano troppo aggressivi, la risposta del governo è la repressione: per cui non è così paradossale che nella stessa conferenza stampa Valditara abbia annunciato pene più aspre per chi picchia i prof. 

Malgrado tutto questo la scuola funziona, e continua a mettere di fianco ragazzi di estrazioni sociali e culture diversissime. Persino in biblioteca, dove a guardare un film assieme si ritroveranno i figli dei cattolici terrorizzati dal “gender” e i figli dei genitori musulmani ugualmente sospettosi nei confronti dell’affettività e sessualità occidentale. Magari scopriranno di avere molte più cose in comune: proprio come i loro genitori, in un certo senso. Forse saranno i genitori, a quel punto, a rimpiangere quelle ore mancate di educazione affettiva. E sessuale.

venerdì 2 maggio 2025

Uccidere gli schiavi non era reato

2 maggio: Santi Espero, Zoe, Ciriaco e Teodulo, un'intera famiglia martire in Attalia, II secolo

È bella la Panfilia, ci sono stato. 

Questo gruppo di martiri costituisce un nucleo famigliare: Ciriaco e Teodulo erano i figli di Espero e Zoe. A differenza della maggior parte dei martiri dei primi secoli, la condanna a morte non è attribuita a un imperatore o a un suo delegato, ma al padrone di casa, un tale Cato o Catlo (Catullo?), possidente di origine romana impiantato in Panfilia: del resto erano suoi schiavi. Il cristianesimo si stava diffondendo in tutte le classi sociali, e il suo messaggio egalitario doveva essere particolarmente apprezzato tra gli schiavi. Ciriaco e Teodulo, in occasione della nascita di un figlio del padrone non accettano di partecipare ai festeggiamenti mangiando cibo che sospettano consacrato alla Dea Fortuna, molto venerata nella casa. Catlo glielo ordina, loro disobbediscono; Catlo li fa torturare, loro non cedono. Decide infine di chiuderli nella fornace insieme ai genitori, come i tre ragazzi del libro di Daniele. Ma a differenza che nella Bibbia, i quattro non escono più sani e belli che mai: vengono probabilmente inceneriti, ma la Chiesa ne ricorda il sacrificio. È un ricordo stringato, conservato nei sinassari bizantini, privo di miracoli che attenuino l'orrore dei fatti. Il che ci porta più facilmente a domandarci: può essere successo davvero? 

La prima risposta, istintiva è: no. Le agiografie sono tutte più o meno leggendarie, perché questa dovrebbe dire la verità? Semplicemente perché non contiene nessun dettaglio favoloso o miracolistico, e non coinvolge nemmeno qualche celebrità come Decio o Diocleziano? Non è lo stesso supplizio – la classica fornace – già abbastanza favolosa, perché suvvia: chi è che si sbarazzerebbe così non di uno, ma di quattro schiavi di proprietà? Una famiglia mediamente benestante poteva permettersene appena uno. Disfarsi di due ragazzi nel fiore degli anni equivaleva a dar fuoco a una proprietà immobile. Bisogna essere pazzi per farlo volontariamente, ma è appunto questo il problema: i pazzi pur troppo li abbiamo da che mondo e mondo. La dimostrazione è a portata di clic ormai. Faccio l'esperimento, digito "family killed by a landlord". Come può indovinare chi è abituato a fare ricerche simili, il primo risultato è localizzato in Florida. Per qualche motivo, che avrà a che fare con l'antropologia ma anche con l'abilità dei cronisti del luogo nell'indicizzare i propri contenuti, la Florida è sempre in cima ai risultati della cronaca nera. Non so in tutto il mondo quanti padroni di casa abbiano bruciato nel camino i resti di una famiglia di quattro membri negli ultimi anni, ma sicuramente è successo a Pasco County nel giugno scorso. E ora immaginiamo lo storico che si porrà lo stesso problema, tra mille anni, che noi ci poniamo nei confronti di Catlo: può essere esistito un mostro del genere? Per qualche motivo credo che si farà meno dubbi lui, di quanti me ne sono fatto io. 

Da un punto di vista strettamente legale, Catlo non doveva temere nessun procedimento nei suoi confronti; nel secondo secolo il testo di riferimento per quanto riguardava gli omicidi era la lex Cornelia varata da Silla nell'82 a. C., che in effetti colpiva i padroni che uccidevano gli schiavi, ma solo per ingiusta causa. La disobbedienza di Ciriaco e Teodulo al padrone era una causa già sufficiente. Non è chiaro se anche i genitori avessero disobbedito, ma anche in questo caso è difficile immaginare che un uomo libero avrebbe denunciato Catlo. L'unica consolazione che restava ai compagni schiavi era ricordare i quattro caduti, consegnando i loro nomi alla Storia: e ce l'hanno fatta, ne stiamo parlando ancora quasi duemila anni dopo. Il cristianesimo si è diffuso anche per questo motivo: dava agli schiavi una possibilità di esprimersi, di dare un nome a sé stessi e ai propri martiri. 

(Il terzo risultato che mi dà Google è Joseph Czuba, un settantatreenne di Planfield, Illinois, condannato per aver ucciso un bambino di 6 anni di origine palestinese, Wadee Alfayoumi, e per aver ferito sua madre, Hanan Shaheen. Il duplice accoltellamento è avvenuto il 14 ottobre del 2023: com'è stato appurato dal processo, Czuba era sconvolto per le notizie che arrivavano dalla Palestina. Gran parte di queste notizie, lo sappiamo, erano false o grottescamente esagerate. Wadee è stato colpito 27 volte. Ricordo il suo nome).

mercoledì 30 aprile 2025

Dalle stalle al sacro soglio

30 aprile: San Pio V (1504-1572), pontefice e inquisitore

C'è chi scambia la democrazia per una semplice questione di pari opportunità: ovvero l'importante è che a tutti sia data la possibilità di comandare, dopodiché vediamo chi se la merita – qualcuno ci crede davvero a questa cosa, non sono tutti lacchè del potente di turno (o impiegati nella sua Fondazione), qualcuno è in buona fede. A costoro bisogna purtroppo far notare che sono proprio gli umili, appena gli dai tutto il potere, a usarlo in modo più feroce: che se il Novecento è stato il secolo terribile che è stato, ciò è successo proprio perché una maggior mobilità sociale ha consentito di raggiungere posizioni di potere a gente che in altri periodi storici non avrebbe conosciuto altro destino che zappare la terra: i genitori di Stalin erano contadini, quelli di Mao pure (anche se forse se la cavavano un po' meglio), il padre di Mussolini era un fabbro, quello di Hitler un doganiere. In altri secoli il fenomeno era meno osservabile, ma già evidente: Pio V ad esempio (al secolo Antonio Ghislieri, nato a Bosco Marengo, oggi provincia di Alessandria) era di famiglia umilissima, anche se in seguito pensò di nobilitarsi acquisendo lo stemma nobiliare di un'omonima casata bolognese decaduta ma nobile: nel sedicesimo secolo nessuno ancora rivendicava di venire dalla campagna. Eppure furono soltanto le sue facoltà intellettuali e la sua voglia di studiare a consentirgli di trovare protettori e sponsor che gli permisero di fare carriera nei frati domenicani, all'università di Pavia e poi nell'Inquisizione: finché dopo aver patito qualche incomprensione col papa Pio IV che lo aveva mandato a fare il vescovo a Mondovì, non riuscì a farsi eleggere suo successore al conclave del 1566. 

Ghisleri partecipò al conclave quasi per caso: l'ostilità di Pio IV era ormai evidente. Forse a trattenerlo a Roma fu davvero la notizia che i mobili che aveva spedito a Mondovì erano andati perduti; inoltre lo stato di salute non era tale da raccomandargli di mettersi in strada, e così scelse di restare a Roma a suo rischio e pericolo: dopodiché ad ammalarsi e morire fu il papa, e Ghisleri entrò in conclave benché malaticcio: che molto spesso è un vantaggio. In quel momento gli tornò utile il dossier che da decenni stava raccogliendo su uno dei cardinali più papabili, il cardinal Morone, vescovo di Modena e più illustre rappresentante di una fazione che, se non cercava il dialogo coi protestanti, perlomeno non riteneva necessario imprigionarli e torturarli; e per questo motivo era stato lui stesso prima espulso dall'Inquisizione e poi imprigionato, durante il pontificato di Paolo IV – un papa talmente intransigente che anche Ghisileri in quel periodo aveva rischiato di cadere in disgrazia. Alla morte di Paolo IV Morone era stato riabilitato, al punto che Pio IV lo aveva inviato a Trento a dirigere le ultime sessioni del concilio. Si trattava dunque di un ottimo candidato al Soglio, che dopo due pontificati molto intransigenti avrebbe potuto dare una svolta dialogante, tanto più che il lungo processo intentato contro di lui si era risolto con una completa assoluzione che ne metteva nero su bianco la condotta integerrima, eppure... eppure in qualche armadio doveva esserci ancora uno scheletro; Ghisleri lo aveva trovato e al momento giusto probabilmente lo usò. (Non sappiamo di cosa si trattasse: a quel punto i conclave si facevano sul serio a porte chiuse, tuttora se ci sono verbali vengono bruciati). Un altro grande papabile era ovviamente Carlo Borromeo. Filippo di Spagna lo spingeva apertamente; ma Carlo preferiva regnare a Milano che diventare una pedina degli spagnoli a Roma; fu lui a proporre Ghisleri. Tra i due c'era stima e concordanza di vedute, eppure all'inizio la nomina sembrò un ripiego; il cardinale aveva una brutta cera, tipica dei papi di transizione. Dopo l'incoronazione, come a volte accade, la salute migliorò. Non fu comunque un papato lungo: appena otto anni. Ma si può dire che lasciarono il segno. 

Oltre a scomunicare la regina Elisabetta, spronare il re di Spagna e la regina di Scozia all'invasione dell'Inghilterra, il re di Francia a farla finita con gli Ugonotti, l'imperatore a una maggiore intransigenza coi luterani, il re di Sicilia a eliminare i Valdesi di Calabria, Pio V sciolse la confraternita degli Umiliati e decise di confinare gli ebrei di Roma in un quartiere che sul modello veneziano prese il nome di ghetto, obbligandoli ad ascoltare regolarmente le prediche dei suoi confratelli domenicani: una tortura che secondo i suoi disegni avrebbe presto portato alla conversione dell'intera comunità (e in effetti è difficile capire come non sia successo: se non è la prova dell'esistenza di un Dio, diciamo che è un forte indizio in tal senso). Ma il massimo successo nella sua carriera di fomentatore di stragi religiose è sicuramente la battaglia navale di Lepanto del 1571, da lui fortemente voluta anche se bisogna riconoscergli che l'espansionismo ottomano nel Mediterraneo era una minaccia reale. Siccome all'indomani della vittoria l'ammiraglio genovese Andrea Doria se ne attribuiva il merito grazie alla sua finta ritirata – mentre per i veneziani non era stata affatto una finta – Pio V risolse la questione attribuendo il merito della vittoria all'intercessione della Madonna e ai fedeli che l'avevano sollecitata in tal senso con la preghiera più efficace, forse perché la più assillante: la mitragliatrice delle preghiere, il Santo Rosario. Un po' di gloria ricadde comunque su di lui, tanto che quando morì, l'anno successivo, a causa di una prostatite che forse trovava indecente curarsi, cominciò a spargersi la voce che fosse un santo. Il che non era affatto scontato, anzi, dopo il secolo IX i papi venerati come santi erano piuttosto rari; il più recente, Celestino V, era morto quasi trecento anni prima ed era comunque un papa piuttosto irregolare. Anche dopo Ghisleri, per trovare un papa canonizzato dobbiamo aspettare Pio X, già nel secolo scorso (Pio IX per ora è soltanto beato). Su di lui si raccontavano miracoli che gli agiografi moderni omettono, o registrano con un certo fastidio, eppure per secoli furono discretamente popolari. Il più famoso era il crocefisso avvelenato; un non precisato eretico infatti aveva ben pensato di avvelenare i piedi del crocefisso a cui Pio V rivolgeva le preghiere della sera, ben sapendo che dopo la preghiera era solito dargli un bacetto. Doveva trattarsi di un eretico veramente esperto della vita privata del papa, un eretico che aveva le chiavi di camera sua, insomma non è difficile capire perché la Bibliotheca Sanctorum, dopo aver dedicato a Pio V quattro fitte pagine, ammette l'episodio soltanto alla voce iconografia, senza spiegarci quando sia successo e chi sia il mandante. Comunque la leggenda dice che il crocefisso, piuttosto di avvelenare il Santo Padre, avrebbe spostato i piedi: e quindi se trovate un quadro in cui un pontefice cerca di dare un bacino a un crocefisso coi piedi storti, non potete sbagliarvi: anche il quadro che ho riportato qua sopra, che sembra fatto da un'AI, invece è un Giovanni Capretti originale, di inizio Settecento. 

L'episodio riecheggia alla lontana l'attentato di cui fu vittima Borromeo a Milano. E come nel caso di Borromeo, bisogna ammettere che isolare il mandante è abbastanza difficile. Avrebbe potuto essere chiunque, un protestante o un cardinale estromesso dai giochi o un ebreo inferocito perché costretto ad ascoltare le prediche dei domenicani. Un turco, un ugonotto, un umiliato, Pio V aveva nemici in tutte le direzioni, e non se ne curava. Era figlio di pastori piemontesi e non faceva sconti a nessuno.

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