Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

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martedì 23 settembre 2025

Una buona giornata


Io penso che ieri sia stata una buona giornata, come non ne ricordavo da anni. Se non tutto è andato per il verso giusto... – e non mi riferisco alle solite vetrine rotte, e ai piagnistei che sembrano derivarne e invece sono già pronti nei cassetti degli editorialisti. Se non tutto è andato per il verso giusto – mi riferisco piuttosto alla mia Cgil, che ha anticipato lo sciopero di due giorni, e nel comparto scuola ha suggerito di andare a lavorare con un "nastrino nero", dimostrando di non aver capito quello che sta succedendo nel Paese – ebbene anche queste storture si sono rivelate un vantaggio: è stato uno sciopero dal basso; è partito dai portuali e ha contagiato i trasporti; non aveva dalla sua parte nessun sindacato importante, nessun partito, nessun organo di stampa. Solo un po' di giornalisti che non ne possono più, un po' studenti che non ne possono più; e il risultato è che hanno chiuso anche i negozi. Potremmo dire che è stato uno sciopero apolitico – qualcuno lo dirà: ma è anche stato lo sciopero più politico da anni a questa parte, quello che ha individuato una priorità e la ribadirà finché sindacati, partiti e governo non ne prenderanno atto: c'è un genocidio in corso e non siamo d'accordo. 

Il genocidio continuerà? Molto probabilmente, e non voglio nemmeno suggerire che 'quel che potevamo fare l'abbiamo fatto', perché potevamo e possiamo fare senz'altro qualcosa di più. Qualcuno obietta ancora che più che salvare i palestinesi, qui si sta cercando di salvare la propria anima; c'è del vero, ma non è poi una cosa da buttar via, l'anima. Di fronte a un bivio che ormai non si poteva fingere di non vedere, tra la legge del più forte e l'umanità, una parte dei lavoratori italiani ha scelto l'umanità: non era scontato e fa tutta la differenza. Non sarà la maggioranza, ma è una parte troppo grande perché si possa nascondere sotto il tappeto; perché si possa liquidare come la solita squadra di teppisti in stazione. È abbastanza grande per reggere la repressione che verrà (perché verrà: questo governo lurido non aspetta altro; da anni lucidano i manganelli con le leggi speciali), per ridersela dei giornali che i sionisti finanziano e che nessuno più legge; per chiamare il bluff di soggetti politici inesistenti (Sinistra per Israele, batti un colpo); per ricordare a tutti che ci ricorderemo di tutto. Ci aspettano anni difficili, ma Gaza non sarà dimenticata. Chi accusa manifestanti e attivisti della Flotilla di ingenuità, dovrebbe prima accettare di aver peccato di un'ingenuità ben maggiore, fingendo di non vedere un assedio decennale e una carestia programmata. Chi accusa questo o quel personaggio di protagonismo, si guardi allo specchio, e accetti questa cosa: che il più esibizionista tra gli attivisti palestinesi – il più ingenuo, il più miope, il più scemo, ha comunque capito di più di tutti i sedicenti amici di Israele che con le loro lingue melliflue hanno aiutato Israele a scavarsi quella buca radioattiva in cui si sta seppellendo. 

Chi ha passato anni a sostenere che non era un massacro, anzi sì, poteva essere definito un massacro, ma non un genocidio, oppure ecco sì, in effetti cominciava a sembrare un genocidio, ma la responsabilità era tutta di Hamas, anche se certo Netanyahu qualche responsabilità l'aveva, ma soltanto lui, Israele essendo l'unica-democrazia-del-medio-oriente e l'Idf l'esercito-più-morale-del-mondo, e quindi a ben vedere era tutta colpa di Netanyahu, ma comunque Francesca Albanese esagerava, e inoltre in un ristorante di Napoli qualcuno aveva trattato male dei turisti... ecco, chi ha passato anni a nascondersi dietro foglie di fico che erano impalpabili sin dall'inizio, ha di che innervosirsi e minacciare. È troppo tardi: anche per loro si trattava di scegliere tra Israele e l'umanità; hanno scelto la strada più corta e redditizia nei tempi brevi, ma sappiamo tutti dove sbucheranno – si rilassino, non ci fermeremo certo ad aspettarli. Sono finiti: hanno assistito alla più grave catastrofe umanitaria della loro vita tifando per i carnefici: nessuno potrà più credere in loro, nemmeno loro credono più a sé stessi. Si dice che il tempo è galantuomo: è più un auspicio che un dato acquisito, e fino a ieri mattina non ci stavo credendo più di tanto. Oggi sì. E magari mi sbaglio. Potreste anche abbatterci tutti, ma mi guardo intorno e vedo Enzo Iacchetti, vedo Antonella Clerici, insomma il campo è veramente molto vasto. Resisteremo. Non tutti, ma qualcosa resterà. 

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