E la chiamano intelligence
La guerra dopo un po’ stanca, francamente, e io già da qualche tempo se titolano di ospedali e moschee bombardate non leggo oltre.
Ma qualche tempo fa (una settimana? Due? La guerra logora il senso del tempo) mi era capitato di drizzare le antenne per via di una notizia un po’ incongrua: avevo letto da qualche parte di commandos americani “esperti in dialetti arabi” circolanti su suolo afgano, che sobillavano alla rivolta.
Poteva anche trattarsi di una notizia confortante: vedete? Per noi non sono solo bersagli mobili, ma anche persone da persuadere. Peccato che gli afgani, non essendo arabi, non parlino alcun tipo di dialetto arabo…
Un errore, d’accordo. Speriamo almeno che l’abbia fatto il giornalista italiano, non il generale americano.
Purtroppo è un errore verosimile. Gli statunitensi, gli anglofoni in generale, hanno sempre sottovalutato il problema linguistico.
Un esempio banale: avete mai ciattato con un americano? (Avanti, su, senza pudori). Se siete bravini difficilmente si accorgerà che non siete anglofono. Ma se glielo dite, è probabile che non si senta nemmeno obbligato a farvi i complimenti per come maneggiate bene la sua lingua – per lui è naturale.
Oppure vi farà una domanda, che potreste trovare buffa, ma che per lui è del tutto ragionevole: vi chiederà se per caso non vi stiate aiutando con un traduttore automatico.
I traduttori automatici su internet… Beh, non voglio essere cattivo (e sì che potrei). In un certo senso (un senso molto pragmatico, molto anglosassone) possono essere utili. Ma non sono capaci di tradurre un testo. E forse non lo saranno mai – se qualcuno ha qualche dubbio, venga a farsi una risata qui.
Certe volte mi chiedo se gli anglosassoni si rendano conto dell’irriducibile complessità del linguaggio. Ho la sensazione che molti di loro il problema sia molto più semplice. C’è un testo in una lingua straniera? Pigia il tasto – ecco, tradotto.
D’accordo, questo è l’uomo della strada (o di internet, che è quasi lo stesso). I dirigenti, i consulenti, gli uomini dell’esercito e dell’Intelligence sapranno il fatto loro, o no? Beh, per adesso la CIA cerca esperti di arabo (e il pashtun?).
È una vera e propria emergenza linguistica, ed è un po’ preoccupante. Io a dire il vero qualche dubbio ce l’avevo già ai tempi di Echelon, vi ricordate? Circolavano su internet le famose paroline-chiave intercettabili, cose come “jihad”, “cocaine”, “Hackers”, etc.. Tutto molto plausibile: ma se uno per complottare scegliesse un’altra lingua e un altro alfabeto, che so, l’arabo? Ce l’ha il traduttore, Echelon? Ed è un traduttore automatico? Come quello di Google? Siamo a posto.
Insomma, il gendarme del mondo sa parlare ai suoi sottoposti? Non è una domanda da poco! La chiamano intelligence; ma che intelligenza è se non conosce neanche le lingue? (L'intelligenza è nulla senza la cultura...) Alla fine, tutto quello che le riesce di ‘intelligente’ è il classico bombardamento: e pazienza poi se si becca un ospizio – sì, stavolta era un ospizio. Vittime? Non si sa, non si capisce. Con quei barbari è impossibile comunicare. Non parlano inglese.
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