("Ma alla fine ce l'hai ancora quel blog?")
Col tempo si esce sempre meno, ci si perde di vista, ma per fortuna c’è settembre. A me capita ancora di incontrare più persone in settembre che in tutto il resto dell’anno, e per i soliti motivi: festival e matrimoni, matrimoni e festival. Praticamente alcune persone le vedo soltanto di settembre. Almeno così le cose da raccontarsi non mancano, direte voi.
Sarà. Ma da qualche settembre in qua la gente che incontro fa una smorfia strana. Loro non se ne accorgono, io sì. Non sono paranoico: semplicemente riesco a leggere le smorfie. È un potere terribile, da cui derivano grandi sbattimenti di coglioni. Insomma, Caro Amico, non ti vedo da un pezzo, ho voglia di dire anche solo due stronzate, ma mentre mi avvicino riesco a vedere la tua faccia congestionata in quella smorfia di terrore che conosco troppo bene. Dunque sono diventato un mostro? Anche peggio.
Sono diventato un blog.
E quella smorfia, la riconoscerei tra mille, quella smorfia sta dicendo: “Oddio! Eccolo qui! Ed è da sei mesi che non lo leggo!”
E poi dice: “Se ne accorgerà di sicuro… non c’è niente che io possa fare… si sta avvicinando… qualsiasi argomento mi tradirà… il campionato? Dove sei andato quest’estate? Il riscaldamento globale? Le winx? Potrebbe avere scritto un post su qualsiasi cosa… maledizione! Ciao, Leonardo, come stai? Ti vedo in forma, eeeeh?”
Grazie, sì, sono abbastanza in forma, ma non sono così sfigato. E non riesco a capire, davvero, come puoi pensare che io lo sia diventato.
Perché io non ho mai interrogato nessuno sui contenuti del mio blog. Non ho mai preteso che uno lo frequentasse abitualmente. Non ho mai tolto il saluto a qualcuno che non aveva letto un mio pezzo. È chiaro che se uno viene e legge mi fa piacere. Ma questo non significa che chi non viene mi faccia una dispiacere. In un giorno ci sono molte cose più importanti, e alcune sono persino più interessanti, per cui no, non dovete nemmeno giustificarvi: c’è chi legge i blog e chi non li legge. Se non li leggete potete essere miei amici ugualmente.
Siamo persone adulte. Abbiamo tutti le nostre economie di tempo e spazio. Se dieci anni fa mi avete spedito una cartolina, può darsi che io l’abbia sbattuta via. E voi invece non mi leggete il blog, ecco, siamo pari.
Questa non è falsa modestia. Anzi. Io ho una opinione molto alta di quello che faccio (soprattutto in rapporto a quanto ci guadagno). Diciamo che mi considero una specie di artista. E allora? Se incontrate in giro un amico pittore, non vi chiederà immediatamente se avete ammirato il suo ultimo quadro. Sarebbe piuttosto penoso. Se un vostro amico fa lo scrittore, non vi interrogherà sull’ultimo libro che ha scritto. Al massimo ve ne regala una copia, e morta lì. Io scrivo gratis – è come se le copie ve le regalassi in continuazione – ma il fatto che il mio medium sia molto accessibile non significa che voi dobbiate accedervi per forza, solo perché siete miei amici o conoscenti. E rilassatevi un po’.
Direte che questo pezzo è inutile, dato che si rivolge a persone che non mi leggono. Già.
Ma a un certo punto ho pensato: magari non è colpa mia. Io non ho mai fatto pressione su nessun amico o conoscente. Mai. Ho sempre fatto finta di niente, anche ai limiti dell’ipocrisia. Però questo sono io. Magari ci sono altri blogger che invece stressano i parenti e i vicini di casa. Magari sono loro che accreditano nel mondo l’immagine del blogger sfigato e brufoloso che implora attenzione. E io, siccome condivido la stessa interfaccia, devo condividere anche la loro sfiga, e i loro brufoli. E non mi pare giusto. Per questo motivo ho approfittato dell'ultima notte tempestosa per trafugare la salma di Donna Letizia, riattivando mediante scosse elettriche il suo encefalogramma, le ho esposto il mio problema e le ho chiesto di redigere una prima traccia del
MANUALE DEL BLOGGER GENTILUOMO IN SOCIETA'
Premessa:
Probabilmente non è che l'ennesimo diario adolescenziale inutile, ma il vostro blog potrebbe anche essere molto importante.
Il vostro blog potrebbe essere l’unica opera letteraria interessante del XXI secolo. Potrebbe fondare partiti, oppure abbatterli tutti e cambiare il corso della Repubblica Italiana in bene, in male o così/così. Dal vostro blog potrebbe scaturire il Manifesto destinato a rivoluzionare il cinema italiano, o la musica italiana, o la numismatica di San Marino. Il vostro blog potrebbe dimostrare inoppugnabilmente che Bin Laden è vivo, morto, o entrambe le cose. Il vostro blog potrebbe riscattare la vostra mediocre esistenza di impiegato/webmaster/ministro della giustizia. Il vostro blog potrebbe essere l’unica ragione della vostra vita. Potrebbe esserlo. Ma quando siete in società non ha importanza.
Quando siete in società, il vostro blog non sarà per voi che un hobby innocuo. C’è chi ha il pollice verde, chi suona il sassofono. Voi avete un blog. Tutto lì. Ne consegue che:
1. Il blogger gentiluomo non parla mai per primo del suo blog.
Mai. Questa è la regola aurea, da cui tutte le altre discendono. Se invece di un blog suonassi un sassofono, non interverrei in una discussione dicendo “Ciao, io suono il sassofono, mi hai mai ascoltato? Vuoi ascoltarmi?”, perché dimostrerei di essere sfigato ai limiti della mitomania. Ed avere un blog non significa essere sfigati ai limiti della mitomania. Non ancora.
2. Il blogger gentiluomo non parla mai per primo del suo blog, nemmeno se la discussione verte esattamente sull’argomento di cui ha scritto la mattina stessa. Perché i casi sono due: o nessuno vi ha letto (e a questo punto è meglio lasciar perdere), oppure vi hanno letto e preferiscono non commentare nemmeno le sciocchezze che avete scritto: e dovete solo ringraziarli.
3. Il blogger gentiluomo parlerà del suo blog soltanto se qualcun altro prima di lui è stato così poco gentiluomo da citarlo esplicitamente (es. “ho apprezzato veramente il tuo post sui lavavetri”, vs. “il tuo thread sui lavavetri è una rivoltante incubatrice di postfascismo”): e ne parlerà col tono distante e autodenigratorio di un lord inglese che accenni alla sua passione per il giardinaggio. “Mah, sì, c’è stata questa discussione sui lavavetri, un po’ intensa… devo dire che io nemmeno mi ricordo da che parte stavo all’inizio… bah”. Magari sembrerete un po’ falsi, ma l’alternativa è sembrare un po’ tromboni: come a dire che non c’è alternativa. (In effetti il blogger gentiluomo prova davvero fastidio nel parlare del suo blog, perché sa che non c’è modo di uscirne veramente puliti).
4. A cena non si parla di blog, e neanche dopo. Per l'amor di Dio, non avete nessun altro argomento? Davvero la vostra vita sociale si riduce a questo? Parlate di musica, di politica. Di donne, e motori, o centravanti. Raccontatevi barzellette spinte. Parlate esattamente di tutto quello che vi interessa e di cui parlate già sul blog, ma non parlate del vostro blog, né di quello degli altri. Magari scoprirete che la conversazione offline vi offre sfaccettature che online vi mancavano. Magari troverete nuovi argomenti per nuovi meravigliosi post, ma a quello ci penserete domani. Ora state conversando con persone in carne ed ossa! È una cosa miracolosa! Persino la cronaca dettagliata delle malattie infettive da loro contratte nel villaggio turistico è più interessante dell’ultimo aggiornamento della classifica aggregata di staminchia.
5. Il mondo è pieno di persone che non hanno un blog, non leggono un blog, e magari non hanno neanche voglia di essere evangelizzate sull’argomento dalla prima persona con cui escono. Se non riuscite a dare l’impressione di essere persone interessanti senza il blog, probabilmente non siete persone interessanti. Se invece ce la fate, magari a questa persona un giorno verrà voglia di leggerlo. E magari le piacerà. Sì, magari.
Detto questo, Donna Letizia ha rantolato un’orribile risata che ha infranto gli elettrodi, accasciandosi sulla branda. Ma se pensate che ci sia ancora qualcosa da aggiungere, prego, scrivete le vostre proposte nei commenti. No, non dovete venirmele a dire di persona, abbiamo detto che di queste cose non si parla. Nei commenti.
Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi
Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi.
Noi no. Donate all'UNRWA.
Pages - Menu
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
ho la vaga impressione che di questo post si parlerà parecchio, paradossalmente.
RispondiElimina(che poi io lo leggo con timore perché ho paura di aver fatto qualche simile cosa orribile quando ti ho conosciuto)
(saluti e baci)
oh, sarà che ho un'emotività un po' così, ma questo post è un po' commovente.
RispondiEliminabravo.
Post simpaticamente geniale e consigli sacrosanti. Ma che mi dici se, come mi è capitato, tra persone in carne ed ossa non riesci a finire di raccontare un episodio o un aneddoto che qualcuno ti interrompe dicendo "ah, sì, ricordo: l'ho letto sul tuo blog"?
RispondiEliminail post è geniale, i consigli anche...io in realtà se qualcuno mi dice ho letto il blog arrossisco...perchè ancora penso che chi mi conosce realmente non possa immaginare che ho un blog e che ci faccio sempre un po di casino sopra...e invece molti (che poi perchè non si palesano e non commentano è un mistero) conoscenti in carne ed ossa mi leggono...ecco solo a pensarci sto arrossendo virtualmente...
RispondiEliminaSuper!
RispondiEliminaAvevo scritto che i blogger stavano diventando grandi ma qui siamo oltre, i blogger stanno diventando saggi...
Ma no, anzi, non si capiva nemmeno che avevi un blog.
RispondiEliminaPurtroppo, Maxime, gli aneddoti già spesi sul blog in linea teorica non si potrebbero più usare in una conversazione in carne e ossa. Però si può sempre fingere di non ricordarsene: se qualcuno ti dice "questa storia l'ho già letta nel tuo blog", tu affetti sorpresa e rispondi: "Ma dai? Non mi ricordavo più".
Però la storia delle cartoline è dolorosa.
RispondiEliminaSe bloggo dò un impressione di me meno interessante di quanto non sia dal vero.
RispondiEliminaCmq interessante il pezzo;)
condivido, divertente il v.riferimento.
ok non si parla dei blog, li si scrive
RispondiEliminasto un pezzo avanti, ne ho avuto uno per 2 anni che non era nemmeno linkato
bel pezzo, però parla di gente strana,
un blogger vuole essere letto e commentato da altri blogger, mica da mammà e dal buzzicone del bar
:)
Allora non so se considerarmi fortunato: vivo quotidianamente, e non solo a settembre, tra gente che non sa nemmeno cosa cacchio è un blog. (A volte me lo chiedono ma io taccio pudicamente).
RispondiEliminaP.S. Una cosa mi ha colpito particolarmente di quel che hai detto Leo: a me hanno dato sempre del paranoico, però anch'io so leggere le smorfie e ci azzecco quasi sempre.
Oltre alla solita brutta sensazione di avere il cervello attaccato ad una grande mamma matrix mediatica. Pensiamo e scriviamo tutti le stesse cose nello stesso momento, credo che si dovrebbe fare anche il galateo del blogger online.
RispondiEliminaPer esempio evitare di scrivere quei patetici commenti tipo "Ciao, bel post, vieni a trovarmi sul mio blog...". Va bene la marketta, ma almeno fingi di interessarti all'argomento del post, e soprattutto tralascia l'elemosina. Tanto è inplicita.
In ogni caso personalmente credo che poi i blog si tengano soprattutto per se stessi, non sono così lontani dal diario e dalla geniale visione wildiana:
"Non viaggio mai senza il mio diario. Si dovrebbe avere sempre qualcosa di sensazionale da leggere.."
Post azzeccatissimo. ;)
RispondiEliminaPer come la vedo io, il post va tenuto soprattutto per se stessi,. e poi se ci sono altri che lo leggono e commentanto tantto meglio. E' triste se diventa un argomento di conversazione con gli amici.La vita reale è diversa dal web. Non voglio credere che nella vita reale esistano persone che ti insultano se scrivi un post in cui sfotti i Queen... :D
Capisco l'incredulità di alcuni nel pensare che ci possa davvero essere gente che parla a tavola del proprio blog o che non abbia altro dio all'infuori del proprio blog.
RispondiEliminaMa è proprio così.
La mia impressione è che si scriva per farsi commentare, neanche più per farsi leggere tout court. E il parallelo del blog adolescenziale non calza tanto. Il rischio che si correva a 13 anni era che qualcuno leggesse i nostri segreti. Oggi non solo pretendiamo di essere letti, ma pure commentati. E, casomai qualcuno tardasse a commentare l'ultimo pezzo, si va in giro a markettare lasciando i tristi commenti che cita RondoneR.
Non è più egocentrismo o megalomania o essere sfigati. E'un nuovo fenomeno sociale dilagante che necessità al più presto di un neologismo.
(Parlavo di diari adolescenziali, non di blog. Chiedo venia.)
RispondiEliminavolevo scriverlo da me, così non l'avresti letto o comunque non avresti mai detto di averlo letto :-)
RispondiEliminaA differenza di quanto hai aggiunto nei commenti, secondo me il blogger gentiluomo può tranquillamente parlare di quello che ha scritto sul blog, basta che non dica di averlo scritto sul blog. Se qualcuno ti blocca dicendo di averlo già letto sul tuo blog, i casi sono due:
- è un argomento recente: fingi stupore, dici "ma davvero leggi il mio blog?" e gli chiedi che ne pensa. Avrai un accesso in meno ma un amico in più.
- è un argomento vecchio: fingi stupore, dici "ma davvero l'avevo scritto?" e cerchi subito di cambiare argomento.
1. "il blogger gentiluomo prova davvero fastidio nel parlare del suo blog, perché sa che non c’è modo di uscirne veramente puliti" - dylan direbeb qualcosa del tipo and every one of them words rang true like it was written in burning coal.
RispondiElimina2. catepol: le persone che conosci veramente non si appalesano nei commenti perché stanno a vedere se prima o poi parli male diloro
3. covili = evil - uno come te, un artista, su questo non può avere dubbi
Bravo Leonardo.Arrabbiato,"senza perdere la tenerezza"(amabilmente incazzoso).E mai "pittoresco"
RispondiEliminaLivefast, sentirsi artista non significa attribuirsi del buon gusto, che anzi senza dubbio mi scarseggia.
RispondiEliminaCovili, nella brutta copia del post su Pavarotti, era evocato come simbolo di modenesità cosmopolita malgrado tutto: io avevo sempre pensato che fosse sconosciuto oltre i cancelli di Castelfranco Emilia, mi ricorda infallibilmente il calendario di un bar di Portile dove andavo a morosa, e quando l'ho trovato su un manuale di arte contemporanea ho fatto un balzo alto così (fortuna che alla Poletti c'è il soffitto altissimo).
In questo senso è come Pavarotti, modenesissimo e cosmopolita insieme, e rappresenta il dramma di una civiltà che ha deciso di offrire al mondo i suoi tratti più guitteschi e imbarazzanti: bisognerebbe parlarne male, ma si può parlare male del nonno? oltre al fatto che le sopracciglia gliele aveva dipinte lui.
Si tratta di un discorso poco comprensibile e probabilmente anche stupido, per cui l'ho cassato, ma l'illustrazione è rimasta, e continua a ricordarmi il calendario di quel maledetto bar.
io conosco i clienti di covili. per questo ti dico che egli era il male.
RispondiEliminasenza se e senza ma.
Sei bravissimo. Purtroppo mi sono dolorosamente riconosciuto nella figura del blogger. A volte mi rendo conto che in società non vedo l'ora che qualcuno accenni ad un argomento che mi permetta con finta nonchalange di dire "sì, ne ho scritto un post". Giro persino con i biglietti da visita del blog nel portafogli. E dire che ho 49 anni, una professione, una buona vita sociale, una bella famiglia, vado in moto, ho pubblicato libri, ho tenuto rubriche su riviste di un certo prestigio. Ma parlerei solo del blog...
RispondiEliminaMi sembra non ci sia da aggiungere nulla, condivido il "galateo" del blogger gentiluomo al 100%. E linkero' il post...
RispondiEliminaamen
RispondiEliminaHo linkato il tuo post Achtng Knut su OdioStudioAperto.. come non l'avete ancora letto?
RispondiEliminaVolete che ve ne parli??
ti prego fonda un partito, una lista civica o una cazzo di circolo della liberta!
RispondiEliminabeh mi rendo conto che potrei non essere creduta ma io non lo dico proprio quasi a nessuno che tengo un blog - che poi tutta la differenza la fa il quasi, per me
RispondiEliminadaniela_elle
Guarda Leona', io condivido moltissimo quello che hai scritto, soprattutto il senso vago e amaro di eccessiva importanza che si dà al blog e adesso vorrei esprimere tutta un'opinione anche io alta e di un certo tipo per farti capire quanto abbia apprezzato quello che hai scritto, però, scusami non ce la faccio: tutto quello che voglio dirti è che ti odio perché adesso che l'ho vista, VOGLIO assolutamente quella t-shirt.
RispondiEliminaIo
la
voglio.
24 dollari.
Bene lo faccio.
Se fai un Leonardo Blog Party giuro che vengo con quella.
Saluti,
[Ste]
Però ci sono anche quelli che il blog lo leggono volentieri. E in quel caso si va loro incontro e lo si aggiorna, no?
RispondiEliminaAdesso bisogna spiegarlo a Beppe Grillo...
RispondiEliminaAgiungerei che se il blogger gentiluomo in società non deve parlare (per primo, o affatto) del blog, non deve neanche parlare nel blog di coloro (o rivolgendosi a coloro) che frequenta in società.
RispondiEliminaNeanche in modo "cifrato" o indiretto.
A meno che, ovviamente, il blog in questione sia letto esclusivamente dai suoi amici.
Non lo trovo così interessante: è pieno di forzature ed errori, e anche piuttosto fuori tema qui.
RispondiEliminaLa prossima volta vi cestino.
Arrivo tardi (dalle mia parti si dice, in modo molto elegante, "come la puzza") e chiedo perdono, sono una neofita del Blog alla ricerca di info e riferimenti.
RispondiEliminaIl Post è stato illuminante e assolutamente piacevole da leggere, perciò, solo grazie!
Del mio blog non ho mai raccontato nulla a nessuno e morirei se mai uno dei miei amici/parenti/vcini/colleghi lo leggesse (se poi avesse anche il pessimo gusto di volerne parlare con me, pobabilmente taglierei i miei cavi di rete a morsi per essere certa che non accada mai più), ma in effetti vivevo nel terrore di perdermi qualcosa dei blog altrui e di fare "scena muta" ad una eventuale interrogazione.....