La cosa terribile è che io tutto sommato quel che ha detto D'Alema sui risultati delle amministrative e sul grillismo lo trovo condivisibile, segno equivocabile del mio triste invecchiare dalemiano: e tuttavia quando si arriva alle conclusioni, ahinoi, niente da fare. Io un passo verso D'Alema lo sto facendo, sarà il rincoglionimento, boh, ma anche D'Alema un passettino verso di me potrebbe farlo e invece no, D'Alema resta D'Alema, inossidabile. C'è un vuoto a destra che ricorda il '93, tranne che non lo possono occupare più né la Lega sputtanata né Berlusconi spompato né i postfasci dispersi, quindi chi? C'è un'astensione che cresce in tutti i settori, un'ostilità crescente per chiunque rappresenti governo e parlamento, e quindi per D'Alema cosa bisogna fare?
Per evitare di ripetere l'errore dobbiamo costruire un asse di governo basato sull'alleanza tra progressisti e moderati.Roba che se uno D'Alema non lo conosce (alle prossime elezioni voterà gente che è nata durante il governo D'Alema), probabilmente non riesce nemmeno a capire di cosa parla: chi sono i moderati? A giudicare dai toni e dai contenuti, siamo noi del PD. E i progressisti con cui fare l'asse chi sarebbero? Cos'è il progresso? Pietire l'eurobond? Ma purtroppo noi al tempo del governo D'Alema eravamo vivi, ahinoi, e votanti, per cui sappiamo cosa intende per "moderati": chiunque stia a destra del PCI-PDS-DS-PD in quel momento. Metti che ci fosse Gengis Khan. D'Alema ti proporrebbe un'alleanza con Gengis Khan. Scherzo, Gengis Khan è da un po' che non esiste. Perché invece Casini?
E guardate che un po' mi dispiace. Ci speravo, in questi famosi moderati delusi da Berlusconi, moderati ravveduti e disposti a guardare in faccia la realtà e dare il proprio contributo in un momento così difficile, ci speravo negli strani compagni di letto che ci avrebbe imposto il postberlusconismo, ci contavo, su dei moderati, per così dire, moderati. Bene, dove sono? Chi stanno votando? Il pre-polo della Nazione non arriva al 5%? La Curia non ha mai scommesso su un cavallo così zoppo, probabilmente sta già valutando qualche alternativa, e riflettendoci bene a questo punto ormai il partito più cattolico di tutti è quello di Rosy Bindi Fioroni e Fassino. La DC. Siamo noi adesso. Nel frattempo D'Alema continua a usare "progressisti" e "moderati" col significato che avevano vent'anni fa, a rischio di non accorgersi che nel frattempo i veri moderati siamo noi: mentre quelli che immagina lui (Casini? Fini? Pisanu? Montezemolo? Chi?) sono appunto ormai solo creature nella sua immaginazione. Senz'altro in Italia c'è abbondanza di politici desiderosi di rappresentare un'area moderata. Ma gli elettori moderati, quelli, esistono?
Prendi Parma. Per otto anni, pur di non votare DS, mandano al comune dei simpatici e rapaci roditori. A un certo punto, con un ospedale da Paese in via di sviluppo (gli edifici, non il servizio) e un cantiere per la metropolitana, si ritrovano commissariati, in pratica la Sicilia in Valpadana, senza offesa per la nobile isola ma ci siamo capiti. Cosa fanno allora gli elettori moderati? pur di non votare PD, che è l'erede di un'esperienza amministrativa coi suoi alti e i suoi bassi, ma nel complesso onesta, rispettabile... votano il candidato Cinque Stelle. Grande exploit di Grillo. E va bene, complimenti a Grillo e al suo candidato. Ci rimane il dubbio del calcare. Ovvero: se al posto del candidato Cinque Stelle si fosse candidato il calcare - non un calcare qualunque, diciamo il calcare ostinato dei peggiori anfratti del WC, siamo sicuri che la maggioranza dei parmensi non avrebbe scelto, piuttosto di un candidato PD, il calcare? Io non ne sono del tutto sicuro. Perché i cosiddetti "moderati", da noi, sono così. Voterebbero Gengis Khan. Non perché siano d'accordo con la piattaforma di Gengis Khan. In effetti, nessuno sa bene quale sia il pensiero economico di Gengis Khan. Però non è del PD. L'importante è quello, per gli elettori "moderati".
D'Alema questo non lo capisce. In sostanza non capisce gli italiani, non sono abbastanza razionali per lui. D'Alema vorrebbe conquistarli. Ci dev'essere pure un modo di convincerli che siamo il loro partner ideale. Vediamo un po', D'Alema, che altro possiamo fare per moderarci ulteriormente. Abbiamo cambiato quattro simboli e tre nomi. Ci siamo presi in casa mezza democrazia cristiana e tutti i radicali, e la Binetti per l'Opus Dei. E Ichino. E Calearo. Abbiamo sostenuto il governo Monti con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente. Quanti voti 'moderati' abbiamo conquistato al centrodestra? Più o meno l'uno per cento, Gengis Khan ne avrebbe presi di più. Quanti ne abbiamo persi nel frattempo alla nostra sinistra, al nostro centro, alla nostra destra? E adesso cosa possiamo fare di più moderato di così? Mettiamo Buttiglione in commissione pari opportunità? I posti in lista che libera Pannella, potremmo darli in blocco alla Conferenza Episcopale, magari gradiscono. Dopo aver candidato Calearo cosa possiamo fare di ancora più estremo, pardon, più moderato? Per dire, non so, Scilipoti ha degli impegni?
D'altro canto, se queste domande le poni a D'Alema, lui serafico ti risponderà
dobbiamo costruire un asse di governo basato sull'alleanza tra progressisti e moderati.Non importa che non esistano più né "progressisti" né "moderati": D'Alema auspica un'alleanza perché, sostanzialmente, la funzione sociale di D'Alema è auspicare quell'alleanza lì, così come la funzione sociale di certi santoni è ripetere invocazioni in lingue ormai sconosciute. Eppure la capacità di analisi a D'Alema non è mai mancata. Il guaio è la conclusione, sempre uguale: ehi D'Alema, piovono ranocchie e il meteo dice che una nuvola di locuste è in arrivo, cosa dici che dobbiamo fare?
Per evitare di ripetere l'errore dobbiamo costruire un asse di governo basato sull'alleanza tra progressisti e moderati.No, scusa D'Alema, scherzavo, in realtà i tedeschi hanno capito che se vogliono tenersi le case al mare ci devono aiutare e quindi si accollano il nostro debito e trasferiscono tutta la Volkswagen a Melfi e metà BMW a Termini Imerese. Quindi adesso che si fa?
Per evitare di ripetere l'errore dobbiamo costruire un asse di governo basato sull'alleanza tra progressisti e moderati.In fin dei conti D'Alema è un bot, un programmino semplice semplice che saprei scrivere pure io, in un antico arcano linguaggio macchina che ci tramandiamo di generazione in generazione:
10 scansiona il sistema
20 trova il centrosinistra (=CS)
30 identifica il soggetto a destra del centrosinistra con "moderati" (=M)
40 allea CS con M
50 vai a 10
run
Alla fine il bot D'Alema ha una sua utilità sociale. Il problema è quando nello stesso software inserisci anche il bot Veltroni:
10 scansiona il sistema
20 trova il centrosinistra (=CS)
30 trova i moderati (=M)
40 fondi CS con M (CS=M)
50 annoiati
60 esegui il bot D'Alema mentre scrivi un romanzo
run
Ecco: questi due bot, che presi individualmente sono abbastanza inoffensivi, combinati assieme diventano una minaccia. Prima il bot D'Alema sente l'impellente necessità di allearsi con tizi come la Binetti. Poi interviene il bot Veltroni che dice: noi non dobbiamo solo essere amici della Binetti, noi dobbiamo essere la Binetti. Il passo successivo è allearsi a Tremonti, o Bossi, o Montezemolo. Poi c'è Forza Nuova. Poi c'è Gengis Khan, o il calcare nel WC. Col tempo ci arriveremo. I bot non sentono il passare del tempo. Finché c'è energia vanno avanti, loro hanno un codice da eseguire.
provo a proporti una lettura: un'alleanza tra progressisti e moderati significa che il pd deve smettere di essere moderato e tornare a essere di sinistra, cioè perlomeno seriamente socialista o socialdemocratico, e non quella roba veltroniana moderata con dentro calearo ecc ecc e programmi che andrebbero bene per montezemolo. a ognuno il suo, insomma. è il motivo per cui d'alema ha appoggiato bersani ai tempo della candidatura contro franceschini, che voleva continuare il progetto del lingotto già naufragato. se il pd fa la sinistra, riassorbendo quindi anche parte dei consensi che ora perde in vari rivoli protestatari o pseudo-radicali, a quel punto è sensato che proponga a parte dei moderati un'alleanza contro la destra, nella consapevolezza che ci vuole una sinistra-sinistra, ma che questa difficilmente riesce a essere maggioritaria in italia (e quando ci prova, tipo prodi, poi non governa perché è un'accozzaglia poco chiara con spinte opposte). ma serve una sinistra anche per evitare che tutto il progetto paese venga gestito in chiave moderata: gestire un nuovo patto sociale da posizioni di forza e non con il collateralismo tipico della fase veltroniana. questa lettura si deduce dalla lettura completa di qualsiasi intervento di d'alema degli ultimi 3-5 anni; capisco che è più rapido basarsi su stralci di dichiarazioni riportate dai giornali, ma per scrivere le solite 20 cartelle quotidiane piene dei soliti luoghi comuni e battute da sbadiglio (ci manca la barca e la bicamerale, dove sono?) comunque di tempo se ne butta via, quindi perché non usarlo meglio? no?
RispondiEliminaTeoria davvero interessante quella di facepalm.
RispondiEliminaNon so se è chiaro a tutti ciò che sostiene.
Per lui, essere di sinistra non significa tentare di realizzare cose di sinistra, no, serve piuttosto ad occupare uno spazio abbastanza orientato da lasciare che esista qualcuno alla propria destra, in modo che sarà allora possibile allearsi con costoro per "NON" fare le cose di sinistra che pure, per potere essere considerati di sinistra, si dovrà pure predicare.
Io dico, ma che forma di contorsionismo mentale bisogna avere per pensarla così?
vincenzo so che è complicato, ma ci puoi arrivare: la "sinistra-sinistra" in italia ha il 30%. non governerà mai. lo fa alleandosi con qualcuno. prodi s'è alleato con chiunque respirasse e a malapena arrivava al 51%. non è che lo schema sia diverso, solo si tratta di fare alleanze più chiare e più concordate, da posizioni di forza e non travestendosi da moderati come faceva veltroni. poi capisco che è più semplice dire "siete vecchi fate schifo". dai che ce la puoi fare.
RispondiEliminaFacepalm, non è questione di essere complicato,
RispondiEliminaè questione di essere errato.
Allora, leggi e prendi anche nota, che magari ne hai bisogno.
La sinistra sinistra semplicemente non esiste, esistono delle elezioni in cui si presentano delle liste di partito in competizione tra loro, ed ognuno dovrebbe tentare di convincere il numero più alto possibile di elettori di votarlo.
Se non riesce a convincere più del 30% degli elettori, non capisco che soluzione sia chiedere aiuto ai restanti partiti che si sono nel frattempo beccato il restante 70%, quelli sono coloro che vogliono fare le cose che tu non vorresti (sennò, perchè non presentarsi assieme nella stessa lista?)
Il fatto è che tu e D'Alema immaginate gli elettori come dei pacchetti posseduti dai partiti, ed allora ad esempio in Puglia l'operazione di alta strategia di baffetto era quella di coinvolgere Casini che avrebbe portato i suoi voti, ma Vendola si è preso i voti che voi grandi strateghi pensavate fossero dell'area moderata.
Santa pace, ma sarà così difficile che capiate che Casini quei voti mica li possiede, che non sono sua privata proprietà e che volta per volta se li deve sudare, che li prende o non li prende a seconda se si allaea a destra o a sinistra, in dipendenza della sua offerta politica?
Insomma, la finite di considerare gli elettori degli emeriti deficienti che votano PD, PDL o UDC per un rapporto fideistico, qualunque cosa si inventino i dirigenti di quei partiti?
Il fatto è che se uno concepisce così il proprio ruolo da politicante, non ci sarà evidenza sperimentale che gli farà cambiare idea, no hope.
Massì, Facepalm, l'ho capita la lettura, bisogna essere di sinistra-sinistra per potersi meglio alleare coi cardinali, con Gengis, il camerata Kesselring, chiunque ci sta. Però non ha funzionato. È sempre il solito colpo e non è mai andato bene. D'Alema non possiede pacchetti, forse a Gallipoli un po' ne aveva, ma il mondo non è Gallipoli, e gli elettori di sinistra-sinistra non ci credono, che tu sarai più di sinistra se ti allei con Casini. Pensano che tu stai solo alzando alla schiacciata del veltronista di turno che con Casini poi ci andrà a letto e vorrà anche farci dei bambini e poi ce li dovremo accollare noi.
RispondiEliminaQualche giorno fa, Giolioli diceva: "al maggior partito del centrosinistra, uno schiaffone, a Parma, non farebbe poi così male." Non era però difficile prevedere che, invece, i soliti geni avrebbero tratto la conclusione che il desiderio di alleanza con Casini non era stato pubblicizzato abbastanza.
RispondiEliminaE infatti ora la mia reazione alle dichiarazioni di D'Alema è stata: ma dai?
Ma insomma, per buttarla sul pratico, avrei una proposta: sostituiamo D'Alema con un generatore di dichiarazioni; una volta ogni due settimane, i giornalisti avranno l'impegno di fare reload sulla pagina del generatore di dichiarazioni di D'Alema e leggere quello che vien fuori, e via.
E almeno ci risparmiamo di vedere quella faccia e sentire quella voce.
vincenzo, purtroppo no, vendola non ha affatto preso il voto moderato. non basta (o meglio non bastava, nella seconda repubblica) il volto nuovo o la polemica nuovista per convincere le maggioranze di centrodestra a votarti. vendola ha piuttosto attuato lo schema delle vittorie di prodi, cioè tenere unito uno schieramento mentre l'altro si divideva o aveva governato così male da essere impresentabile. uno schema che nessuno rinnega, ci mancherebbe, ma che bisogna ammettere nonn ha portato molte risposte "di sinistra" al paese, anzi non ha portato nessuna risposta, non poteva. questo è anche il motivo per cui siamo qui, al fatto che la seconda repubblica è naufragata, costruita com'è su questo schema in cui i voti non transitano mai da uno schieramento all'altro, come tutte le analisi testimoniano anche se può dispiacerti, ma al massimo stanno a casa. discutere su come uscire da questo schema è utile, e l'idea di d'alema è una tra le altre (a dire il vero non è che ce ne siano molte), magari era prematura e oggi di colpo è superata e quindi proprio sbagliata, dipende dalle opinioni. la cosa insensata è non vedere nemmeno il problema e discuterla al grido di "vuoi fare l'inciucio, ci vuole un volto nuovo"; ecco questo modo di fare è fotogenico ma con la politica non c'entra molto.
RispondiEliminasecondo me fareste bene a costruire un asse di governo basato sull'alleanza tra progressisti e moderati...
RispondiEliminaVabbè, ma se la gente piuttosto che votare PD preferisce il calcare la colpa non sarà tutta della gente o degli alleati, sarà più che altro del PD.
RispondiEliminaVisto che lo slogan a quanto pare è "siamo un po' più onesti dei mafiosi (ma probabilmente meno capaci)" io posso anche capire chi si butta su Gengis, le montagne di teschi intrattengono se il tuo non c'è li in mezzo, o se c'è non hai più preoccupazioni per la testa.
Secondo me D'Alema si ricorda che anche a fine '93 la "destra" (diciamo, gli avversari del PDS) era evaporata, e non si era voluta fare l'alleanza con i moderati (che ai tempi erano il PPI ed il Patto Segni) perché tanto si vinceva facile.
RispondiEliminaCaro Leonardo, mi hai fatto molto ridere. Però la politica è un altra cosa rispetto alla satira. Anche perché tu alla fine non dai soluzioni (qual'è la tua conclusione? che siamo destinati a fare opposizione perenne come il PCI? No grazie! Oppure che il PD da solo deve puntare al 50 per cento +1? Abbiamo visto a cosa ci ha portato. Che il centrosinistra inteso come PD-Sel-IDV debba raggiungere il 50 per cento + 1? Oltre al fatto di quanto la cosa sia plausibile in sé, ti domando: quanto è plausibile dopo l'esperienza del governo Monti con l'IDV, ammesso che possa dirsi di sinistra o anche solo di centro, che ci spara addosso ogni giorno?). Anch'io sono convinto che l'elettore moderato sia un mito e che il "centro" sia la nostra isola che non c'é. D'altronde abbiamo trasformato la politica in toponomastica. Ma quello che dice D'Alema sui progressisti o i moderati è un'altra cosa rispetto a quanto fin qui detto. Io l'ho capito in ritardo e abbastanza recentemente. O meglio, al di fuori di un contesto di intervista giornalistica, in una bellissima conferenza organizzata dalla FEPS (Foundation of European Progressive Studies) a Roma sulla ricostruzione della socialdemocrazia europea dopo la disfatta delle elezioni europee 2009, D'Alema me l'ha fatto capire. è troppo lunga per dirlo qui (e forse lo direi anche male), quindi ti posto direttamente il link del suo discorso (veramente illuminante). E se Holland in francia ha vinto è anche merito della riflessione che i partiti progressisti europei hanno compiuto all'interno della FEPS. Non solo, ma su molte cose il PD ha fatto scuola in europa, a partire dal nuovo gruppo in parlamento europeo (Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici), passando per l'esperienza (nel bene, ma sopratutto nel male) delle primarie. Ti prego di leggerlo con onestà intellettuale.
RispondiEliminahttp://www.massimodalema.it/interventi//documenti/dett_dalema.asp?id_doc=3614
Va bene, leggerò, studierò, ma mi sembra che Hollande (dalla quale vittoria c'è senz'altro da imparare) non abbia cercato di costruire un asse basato sull'alleanza tra progressisti e moderati.
EliminaL'opposizione perenne del PCI, che però contava su una forza reale nel paese, aveva portato ad ottenere comunque parecchie riforme e miglioramenti, dimostrando che "potere" non è necessariamente "vincere le elezioni".
RispondiEliminaPoi ci sarebbe da ricordare Gramsci e la sua riflessione sull'egemonia (quella che SB conosceva bene visto che per 10-15 anni ha fatto egemonia culturale poi nel '94 è passato semplicemente all'incasso), per cui un partito dovrebbe prima acquisire un potere reale, poi pensare a come incassarlo alle elezioni.
Che poi, con tutto questo astensionismo basterebbe recuperare un po' di voti perduti per avere la maggioranza. Ma quello si fa anche con un po' di slancio ideale, un minimo d'entusiasmo: quello che D'Alema, Veltroni e Bersani comunicano pochino...
Ora, io non ho alcun titolo per parlare di Gramsci. Le dico solo che conosco una persona, Giuseppe Vacca (presidente Istituto Gramsci), che se leggesse ciò che Lei ha scritto su Gramsci, Pci ed egemonia Le salterebbe addosso con un coltello bowie e Le leverebbe senz'altro lo scalpo. Visto che appunto, in questa materia, non ho titoli per fare lezioni, Le consiglio una lettura del succitato compagno Vacca sul numero 2/2010 di Italiani Europei, dal significativo titolo "Egemonia Culturale". L'ha troverà che Lei ha fatto due clamorosi errori: 1. il PCI non ha mai avuto egemonia culturale; 2. l'egemonia culturale va di pari passo (non precede) l'egemonia politica, ovvero per egemonizzare culturalmente un popolo c'è bisogno dell'esercizio del potere. Poi La prego di comunicarmi esattamente quali riforme sono imputabili all'ispirazione del PCI, perché nella mia misera conoscenza storico-politica non ne ricordo nessuna (e Le dico già in anticipo di non tirarmi fuori lo Statuto dei Lavoratori perché farebbe una ben magra figura). Grazie.
EliminaNon ho scritto che il PCI aveva egemonia culturale: ho detto che ce l'aveva Berlusconi, il quale ha colonizzato l'immaginario e poi ha vinto perché all'interno di quell'immaginario era il padrone.
EliminaIl PCI aveva un buon potere tra gli intellettuali, che nel tempo ha anche perso: non bastava per la rivoluzione, ma che negli anni '70 certe idee di cambiamento fossero ben più diffuse e permettessero cambiamenti - più o meno direttamente imputabili al PCI - è un fatto.
Nel dopoguerra il PCI ha contribuito al progresso della società italiana, spiegarlo nel dettaglio qui sarebbe un problema; so per certo che tanto estraneo allo Statuto dei Lavoratori il PCI non era, ma in generale se uno le cose le vuole vedere le vede, sono "là" (e non "l'ha", per favore...).
Sulla successione egemonia-potere c'è da discutere: andranno di pari passo forse, di sicuro il potere si prende male se l'egemonia è di qualcun altro (e quello che dice lei è in contraddizione: o vanno insieme o prima c'è bisogno del potere), soprattutto se non si tratta di scontro tra fazioni ma tra due modi diversi di vedere il mondo.
Penso poi che il compagno Vacca mi spiegherebbe le cose con calma e con meno pregiudizi...
"1. il PCI non ha mai avuto egemonia culturale"
EliminaAh, no ? Vallo a spiegare a Togliatti, all'Einaudi
e alla destra che è ancora convinta di questo fatto.
Leonardo, mi dispiace, mi sa che è arrivato
un troll dalemiano; mancava proprio alla collezione.
"se la gente piuttosto che votare PD preferisce il calcare la colpa non sarà tutta della gente o degli alleati, sarà più che altro del PD."
RispondiEliminase succedesse solo oggi che la gente non vuole votare PD, avresti ragione tu. Ma visto che succede da 70 anni che la gente vota cani e porci piuttosto che votare a sinistra (il PCI al massimo è arrivato a un terzo dei voti, e chiamare sinistra il PSI craxiano è un insulto ai veri socialisti), vuol dire che la maggioranza degli italiani non vota ciò che si dice di sinistra (persino se non lo è, come il PD!) per principio. Questa è la base INDISCUTIBILE del discorso di D'Alema, il fatto che lui su quelle fondamenta invece di una casa ci costruisca un quadro di Dalì in 3D non cancella l'incontestabilità di questo dato di fatto. Può non piacere, ma la netta maggioranza degli italiani è di destra, per cui l'unico modo in cui la sinistra può vincere è
1) essere compatta al suo interno (se sei un partito solo da 30-35% conti molto di più di 3 partiti da 2-3% e uno da 25-30)
2) essere coerenti con idee di sinistra ma pure coscienti che quelle idee non piacciono alla maggioranza degli italiani, e quindi definire sui punti fondamentali su cui non si può transigere in qualsiasi alleanza (per esempio, i diritti dei lavoratori), e quelli su cui si può farlo perchè in un'alleanza, piaccia o meno, tocca dare e avere concessioni.
3) fare pesare POLITICAMENTE il proprio ruolo di maggioranza netta all'interno di una maggioranza di governo. Il che vuol dire, per esempio,non dividersi le poltrone col Cencelli, ma piuttosto dare più scranni ai partiti minori in cambio del monopolio su quelli che contano (PDC, interni, economia).
D'accordo specie sul punto 2. Aggiungerei anche: costruire l'attenzione e la consapevolezza su questi temi fino a portare dalla propria parte una maggiore quantità di persone. L'Italia si è spostata sempre più a destra quando il PC ha smesso di difendere idee di snistra e anzi, s'è messo a considerare avversari non le destre (ricordiamo le lodi alla necessaria destra rispettabile), ma chi continuava a provare a dire qualcosa di sinistra.
EliminaBella la riga 40 del secondo programma: dove si parla di "fondere" centrosinistra e moderati, l'operazione effettuata è:
RispondiEliminaCS = M (ovvero: CS <= M )
ovvero, il suo esito è la trasposizione di M anche in CS. Perspicace.
Mi hai fatto venire in mente, a proposito della ricerca dei moderati, questa osservazione fatta nel 1979 da Leonardo Sciascia: "Sai cosa invece mi unisce maggiormente al Pci? La gente semplice che c’è dentro. Soltanto questo, perché poi, intellettualmente, il Pci non mi interessa più. Credo che tutto lo sforzo intellettuale di questo grande partito sia stato l’aver escogitato il compromesso storico, che è una cosa fatalmente sbagliata perché manca la controparte. Non ci sono i cattolici, sono solo un’invenzione disgraziata. Salvemini diceva che non ha mai visto un cattolico in vita sua, lo stesso posso dire io."
RispondiEliminaIo ne ho visti, ma erano nel PD...
EliminaLeonardo... aprire il tuo blog, trovare un nuovo post e capire un secondo dopo che .. continua sul post.. è più o meno come quando aspetti una telefonata dalla tua donna e ti accorgi che è una promozione telefonica... fai qualcosa, basta spamming!
RispondiEliminaMa è sempre roba mia, non c'è mica così tanta differenza.
RispondiElimina(il fatto che la mia donna lavori in un call center non aiuta...)
RispondiEliminaCaro Anonimo, gelosia da blog, nuovi sentimenti nascono dentro la rete ...
RispondiEliminaquello mica è un linguaggio macchina è una roba tipo basic.
RispondiElimina