Una volta esisteva il Servizio Militare, ora non più. Ma esiste, ancora, la Scuola Media.
La Scuola Media (inferiore) è l'esperienza più borderline che la maggior parte delle persone abbiano la possibilità di compiere nel corso della loro esistenza. Con l'aggravante che dura il triplo di un servizio di leva standard, e si sperimenta in una fase già delicatissima della propria crescita. E uno a volte si chiede perché. Perché esiste la Scuola Media? Siamo sicuri che sia stata disegnata su misura per le esigenze dei prepuberali? La risposta è no. Non siamo sicuri di un bel niente. Ereditiamo la scuola dei nostri padri, che l'avevano ereditata dai nonni, ogni tanto facciamo qualche piccola Riforma che crea più casini che altro. Il risultato di tutti questi piccoli sforzi è la Scuola Media Statale, il piccolo consultorio di quartiere. Un'esperienza non per tutti - anche se forse il problema è proprio quello: il problema è che ci passano tutti.
E' la Scuola dell'Obbligo, ci avete pensato? Obbligo. Ci va il ragazzino minuscolo abusato dai genitori. Ci va il ragazzo maiuscolo che sta cominciando ad abusare a sua volta di qualcun altro.
Ci siate andati anche voi, ma non ve ne ricordate molto bene. Gran parte degli shock che avete ricevuto sono stati coperti da una pietosa copertina che Sigmund Freud chiamò Rimozione. Ogni tanto, se vi chiedete: ma perché sono fatto così male?, provate un attimo a concentrarvi sulla vecchia scuola media del quartiere. Forse no, ma potreste anche scoprire qualcosa.
Io, ogni volta che ci penso, mi ci annego. Ero un ragazzino tutto sommato normodotato, ma mi sembra di aver vissuto nove vite in una volta. Ero nel bronx, ma anche in una campana pressurizzata. Sono stato rapito dagli alieni varie volte, ed essi alieni mi hanno spiegato ogni cosa che so, a differenza dei prof che spesso mi ritrovavano la testa conficcata nel sottobanco.
"Ma dove sei quando ti parlo? Si può sapere dove sei?"
Non si è mai saputo.
In questo far west mentale che è la scuola media, tra bullismo, sopraffazioni e dissociazioni, genitori che menano i figli e meriterebbero di essere menati dagli insegnanti, in questa terra di nessuno tra l'adolescenza e la follia, io ho deciso di lavorare, perché? A volte mi chiedo: perché? Perché non riuscivo più a correggere bozze, ecco perché. Ma ho bisogno come tutti di motivazioni più alte, perciò di fronte a certe notizie e a certe situazioni preferisco incidere sulla mia lavagna morale un inno a Me Stesso:
Io Insegno Nella Scuola Media, Perché è Un Lavoro Da Uomini Veri
Poi ci rifletto un attimo, e con la penna rossa mi correggo:
Io Insegno Nella Scuola Media, Perché è Un Lavoro Da
E mi piace questa cosa, mi fa sentire John Wayne, e non mi frega se guadagno meno di uno sportellista di banca, vuoi mettere la libertà di cavalcare nelle praterie della malattia mentale e domare i bronchi dodicenni, senza nemmeno la possibilità di frustarli, ma solo in virtù delle tue dubbie doti psicotiche, volevo dire, psicologiche?
Ci farò una maglietta un giorno: Non mi puoi fare male, perché insegno nella Scuola Media. Io sono una persona vera, vivo nel mondo vero, quello dove i down non sono gli eroi da fiction televisiva, ma persone difficili che a volte sanno di ammoniaca e prendono i calci (to kick a man when he's down). Non dico che mi piace, ma è vero. Il mondo è così.
Ed è per questo che me la rido, ah-ah, quando mi mostrano le statistiche sugli impiegati più sottoposti a stress e malattie psichiche. Indovinate un po', sono gli insegnanti. Di scuola media, forse? Meglio non indagare.
Io so di essere sano di mente - a parte quel triennio un po' discutibile a cavallo degli anni Ottanta, del resto i rapimenti alieni ti segnano. Dov'ero rimasto? Ah già. So di essere sano, ma so anche che la possibilità di incontrare un professore insano, alla Scuola Media di oggi, è piuttosto alta.
Quanto alta? Così a occhio direi un insegnante insano ogni duecento. Però attenti, perché magari è un insegnante precario che gira di scuola in scuola, e quindi la possibilità che un giorno incontri i vostri figli non è poi così bassa. Io stesso ricordo di essere stato implorato (da un dirigente scolastico che non specifico) ad accettare una supplenza che, in caso di mio rifiuto, sarebbe andata di diritto a un matto/a (e come si faceva a sapere che era matto/a? Mah. Voci. Magari tutte calunnie, è un brutto mondo, appunto. Ma è vero).
E' la Scuola Media che fa impazzire i prof? Non necessariamente - anche se aiuta. A volte li attira già predisposti a sbroccare. Credo che sia questo il caso della mia collega molisana arrivata da pochi giorni a Milano e già colta in atteggiamenti promiscui con cinque alunni - a nome di tutta la categoria, grazie per averci fatto passare un tranquillo week end di panico e autocoscienza (questo articolo è indecente)
Il Preside, in tv, ci tiene a sottolineare che quella lì manco la conosce, è stata pescata da una graduatoria a cui possono accedere cani e porci purché laureati, non fa parte della storia dell'istituto, ecc. ecc. ecc. Intendiamoci, io al suo posto avrei fatto lo stesso.
Anzi, già che c'ero avrei potuto imbastire una bella polemica sui tagli alle scuole. Perché una scuola di Milano è costretta a raschiare sul barile dei prof non preparati e borderline? Forse perché non ci sono i soldi per assumerne di migliori? Forse perché la paga è comunque cattiva, per cui i prof preparati e sani di mente preferiscono fare gli sportellisti? Forse. Però questo è solo una parte del problema.
In realtà quello che è successo a Milano può succedere ovunque (e probabilmente è già successo), con prof supplenti o prof di ruolo. Perché per accedere all'insegnamento serve un titolo di studio e (a volte) un concorso, ma non è previsto nessun tipo di accertamento psicologico: tutto quello che ti chiedono è un ridicolo "certificato di sana e robusta costituzione", tre righe scritte da un dottore in tre minuti di colloquio (fanno 20 euro, grazie). Lo stesso certificato vale sia per i supplenti che per gli insegnanti di ruolo. Che io sappia non sono previsti accertamenti successivi, per cui è possibilissimo che uno impazzisca in seguito. Per dire, potrebbe anche capitare a me: un giorno caccio un urlo a un cretino in quarta fila che gioca con un aeroplanino, un settore del cervello entra in risonanza con la sonda che gli alieni hanno lasciato lì, e mi trasformo in una belva inumana che appende gli alunni agli attaccapanni (non a norma 626). Sono sicuro che in questo caso il preside in tv dirà che non mi conosce, ero appena arrivato e non aveva la possibilità di verificare il mio stato mentale. Il che, dopo tutto, è vero.
Ne ho già parlato, e mi ripeto: in questo mondo assai difficile, l'insegnante è solo. Le sue abilitazioni gli servono a entrare a scuola, ma non a lavorarci. Nessuno sa spiegargli quello che deve fare. Non c'è un metodo condiviso, non ci sono tecniche certificate, non c'è un bel niente di niente, per cui in certe situazioni impazzire il minimo. Ci sarebbe da chiedersi perché non impazziamo tutti. E forse è così: siamo pazzi tutti, ma grazie al cielo la più parte delle volte è una pazzia socialmente utile. Invece appartarci con gli studenti per fare sesso con loro, ci appartiamo per insegnargli la grammatica. Ma il motivo ultimo che ci spinge a farlo è sempre lo stesso: la follia.
Uno su duecento ? Purtroppo, secondo me, è molto peggio; direi che di insegnanti "fuori come un balcone" (uso come statistica i numeri che rilevo nelle scuole -statali- frequentate dai miei tre figli) se ne incontrano almeno 2/3 su cento.
RispondiEliminaletto, applaudito, linkato.
RispondiEliminae sono d'accordo anche con l'anonimo che ha postato prima. l'uno per cento è una percentuale ottimistica :-)
ipazia
è evidente che quella giornalista non ha capito il significato dell'espressione "corruzione di minore", e, se posso aggiungere, forse non ha capito un cazzo nemmeno il titolista a citare Tinto Brass.
RispondiEliminaOk, la battutina scema sul titolo l'ho fatta anch'io, però questo è un blog.
hai molto ragione. anch'io mi chiedo perché gli insegnanti non siano tutti pazzi (cioé pazzi da rinchiuderli) e, secondo me, la percentuale è un (bel) po' più alta.
RispondiEliminafaccio il grafico in una grande azienda e non so bene perché qualche anno fa ho accettato di fare "l'esperto di terza area" in una scuola professionale di stato. passo 2-300 ore l'anno insegnando a usare photoshop, xpress, flash e altro a classi quarte o quinte. la scuola è alla periferia di roma 8scusa se ogni volta lo ripeto: è per farmi capire).
la lettura del tuo post mi ha dato una possibile risposta...
combattere con ragazzi di 17-20 anni è stimolante, faticoso e... non so, talvolta li ammazzerei. altre volte ringrazio dio (si fa per dire) per avere questa possibilità, per fare questo settimanale bagno di realtà al di fuori del fessissimo ambiente da impiegati dove passo quaranta ore a settimana. quel che so è che ho cominciato davvero a capire i miei figli quando ho cominciato questo lavoro a scuola.
posso rinunciare al privilegio di lavorare in una scuola di centocelle?
Non stiamo parlando di prof pazzerelli o un po' stravaganti, ma di gente che andrebbe ospitalizzata nei luoghi formerly known as manicomi.
RispondiEliminaForse non è il caso della molisana, che da quanto ho capito ieri sera (dichiarazioni sul Corriere) mi pare una persona molto immatura catapultata in un ambiente dove i quattordicenni sono più scafati di lei. In pratica: l'hanno plagiata. Certo, una trentenne che si fa plagiare da un minorenne è incriminabile, l'immaturità non è una scusa.
Sempre dal Corriere, mi sembra di capire che il personale della Scuola Media in questione aveva intenzione di insabbiare: tanto "quella lì" stava per scomparire dall'orizzonte. E questo secondo me è uno degli aspetti più interessanti: Cos'è l'omertà, nel 2006? E' vedere una povera persona distruggere sé stessa e corrompere minori, e voltare le spalle perché tanto la prossima settimana lo andrà a fare in Piemonte, o in Friuli, o in Toscana, quindi non ci riguarda.
È vergognoso come io, nonostante tutto, non riesca a fare mio il disagio dell'insegnante del terzo millenno.
RispondiEliminaSpecie di quelli laureatisi nei '70 e concorsati negli '80.
Specie d'estate.
Me ne vergogno molto.
questo tuo post, leonardo, è molto bello. c'è dentro una passione e una conoscenza dei fatti raramente riscontrabili altrove. voglio aggiungere solo che nella zona di roma dove vivo (una delle zone più ricche della capitale, l'unico municipio in mano alla destra, per intenderci), la scuola media del quartiere sta registrando, negli ultimi anni, un incredibile crescendo di episodi di bullismo. i ragazzini vanno in giro conciati che solo tu puoi sapere come, si fanno più canne che seghe, bestemmiano come scaricatori, bevono alcolici, etc. etc. e non per sentito dire, ma visto con i miei occhi e ascoltato con le mie orecchie. io credo che il degrado culturale non sia più ascrivibile solo a quello urbano e sociale. è ormai un fenomeno trasversale.
RispondiEliminasembra di rileggere "il maestro
RispondiEliminadi Vigevano" però penso che
follia e passione siano più diffuse, e spero che mia
figlia incontri degli insegnati folli come te.
bravo leonardo, tirano merda sulla scuola (gente tipo panebianco), e non che non ci siano difetti, ma il giorno che hai bisogno di un idraulico (l'efficienza del privato ... ma de che?) capisci che, come diceva quell'altro, italy is falling.
RispondiEliminaLeggo di fretta,rileggerò con calma, ma intanto concordo con l'indecenza dell'articolo di Repubblica, se non sbaglio, veramente da Cronaca Vera, esenza un minimo di conferma. Mi viene anche un picoolo dubbio: non è che perchè era donna si sono scatenati di più?
RispondiEliminaGuarda, direi che se fosse stato un uomo adesso sarebbe agli arresti.
RispondiEliminaInvece è una donna e il Preside per un bel po' non era neanche del parere di denunciarla.
Poi, certo, l'uomo si copre d'infamia, la donna di ridicolo. La dissimetria dei sessi.
teniamocela stretta questa follia.
RispondiEliminapiuttosto un brivido mi percorre la schiena al pensiero di un insegnante cui si insegna ad insegnare, di tecniche universali, di metodi che si vorrebbero avulsi dai contenuti.
siamo sicuri di auspicare un "corpo docente" che ripete la lezione ex cattedra?
guido
però, fatta onorevole ammenda dell'aver preso per buono quanto propalato dai media, faccio le seguenti considerazioni basate sull'idea che mi son fatto dell'ambiente scolastico:
RispondiElimina1 - la credibiltà dei minori è tutta da verificare, il boss è un juvenile - delinquente giovanile - e gli altri gli van dietro a pecora;
2 - l'unica adulto che abbia testimoniato è UN'ALTRA insegnante, e qui sento puzzacchio di bruciato;
3 - il preside, che già tutti i giorni c'ha un mucchio di rogne non sa che pesci pigliare, e tenta di pararsi il culo dando addosso al soggetto + debole (la supplente presunta porca);
4 - quello stronxo di margheritino che è alla pubb(l)ica istruzione, anziché attendere che sia fatta piena luce, segue le orme del pres. ...
conclusione: e se fossimo di fronte ad un altro caso di linciaggio?
ciao da Nedo
Nedo, va bene il beneficio del dubbio. Ma credo che se fosse stato un uomo non ce la prenderemmo così sportivamente.
RispondiEliminaIl preside aveva tanta voglia di "darle addosso" che stava per mandarla via senza denunciarla: libera di combinare una cosa genere da qualche altra parte.
Fare l'insegnante non credo sia solo un lavoro, è pure qualcosa di più: è avere voglia di comunicare, di insegnare ed imparare allo stesso tempo.
RispondiEliminaMa non è nemmeno tutto rosa e fiori, ne sono consapevole. Difficoltà oggettive e socialità difficili sono spesso frustranti. Che dire, è il lavoro che avrei voluto fare, ma la vita mi ha portato da un'altra parte.
Buon lavoro! ;)
1-leonardo, se il preside era disposto a lasciarla andare via etc, è perché, molto probabilmente, NON ci vedeva (e non poteva vederci), molto chiaro...non c'entra il "beneficio del dubbio", c'entra un normale senso di civiltà del diritto, i processi non li facciamo né io né te, ed è in AMBITO PROCESSUALE che emergono (da un punto di vista tecnico), le eventuali responsabilità;
RispondiElimina2-tu non so, ma se fosse stato un uomo, o un prete portato via con gli schiavettoni per molestie in parrocchia per me sarebbe lo stesso.
ciao da nedo nadi
Il mondo dei blogger vive la fine dell'Occidente. La fine dell'Italia. Ragazzi, lo leggo nei post, nei commenti e lo riscontro ugualmente nei discorsi della vita "vera", fuori dal blog.
RispondiEliminaTanti anni fa, molti, avevano predetto il tutto, ricordandoci la storia e giocando sui fatti della storia.
Consiglio quindi a tutti la lettura di ROMOLO IL GRANDE, piccola (stupenda) commedia di Durrenmatt. Capirete, se vorrete.
Spiegami che processo avrebbe fatto emergere le responsabilità, visto che Preside e colleghi stavano pensando di non denunciarla perché "non vedevano chiaro".
RispondiEliminaSpiegami: se tuo figlio viene molestato o plagiato non si sa da chi, tu, "non vedendo chiaro", non denunceresti il fatto alle autorità?
Il Preside è stato sentito dalla polizia proprio per il ritardo con il quale ha segnalato l'episodio. Sembra che senza le insistenze dei genitori, la notizia sarebbe rimasta una chiacchiera di quartiere, senza risvolti penali.
Allora, perché si verifichi un AMBITO PROCESSUALE, serve qualcuno che denunci un fatto, magari non ancora molto chiaro, ma sicuramente piuttosto grave. Altrimenti si tratta di OMERTA'.
Si, la scuola media inferiore è un importantissimo segmento didattico e di crescita, ma se le quote fossero un po' più azzurre forse, forse...
RispondiEliminaleonardo, non facciamo finta di non capirci:
RispondiElimina1 - in ambito processuale APPARIRANNO le varie ed eventuali responsabilità, per adesso vi sono solo le chiacchiere dei giornalai;
2 - per quanto riguarda le responsabiltà del preside:
2a - conosciamo solo quanto riferito dai giornalai, e sai meglio di me come lavorano;
2b - mia opinione: il dirigente scolastisco non sapeva che pesci pigliare, ben conoscendo l'ambientino scolastico; con l'intervento dei giornalai si è parato il culo unendosi al branco e dando addosso alla parte + debole.
3 - grazie a zeus non ho figli.
comunque, facciamo 'sto esperimento mentale: un branco di juveniles prende di mira una supplì che appare deboluccia, i tentativi della stessa di mantenere un rapporto didattico peggiorano la situazione,
un normale corso di recupero si trasforma in un assalto, uccelli al vento, contro la supplì, e,
guarda caso, irrompe una collega che vede ciò che vuol vedere...
per ciò che conosco del mondo della scuola, non mi pare un'ipotesi così balorda
(comunque, devo smetterla con queste battute sui giornalai, magari i veri edicolanti si offendono all'esser paragonati ai giornalisti)
Mi sembra che ti sfugga il punto: il preside non la voleva denunciare.
RispondiEliminaSe non ci fosse stata denuncia, non ci sarebbe stato processo.
1 - cosa esattamente volesse fare il preside NON lo sappiamo, e le chiacchiere giornalaie valgono ciò che valgono;
RispondiElimina2 - ipotizzo che non la POTESSE denunciare, trovandosi di fronte al solito garbuglio da ambientino scolastico;
3 - vero, senza atti formali non scatta etcetc
Nemmeno la prof indagata, libera di fare le sue dichiarazioni (continuo a pensare che un prof maschio al suo posto sarebbe stato incarcerato seduta stante) ha negato di trovarsi in un'aula di sostegno con tre ragazzini col pisello in fuori. Allora, diciamo che come minimo ci troviamo di fronte ad atti osceni in luogo pubblico.
RispondiEliminaCosa esattamente volesse fare il preside non lo sappiamo; invece sappiamo cosa dovrebbe fare un preside in una situazione di questo tipo: sospensione immediata dall'insegnamento (c'è stata) e deferimento immediato alle autorità.
La sensazione, che può essere sbagliata, è che preside e collegio docenti preferissero insabbiare per questioni di prestigio dell'istituto scolastico (si ignora che tra le scuole medie dei quartieri c'è spesso una concorrenza feroce per conquistare studenti e mantenere classi e insegnanti). Avrebbero lasciato andare una persona che, come minimo (minimo minimo) è totalmente inadatta all'insegnamento. E come massimo è colpevole di plagio e indulge agli atti osceni a scuola.
in ordine sparso:
RispondiEliminase per ipotesi i teppistelli l'avessero aggredita uccelli al vento sarebbe colpa sua? (ma sai che un bel femminista?)
se l'unica adulta presunta testimone fosse la solita pazza (ogni scuola ne ha una), che irrompe dovunque alla caccia di situazioni peccaminose?
se il preside si fosse trovato di fronte a fatti inequivoci avrebbe chiamato di botto le forze dell'ordine credi ammia;
valuti tu le qualità didattiche di gente che neanche conosci?
(comunque, oramai 'sto dibattito sembra uno di qugli scambi a fondocampo che han reso famosi pallettari come corrado barazzutti)
decidi tu se una collega
uff che pirla...la frase interrotta:
RispondiElimina"decidi tu se una collega che non conosci sia adatta o no all'insegnamento?"
secondo me, da quel che è venuto fuori dalla stampa, può essere successo tutto e il contrario di tutto.
RispondiEliminaponiamo che questa sia stata la prima supplenza della tizia... è possibile che la tizia si sia incartata in un meccanismo che l'ha travolta. quando si ha a che fare con ragazzini di quell'età bisogna stare ben attenti a tutto (a dare il numero di cellulare o un passaggio o anche solo preoccuparsi un filo più dell'indispensabile...)
un adulto deve essere molto responsabile: a essere insegnanti stronzi non ci si rimette (ci rimettono i ragazzi), a essere disponibili si rischia
non va dimenticato che a quell'età i ragazzini sono arrapati come pochi ed è molto difficile mantenere un equilibrio
naturalmente se era un uomo a quest'ora stava in galera in isolamento, per eviatare di essere trombato dai colleghi detenuti
marcell_o
Mi sembra che non voglia entrarvi in testa un puro fatto: preside e colleghi volevano insabbiare.
RispondiEliminaUn adulto è colto in flagrante in atteggiamenti equivoci con un gruppo di adolescenti? Facciamo finta di niente.
Visto che non sono io a decidere se qualcuno è adatto o no a insegnare, e nemmeno posso sapere come sono andate le cose, l'unica sede deputata a chiarire la situazione è quella processuale. Ma per un processo serve una denuncia. Il resto sono chiacchiere.
Se l'insegnante in questione è stata costretta, un processo lo appurerà. Se era incapace di rapportarsi con un gruppo di 13-14enni, idem (ma bisogna essere molto incapaci per trovarsi in una situazione del genere. Ti scambi sms con un ragazzino?)
boh, alla fine mi dai ragione, ciao da nedo, com'è il tempo a madna?
RispondiEliminaciao, ho letto il post che hai scritto con trasporto e limpidezza,
RispondiEliminami ha colpito la passione che c'è tra le righe e sono felice che tu sia un insegnante.
Sai, anche io avrei voluto esserlo. Non era una conseguenza era una causa: mi iscrissi a lettere per diventare un insegnante, e l'avrei fatto a prescindere da paga, orari e teste matte. parlo con cognizione di causa: vengo da bari dove ho lavorato per qualche anno con le adorabili pesti dei quartieri.. meno chic.
Insomma, poi niente, non se n'è fatto niente, anzi adesso io insegno.. agli insegnanti. Ah be' suona meglio così: in realtà faccio formazione per gli insegnanti (Indire ti dice nulla? :-D). Non se n'è fatto nulla, dicevo, perchè avevo bisogno di lavorare dopo la laurea e avrei gradito studiare di più, qualcosa in più, in merito al metodo di insegnamento in corso d'opera invece di parcheggiarmi altri due anni in attesa di miracolose graduatorie e concorsoni stile varietà al massimo delle tasse.
Insomma hai la mia solidarietà perchè penso sia un lavoro comunque bellissimo e quel che dici paragonandoti a john wayne lo trovo illuminante. credo sia proprio una sfida, com'è sempre una sfida incrociare la strada di qualsiasi essere umano, grande o piccino che sia.
Sono meno convinto che sia sufficente la valutazione psicologica: io credo che sarebbe più utile una selezione diretta a inserire insegnanti di ruolo con condizioni più sensate.
Penso per esempio a un curriculum di studi in Lettere -esemplifico su quel che meglio conosco - che comporti esami supplementari negli anni di corso o ancor meglio parti supplementari in ogni insegnamento da sostenersi qualora si voglia poi andare a insegnare. Parti riguardanti la didattica e le metodologie di condivisione della conoscenza.
In quel senso la valutazione psicologica la farebbe di volta in volta ogni docente, analizzando le motivazioni e il grado di padronanza della materia di ciascuno.
Non escludo l'utilità di una valutazione psicologica: ma nelle forze armate serve a truccare i concorsi; non aumenterei le armi di chi già ha una mitragliatrice di nomi e cognomi da sparare su una fiera patronale al culmine dell'affluenza.
Mi sono dilungato troppo, posto questa risposta ( mi scuso per refusi ed errori ma vado di corsa!)anche nel mio blog più tardi, inserendo il link a questo post.
Hai impostato la discussione in modo interessante, ti ringrazio.
Ciao!
A.
Non so come sia finita la prima volta nel tuo blog, ma ringrazio google che ogni tanto frutta incontri graditi. Sono d'accordo con te su tutta la linea, forse alzerei soltanto quella percentuale dei pazzi. Estendendola: per esempio, a livello universitario è molto più grande. Sto frequentando la famigerata SSIS in una città del nord che non specificherò perché non ho soldi per reagire a eventuali querele (anche se mi piacerebbe, oh se mi piacerebbe: se fossi ricca ingrasserei gli avvocati): su 4 insegnanti che ho ora, due sono completamente sbarellati, e sono gli unici docenti ordinari dell'università (gli altri due a contratto). Ma sbarellati in maniera che non ci dormo la notte, ipersensibilità a parte: uno dovrebbe insegnare glottodidattica e invece ha qualche nozione stantia di linguistica, ha un'ossessione contro un celeberrimo linguista contro cui si scaglia a piè sospinto, a ogni lezione fa esternazioni di tipo 1) misogino (queste povere casalinghe che vorrebbero insegnare) 2) omofobo (eh, ai tempi del comunismo se uno dava mostra di essere così, lo mettevano in prigione senza tante storie) 3) antisemita (quel linguista è famoso soltanto perché è ebreo e gli ebrei si sa...), oltre a non capirci un emerito cavolfiore di glottodidattica, appunto, e riempirsi la bocca di cose del tipo "la Formazione dell'individuo". L'altro dovrebbe insegnare storia delle istituzioni scolastiche e sospetto che oltre che sbarellato sia anche appassionato del rosso locale. Le idee luminose delle sue ultime tre ore sono: quelle teste di ca* degli egiziani non hanno combinato niente nella loro vita, soltanto inutili piramidi e culto della morte, la scuola deve essere laica (le scuole cattoliche non sono scuole. Punto), la scuola deve essere segregata, lontana dal mondo autentico, perché non è che un esercizio teorico e inutile sul lato pratico, ... Non continuo. Mi sta prendendo l'angoscia solo a ricordare. Dimenticavo: ambedue danno l'ottimo esempio usando un linguaggio da trivio in classe come se fosse la cosa più normale del mondo. In questi giorni continuo a pensare: Ma sto facendo la cosa giusta?
RispondiEliminaL'impressione che ricavo da questi due ultimi interventi (molto belli, vi ringrazio) è che le SSIS siano in mano a docenti che non sono mai entrati in una scuola.
RispondiEliminaE' una cosa che sento anche in giro: conosco miei coetanei che c'insegnano. Siamo passati da un'ipervalutazione dell'esperienza (solo gli insegnanti sanno insegnare) a una super-sottovalutazione (per insegnarti a insegnare non ho nessun bisogno di essere mai entrato in una scuola). In mezzo ci troviamo tutti noi.
Grande!
RispondiEliminaUn insegnante di scuola media!
Sai che non ne ho mai conosciuto uno? (a parte i miei prof)
E soprattutto, sai che non ne ho mai conosciuto uno così giovane da riuscire ad esprimere concetti non offuscati dall'alzhaimer?
Ma esistete veramente o siete solo degli ologrammi?
:P
(il tuo blog è da leccarsi i baffi)