"È suonato, dammi retta, il demonio non regge altre due riprese" |
Hanno scoperto che ci sono poche donne negli stradari, e quelle poche sono quasi tutte sante. Se vi va potete approfittarne per biasimare il retaggio cattolico e maschilista eccetera eccetera, non avreste mica tutti i torti. Io mi limito a notare cattocomunisticamente il bicchiere mezzo pieno: senza le sante lo stradario sarebbe ancora più maschile. Il fatto è che per molti secoli l'unica carriera a disposizione dell'altra metà del cielo è stata la santità. Niente sbocchi nella ricerca scientifica, nessuna possibilità di carriera politica, forse c'era qualche possibilità di calcare le scene come attrici e ballerine ma ciò implicava spesso la sepoltura in terra sconsacrata. L'unico ambito nel quale erano riconosciute quote rosa di una certa entità era il calendario. Non un granché, ma con altre religioni sarebbe stato pure peggio. Non fatemi dire quali.
Prendete Francesca Romana, al secolo Francesca Bussa de' Leoni in Ponziani, per gli amici Ceccolella. In altre epoche si sarebbe ritrovata epidemiologa, o poetessa, o entrambe le cose. A cavallo tra Tre e Quattrocento poteva giusto ambire all'aureola, e anche quella se l'è dovuta sudare. Giusto per invertire il luogo comune che vuole le ragazzine di buona famiglia costrette al convento contro la loro volontà, in questo caso era Francesca a voler sacrificare la propria verginità a Gesù, e fu la famiglia a costringerla a prender marito. In realtà non era una situazione così infrequente: non è che tutte le fanciulle smaniassero di sposarsi preadolescenti con dei trenta-quarantenni, con un rischio altissimo di morire di parto prima dei 25. Alla fine il chiostro non era un'alternativa da buttar via, specie se ci entravi con le raccomandazioni giuste e potevi trovare una nicchia dove fare i tuoi mistici comodi in Santa pace. Quando capì che i suoi avevano altri progetti, nella fattispecie un matrimonio d'interesse con un nobile che s'era rifatto il patrimonio con una macelleria; quando perfino l'alleato confessore smise di parlarle di angeli e di santi e cominciò a raccontarle quant'era bello tirar su dei bambini... Francesca smise di mangiare. Così anoressica andò in sposa dodicenne al suo ricco macellaio, per la verità un buon diavolo. Dovette intervenire Sant'Alessio con un'apparizione: Dai Ceccolella, non è niente, puoi fare la Santa anche se fai dei bambini, anzi.
Io ammiro molto Santa Francesca Romana, e un po' l'invidio. L'ammiro perché non è una di quelle sante che si chiudono in monastero e poi si liberano al misticismo più sfrenato, eh, comodo, con otto ore di meditazione al giorno forse ce la farei anch'io. Ceccolella invece interpreta al meglio la figura di Santa part-time, con una famiglia a carico, ricca ma non fortunata (il marito si ritrovò invalido di guerra quando lei aveva 25 anni; lo accudì per altri trenta). E però in un qualche modo trovò il tempo di farsi una reputazione di Santa, e non in un bel contesto claustrale, ma in una zona complicata come Trastevere: c'erano visioni mistiche da affrontare, presenze demoniache da sconfiggere, congregazioni di Oblate da fondare, ma anche malati da soccorrere, affamati da sfamare, scorte di grano da sgraffignare ai magazzini del marito, che probabilmente lasciava correre, era un buon diavolo e una Santa in famiglia comunque non ti capita mica tutti i secoli. Siamo nella prima metà del Quattrocento, finalmente il Papa è tornato a Roma da Avignone, salvo che i francesi non se ne sono fatti una ragione e ne hanno nominato un altro, e quarant'anni se ne vanno così, tra papi e antipapi e un re napoletano, Ladislao, che assedia Roma ogni volta che gli va. Quando a Trastevere arriva la peste, Ceccolella, come capita ai Santi, assiste i malati con una carità encomiabile ma scevra dal benché minimo scrupolo di profilassi, e così il morbo le porta via due figli su tre. Il più piccolo, che aveva nove anni, le avrebbe poi presentato in sogno l'Arcangelo. (Continua...)