La vittoria della libertà
20 novembre 2009, BERLINO - La caduta del Muro di Berlino «segna non solo la fine del comunismo sovietico ma soprattutto la vittoria della libertà come bisogno insopprimibile dell'animo umano». Così il premier Silvio Berlusconi che partecipa oggi alle celebrazioni per il ventennale della caduta del muro. Per il Cavaliere «dobbiamo avere coscienza che la libertà non è sinonimo di egoismo, di individualismo, non significa libertà di fare ciò che più ci aggrada e ciò che è possibile fare grazie ai progressi della scienza e della tecnica. La libertà è vera libertà quando è relazione con gli altri, quando rivendica non solo i legittimi diritti, ma si fa carico dei doveri nei confronti dell'intera società».
30 novembre 2009, MINSK - il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, primo leader occidentale da almeno dodici anni a questa parte a mettere piede a Minsk, ha ringraziato il Capo di Stato bielorusso per anni isolato dalla comunità internazionale anche per il sospetto di brogli nelle elezioni. «Grazie anche alla sua gente, che so che la ama: e questo è dimostrato dai risultati delle elezioni che sono sotto gli occhi di tutti» ha detto il premier italiano rivolgendosi al leader bielorusso in conferenza stampa.
20 novembre 2014, ROMA – A un quarto di secolo dalla caduta del muro di Berlino, il Presidente della Repubblica Berlusconi ha voluto ricordare nel suo discorso alla nazione “la data che segna la vittoria della libertà, intesa non come simbolo di decadente individualismo, ma di responsabilità nei confronti della collettività, del popolo e dello Stato”. Nel pomeriggio ha ricevuto al Quirinale l'ambasciatore cinese, per un incontro “franco e cordiale” durante il quale “è stato confermato il forte vincolo di amicizia tra i nostri Paesi liberi”. Durante la conferenza stampa finale il Presidente ha anche voluto commentare le recenti epurazioni avvenute nel Partito del Popolo della Libertà “In tempi come questi la più importante conquista è un miglioramento all'interno del Paese, miglioramento che non colpisce, che non salta agli occhi, non si scorge a prima vista, un miglioramento del lavoro, della sua organizzazione, dei suoi risultati, un miglioramento nel senso che la lotta è diretta contro l'influenza dell'elemento piccolo-borghese e piccolo-borghese-anarchico che disgrega il popolo e il partito. Per ottenere questo miglioramento bisogna epurare il partito dagli elementi che si staccano dal popolo; per non parlare, s'intende, degli elementi che disonorano il partito agli occhi del popolo”.
25 novembre 2019, MOSCA - “Festeggiando la caduta del Muro di Berlino, noi celebriamo la vittoria in Europa della libertà: ricordando tuttavia che nessuna libertà è conquistata per sempre, ed è compito del popolo e del Partito salvaguardarla contro le tendenze individualiste, capitaliste e reazionarie che oggi come ieri lo minacciano”. Con queste parole il premier della Federazione delle Repubbliche Popolari Italiane, on. Bondi, ha ricordato il trentennale dell'evento che cambiò la faccia dell'Europa. L'occasione era il summit della Cooperazione Mercati Comuni Nazionali italo-russi (COMECON). “L'alleanza commerciale tra le Federazioni italiana e russa è più salda che mai”, ha confermato il Presidente russo Vladimir Putin; “la Russia guarda alle Italie come al suo naturale partner mediterraneo”. Putin ha anche garantito che la fornitura di gas alle repubbliche italiane in deficit energetico non sarà sospesa. “Potete passare un inverno tranquillo”, ha aggiunto.
22 novembre 2039, PYONGYANG, “La caduta del muro di Berlino, di cui ricorre il cinquantenario, segna non solo la fine del capitalismo occidentale, ma la vittoria della libertà come bisogno insopprimibile dell'animo umano”. Con queste parole il segretario del Partito Unico Popolarista Piersilvio Berlusconi ha voluto ricordare la fausta ricorrenza, durante un summit della Quinta Internazionale. Una festosa sorpresa ha rallegrato la giornata del Segretario: durante una parata nella via centrale della capitale nordcoreana, egli ha inaugurato di persona una statua di dieci metri di altezza dedicata all'Amato Leader Silvio Berlusconi, fondatore del popolarismo italiano. “Vedere il monumento di mio padre a poche centinaia di metri da quello dell'Eterno Leader Kim Il Sung mi riempie gli occhi di commozione”, ha ammesso il Segretario.
22 novembre 3989 – Nuova Shangai. A distanza di duemila anni la leggenda del cosiddetto “Muro Diberlino” continua a turbare gli storici. La maggioranza resta convinta che un muro del genere – malgrado le numerose testimonianze, per lo più letterarie – non sia mai esistito. “Opere simili di solito resistono per millenni”, sostiene l'archeologo Pier Ya Sen. “Basti pensare alla grande muraglia cinese... ma anche una fortificazione lignea come il Vallo d'Adriano ha lasciato qualche traccia. Invece un muro del genere, che avrebbe dovuto tagliare l'Europa in due, sarebbe scomparso nel giro di una notte: impossibile. Si tratta senza dubbio di una leggenda”. “Dietro ogni leggenda si nasconde sempre un briciolo di verità”, afferma dal canto suo lo studioso Yung Dangela XXV. “Quella del muro Diberlino ci parla di un'Europa che alla fine del secondo millennio cristiano scivola in uno stato di decadenza e di divisione, al termine del quale le deboli democrazie occidentali vengono soppiantate da un nuovo ordine mondiale, modellato sulle autocrazie orientali, come Russia e Cina”. In questo quadro il Muro Diberlino rappresenterebbe “il confine, cristallizzatosi per almeno mezzo secolo, tra le decadenti nazioni democratiche dell'occidente e le potenze emergenti dell'est: due economie radicalmente diverse e inconciliabili, che nel corso dei decenni conobbero uno sviluppo assai diseguale. Finché probabilmente i regimi democratici occidentali non furono costretti a innalzare uno sbarramento, forse un vero e proprio muro di cemento, onde proibire ai propri cittadini di raggiungere i Paesi dell'Est dove le condizioni di vita dovevano essere diventate incomparabilmente migliori. Ma come accade sempre in questi casi, il muro finì con lo sbriciolarsi, e il modello autocratico orientale tracimò in occidente, con esiti talvolta imprevisti: vedi ad esempio il caso italiano, dove la dinastia dei berlusconidi impose la sua autocrazia mediatica proprio negli anni immediatamente successivi alla caduta del cosiddetto 'Muro'”.
[Un saluto a chi va a Roma domani - io faccio quel che posso e stavolta non ce la faccio, ma grazie].
Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi
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Ehi ma questo è un incubo!
RispondiEliminaUn Sorriso
Gentilissimo Tondelli, queste inquietanti profezie mi hanno fatto pensare a Mario Farneti... solo che invece del Trionfo dell'Occidente, qui abbiano un fantastico Trionfo dell'Oriente. In fondo le civiltà nei millenni seguono il percorso del Sole. Tutto torna!
RispondiEliminaGrazie
Diego
Sei molto ottimista sul futuro della Russia... Se bastassero un po' di gas e petrolio per essere una potenza, Venezuela e Indonesia sarebbero nel G8 da un pezzo. La Russia molto probabilmente condividera' il "declino europeo", se ci dovesse essere davvero.
RispondiElimina(Peraltro temo che il No-B Day sara' l'ennesima inutile passeggiata, o almeno cosi' pare da fuori. I numeri non servono a niente se non si usano. Sarebbe piu' interessante usarli per, ad esempio, far rispettare la legge, occupando gli studi di Rete4 e i suoi ripetitori e consegnandoli fisicamente a DiStefano come risarcimento per la truffa subita dal '99 al 2005.)
E' un post ottimista: fra duemila anni ci dovrebbe essere ancora una civiltà, con gente capace di studiare e di fare i conti, bene o male, con la propria storia. Non mi pare così scontato, ma speriamo nei cinesi...
RispondiEliminaCon questo e col post su Sonnyvamaddoberilgalgio ti sei guadagnato un posto fra i miei bookmarks.
RispondiEliminaSei fra youporn e facebook: vanne fiero.
Quand'è che tirerà fuori il mito della caverna?
RispondiEliminaa cragno piace questo elemento
RispondiEliminaNo-B Day live: Aggiornamenti costanti per tutta la giornata della manifestazione
RispondiEliminahttp://tinyurl.com/yakdm6q
Sul sito del Corriere, nonostante sia al secondo posto tra le notizie 'in primo piano', la manifestazione non risulta tra i 5 'più letti'. Ai primi tre posti ci sono:
RispondiElimina-Milan e Juventus riaprono i giochi
-Wrestling sotto choc: muore "il bulldozer" delle Samoa
-gli Usa contro le carpe cinesi giganti.
Ma mi sa che anche un boxino 'Godzilla contro l'Uomo Ragno' avrebbe avuto più click.
Mica per essere irriverenti, anzi: c'è una quantità (minoritaria ma non trascurabile) di gente legittimamente incazzata che non trova adeguata rappresentanza politica. Per dirne una, immaginare che Bersani potesse essere più pavido ed evanescente di Veltroni era difficile, eppure.
tibi
perché Piersilvio e non Marina? Lei mi sembra più probabile.
RispondiEliminama quanto scrivi ? come fai ? questo blog è VERAMENTE monumentale, ci vuole tempo a scrivere tanto ed a scrivere bene.
RispondiEliminaSiete una squadra ? Come Faletti ?
Fai uso di sostanze ?
Hai il giratempo di Harry Potter ?
Ciao
Complimenti per l'ennesima dimostrazione di conformismo.
RispondiEliminaLeonardo = PD = Antiberlusconismo = Anticomunismo
RispondiEliminaAnother Cold War Myth
RispondiEliminaThe Fall of the Berlin Wall
By WILLIAM BLUM
Within a few weeks many of the Western media can be expected to turn on their propaganda machines to commemorate the 20th anniversary of the tearing down of the Berlin Wall, November 9, 1989. All the Cold War clichés about The Free World vs. Communist Tyranny will be trotted out and the simple tale of how the wall came to be will be repeated: In 1961, the East Berlin communists built a wall to keep their oppressed citizens from escaping to West Berlin and freedom. Why? Because commies don't like people to be free, to learn the "truth". What other reason could there have been?
First of all, before the wall went up thousands of East Germans had been commuting to the West for jobs each day and then returned to the East in the evening. So they were clearly not being held in the East against their will. The wall was built primarily for two reasons:
The West was bedeviling the East with a vigorous campaign of recruiting East German professionals and skilled workers, who had been educated at the expense of the Communist government. This eventually led to a serious labor and production crisis in the East. As one indication of this, the New York Times reported in 1963: "West Berlin suffered economically from the wall by the loss of about 60,000 skilled workmen who had commuted daily from their homes in East Berlin to their places of work in West Berlin." (New York Times, June 27, 1963, p.12)
During the 1950s, American coldwarriors in West Germany instituted a crude campaign of sabotage and subversion against East Germany designed to throw that country's economic and administrative machinery out of gear. The CIA and other US intelligence and military services recruited, equipped, trained and financed German activist groups and individuals, of West and East, to carry out actions which ran the spectrum from terrorism to juvenile delinquency; anything to make life difficult for the East German people and weaken their support of the government; anything to make the commies look bad.
[continua]
[segue]
RispondiEliminaIt was a remarkable undertaking. The United States and its agents used explosives, arson, short circuiting, and other methods to damage power stations, shipyards, canals, docks, public buildings, gas stations, public transportation, bridges, etc; they derailed freight trains, seriously injuring workers; burned 12 cars of a freight train and destroyed air pressure hoses of others; used acids to damage vital factory machinery; put sand in the turbine of a factory, bringing it to a standstill; set fire to a tile-producing factory; promoted work slow-downs in factories; killed 7,000 cows of a co-operative dairy through poisoning; added soap to powdered milk destined for East German schools; were in possession, when arrested, of a large quantity of the poison cantharidin with which it was planned to produce poisoned cigarettes to kill leading East Germans; set off stink bombs to disrupt political meetings; attempted to disrupt the World Youth Festival in East Berlin by sending out forged invitations, false promises of free bed and board, false notices of cancellations, etc.; carried out attacks on participants with explosives, firebombs, and tire-puncturing equipment; forged and distributed large quantities of food ration cards to cause confusion, shortages and resentment; sent out forged tax notices and other government directives and documents to foster disorganization and inefficiency within industry and unions ... all this and much more. (See Killing Hope, p.400, note 8, for a list of sources for the details of the sabotage and subversion.)
Throughout the 1950s, the East Germans and the Soviet Union repeatedly lodged complaints with the Soviets' erstwhile allies in the West and with the United Nations about specific sabotage and espionage activities and called for the closure of the offices in West Germany they claimed were responsible, and for which they provided names and addresses. Their complaints fell on deaf ears. Inevitably, the East Germans began to tighten up entry into the country from the West.
Let's not forget that Eastern Europe became communist because Hitler, with the approval of the West, used it as a highway to reach the Soviet Union and wipe out Bolshevism forever. After the war, the Soviets were determined to close down the highway.
In 1999, USA Today reported: "When the Berlin Wall crumbled, East Germans imagined a life of freedom where consumer goods were abundant and hardships would fade. Ten years later, a remarkable 51% say they were happier with communism." (USA Today, October 11, 1999, p.1.)
About the same time a new Russian proverb was born: "Everything the Communists said about Communism was a lie, but everything they said about capitalism turned out to be the truth."
William Blum is the author of Killing Hope: U.S. Military and CIA Interventions Since World War II, Rogue State: a guide to the World's Only Super Power. and West-Bloc Dissident: a Cold War Political Memoir.
He can be reached at: BBlum6@aol.com
[http://www.counterpunch.org/blum10022009.html]
Romania 1989-2009, Aspetti economici e sociali
RispondiElimina03/11/2009
N. Radacanu, uno dei redattori del blog http://l-avantgarde.blogspot.com, nel quale a volte anche io scrivo (si scrive in rumeno e per questo motivo che la mia partecipazione è limitata), ha fatto una breve sintesi dei lavori più recenti pubblicati dal giornale Economistul di Valeriu Tudor, con il titolo Romania 1989-2009, Aspetti economici e sociali.
Il presente documento mette a confronto i dati socio-economici della Romania prima e dopo il 1989. E come è accaduto in ricerche condotte in altri paesi (per esempio in Slovacchia da Karol Ondrias, http://imbratisare.blogspot.com/2009/09/socializmus-contro-kapitalizmus.html) i dati economici non dimostrano in nessun caso le verità ipotizzate dai politici e dai mezzi di comunicazione, circa l’epoca socialista.
Vi lascio al riassunto di Radacanu con alcuni miei commenti[in corsivo] Si tratta semplicemente di una raccolta di dati a mo’ di riassunto e non di uno studio analitico.
Ho esaminato gli effetti positivi e negativi del comunismo rumeno, paragonandoli con quelli del capitalismo post-comunista, utilizzando perciò diversi studi realizzati da specialisti in passato. Per quanto riguarda l’ambito economico e sociale, uno degli studi importanti è quello del dr. Valeriu Tudur, intitolato ROMANIA 1989-2009, Aspetti Economici e Sociali, edito dal giornale Economistul in quattro numeri consecutivi (dal 6 all’11 di agosto del 2009).
Base di comparazione
Nel 1989 la Romania aveva una popolazione di 23,1 milioni di abitanti, rispetto ai 15,8 milioni del 1948.
La vita media è passata dai 52 anni del 1948, ai 69 del 1989.
La crescita della natalità, dato positivo, fu oscurato dalla legge sull'aborto che provocò la crescita della mortalità femminile, in quanto le donne abortivano di nascosto
[si ricordi che l'aborto era proibito anche durante l'epoca franchista in Spagna e fino agli anni 90 nella Spagna democratica e che ancora oggi c’è da mettersi le mani nei capelli per l'isteria religiosa nel nostro paese, ma nessuno dice che la chiesa spagnola, Franco, o i governi dell’Unione di Centro Democratico erano crudeli ed assassini perché proibivano l’aborto. Al contrario, la Romania era un paese avanzato, come il resto dei paesi dell'Est, nella libertà di scelta delle donne in relazione al proprio corpo, fino a Ceausescu. Nell'UE ci sono oggi paesi dove l'aborto è illegale, come Irlanda e nessuno accusa il governo di essere assassino. E’ che le cose si misurano sempre a seconda dell’interesse di alcuni in un certo momenti].
L'industria nell'anno 1989 registrò una crescita di 120 volte superiore a quella del 1945, anno in cui termina la Seconda Guerra Mondiale. L’agricoltura produceva 30 milioni di tonnellate di cereali per 23 milioni di abitanti. Tuttavia il pane era razionato ed i contadini compravano il pane nelle città.
[Centralizzazione dell'economia. La scarsità si sentì solo quando Ceausescu si impegnò sul fronte dell'indipendenza economica ed energetica e nel pagamento del debito contratto dopo la sua apertura verso l’Occidente. Quando si rese conto di ciò, era già troppo tardi e la Romania era ipotecata con i paesi occidentali - come ora -, anche se Ceausescu ed il suo governo fecero il possibile per ritornare indietro a tutta velocità]
Contemporaneamente il PIL era cresciuto in 36 volte rispetto a1945. Un terzo del PIL era destinato allo sviluppo industriale. Nell'agricoltura lavoravano 3 milioni di persone, su un totale di 11 milioni (popolazione attiva).
[continua]
[segue]
RispondiEliminaEnergia
Nel 1989 la Romania produceva 17.851 milioni di kWh, rispetto ai 1.130 milioni del 1938. Allo stesso modo la produzione di petrolio era, nel 1989, di 9.173 milioni di tonnellate, contro le 6.594 milioni di tonnellate del 1938. Il picco massimo di produzione petrolifera si ebbe nel 1970, quando si arrivò al livello di 13.377 tonnellate.
Produzione automobilistica
Nel 1938 in Romania non si producevano camion, ma nel 1989 dalle fabbriche rumene ne sono usciti 17.124 unità ed il livello di produzione massima si ebbe nel 1983, con 77.142 unità. Ugualmente, prima della Seconda Guerra Mondiale la Romania non produceva né trattori né macchine agricole, mentre nel 1989 si producevano 5.649 macchine, contro le 6806 del 1985. La stessa cosa succedeva con i trattori e prima del 1989 la Romania li esportava anche nei paesi del Terzo mondo.
Ingegneria civile
La costruzione civile rappresentò un sforzo di investimenti e di uomini considerevole. Bisogna a tal proposito menzionare il Canale Danubio del Mar Nero, la centrale idroelettrica di Portile di Fier, la metropolitana di Bucarest (60km), le irrigazioni attraverso i canali per 5,6 milioni di ettari ed il primo gruppo di centrali nucleari di Cernavoda.
La costruzione delle abitazioni era nel 1989 di 55.000 appartamenti, la punta più alta si ebbe nel 1981 con 150.500 [non si davano in proprietà, ma erano un diritto cittadino in cambio del pagamento di un piccolo canone d’affitto. Si trattava di edilizia popolare, senza interesse speculativo, edifici simili a quelli che si costruivano nel mondo occidentale in quell'epoca, benché oggi per l’incuria e la mancanza di investimenti istituzionali sembrino di cattiva qualità].
[continua]
[segue]
RispondiEliminaSituazione negli ultimi 20 anni
Nell'esame degli aspetti sociali ed economici del periodo 1989-2009 bisogna segnalare i seguenti dati:
La popolazione della Romania nell'anno 2008 era di 20 milioni di abitanti [3 meno che nel 1989] conseguenza dell'esodo massiccio all'estero specialmente in Spagna, Italia ed Ungheria [ma che esodo, io la chiamerei fuga dopo lo smantellamento industriale del paese…]. Più di 350.000 bambini, dei quali il 50 % con meno di 10 anni, hanno i loro genitori fuori dal paese, con effetti negativi per la famiglia. Il calo dei tassi di natalità e mortalità sono fenomeni costanti degli ultimi 20 anni. Attualmente vivono nel paese di 2,5 milioni di pensionati delle aziende ex-cooperative, con pensioni molto basse [dopo lo smantellamento di queste cooperative si sono ritrovati con piccoli appezzamenti che non danno loro di che sopravvivere].
La ricchezza nazionale ha subito, a causa della privatizzazione, una perdita valutata in circa 60 miliardi di euro svenduti a soli 6 miliardi di euro [un furto pazzesco sul quale c’è ancora da investigare e giudicare]. In molti casi le vecchie imprese pubbliche importanti sono passate di proprietà ad altri stati (Romtelecom, Petrom, Distrigaz) senza il rispetto delle leggi della privatizzazione.
La flotta commerciale rumena che nel 1989 era la settima al mondo, fu venduta in condizioni ancora poco chiare [quando l'attuale Presidente Basescu era ministro dei Trasporti]. A seguito dello smantellamento delle attività cooperative agricole, i beni sono stati abbandonati o distrutti. Molte delle reti di canalizzazione agricola sono oggi in rovina.
Nel 2007 solo il 24% dei gruppi di impresa della Romania erano controllati da capitale rumeno. Sono apparsi i milionari (in euro) ma è cresciuta la percentuale di popolazione che vive sotto la soglia di povertà [alcuni dati assicurano che si tratta del 25%].
Il Prodotto Interno Lordo, che esprime la produzione e la ricchezza di un paese, è diminuito costantemente negli anni post-rivoluzione ed ha superato quello del 1989 solo a partire dal 2004, ma ora nel 2009 è incominciato a diminuire ad un tasso dell’8%.
Se diamo al 1989 la percentuale del 100%, nel 1990 era del 94,4%; 1991 del 82,2%; 1992 del 74,9%; 1993 del 76,1%; 1994 del 79,1%; 1995 del 84,7%; 1996 del 88,0%; 1997 del 82,6%; 1998 del 78,7%; 1999 del 77,7%; 2000 del 79,3%; 2001 del 83,9%; 2002 del 88,2%; 2003 del 92,7%; 2004 del 100,6%; 2005 del 104,7%; 2006 del 112,8%; 2007 del 119,6%; 2008 del 130,3%.
Se Romania si fosse mantenuta al ritmo di crescita del 1989, un 5 %, il PIL del 2009 sarebbe del 265,3 %, [la differenza tra questo 265 % ed il 130 % realmente raggiunto, è abissale e dimostra come il capitalismo ha fatto perdere ai rumeni quasi 20 anni di sviluppo].
La struttura del PIL nel 2008 è completamente differente da quella del 1989: la percentuale della produzione industriale, agricola e delle esportazioni, è scesa in favore delle costruzioni, dei servizi e delle importazioni [vale a dire che l'industria e quasi tutta la capacità produttiva della Romania sono state distrutte per lasciare il paese agli investitori stranieri, cioè il paese è stato colonizzato].
L'industria ha seguito una curva discendente dopo il 1989, molte infatti sono state chiuse. Purtroppo nel 2008, la petrolchimica era attiva al 35% rispetto al 1989. [un 65% consapevolmente rimosso per lasciare i romeni nelle mani degli avvoltoi dell’Ovest].
[continua]
[segue]
RispondiEliminaL'attuale crisi economica inciderà ulteriormente su questa situazione.
Nell'anno 2008, 12.000 imprese non avevano la possibilità di pagare gli stipendi. Circa il 90% dell'industria chimica ha smesso di funzionare a causa della crisi. Nei primi tre mesi del 2009 il numero dei fallimenti è aumentato del 84%.
L'Agenzia nazionale per l'occupazione della forza lavoro prevede che il tasso di disoccupazione, entro la fine dell'anno, coinvolgerà dalle 550.000 alle 600.000 persone. Si teme che il numero potrebbe arrivare fino ad 1.000.000 se la situazione non migliora, oltre alla possibilità che 700.000 rumeni che lavorano fuori dal paese, perdendo il loro lavoro, tornino in patria.
L'agricoltura ha sofferto considerevolmente in questo periodo e nel 2009 si sono lavorati solamente 5 milioni di ettari su un totale di 9,3 milioni nel 1989. Gli aiuti dell'UE non riescono a dare impulso alla produzione agricola perché la distruzione delle cooperative ha fatto si che il 45% delle fattorie abbiano meno di un ettaro di terra. Inoltre circa il 15% della terra arabile è colpita dalla siccità [per l'abbandono degli impianti di distribuzione; questo significa che le criticate cooperative agricole vennero eliminate e sostituite da…nulla. Oltre al fatto che tutte le opere di irrigazione effettuate dal comunismo, si sono trasformate in trincee abbandonate in mezzo a campi secchi].
Il 70% degli alimenti consumati in Romania di oggi provengono dalle importazioni [logico, dato che la struttura produttiva è distrutta] e per ricostruire la superficie forestale del 1989 bisognerebbe reimpiantare minimo 1 milione di ettari. L'educazione e l'insegnamento hanno seri problemi. L'istruzione elementare non è più obbligatoria e la Romania si trova con nuovi analfabeti [che non aveva nel 1989] ed il loro numero oggi è di circa 1 milione di persone.
La qualità dell'educazione fa desiderare e nel test internazionale PISA, gli alunni rumeni di oggi si classificano al 47° posto su 57 paesi, in contrasto con la qualità del livello di istruzione dei paesi socialisti [gli investimenti pubblici nel settore dei servizi sociali, sanità e istruzione sono sempre più bassi].
La Sanità ha sempre più problemi, alcuni anche pericolosi. Gli ospedali non rinnovano i loro materiali, si trovano in edifici vecchi e con pochi medici, specialmente nelle zone rurali. La media è di 1,9 medici per 1000 persone, con salari molto bassi per l'attuale livello dei prezzi. Secondo un recente sondaggio, il 60% dei medici vogliono lasciare il paese.
È cresciuto e il tasso di mortalità dei bambini nati con malformazioni.
Un rumeno su quattro soffre di obesità [gli alimenti si consumano nei fast food tipici di scarsa qualità, come accade nel resto del mondo capitalista].
La Romania è al primo posto in Europa per morti di tubercolosi ed infermità in relazione diretta con la povertà.
[continua]
[segue]
RispondiEliminaAltri settori in cui la Romania ha una situazione delicata sono i trasporti, la ricerca scientifica, il commercio estero e, specialmente, il livello di vita.
Dal 2001 al 2008 si sono costruiti solo 26.000 appartamenti [tutti accessibili, solo indebitandosi per la vita] ed attualmente 11 milioni di rumeni, cioè il 50% della popolazione, si appoggia ad una qualche forma di assistenza sociale [l’assegno sociale è ridicolo, pari in media a 400 lei, cioè 100 euro al mese].
In un altro lavoro indispensabile per conoscere le conseguenze della transizione economica della Romania, "Transizione, più dura che una guerra 1990-2000" "Tranzitia mai grea decat un razboi. Romania 1990-2000" del professor Nicolae Belli [Ed. Expert 2001] l'autore scrive: "Nonostante l'apertura democratica che portò alla rivoluzione del 1989, la Romania è affondata immediatamente in una profonda crisi economica, sociale, politica e morale, nella quale si mantiene (....) La transizione rimane nella storia come il periodo più difficile e più orribile dopo le due guerre mondiali…”
È difficile rispondere alla domanda: che futuro ci aspetta con un fardello così carico di povertà sulla nostra schiena?
Indietro non possiamo ritornare.
Inoltre se questo passato fosse stato buono, la storia non l'avrebbe abbattuto [questo è un parere, vorrei assicurare che è motivato dalla necessità di pubblicare l'opera, dal momento che la censura nel capitalismo non si basa sul proibire le pubblicazioni, ma sul non finanziarle, come con il colonnello Martinez Ingles in Spagna, col suo libro su re Juan Carlos che nessuno vuole pubblicare - meno male che esiste Txapalarta]. Il tempo è irreversibile ed inoltre corre molto velocemente… Non esiste altra soluzione che andare avanti, concentrandoci sul presente e guardare al futuro [un futuro molto nero, se si guarda al passato per comprendere la gran truffa che è avvenuta].
La crisi economica, dalla quale la Romania è lontana dall’uscire, aggrava notevolmente le statistiche. La ripresa negli anni a venire dipenderà in gran parte dalla qualità degli uomini politici delle autorità legislative e dirigenti e, in ultima istanza, dalla devozione alla causa pubblica dei dirigenti del paese [ed io direi che, poiché questi politici di cui parla, non pensano prima al pubblico ma al privato - in fin dei conti arrivano al potere grazie alle campagne pubblicitarie finanziate dalle grandi multinazionali - tutto dipenderà della capacità del popolo rumeno, spagnolo, o tedesco, di ogni popolo, ad agire per la costruzione del proprio futuro e smettere di considerare la libertà come una concessione del potere, incominciando ad esigerla come diritto conquistato]
[http://www.resistenze.org/sito/te/po/ro/poro9m29-005956.htm]
Leonardo, fossi brava quanto te scriverei la storia parallela di un giovane e lanciato boss mafioso e un anziano latitante che una notte ricevono ordine di farsi arrestare per il bene della causa comune... :-D
RispondiEliminaCoco
...p.s.
RispondiEliminama il copia/incolla è disabilitato per via dell'anonimo che ignora la funzione dei link?
Coco
A parte il dettaglio del premier Bondi, il racconto è terribilmente verosimile :)
RispondiEliminacompagno anonimo, va un po' a caghèr
RispondiEliminail copia/incolla e' un bug di firefox. Upgrade.
RispondiEliminaOT: Va bene, non sei stato al NoBDay, ma una tua riflessioncina su quel che hai percepito da casa, come i milioni che lì non c'erano, sarebbe interessante. E poi c'è un'altra commissione, su Giornalettismo (http://www.giornalettismo.com/archives/43827/il-paradosso-della-cultura-in-tv/) Luca Massaro ha postato un contributo sulla cultura in TV. Nei commenti è nato un piccolo confronto fra apocalittici e integrati. Tu che ne pensi? Poi ti offro un caffè.
RispondiEliminaCopia/incolla (Firefox): per farlo funzionare basta fare una anteprima.
RispondiEliminaSto via tre giorni e arriva un commissario del pcus.
RispondiElimina