Indovina chi va al Liceo
In questi giorni tutti hanno la loro storia sul piccolo extracomunitario che arriva in classe. All'inizio è timido timido, ma è costretto a imparare: anche solo per difendersi! E alla fine dell'anno infatti parla italiano come tutti, alleluja. Integrazione riuscita – una bella storia, sì. La conosco anch'io. Adesso però ve ne racconto un'altra.
C'era una volta un ragazzino cinese che era appena arrivato in Italia, siete pronti? In italiano zoppicava, comprensibilmente, ma era un mostro in matematica, estraeva a occhio le radici quadrate, i logaritmi, eccetera. Così il suo prof d'italiano, al primissimo incarico, pensò che poteva anche indirizzarlo allo scientifico, perché no? Col tempo l'italiano l'avrebbe imparato. Già in pochi mesi aveva capito come esprimersi – e poi aveva quella razionalità assoluta che è da liceo, non da istituto tecnico; insomma, lo fece. Scrisse “Liceo Scientifico” sul consiglio d'orientamento. Dopo qualche mese il Liceo lo andò a chiamare. Questo professorino non sapeva ancora niente del mondo, niente di niente, così ci andò.
Gli chiesero un parere su tutti i suoi alunni che si erano pre-iscritti allo scientifico, e lui glielo diede. Alcuni erano promettenti, altri nemmeno un po' ma si erano iscritti lo stesso, ecc. ecc. E alla fine gli chiesero: perché ci ha mandato questo qui, che dal nome è cinese?
E lui (che non sapeva niente del mondo) rispose: in effetti è cinese, ma è molto bravo in matematica.
E loro: sì, però lo sa l'italiano?
E lui: no, veramente non tanto. È appena arrivato. Però è in grado di imp...
E loro: ma se non sa l'italiano, come fa ad andare al Liceo?
E lui a quel punto ebbe un'idea. Disse: potreste insegnarglielo voi, l'italiano. Prof d'italiano ne avete.
E loro: ma no! Noi non facciamo queste cose. Doveva iscriversi a ragioneria.
A questo punto lui non disse più niente, ma pensava: è ben curioso che a ragioneria siano in grado d'insegnare italiano a un cinese, e al liceo no.
Qualche anno dopo, a un angolo di strada, il professorino reincontrò il ragazzo, che si era fatto grande, e gli chiese: Yu, come va? Sei sempre allo scientifico?
No, rispose lui, mi hanno bocciato e mi sono iscritto a ragioneria.
Era un mostro della matematica, però non aveva ancora capito la differenza tra “li” e “gli”, e quindi lo bocciarono. Così è la vita, e adesso il professorino si domanda: quelle mie colleghe che lo bocciarono, il trenta andranno a Roma a manifestare contro le classi ponte? Perché io nello stesso corteo con loro non ci starei, siccome mi fanno un po' schifo.
Tutti ovviamente crediamo nell'integrazione. Voi, poi, non vedete letteralmente l'ora che avvenga. Una volta che il bambino timido timido ha imparato tre parolacce italiane dal compagno, siete prontissimi a concludere che l'integrazione è avvenuta. Siete fantastici. Mentre vi riempite la bocca di integrazione, iscrivete vostro figlio al liceo. Anche se sui libri si annoia, e darebbe qualcosa di più in un bel tecnico. Ma i tecnici sono troppo pieni di brutte facce, di facce scure... no, meglio il liceo.
Per voi va benissimo la scuola così com'è: il negretto che è appena arrivato è tanto carino, cosa importa se durante le lezioni di storia e geografia s'addormenta, perché non capisce niente? Tanto non deve mica imparare la storia, lui: basta un po' di alfabeto, un dizionario minimo, e se alla fine dell'anno non sa ancora nulla, si boccia. Tanto non deve mica andare lontano, no? Mica deve fare il liceo, lui, si annoierebbe. Lui è da professionale. E' da cantiere. Mica gli serve conoscere Napoleone.
E vi credete pure progressisti. Non avete la minima idea. La verità è che siete Spencer Tracy all'inizio del film. Ecco cos'è l'italiano progressista medio: un benpensante americano anni '60. Finché vostra figlia non vi si presenterà con Sidney Poitier a braccetto non ve ne renderete conto. Le scuole a cui l'avete iscritta sono dieci volte più classiste di quelle che avete frequentato voi (che già non scherzavano). Finite le medie, gli stranieri approdano per l'80% al professionale – bella l'integrazione, bello tutto, però adesso lasciateci pascolare la classe dirigente senza i vostri pittoreschi musi da scimmia, grazie. Non abbiamo tempo per alfabetizzare i futuri geni della matematica, dobbiamo far memorizzare gli aoristi alla prossima infornata di fighetti. Però giù le mani dalla scuola multietnica! Anche se i nostri figli li iscriviamo alla classe speciale musicale. O bilingue. O qualunque cosa, qualunque cosa che tenga lontano il nostro fragile virgulto dalla teppa scura.
State tranquilli. Le classi ponte non passeranno. Per un semplice motivo: costano. Ci vorrebbero le strutture, e poi bisognerebbe formare gli insegnanti, pensateci bene: formare gli insegnanti. State tranquilli. Nessuno ci formerà, nessuno è in grado. Continueremo a fingere d'insegnare italiano lingua straniera come stiamo facendo da anni, anche se nessuno ci ha spiegato come si fa: è una truffa, ma evidentemente vi sta bene... e poi non truffiamo voi, vero? Truffiamo gli scimmioni.
State buoni. Le classi ponte sono solo uno slogan. Ogni tanto i leghisti hanno bisogno di farsi sentire dal loro elettorato. Del resto, non è lo stesso problema di Veltroni? Che bello poter difendere la scuola multietnica in tv, che bello poter accusare gli altri d'inciviltà. Nel frattempo sua figlia studia negli USA, dove le classi differenziate per chi non sa l'inglese sono una normalissima realtà. Ma questo non importa. I leghisti hanno fatto un po' di baccano, Veltroni ha fatto un po' di controbaccano. I conti si faranno alle elezioni. Già, le elezioni.
Qualche mese fa ci si lamentava che i leghisti raziassero voti tra gli operai, che il PD avesse perso il contatto con la base popolare, ecc. ecc. C'era chi diceva: “torniamo in fabbrica!” Ci siete poi tornati?
Io sono rimasto a scuola. È più che sufficiente. Ho visto i ricchi iscrivere i figli alla sezione dei ricchi. Ho sentito di presidi che iscrivono d'ufficio tutti gli stranieri a una sola sezione, o a una sola succursale.
Adesso lavoro in una prima con 11 stranieri. Due non parlano l'italiano, semplicemente: gli altri avrebbero passato qualsiasi esame d'ammissione, e quindi non avrebbero frequentato la fantomatica classe ponte. Il punto non è che siano 11: il punto è che in un'altra prima ce ne sia soltanto uno, o due.
Una classe con tanti stranieri non è necessariamente più difficile di una classe con tutti gli italiani. Anzi, è un ambiente molto stimolante. Ma si resta indietro col programma, semplicemente. C'è meno tempo, e quindi s'imparano meno cose. Gli stranieri forse non se ne rendono conto (e comunque non votano). Ma gli italiani sì. E possono avere la sensazione che il loro figlio sia stato inserito in una serie B. Che l'integrazione si faccia sulla loro pelle. Provate a spiegar loro che non è vero. Quando i bambini delle altre classi andranno in gita tre giorni, e loro soltanto un giorno solo, perché chiedere soldi a certe famiglie è impossibile o imbarazzante.
Ecco, questi sono i genitori che avevano bisogno dello slogan “classe ponte” per ricordarsi di votare Lega. Voi probabilmente no. Voi per vostra figlia avete altri progetti. Non mi resta che augurarvi che venga Yu a prendersela, vostra figlia, col suo diploma di ragioneria, e se la porti nel buco del c. della Cina. Forse allora rivedrete il vostro concetto d'integrazione. E forse, chissà, nemmeno allora.
Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi
Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi.
Noi no. Donate all'UNRWA.
Mi piace questo tuo modo sincero di argomentare. Mi piace che cerchi di superare la farsa dei proclami e dei rimbalzi dettati dall'ipocrisia...
RispondiEliminaalla prossima
mauro
Amen!
RispondiEliminaPiccolo OT. Speravo che sciocchezze del tipo
"e poi aveva quella razionalità assoluta che è da liceo, non da istituto tecnico"
fossero superate. Cosa sarebbe questa razionalita` assoluta del liceo in contrapposizione a... cosa? una razionalita` relativa degli istituti tecnici?
si, è vero: nelle classi con una percentuale alta di stranieri con difficoltà linguistica, si avanza più lentamente. Credo si perdano pezzi interi di programma.
RispondiEliminaSe le classi di inserimento venissero pensate con razionalità, potrebbero anche risolvere il problema. Il punto però, è che verrebbero -sicuramente- pensate ed organizzate male. Questo è il mio terrore. Quanti insegnanti ci vorrebbero per insegnare l'italiano ad una classe di stranieri? Dovrebbero essere bilingue? I ragazzi stranieri verrebbero divisi per nazionalità? In classe -tra di loro- continuerebbero a parlare nella loro lingua. Se si frequentassero fuori scuola, parlerebbero italiano tra loro? O cinese, o pakistano, o cosa?
E se dopo aver varato una classe di inserimento, i genitori iniziassero a reclamare classi distinte per tutti gli anni? E se chiedessero la stessa cosa i leghisti in perenne campagna elettorale? Dicendo: "ecco, vedete, le classi miste non funzionavano". Il tutto, sempre per il bene dei nostri figli, ovviamente.
Secondo te, abbiamo una classe dirigente in grado di pensare seriamente un "programma di inserimento", senza trasformarlo in una emarginazione travestita? Questi personaggi, che spacciano per riforma dell'istruzione quella che tu hai giustamente definito un pignoramento. Questi che colorano i loro interventi di un folclore nostalgico, fatto di grembiulini, voti in condotta e romantici maestri unici?
ciao leo
Simona
Simona, credo che in situazioni dove ci sono molti stranieri, basterebbe fissare un tetto di stranieri per classe. Un piccolo accorgimento che impedirebbe gli espedienti che vanno per la maggiore.
RispondiEliminaSu voto in condotta e grembiule preferirei glissare, perché non trovo scandaloso né l'uno né l'altro (infatti esistevano anche ieri: oggi sono semplicemente diventati una bandiera).
Deid, la "razionalità assoluta" da liceo la contrappongo a un tipo di intelligenza pratica (che non è affatto inferiore; ma è pratica, appunto) che preferirei indirizzare agli ITIS.
Il punto è un altro. Ho 40 anni suonati e quando andavo a scuola io c'erano le sezioni A e B (nel senso che la A aveva i prof più preparati, con più esperienza o più impegnati) e allora non c'erano stranieri. La questione invece è di diritti: un ragazzo (chiunque viva in italia, per come la vedo io) dovrebbe avere il diritto di frequentare una scuola adeguata a stimolare le sue capacità, senza il rischio di finire in un posto dove si 'aspettano quelli più indietro' o in un altro dove si va solo a scaldare il banco. Ogni scuola dovrebbe esigere un certo livello di 'prestazioni' scolastiche da parte degli studenti, i quali dovrebbero essere inidirizzati verso quelle più adatte per loro (non dovrebbe essere difficile per un insegnante coscenzioso che conosce i ragazi da anni). Invece nessuno si preoccupa di questo: gli istituti pensano solo a formare le classi, i politici a fare propaganda e i genitori a piazzare i figli in scuole 'in'.
RispondiEliminaun pò nervosetto il post,
RispondiEliminama sempre geniale!
Io non capisco però tutta questa serie di post "anti-anti-classi differenziali" (gli ultimi qui e su Piste): i dati di fatto di cui parli esistono, e immagino la tua frustrazione come insegnante per casi come quello di Yu, ma il classismo nelle scuole è sempre esistito: prima erano penalizzati i poveri, i figli di contadini che in casa parlavano solo dialetto, gli immigrati dal sud, e in misura minore, nei licei, i figli di persone non acculturate. Ora ecco la new entry degli stranieri, a dividere la posizione di ultima ruota del carro con gli italiani "nuovi poveri" o che semplicemente non possono permettersi scorciatoie. I ricchi e privilegiati, di destra o sinistra, sono sempre esistiti. Questo scagliarsi contro le proteste anti-classi differenziali (con le professoresse che vorrebbero una uguaglianza formale per continuare a favorire lo status quo sociale bocciando la maggior parte dei più "sfigati" di famiglia) mi sembra un processo alle intenzioni. Se in Italia la scuola non favorisce la mobilità sociale, non sarà certo sancendo una discriminazione esplicita che si risolverà. I limite di stranieri per sezione e i corsi di italiano paralleli sarebbero misure più logiche. Poi, d'accordo che in assenza di fondi alla fin della fiera non verrà probabilmente riformato quasi niente (tranne la cosa del maestro unico, che è un puro e semplice taglio per far cassa).
RispondiEliminaquel che dice leonardo (con la consueta verve e efficacia) è vero. la sparata della lega è quel che alcuni genitori volevano sentirsi dire. è bello sapere che c'è qualcuno più meridionale o più negro di te. si fa finta di cambiare perché niente cambi: la scuola mi sa che è in declino da un po', o forse è sempre stata in declino solo che in un certo periodo qualcuno s'era illuso che non lo fosse. qualcuno addirittura pensava (chissà in base a cosa) che la scuola servisse (anche) come ascensore sociale (!?). e naturalmente la scuola fa schifo per colpa dei cinesi o degli zingari e (naturalmente) basterà cacciarli nel ghetto perché finalmente cominci a funzionare! nel caso sarebbe la prima volta. si potrebbe generalizzare l'uso del test d'ingresso già all'asilo... perché no? si stroncherebbero i poveracci, certo, ma adesso invece?
RispondiEliminasecondo me va vista la realtà: se c'è gente indietro ci sono solo due possibilità o si va tutti più piano o si lasciando al proprio destino. perciò il problema andrebbe spalmato uniformemente e col tempo quelli partiti indietro saranno una ricchezza in più: se non abbiamo paura che il cinese o il negro ci passi avanti nel test d'ammissione alla facoltà a numero chiuso o ci sorpassi nel concorso.
il discorso è lungo
Sono d'accordo con te, non tanto sull'ipocrisia dei genitori (che peraltro c'è, e sono il primo ad ammetterlo) quanto sul sul fatto che insegnare l'italiano a chi non lo sa prima di sbatterlo in una classe con altre 25 persone che non parlano la sua lingua sarebbe una cosa non sciocca.
RispondiEliminaIl punto, come dicevo più estesamente qui un altro: vale a dire che il contenuto dell'emendamento leghista è intrinsecamente razzista, in quanto presuppone che lo straniero sia propenso a delinquere.
I corsi che si dovrebbero impartire non sono lezioni di italiano, ma di dottrina; ed è ben diverso.
Caro Leonardo, fai parte, e mi spiace dirlo, di una classe di professori delle medie che tende a rovinare gli studenti. Non esiste questa distinzione. Lascia che te lo dica un Itiota, laureato e dottorato che si fa grandi rasponi di logica e matematica. Fosse per la tua classe avrei fatto il classico.. magari sarei il nuovo Baricco, ma vuoi mettere? :-)
RispondiEliminaLeonardo,
RispondiEliminaHai fatto il liceo vero?
Anche tu sei caduto nel solito luogo comune del liceo e dell'istituto tecnico.
Che squallore.
Davide
Sei molto bravo, ma quando ti fai trascinare dal livore diventi - perdonami - patetico. A meno che non ci sia in quello che scrivi non tanto una voglia smodata di stupire e fustigare quanto una grassa (non sottile, grassa) ironia, e ammetto di non essere troppo portato per il genere. Tralasciamo il finale, quell'augurarci (ma a chi?) che le nostre figlie vengano impalmate da un cinese (e deflorate da un "negrone", no?). Il punto è un altro: davvero sei convinto che le famiglie favorevoli all'intergrazione scolastica assomiglino a quella caricatura che stai dipingendo? Davvero pensi che siamo tutti radical-chic come il tuo odiato Veltroni, davvero pensi che mandiamo le nostre figlie nei collegi svizzeri lasciando solo i poveri figli della Lega a vedersela con i (sigh!) "negretti"?
RispondiEliminaIo, per esempio, vengo da una famiglia operaia: ma guarda caso, ho fatto il liceo classico, la scuola dei ricchi, beneficiando del clima interclassista venutosi a creare nella scuola italiana dopo il '68. Memore di ciò (memore che, sì certo, tutto costa soldi e fatica, costa fatica integrare gli stranieri nelle classi normali anziché ghettizzarli, così come dev'essere costato soldi e fatica far studiare i figli degli operai e dei contadini, don Milani non lo sapeva, forse?) rimango dell'idea che la scuola italiana possa integrare gli stranieri utilizzando gli strumenti di cui già oggi dispone, così come ha integrato - non esenza resistenze - i portatori di handicap, facendo sparire le classi speciali: insegnanti d'appoggio, corsi d'alfabetizzazione accelerata pomeridiani ecc. E pazienza se per ottenere questo risultato di civiltà debbo rinunciare a mandare mia figlia a qualche lunga gita scolastica, se ne farà una ragione. Del resto, le elementari di un sacco di paesi e paesini italiani sono piene di bambini che non sanno l'italiano, perché a casa loro si parla solo il dialetto, non si legge un giornale e si guarda la tv solo quando c'è Paperissima. Classi speciali anche per loro?
Per capire davvero la condizione (si parla sempre di "media") della scuola bisogna avere un figlio (o più... che il confronto da classe a classe è ancora più deprimente) in età scolare.
RispondiEliminaMa non basta..., devi poi essere in grado di capire che gli insegnanti non usano il congiuntivo, non hanno autorevolezza (non autorità) nel gestire 20 ragazzini di 11 anni, adottano libri di testo che sembrano scritti da alunni piuttosto che da docenti...
Io trovo che il ragionamento di Leonardo fili, magari qualche limatura qua e là ci starebbe, per smussare gli angoli, ma mi sembra condivisibile.
RispondiEliminaPer Marco Pontoni, probabilmente tu non sarai un radical-chic, che pure ci sono, però ti assicuro che le "classi speciali" per chi parla solo dialetto ci sono. Ho fatto l'obiettore con ragazzini di elementari e medie di quartieri disagiati della mia città e ti assicuro che metà di quelli non vedranno finiranno le superiori, se le cominceranno, l'altra metà non andrà al classico.
Poi per la distinzione tra licei e istituti tecnici io delle differenze le vedo, studiare filosofia o greco, è un po' diverso da elettronica o ragioneria.
@Signor Pontoni vedo che non ha colto l'essenza del post di Leonardo. Lungi da me nel darle lumi. Se lo rilegga meglio.
RispondiEliminaHo fatto il classico e l'Universita'anch'io e adesso faccio la cheffa e ai miei tempi gli stranieri non c'erano ancora in provincia percio' ora come ora NON ho strumenti per giudicare cosa sta avvenendo nelle scuole odierne. Sol un dato: mia figlia nella sua classe alle elementari era accompagnata da due stranieri. Adesso nelle stesse classi i bambini stranieri siano 11/12. Alcuni NON sanno l'italiano.
Aggiungo che essendo figlia di emigranti io i corsi di recupero di lingua tedesca in Svizzera me li sono fatti e le assicuro che son serviti. Non si faranno in Italia perche' NON ci sono soldi. Basta li'. Poi sta cosa che il classico lo facevano i figli della buona borghesia valeva ieri e vale sempre oggi. Pertanto non accapigliamoci su dati di fatto. Cosi' era e cosi' e' rimasto. Non mi pare che al Berchet di Milano vi siano stranieri. Per dire. Mi porti dei dati diversi e poi si discute. L'integrazione non e' mai partita dal centro bensi' dalle periferie. Come stanno messe le periferie delle nostre citta'?
L'errore di base che fai è di pensare che il liceo costruisce la classe dirigente di domani. Non è vero. Non è più vero da anni.
RispondiEliminaSono i tecnici ormai, che formano la classe dirigente. Al piccolo Yu è andato molto meglio prendendo ragioneria che non un inutile scientifico (che, tra l'altro, di scientifico non ha nulla). Io ho studiato ragioneria. All'università poi (come tutti i miei compagni) prendevo trenta a tutti gli esami di diritto ed economia, mentre i diplomati al classico non ci capivano niente.
Conosco gente uscita dai tecnici industriali e oggi ingegneri o matematici, non ancora trentenni e già con posti sicuri e promettenti:
Il liceo sforna solo masse di disoccupati che vanno ad affollare i call center. Il liceo è roba da ottocento.
Cosa se ne fa il mondo di domani di uno che sa declinare in latino, ma non ha idea di cosa sia la partita doppia o un rateo passivo.
Guardali, tutti questi ex liceali, presi per il culo dal banchiere di fiducia e senza più i risparmi di una vita. I genitori di Yu, che avranno chiesto consiglio al figlio ragionere, i risparmi ce li hanno ancora tutti. Magari non sanno l'italiano, ma si sono comprati la casa degli italiani.
non sono d’accordo: l’integrazione si compie davvero solo con la seconda generazione, cioè passa necessariamente attraverso la scuola e i figli degli stranieri che la frequentano, scornandosi con lingua, vizi e virtù di chi li ospita: è storia, ce lo insegnano i paesi con un passato di immigrazione più lungo e maturo del nostro: Francia, Germania, ecc.
RispondiEliminaIl mondo è vario, anche se può non piacere e non è facile da affrontare per nessuno, per primi gli insegnanti, poveretti loro. Le difficoltà ci sono, ma anche soluzioni migliori delle classi ponte (già detto da altri, lezioni pomeridiane di italiano, tetto agli stranieri per classe), che mi sembrano una vergogna razzista che sposta (rimuove ?) il problema agli anni successivi, allontanando i contrasti e le potenzionali soluzioni. Sarò il solito benpensante, ma il razzismo si alimenta proprio così, “mostrando” ai ragazzi, con regole conseguenti, che gli stranieri sono una zavorra da tenere da parte, evitando il contatto.
L'obiezione di dvd mi sembra l'unica sensata. Per il resto, Leonardo è sempre il mio intellettuale di riferimento.
RispondiEliminaa me sembra che leonardo abbia espresso molto chiaramente, qui nei commenti, qual è la sua posizione al riguardo. che rimane sempre quella di tenere nelle classi un tetto massimo di alunni stranieri. continuo a non capire perché quella semplice regola si sia dimostrata inapplicabile, e si debba essere arrivati all'idea delle classi-ponte. idea peraltro neanche tanto assurda, se solo non l'avessimo avuta qui in italia, vero leo? perché poi bisogna anche vedere cosa c'è dietro un'idea, e io sospetto fortemente che dietro l'idea della classe-ponte ci sia la stessa idea, per esempio, che porta a proposte tipo quella di obbligare i medici a segnalare la presenza di clandestini nei pronto-soccorso o negli ospedali. insomma, io non mi fido. neanche in presenza di iniziative che altrove invece funzionano. io non mi fido di chi le prende, quelle iniziative. faccio male?
RispondiElimina@dvd
RispondiEliminaHai ragione.
Yu troverà un lavoro migliore.
E le schiferà, le nostre figlie.
E ce lo saremo meritato.
Intelligenza pratica VS Assoluta??
RispondiEliminaLe distinzioni si son sempre fatte. Se ci si atteggia a paladini delle razze discriminate non si favorisce nessuno. Ci sono alunni bravi e alunni meno bravi. Il lavoro andrebbe concentrato sulle potenzialità di chi è momentaneamente meno bravo.Se ha lacune dovute a fattori esterni quali ceto basso o provenienza dall'estero allora meriterebbe un supporto. Cosa c'entra l'emarginazione razziale?
Ho fatto le elementari in un paesino di una provincia sperduta del sud; eravamo in trenta, e ventisette di noi parlavano e scrivevano (sic!) solo in dialetto; c'era il figlio del contadino, del geometra e dell'avvocato; abbiamo superato un devastante terremoto, e trascorso sei anni (sei!) in un container che, se pioveva, s'allagava.
RispondiEliminaMa.
Abbiamo avuto maestri eccezionali, il cui ricordo mi commuove. E' vero: non si riusciva a terminare i programmi ma oggi, che sono adulta, poco mi importa se in terza elementare non imparai le equivalenze. Quello che a me ha dato una scuola "sfigata" non si trova nei programmi nè nei libri di testo: quella scuola sgarrupata mi ha insegnato che si imparava tutti insieme e se qualcuno restava indietro lo si aspettava, lo si aiutava. Quella scuola mi ha dato le basi sufficienti per andare ovunque, studiare qualunque cosa, e per essere una (spero) buona cittadina.
Quella scuola ha dato a tutti le stesse opportunità, pur nella desolante accettazione del fatto che non si parte tutti dallo stesso punto.
Ci insegnato qual è il senso della diversità, con le nostre famiglie ben contente di quella esuberante mescolanza, senza ipocrisie o infingimenti.
Per me la questione è molto semplice: vedo dei cittadini italiani (perchè le seconde generazioni di stranieri sono cittadini italiani, vero?) con difficoltà linguistiche, ora come allora.
Per i bambini più in difficoltà nella mia scuola c'erano corsi supplementari al pomeriggio, e il frequentarli non significava essere di serie B. Davvero pensiamo che non si possa fare lo stesso oggi?
sto post mi è arrivato come un pugno allo stomaco.
RispondiEliminafai pensare in un modo grandioso e - casi della vita - dopo averti letto silenziosamente per tanto tempo, scopro che ci conosciamo anche per le vie traverse della vita (Unibo e una persona cara in comune)...
spero tu stia bene e mi pare proprio di si!
Panz
in questi post c'è una strana lacuna: ciò che scrivi sui comportamenti ipocriti dei genitori degli scolari si sarebbe potuto dire pari pari, riga per riga, 20 o 30 anni - se solo qualcuno avesse avuto la faccia tosta di proporre classi differenziate per meridionali o per figli di poveracci. e in parte sono state anche dette, queste cose, 40 anni fa, da don Lorenzo Milani (che forse tieni a mente mentre scrivi questi post). perché allora la scuola era parecchio classista; forse più di oggi. però lo è anche oggi, e il master negli USA se lo possono permettere in pochi.
RispondiEliminaqual è la lacuna in questi post? è di ricordare che la scuola resterebbe "classista" anche cacciando gli stranieri in classi riservate a loro. insomma, creare quella che nelle ferrovie era la "terza classe" non significa far viaggiare tutti gli altri in prima classe. e all'impiegato o al carpentiere bergamasco che puntano a mettere il loro ragazzo nella classe con gli italiani dovrebbe essere ricordato che il loro interesse dovrebbe essere di far sparire le classi differenziate e il classismo, perché solo così il loro figlio non avrà un'istruzione di serie B.
ops! corrige:
RispondiElimina"qual è la lacuna in questi post? è di NON ricordare che la scuola resterebbe "classista" anche cacciando gli stranieri in classi riservate a loro."
m'è scappato il "non".
"Cosa se ne fa il mondo di domani di uno che sa declinare in latino, ma non ha idea di cosa sia la partita doppia o un rateo passivo."
RispondiEliminaCerto, se solo Galileo avesse studiato l'Iva invece che fare i suoi giochetti.
Non oso immaginare a che livello di civiltà saremmo ora.
Fai esempi del genere, ci credo che non risulta chiara la differenza tra intelligenza assoluta ed intelligenza pratica. A prescindere dal fatto se la prima si sviluppa più al liceo o al tecnico.
Proviamo così.
Usi il computer? Bene, sapere usare bene il computer sottointende una buona intelligenza pratica.
Il fatto però è che solo chi ha quella che Leonardo ha definito intelligenza assoluta è capace, ed è stato capace, di inventare il computer.
Un altro esempio potrebbe essere Faraday, anche per perorare la causa che in fondo il liceo non serve. Faraday al momento è l'esempio più lampante che mi viene in mente di cosa significa avere un'intelligenza assoluta.
Comunque bel post Leonardo.
Appunto, ma la cosidetta scuola di elites oggi in Italia è in grado di sfornare inventori di computer? Io non credo proprio.
RispondiEliminaIn Italia il liceo è per convensione la scuola che crea la futura classe dirigente. Ma è solo una convenzione. Non dipende nè dalla qualità dell'insegnamento ne dalle materie insegnate.
L'Italia e le sue convenzioni saranno sempre più marginali in un mondo in cui le competenze richieste sono altre.
Se vuoi fare il latinista, fallo. Non c'è niente di male. Ma non sperare che il sapere il latino ti possa dare più possibilità di qualcuno che sa fare un bilancio o sa creare una rete. Quello succedeva una volta, in Italia, dove contava il titolo, il pezzo di carta a prescindere da quello che conteneva. Ora, nel mondo, conta quello che sai fare.
A me non sembra d'aver scritto che al Tecnico ci mando i meno intelligenti. Non credo di dire una grossa bestialità affermando che in un Tecnico si studiano soprattutto scienze applicate (non so, elettrotecnica, informatica, ecc.), mentre l'approccio del liceo scientifico è più 'assoluto'. Poi c'è il problema che allo scientifico si sprecano ore col latino, ma mi sembra di averne parlato già centinaia di volte.
RispondiEliminaQuesto magari è anche un luogo comune, però vorrei sapere allora come vi comportereste voi: mandereste al liceo quelli che si mettono la camicia e al tecnico quelli che indossano la felpa? Non lo so, chiedo.
In realtà molti colleghi tirano una riga: da un voto in poi consigliano il liceo, sotto l'Itis. Ecco, questo mi sembra un luogo comune pericoloso: che l'itis sia per persone 'meno' intelligenti del liceo. Io però quel ragazzino non l'ho indirizzato al liceo perché era 'più' intelligente, ma perché aveva un tipo d'intelligenza che (secondo me) si adattava più al liceo. Tutto qui.
Che poi in alcune regioni d'Italia (ma non in tutte) l'Itis garantisca lavori più brillanti e meglio pagati di un liceo, lo posso confermare.
Dvd, tranquillo, non voglio fare il latinista, anzi, in latino ero una vera frana.
RispondiEliminaAnche se, in tutta onestà non mi sento di maledire tutte le ore passate a studiarlo.
Il punto è quello che ha precisato Leonardo nel suo ultimo post.
Poi la storia che il liceo servisse per creare i dirigenti di domani non la sapevo proprio, forse percé non è con quel piglio che scelsi di farlo. Anche perché mio padre voleva che facessi il tecnico.
Circa la domanda "ma la cosidetta scuola di elites oggi in Italia è in grado di sfornare inventori di computer?"
Probabilmente no, quello che è in grado di fare, o almeno quello che è stato in grado di fare con me (se con scuole d'elites intendi solo i licei), è stato appunto fornirmi un approccio più globale alle questioni. Oltre che alcuni strumenti per strecciarmi in questo tipo di approccio. Aiuta, o può aiutare, a non guardare le cose solo in una direzione. Senza fare miracoli eh.
E questo comunque me lo ritrovo anche qui ad ingegneria. Anche se all'inizio ho fatto molta più fatica dei tecnici.
Inventerò un computer?
Non credo, voglio fare il fotografo ;).
OT: Ma no Leonardo. Scusa se mi sono infervorato, in realtà è una vecchia battaglia a cui non dai e non togli.
RispondiEliminaFigurati. Ma fidati, per l'informatica NON serve un'intelligenza più pratica, è l'esatto contrario, serve grande capacità di astrazione. Ma pure per l'elettronia, la telematica (il mio prof di Fisica chiamava noi Informatici dei fisici degeneri, un onore:-) ). Aggiungi che il livello di matematica necessario è da Analisi II all'università, dove al liceo massimo si arriva alla prima metà di Analisi I.
Ma alla fine conta tanto, ma davvero tanto, il professore. La stessa materia può farti innamorare o può farti impazzire. Le nozioni son le stesse, ma le puoi affrontare sotto mille prospettive. Il problema è quello, non ITI vs Liceo. :D Credo che sia per questo che l'indirizzamento delle medie vale davvero poco. Probabilmente un po' di informazione in più per voi.. Esistono gli open-days da medie a superiori, come ci sono adesso da superiori ad università?
caro Leonardo, che disastro la scuola! e mica solo per gli allievi colorati... Insegno al liceo scientifico - lo stesso a cui si è iscritta 4 anni fa mia figlia, alla sperimentale lei, che aveva fatto la media musicale ;-) -; quest'anno per la prima volta oltre alla mia solita prima sperimentale ho anche una prima tradizionale. In succursale, va detto, ma va anche detto che in genere non è diversa nei risultati dalla prima tradizionale in sede (lo scorso anno ci fu più o meno il 40% dei bocciati in entrambe, credo quasi tutti italiani di nascita, essendo un liceo scientifico). Ho fatto un dettato identico nelle 2 prime, la media degli errori nel tradizionale (11, con una punta di 26), corrisponde alla punta di errori nello sperimentale, dove la media è di 4 errori. E ovviamente il dettato si basava sulle competenze acquisite nella scuola media, non su quello che avrei insegnato io (che potrei inconsciamente privilegiare lo sperimentale).
RispondiEliminaQuesto risultato mediamente o a volte abissalmente inferiore è riscontrabile nelle materie più a rischio di debiti, ovvero di educazione fisica sembra che se la cavino bene anche i corsi tradizionali.
Io faccio la media "americana", ovvero tolgo il megliore e il peggiore, faccio la media e quel che viene equivale a 6 e mezzo. Così almeno non devono preoccuparsi troppo di inglese, visto che già piangono sulla matematica, l'italiano e il latino... E faccio così perché i fondi per il recupero (e in questo la mia scuola investe tantissimo) sono limitati, e l'inglese lo possono imparare in molti modi più creativi ed emozionanti, invece il latino e la matematica no.
Certo poi se non posso portarli io in quinta (e qui non toccherò il discorso delle cattedre portate a 18 ore -dalle 17 originarie- eliminando di fatto la possibilità della continuità didattica), può succedere che l'anno successivo si ritrovino 2 di inglese (come metà della mia ex-seconda smistata), ma anche lì dipende dall'insegnante che hanno, perché l'altra metà ha almeno la sufficienza e alcuni molto di più. Devo forse dedurne che la valutazione (mia, tua, sua, nostra, vostra, loro) non sia del tutto oggettiva?
E se tutto questo avviene nel medesimo liceo scientifico (dove ovviamente i cinesi che arrivano sapendo l'italiano se la cavano meglio degli italiani, i rumeni se la cavano meglio in inglese, tutti gli arabi sono egiziani e di africani, perché l'Egitto altrettanto ovviamente non è in Africa, ce n'è l'1%), nel liceo "rosso" di Torino dove in apparenza l'unico leghista è il tecnico di laboratorio siciliano... come la mettiamo?
Che poi i bocciati li si "riorienta" verso i tecnici e i professionali, ma a me che ci ho insegnato per una quindicina d'anni quell lì mi paiono scuole molto più difficili di un liceo tradizionale...
Insomma, per favore c'è qualcuno là fuori che possa orientare i prof disorientati come me? HELP!
firmato Rossella perché blogger non mi riconosce più
Ho letto i commenti preceedenti e mi sembra che emergano anche alcune cose su cui mi arrovello:
RispondiElimina- i problemi della scuola, non sono risolvibili semplicemente all'interno della scuola e solo con gli strumenti "scolastici", perchè non credo che derivino solo da "difetti" della scuola.
- sul "problema" (a mio giudizio molto limitato) dell'inserimento dei bambini, credo si dovrebbe/potrebbe intervenire non ultimo con trasmissioni tv dedicate, interventi di comuni e/o del volontariato, lavoro sulle famiglie (sono esempi)
- che esempi diamo noi italiani in tema di cultura e legalità? Visto Le Iene ieri sera? A domanda rispondi: chi ha scritto L' infinito? chi ha dipinto L'Ultima cena? Parlamentari NON della Lega che avrebbero risposto?
- ho una sensazione: mi sembra che si continui a discutere sul "come" fare le cose, ma temo che dovremmo cominciare a discutere sul "cosa" fare.
Ciao a tutti.
Sul problema razionalità assoluta/pratica, io direi di perdonare Leonardo; lui è d'accordo sulla vacuità di questa distinzione (se ricordate ha sempre polemizzato contro la boria da liceo classico e sugli aoristi). Si tratta di un infortunio.
RispondiEliminaCapito in questo blog per caso, facendo acrobazie sulle rete che mi porta ovunque tranne che dove devo andare. Mi piace da morire questa cosa perchè mi permette di aprire la mente, ascoltare, imparare, confrontarmi, dire la mia, a volte così diversa da quella degli altri.
RispondiEliminaPasso, leggo, rifletto.
Un pò la curiosità di sapere cosa mai ci potesse essere scritto nel blog dell'anno ... mi piace.
Libertà di opinione.
Mi sento un pò come Yu, primo giorno, con tutti i tuoi amici e nemici pronti a leggere e commentare quello che scriverò ... perchè anche se ci crediamo tutti progressisti, nel nostro piccolo cadiamo in mille contraddizioni ... e lo zingaro deve essere integrato finchè non ci ruba in casa, il cinese deve avere le nostre possibilità ma non dare noi ai commercianti vicini, il nero deve avere una casa finchè non ci supera nelle liste delle case popolari. Io il decreto Gelmini non l'ho letto e di conseguenza non mi addentro in un tema che non mi offre sufficienti basi per argomentare, lo leggerò.
Una cosa però la so, i bambini sono delle "spugne" capaci di integrarsi alla velocità della luce, capaci di imparare molto più velocemente di un bambino italiano, capace, soprattutto di mostrare uguaglianza e rispetto molto più dei nostri figli ... ma la colpa non è nemmeno dei bambini italiani ma dei loro genitori.
Saluti e grazie!
ciao leo sono elo. arrivo un po' in ritardo sulla discussione ma il tema è ancora attuale. e poi per una volta non starò a dirti quanto sei bello e quanto sei bravo. cioè, sei sempre molto bello e molto bravo ma non sono affatto daccordo con te sulla questione dell'integrazione a scuola.
RispondiEliminaa febbraio dovrò scegliere la materna alla quale iscrivere mia figlia. in centro a reggio emilia c'è la più bella materna comunale che si possa immaginare, citata dai pedagoghi di mezzo mondo. peccato sia situata all'interno del parco cittadino frequentato prevalentemente da stranieri, considerato perfino insicuro, e poi oggettivamente pieno di figli di stranieri. ecco io sono sicura di volerla iscrivere lì mia figlia. intanto perché è lo stato dell'arte delle scuole materne nei dintorni, e IN PIU' perchè pieno di stranieri. io *desidero* che mia figlia abbia amici stranieri, e che bambini stranieri possano avere mia figlia come amica (e gli amici si fanno a scuola, prevalentemente, perché non so se potrò permettermi sport, musica o altro).
non si capiranno? beh lei adesso va al nido, è il secondo anno, in una classe formata da altri duenni come lei (3 sono stranieri). adesso cominciano a dire le prime frasi ma ti assicuro che sono due anni che fra loro le relazioni sociali sono intensissime. alcuni compagni le piacciono, altri no. con alcuni fa dei giochi con altri meno. e non hanno mai avuto bisogno di mezza parola per capirsi.
le classi miste resteranno "indietro" sul programma? ma quale programma? indietro rispetto a cosa?
cosa spiega del mondo un programma scolastico più di quanto non possano fare le relazioni sociali che si creano dentro la scuola?
ma se oggi tu pensi ai tuoi anni di scuola credi ti abbiano formato di più i programmi o l'interazione che hai avuto con chi hai conosciuto (fosse anche qualcuno così diverso che - a parole - non lo capisci)?
mia figlia sta crescendo e tutto quello che vive ogni giorno lo usa per capire chi è e cosa vuole essere. e la scuola non sarà da meno nell'aiutarla in questa sua ricerca di identità e di comprensione dell'altro da lei.
ecco per me in questo processo avere degli "stranieri" a scuola - che oramai tanto stranieri più non sono (e di certo non lo sono più di una fighetta tutta griffata per quanto mi riguarda, ma magari mia figlia preferirà queste che ne so) -, avere ANCHE chi non parla italiano in classe le sarà più utile che sapere di dover imparare l'infinito entro la fine dell'anno.
questo perché appena fuori la scuola lei giocherà al parco con bambini che non parlano l'italiano, e prenderà il bus con ragazzini che non parlano l'italiano, e manderà le email e leggerà blog di persone che non parlano l'italiano, e leggerà giornali di gente che non parla l'italiano, e lavorerà con colleghi che non parlano italiano.
e non per questo il mondo resterà indietro col programma.
elo
Tra gli inventori del computer figura Federico Faggin, diplomatosi nel 1960 all'Istituto Tecnico Industriale "A. Rossi", di Vicenza:
RispondiEliminahttp://it.wikipedia.org/wiki/Federico_Faggin
(detta così suona come un "Forse non tutti sanno che..", ma c'entra con uno scambio di commenti avvenuto qui sopra).
Elo, già che ci sei:
RispondiEliminami mandi un e-mail col tuo numero? Perché era su un cellulare che ho perso.
Sarebbe bello per me poterti dire che sì, quello che ti fa crescere a scuola sono soprattutto le iterazioni sociali, e quindi le classi ponte sono sbagliate.
Purtroppo anche le nozioni contano, e dalle elementari in poi ci sono bambini che ne imparano di più e che ne imparano di meno.
In Italia abbiamo una serie di tabù: le classi speciali ne fanno parte. Siamo stati i primi ad abolire quelli per handicappati, ad esempio. Così oggi gli h stanno in classe con gli altri e hanno insegnanti di sostegno. Ma gli stranieri analfabeti no, perché non sono h. Così ci capita di avere in classe dei bambini seguiti con un lieve disturbo cognitivo, e di fianco totali analfabeti che nessuno segue individualmente, perché il loro handicap è essere stranieri, e la nostra legislazione sui bambini stranieri è 50 anni indietro rispetto a quella sugli handicappati. Sicuri che non c'è un problema?
l'insegnante di sostegno per gli stranieri è una cosa e mi va bene, la classe a parte è un'altra e non mi piace.
RispondiEliminala mail sta arrivando.
elo