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mercoledì 30 ottobre 2024

Il crollo della mente democratica

 


– Come ogni bisestile al Ponte dei Morti eccoci qui, a pregare gli dei che non ci mandino altri quattro anni di sventura. Non tanto gli dei, quanto gli elettori statunitensi, i quali però sono altrettanto capricciosi e quasi onnipotenti, per cui in effetti che differenza fa? I nostri nipoti ci giudicheranno molto diversi dai popolani che aspettavano nel Rinascimento la fumata bianca, o nel medioevo che le campane squillassero a festa perché era nato un re? La razionalità è molto sopravvalutata, questa è la lezione che tiriamo dagli ultimi due secoli di Storia, che forse per coincidenza sono stati due secoli molto americani. È veramente assurdo pensare che il destino della terra dipenda dall'umore di un allevatore della Pennsylvania; veramente assurdo ma assolutamente vero, da cui la domanda: com'è possibile che sia andata a finire così? O è stato sempre così, salvo che non ci era ancora chiaro (per cui dovremmo quanto meno salutare lo svelamento)? O in realtà non è affatto così, le elezioni USA non essendo che una bizzarra e sempre più grottesca liturgia, al termine della quale le decisioni verranno prese sempre dallo stesso deep state – che però non ne azzecca una comunque? Non ne ho la minima idea. 

– Non ho neanche la minima idea di chi vincerà stavolta l'ennesimo round tra il Male e il Meno Peggio, e a proposito: trovo incredibile, complottisticamente incredibile, che di quadriennio in quadriennio le elezioni diventino sempre più contese e incerte – voglio dire, quante probabilità dovrebbero esserci che l'ago della bilancia debba sempre sospendersi al centro esatto? È come se nel caos crescente gli elettori USA tendessero invece a un equilibrio che in qualsiasi altra elezione avrebbe un senso; e invece duecento anni fa hanno deciso che avrebbero eletto una carica monocratica e niente, non li smuovi, sono sicuri di avere il sistema migliore al mondo e chi li può contraddire. È un sistema che carica su un solo uomo una quantità di potere crescente e intollerabile, una spada di Damocle che farebbe impazzire anche chi non avesse i problemi geriatrici di un Trump; o forse i problemi di un Trump (e di un Biden) sono quello che li immunizza dalla tensione che avrebbe ucciso chiunque altro al loro posto. O forse la tensione li ha già uccisi dentro: vuoi vedere che la demenza senile sia una malattia professionale.


– Kamala Harris invece è viva, ma questo fa di lei una candidata credibile? Lo è diventata senza nemmeno disputare delle primarie che probabilmente avrebbe perso. Con lei, fanno otto anni che i Democratici non riescono a esprimere un leader carismatico; nemmeno quando il competitor è un pagliaccio. Del resto da un leader carismatico ci si aspetterebbe che fosse in grado di cambiare le cose, e questo forse è il pensiero che sta paralizzando la mente democratica: l'idea che prima o poi le cose debbano cambiare, e che tocchi a loro cambiarle. Affrontare la crisi climatica, con i mutamenti drastici che porterà nei comparti industriali ed energetici? Accettare l'emergere di nuove potenze economiche più che militari (ma anche militari), non necessariamente rivali, ma che da qui in poi non consentiranno più agli USA di assumersi quel ruolo di gendarme mondiale che Bush Primo si caricò sulle spalle e che Biden non riesce a scrollarsi? Mettere almeno una pezza ai buchi che Biden ha fatto ovunque? A differenza del suo boss, Kamala Harris conserva le risorse intellettive necessarie a rendersi conto che l'amministrazione che rappresenta è responsabile di un genocidio in Palestina e di una guerra su larga scala in Europa. Trump ha almeno la scusa di non capire cosa succede dove e perché – dopodiché, tra un demente e un criminale immagino che il criminale sia la scelta più razionale: d'altro canto, guarda dove ci ha portato tutto questo raziocinio. Probabilmente se fossi cittadino USA alla fine voterei comunque per la Harris, per il semplice motivo che me lo chiede Bernie Sanders. Se mi sforzo, qualche motivo per preferirla a Trump lo trovo. La deriva ormai esplicitamente nazista di tanti sostenitori di quest'ultimo; il rischio (ormai concretizzato) di una Corte Suprema blindata a destra nei decenni a venire; l'idea che il tizio possa mettersi a improvvisare sul fronte di quella che tra Ucraina e Iran sembra sempre più una guerra mondiale: certo che alla fine sceglierei la Harris. Ma con la consapevolezza di dover scegliere il genocida più efficiente, quello che sporcherà meno. 

– L'amministrazione democratica, ci dicono, ha ottenuto grandi risultati per quanto riguarda l'economia. Ci fa tanto piacere; nel frattempo i giovani ucraini sono decimati, la Germania è in stato confusionale, la Corea del Nord combatte per la prima volta su un fronte europeo, i talebani hanno vietato la diffusione della voce femminile (sì, anche il ritorno dei talebani a Kabul è responsabilità dell'amministrazione Biden), i turchi fanno quel che gli pare in Kurdistan e d'altro canto che gli vuoi dire, nel mentre che Israele bombarda al tappeto Gaza e Palestina e dichiara guerra alle Nazioni Unite? Però l'economia tira, ebbene, magari c'era modo di farla tirare senza precipitare il mondo in questa catastrofe. Tutto questo, duole dirlo, è successo nei quattro anni di Biden e sarebbe successo anche senza la parentesi di Trump – stava a Biden tentare un riavvicinamento all'Iran che avrebbe allentato la tensione in Medio Oriente, e non l'ha fatto. Stava a Biden sbloccare la questione palestinese, ma siamo onesti: nemmeno Obama ci aveva provato, cosa avrebbe potuto fare il vecchietto? Stava a Biden evitare che il ritiro dall'Afganistan diventasse una rotta, e non l'ha evitato. Stava a Biden evitare che la tensione in Donbass degenerasse in guerra aperta, ed eccoci qui. Nemmeno Nixon presenta ai posteri un conto tanto sanguinoso, o almeno bisogna ammettere che i massacri perpetrati in America Latina durante l'amministrazione Nixon almeno portavano vantaggi concreti; laddove è veramente difficile capire quali vantaggi strategici siano arrivati a Washington dalla guerra in Ucraina o dal genocidio palestinese. Non dico che siano guerre perse, non è affatto detto che alla fine non le vinceranno: ma sono guerre terribilmente stupide. Potrebbe averle davvero prese un anziano in stato confusionale, o comunque una classe dirigente anziana, abbandonata alla sua inerzia.

– Otto anni fa Trump era ancora considerato un outsider rispetto al ventre molle del Partito Repubblicano; oggi né è il volto più presentabile (il meno peggio!), e la sua stramberia può essere recepita dagli elettori come rassicurante: il ricordo di quattro anni in cui tutto sembrava più semplice. Nel frattempo l'emergenza climatica comincerà a presentare il conto, il che metterà a seria prova la tenuta di tutte le democrazie – non solo gli USA. Ne abbiamo avuto un timidissimo assaggio durante il covid, per cui se vogliamo farci un'idea di come reagirà alla crisi un'eventuale amministrazione Trump2, dobbiamo ricordare come reagì nei mesi del covid. Grosso modo, come tutti i governi occidentali; con qualche lentezza, senza troppo rivendicare le sospensioni delle libertà individuali, ma la paventata fuga nella Negazione non ci fu. Il mondo non è un romanzo di David Foster Wallace, anche se le somiglianze sono innegabili. È chiaro che al suo posto preferirei un presidente che metta al primo punto all'ordine del giorno la fine della dipendenza dagli idrocarburi, ma è anche chiaro che Kamala Harris non è quella presidente.

– Una postilla su Elon Musk, che abbiamo canzonato per quattro anni perché si era comprato quella sola di Twitter, e adesso magari ci vince le elezioni. Può darsi che il capitalismo, nella sua accelerazione, abbia già raggiunto la velocità di fuga dalla realtà, per cui passeremo gli ultimi anni prima dell'estinzione di massa a finanziare missioni su Marte a un bambinone bianco un po' sudafricano. Se andrà così, non potremo dire di non essercene accorti in tempo. Avevamo tutti gli strumenti per frenare in corsa, tranne forse la volontà. Non siamo quel tipo di specie che frena, anche quando i segnali sono chiarissimi. Le formiche forse avrebbero fatto di meglio; forse faranno di meglio. Di noi magari non resterà che qualche razzetto inutile in un posto dove nessuno potrà respirare per trovarlo.

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