Oggi è in effetti San Quodvultdeus, che probabilmente si pronunciava "Kwodwolteus", il che mi fa tornare a quel giorno di tanti anni fa in cui mi assalì questa intuizione, che se fossi riuscito a piazzare una rubrica del Santo del Giorno da qualche parte, tutti gli italiani su internet l'avrebbero letta almeno un giorno all'anno, per festeggiare il proprio onomastico; dopodiché l'avrebbero linkata ad amici e conoscenti che a loro volta sarebbero tornati qui il giorno del proprio onomastico, creando in breve tempo una ragnatela di interesse che mi avrebbe reso il blogger più letto di Italia, con tanto di parate in mio onore, monumenti in marmo(*), e i miei seguaci si sarebbero precipitati nelle biblioteche a raschiare via dai manoscritti la Legenda Maior di Iacopo di Varazze per scriverci sopra la mia. In attesa che questo piano giunga al suo sospirato compimento, eccomi qui a festeggiare Quodvultdeus, auguri a tutti i Quodvultdeus. Quod per gli amici. Ovviamente sapete già che il vostro nome in latino significa "Quel che Dio vuole" – esatto, cari Quelchediovuole, oggi è anche la vostra festa. In effetti potrebbe essere la risposta di una madre stremata dopo il parto a chi insiste a chiedergli come chiamare il bambino: o più probabilmente è uno di quei nomi che si appioppavano agli orfani, ai neonati abbandonati sulle scale delle chiese, come Diotallevi o Graziadio.
Siccome poi San Qudvultdeus fu vescovo a Cartagine, non possiamo scartare la possibilità che un nome tanto strano derivasse dalla passione dei latini d'Africa per i giochi di parole: questa passione – attestata in più passi che stasera non riesco a ritrovare – forse derivava a sua volte dal loro bilinguismo, perché gli africani del V secolo posavano ancora il loro latino su un sostrato punico, ovvero fenicio, insomma semita, e quindi erano abituati sin dalla giovane età a bisticciare con lingue molto diverse; sono quelle situazioni in cui nascono scrittori come Joyce, che pur padroneggiando la lingua dei dominatori, non riescono mai a prenderla sul serio come si prende una lingua madre. Peraltro oggi, nell'area, un Quelchediovuole si tradurrebbe Insciallah. Sto volutamente divagando, perché alla fine Quodvultdeus non doveva essere un nome così frequente nemmeno nella Cartagine del V secolo. Anzi, siccome ne conosciamo soltanto due, siamo portati a ritenere che si tratti dello stesso personaggio. Uno fu perlappunto vescovo di Cartagine dal 435 al 454; l'altro, da diacono, aveva scritto una lettera ad Agostino di Ippona proponendogli di comporre un manuale contro le eresie e a cui Agostino aveva appunto dedicato il suo De Haeresibus. A uno dei due Quodvultdeus dovrebbero essere attribuiti alcuni discorsi tradizionalmente considerati di Agostino, nonché un altro trattatello, Contro cinque eresie, che non sembra riflettere il pensiero del vescovo di Ippona, visto che tollera l'Asclepio di Ermete (severamente condannato da Agostino stesso nella Città di Dio).
Sia come sia, la carriera di vescovo di Quodvultdeus viene bruscamente interrotta dall'invasione-lampo dei Vandali di Genserico, che nel 439 arrivano a Cartagine e impongono sulla città la confessione di fede ariana. Per un eresiologo come Quodvultdeus l'arianesimo è ovviamente inaccettabile e quindi i Vandali se ne sbarazzano caricandolo con tutta la curia cartaginese su una flotta di vecchie navi senza remi o vele che dopo un'avventurosa traversata sarebbe approdata a Napoli. Evidentemente così voleva Dio. Qui Quodeccetera avrebbe ripreso la sua attività di eresiologo, attaccando i pelagiani e scrivendo il suo capolavoro, il Libro delle promesse e delle predizioni di Dio. Anche questo nel medioevo sarebbe stato attribuito a un altro autore, Prospero di Aquitania, forse perché "Quodvultdeus" ad alcuni copisti sembrava più un'imprecazione che un nome. Quodvultdeus sarebbe poi morto il 19 febbraio del 454 e sepolto nelle catacombe di San Gennaro di Capodimonte, dove c'è un bel mosaico che ritrae un vescovo dalla pelle olivastra, l'espressione fiera e lo sguardo penetrante. Solo dopo la sua morte Genserico avrebbe concesso ai cristiani di Cartagine di consacrare un nuovo vescovo, che sarebbe diventato santo pure lui e si chiamava... Deogratias, ne approfitto per salutare tutti i Deogratias, e do appuntamento per il 5 gennaio, San Deogratias. Invitate anche i Graziadio.
(*) Per favore usate il marmo di Carrara, il botticino proprio non lo sopporto.
* col botticino del resto ci hanno tirato su quel coso orripilante di Altare della Patria..
RispondiEliminamamma mia non me ne parlare
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