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martedì 18 aprile 2017

La Boldrini, la legge di Poe, i finti ignoranti (peggiori dei veri)

In questi giorni la presidente della Camera Boldrini ha deciso di segnalare l'ennesima bufala che circola nei suoi confronti, e che mette maldestramente in mezzo la sorella (deceduta). La bufala in questione era nata in realtà come una parodia di altre bufale, ma alla fine era stata condivisa anche da qualche anti-boldriniano in buona fede, ed è questo il motivo per cui mi metto a parlarne, per ribadire un punto che mi sta più a cuore di altri: il modo in cui ci frega la legge di Poe.

IDIOTI. 
La legge di Poe stabilisce che non è possibile creare una parodia del fondamentalismo in modo tale che qualcuno non la confonda con il vero fondamentalismo - senza almeno un segnale condiviso che indichi che si tratta di parodia. Il tizio che la formulò aveva in mente le discussioni sui forum e pensava che sarebbe bastata una "winkey smile", un faccia con l'occhiolino. Oggi che tutto il web è una sola conversazione, temo non ci sia faccino o convenzione che tenga. Funziona col fondamentalismo e funziona con qualsiasi altro argomento. Le parodie sono scherzi che condividiamo con una comunità: servono a distinguere tra chi ci casca e chi capisce al volo. Chiunque le dissemina, è consapevole che qualcuno ci cascherà. E quindi chiunque ha disseminato la parodia anti-boldriniana era consapevole che prima o poi sarebbe successo questo. Il divertimento - se c'è - sta appunto in questo: nel senso di appartenenza a un élite di sgamati.

Scrive Mantellini che l'immagine in questione era "un’imitazione di una campagna online raffinata e intelligente le cui immagini sono state molto diffuse e molto condivise qualche tempo fa. Un’iniziativa messa in piedi da alcuni esperti di social media per sottolineare l’ampiezza della credulità alle bufale online". Già ai tempi mi permisi di eccepire sulla raffinatezza di una campagna che mirava a combattere la proliferazione delle bufale on line mediante la proliferazione di altre bufale on line, e all'accortezza di questi "esperti di social media", tanto esperti da ignorare la legge di Poe: fossero vissuti ai tempi del fascismo, probabilmente lo avrebbero combattuto stampando a loro spese parodie di manifesti fascisti indistinguibili dagli originali.

Tocca ribadire: su internet la parodia del razzismo diventa in breve indistinguibile dal razzismo. La parodia del gentismo fa la stessa fine. Vuoi continuare a farla? Evidentemente non ti interessa il problema. Cosa voglio davvero ottenere disseminando contenuti del genere? Chi deve abboccare? Se penso che si tratti di cretini senza speranza, far loro il verso è come ridere di un disabile. Se invece credo che la speranza ci sia, che i tizi in questione possano cambiare idea, ottimo: ma di sicuro non gliela cambierò ridendogli in faccia o facendogli il verso.

Io poi non chiedo di meglio che di essere in errore, e quindi se conoscete una persona, una sola persona che dopo aver condiviso una finta bufala si sia resa conto del suo errore e abbia cambiato il suo punto di vista sulla Boldrini, o sui vaccini, o su Trump, o su qualsiasi cosa... me la presentate? Fino ad allora continuo a pensare che le parodie non aprano gli occhi a nessuno, ma servano soltanto a farsi l'occhiolino tra iniziati. E quelli che ammiccano, su internet, sono più fastidiosi di quelli che ci cascano: i quali, con tutti i loro limiti culturali, probabilmente sanno che un problema non si risolve prendendolo in giro. 

5 commenti:

  1. Palesemente, come hai fatto notare, chi ironizza sul gentismo pubblicando finti post gentisti non ha alcun interesse nel combatterlo. Non sono però d'accordo sul fatto che ridere delle persone che abboccano a tali post sia come deridere un disabile: bisogna ricordare che queste sono persone assolutamente capaci di intendere e di volere e che se loro hanno il diritto di pubblicare robaccia gentista sui social network, io ho il pieno diritto di ridere di loro. Ripeto, non sto dando alcun aiuto pratico deridendo queste persone e imitando i loro post, ma ho tutto il diritto di farlo senza sentirmi in colpa.

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  2. Diciamo che in questo caso l'occhiolino era il logo della pagina, chiamata "Avanguartia nera", con la T. Detto questo, è vero che la parodia del gentismo ha largamente fallito nel suo intento.

    A margine, vicenda ci insegna anche che spesso la notizia falsa è nell'occhio di chi la legge (in questo caso la Boldrini). E per questo non c'è legge o norma di tutela che tenga.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Io penso che le bufale si combattano alla radice, ossia educando i futuri cittadini ad essere critici, piuttosto che con parodie che vengono capite solo da chi è già critico.
    Ho visto le persone condividere ed indignarsi per qualunque cosa, anche la più palesemente e smaccatamente falsa: la polizia elettorale (chi conosce questa forza armata?) che trova 1 milione di schede già votate a Rignano sul Membro (dove?!??), cani uccisi dai vivisezionisti per malori all'apparato del Golgi (ma avete cercato su wikipedia cosa sia?), sino alla ciliegina del "I giornali del PD vi nascondono la verità: Grillo è stato da tempo espulso dai militanti che hanno eletto Pizzarrotti segretario del M5S. Condividi se sei indignato col TG1 di Renzi".
    Quando fai notare alla gente che forse la verifica è chieder troppo, ma quanto meno leggere ciò che si condivide, la risposta è sempre "Forse questa sarà falsa, ma avrebbe potuto essere vera brutti ladri kasta politici corrotti"
    Come si fa? La scuola non serve solo per le radici quadrate o Dante, ma anche per non combattere questo analfabetismo funzionale.

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    Risposte
    1. Refuso (sto scrivendo da un cell) "per combattere", non "per non combattere"

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