Un lavoro da uomini da personeUna volta esisteva il Servizio Militare, ora non più. Ma esiste, ancora, la Scuola Media.
La Scuola Media (inferiore) è l'esperienza più borderline che la maggior parte delle persone abbiano la possibilità di compiere nel corso della loro esistenza. Con l'aggravante che dura il triplo di un servizio di leva standard, e si sperimenta in una fase già delicatissima della propria crescita. E uno a volte si chiede perché. Perché esiste la Scuola Media? Siamo sicuri che sia stata disegnata su misura per le esigenze dei prepuberali? La risposta è no. Non siamo sicuri di un bel niente. Ereditiamo la scuola dei nostri padri, che l'avevano ereditata dai nonni, ogni tanto facciamo qualche piccola Riforma che crea più casini che altro. Il risultato di tutti questi piccoli sforzi è la Scuola Media Statale, il piccolo consultorio di quartiere. Un'esperienza non per tutti - anche se forse il problema è proprio quello: il problema è che ci passano tutti.
E' la Scuola dell'Obbligo, ci avete pensato? Obbligo. Ci va il ragazzino minuscolo abusato dai genitori. Ci va il ragazzo maiuscolo che sta cominciando ad abusare a sua volta di qualcun altro.
Ci siate andati anche voi, ma non ve ne ricordate molto bene. Gran parte degli shock che avete ricevuto sono stati coperti da una pietosa copertina che Sigmund Freud chiamò Rimozione. Ogni tanto, se vi chiedete:
ma perché sono fatto così male?, provate un attimo a concentrarvi sulla vecchia scuola media del quartiere. Forse no, ma potreste anche scoprire qualcosa.
Io, ogni volta che ci penso, mi ci annego. Ero un ragazzino tutto sommato normodotato, ma mi sembra di aver vissuto nove vite in una volta. Ero nel bronx, ma anche in una campana pressurizzata. Sono stato rapito dagli alieni varie volte, ed essi alieni mi hanno spiegato ogni cosa che so, a differenza dei prof che spesso mi ritrovavano la testa conficcata nel sottobanco.
"Ma dove sei quando ti parlo? Si può sapere dove sei?"
Non si è mai saputo.
In questo far west mentale che è la scuola media, tra bullismo, sopraffazioni e dissociazioni, genitori che menano i figli e meriterebbero di essere menati dagli insegnanti, in questa terra di nessuno tra l'adolescenza e la follia, io ho deciso di lavorare, perché? A volte mi chiedo: perché? Perché non riuscivo più a correggere bozze, ecco perché. Ma ho bisogno come tutti di motivazioni più alte, perciò di fronte a certe notizie e a certe situazioni preferisco incidere sulla mia lavagna morale un inno a Me Stesso:
Io Insegno Nella Scuola Media, Perché è Un Lavoro Da Uomini VeriPoi ci rifletto un attimo, e con la penna rossa mi correggo:
Io Insegno Nella Scuola Media, Perché è Un Lavoro Da Uomini Veri Donne e Uomini Veri, insomma, persone vere.E mi piace questa cosa, mi fa sentire John Wayne, e non mi frega se guadagno meno di uno sportellista di banca, vuoi mettere la libertà di cavalcare nelle praterie della malattia mentale e domare i bronchi dodicenni, senza nemmeno la possibilità di frustarli, ma solo in virtù delle tue dubbie doti psicotiche, volevo dire, psicologiche?
Ci farò una maglietta un giorno:
Non mi puoi fare male, perché insegno nella Scuola Media. Io sono una persona vera, vivo nel mondo vero, quello dove i down non sono gli eroi da fiction televisiva, ma persone difficili che a volte sanno di ammoniaca e
prendono i calci (to kick a man when he's down). Non dico che mi piace, ma
è vero. Il mondo è così.
Ed è per questo che me la rido, ah-ah, quando mi mostrano le statistiche sugli impiegati più sottoposti a stress e malattie psichiche. Indovinate un po', sono gli insegnanti. Di scuola media, forse? Meglio non indagare.
Io so di essere sano di mente - a parte quel triennio un po' discutibile a cavallo degli anni Ottanta, del resto i rapimenti alieni ti segnano. Dov'ero rimasto? Ah già. So di essere sano, ma so anche che la possibilità di incontrare un professore insano, alla Scuola Media di oggi, è piuttosto alta.
Quanto alta? Così a occhio direi un insegnante insano ogni duecento. Però attenti, perché magari è un insegnante precario che gira di scuola in scuola, e quindi la possibilità che un giorno incontri i vostri figli non è poi così bassa. Io stesso ricordo di essere stato implorato (da un dirigente scolastico che non specifico) ad accettare una supplenza che, in caso di mio rifiuto, sarebbe andata di diritto a un matto/a (e come si faceva a sapere che era matto/a? Mah. Voci. Magari tutte calunnie, è un brutto mondo, appunto. Ma è vero).
E' la Scuola Media che fa impazzire i prof? Non necessariamente - anche se aiuta. A volte li attira già predisposti a sbroccare. Credo che sia questo il caso della mia collega molisana arrivata da pochi giorni a Milano e già colta in atteggiamenti promiscui con cinque alunni - a nome di tutta la categoria, grazie per averci fatto passare un tranquillo week end di panico e autocoscienza (
questo articolo è indecente)
Il Preside, in tv, ci tiene a sottolineare che quella lì manco la conosce, è stata pescata da una graduatoria a cui possono accedere cani e porci purché laureati, non fa parte della storia dell'istituto, ecc. ecc. ecc. Intendiamoci, io al suo posto avrei fatto lo stesso.
Anzi, già che c'ero avrei potuto imbastire una bella polemica sui tagli alle scuole. Perché una scuola di Milano è costretta a raschiare sul barile dei prof non preparati e borderline? Forse perché non ci sono i soldi per assumerne di migliori? Forse perché la paga è comunque cattiva, per cui i prof preparati e sani di mente preferiscono fare gli sportellisti? Forse. Però questo è solo una parte del problema.
In realtà quello che è successo a Milano può succedere ovunque (e probabilmente è già successo), con prof supplenti o prof di ruolo. Perché per accedere all'insegnamento serve un titolo di studio e (a volte) un concorso, ma
non è previsto nessun tipo di accertamento psicologico: tutto quello che ti chiedono è un ridicolo "certificato di sana e robusta costituzione", tre righe scritte da un dottore in tre minuti di colloquio (fanno 20 euro, grazie). Lo stesso certificato vale sia per i supplenti che per gli insegnanti di ruolo. Che io sappia non sono previsti accertamenti successivi, per cui è possibilissimo che uno impazzisca in seguito. Per dire, potrebbe anche capitare a me: un giorno caccio un urlo a un cretino in quarta fila che gioca con un aeroplanino, un settore del cervello entra in risonanza con la sonda che gli alieni hanno lasciato lì, e mi trasformo in una belva inumana che appende gli alunni agli attaccapanni (non a norma 626). Sono sicuro che in questo caso il preside in tv dirà che non mi conosce, ero appena arrivato e non aveva la possibilità di verificare il mio stato mentale. Il che, dopo tutto, è vero.
Ne ho già parlato, e mi ripeto: in questo mondo assai difficile, l'insegnante è solo. Le sue abilitazioni gli servono a entrare a scuola, ma non a lavorarci. Nessuno sa spiegargli quello che deve fare. Non c'è un metodo condiviso, non ci sono tecniche certificate, non c'è un bel niente di niente, per cui in certe situazioni impazzire il minimo. Ci sarebbe da chiedersi perché non impazziamo tutti. E forse è così: siamo pazzi tutti, ma grazie al cielo la più parte delle volte è
una pazzia socialmente utile. Invece appartarci con gli studenti per fare sesso con loro, ci appartiamo per insegnargli la grammatica. Ma il motivo ultimo che ci spinge a farlo è sempre lo stesso: la follia.