Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi. Noi no. Donate all'UNRWA.

mercoledì 31 agosto 2016

È ancora lontana Copernico

Devo una giustificazione e una scusa ai pochi ma pazienti lettori che si sono trascinati fin qui tutt'agosto - una qualsiasi, ad esempio che certi giorni non c'era la connessione, e non c'era tempo, e il terremoto, e le cavallette, e un nuovo esoplaneta intorno a Proxima Centauri, insomma come si è già capito Copernico è ancora in alto mare e non so nemmeno come ci si arriverà - è una storia che parla di sé stessa evidentemente, del fatto che ogni giorno mi sveglio e non so cosa scrivere, e della nausea che mi autoinfliggo per ottenere dei risultati.

È evidente che io abbia un problema con la scrittura finzionale - banalmente: non sono capace. (Non sarebbe neanche un problema se non vedessi che ci riescono tutti). Non è una mossa furba continuare a esibire questo problema in pubblico. Sui blog si improvvisa, a me è sempre piaciuto, quando funziona è da brivido. A volte purtroppo non funziona. Dopo che lo spunto di Copernico ha vinto, per quasi un anno non ci ho più pensato. Già a settembre, ovviamente, l'idea ha cominciato a sembrarmi stupida. A ottobre mi sono letto un paper sulle astronavi generazionali. A novembre una lista di libri da leggere. A dicembre ho pensato che tra un po' è l'anniversario della reggenza di Fiume e che magari era meglio concentrarsi su una cosa del genere. Tutto questo nei ritagli dei ritagli di tempo, insomma, mi dicevo che comunque avrei avuto l'estate.

Quest'estate, piuttosto di mettermici seriamente, ho fatto cose che mai nella mia vita - per dirne una, ho messo a posto i cassetti. Ho messo le bollette in un foglio elettronico. Il garage, ho sistemato il garage. Poi è arrivato agosto e mi sono detto ok, improvvisiamo, magari qualcosa esce. Ditemi voi.

Chieso scusa per l'attesa a vuoto e forse cancellerò tutto, ripartirò da zero (meglio non promettere più niente).

lunedì 29 agosto 2016

Chi vi uccide sa quello che fa, date retta

Il diritto di uccidere (Eye in the Sky, Gavin Hood, 2015)

Ora vi spiego la guerra, signorini.
O uomo occidentale, cos'è troppo grande per te? Gli dèi del tuo antenato, gli dèi della folgore e degli oracoli, non avevano un decimo del tuo potere e del tuo sapere. I tuoi droni possono localizzare il nemico al gabinetto; colpirlo con folgori da decine di megatoni e spalancare l'inferno ovunque tu decida che è giusto. Puoi vedere tutto, puoi bruciare tutto. Ma a volte vorrai solo chiudere gli occhi.

C'è un Occhio che gira intorno al mondo e vede quello che vuoi e che non vuoi. C'è una casetta da qualche parte in Kenya, con stanze separate da tramezze che non arrivano al tetto (molto comodo per le inquadrature dei mini-droni). Dentro ci sono terroristi fanatici, che forse credono che la cittadinanza inglese o americana li protegga dall'Occhio. Stanno per indossare pettorine e andarsi a fare esplodere in qualche luogo affollato. Bisogna colpirli prima che colpiscano - ma c'è una bambina in strada, a pochi metri dal probabile impatto, vende focacce e non si sposterà finché non avrà il paniere vuoto. Ci sono soldati che devono fare il loro mestiere. Ci sono politici che non sanno che ordini dare.

È fortissimo, James Bond gli taglia le unghie dei piedi.
Gavin Hood lo ha fatto di nuovo. Dopo Ender's Game, ecco un altro film meno problematico di quanto vorrebbe sembrare, in cui sotto il dilemma etico si intravede una visione del mondo abbastanza solida: la guerra esiste e bisogna farla combattere ai soldati, che hanno competenze, nervi saldi, mani sensibili ma disponibili a sporcarsi. Mentre i civili, i politici, non ne capiscono niente: si commuovono al momento sbagliato, per la bambina sbagliata, perdono tempo, giocano allo scaricabarile, cercano disperatamente al telefono qualche superiore, qualche mamma o qualche Dio che li perdoni o si addossi le loro colpe. La democrazia è una perdita di tempo che non produce consapevolezza, ma falsa coscienza. I militari sono più bravi anche a farsi venire i dubbi - e a superarli - e a piangere per le vittime collaterali. Scordatevi i cecchini cinici di quel vecchio video di Wikileaks che dopo aver fatto strage di combattenti, fotografi e bambini si complimentavano per i "nice shots" e ridacchiavano per il cadavere caldo calpestato da un tank.

QUALCUNO LE COMPRI QUEL PANE
I soldati d'occidente di Gavin Hood non alzano mai la voce coi sottoposti; sono autorevoli, umani, anche fragili, e se premeranno un grilletto state ben sicuri che ci avranno prima pensato cento volte (continua su +eventi!)

Hanno già le armi più potenti e precise mai adoperate, ora reclamano anche di avere sentimenti raffinati e coscienze tormentate. Come il ragazzino di Ender's Game, a cui Hood non consentiva soltanto la licenza di sterminare una razza aliena, ma anche il privilegio di sentirsi in colpa e rimediare. Anche stavolta la voce più falsa è quella di una donna che fa appello ai buoni sentimenti; nella penultima battuta del film, il generale le fa il cazziatone. Io ho visto il mondo, ho raccolto i cadaveri di quattro attentati suicidi, non si permetta più di spiegarmi cos'è la guerra. Uno vorrebbe tanto che Hood fosse un po' meno militarista di così, perché bravo è bravo; o che almeno lo fosse in modo più onesto (alla Clint Eastwood?), senza confondere le acque, senza mimare la tenerezza e nascondersi dietro il velo quasi integrale di una povera bambina innocente. E invece anche stavolta si può andare a vedere il suo film convinti che si tratti di una parabola sugli orrori della guerra; si può tremare per un'ora sul destino della povera vittima collaterale, ma poi?

Non esistono razze superiori, salvo rare eccezioni
come gli attori britannici di una certa età.
Rickman e la Mirren sono perfetti e lo sarebbero
anche se interpretassero i droni.

Ma poi sulla strada di casa ti accorgi che i militari sono quelli che ne escono meglio. Sono attori di razza come Helen Mirren e Alan Rickman (nel suo ultimo ruolo), ma c'è anche tantissima varietà razziale, ci sono ragazze ispaniche e morette dell'Iowa con occhioni pronti a inumidirsi, c'è una coppia fantastica di spie kenyote, tra cui il Barkhad Abdi già visto di Captain Phillips. Sono tutti bravi, sono competenti, dicono le bugie solo a fin di bene ed è chiarissimo che non godono a uccidere la gente, anzi. Chi potrebbe mai pensarlo. Alan Rickman è molto preoccupato per la bambola che deve comprare alla nipote. Le vittime collaterali dovrebbero sentirsi fiere di essere uccise da gente così.

Per contro, i politici sono tutti bianchi e preoccupati. Sudano, strillano, si tolgono la giacca, il Ministro degli Esteri è al gabinetto a Hong Kong perché ha mangiato gamberetti - non che l'Occhio del Cielo non riesca a trovarlo anche lì, ma insomma Hood non rinuncia a nessun espediente per ridurre l'autorevolezza degli eletti dal popolo. Un discorso a parte gli americani, che non capiscono che tempo ci sia da perdere e preferirebbero sparare prima e farsi le domande poi. Eye in the Sky resta un film importante: forse il primo dramma da camera ambientato intorno al mondo. Semplicemente non è il film controverso che il trailer ci vende: è un film sulla guerra telecomandata e chirurgica, su come funziona bene e soprattutto su come funzionerebbe meglio senza troppi civili nella sala dei bottoni. Un eventuale ufficio propaganda delle forze armate britanniche non avrebbero saputo produrne uno migliore - anche per la pubblicità offerta ai mini-droni di ultimissima generazione

Finalmente hanno riaperto l'Aurora di Savigliano, che lo proietta alle 18:30 e alle 21:15, e il Cinelandia di Borgo San Dalmazzo (alle 15:15, alle 17:35, alle 20:15 e alle 22:35).

domenica 28 agosto 2016

L'invenzione del secolo


"Buongiorno signor farmacista".
"Buongiorno, in cosa posso esserle utile?"
"Vorrei un placebo".
"Eh?"
"Non sa cos'è un placebo?"
"Certo che so cos'è".
"Sull'enciclopedia c'è scritto che il placebo è una terapia o una sostanza prive di principi attivi specifici, ma che sono amministrate come se avessero veramente proprietà curative o farmacologiche".
"Le ho detto che so bene cos'è un placebo".
"E quindi me ne potrebbe dare uno? Ho il mal di testa".
"Ma io non vendo placebo. Io vendo medicine".
"Ma sull'enciclopedia c'è anche scritto che lo stato di salute del paziente che ha accesso a tale trattamento può migliorare".
"Lo so, ma non sono medicine. Io ho una licenza per vendere medicine. I placebo sono... boh, in molti casi acqua e zucchero. Se vendessi acqua e zucchero sarei un truffatore".
"Ma l'acqua e zucchero non fanno male a nessuno".
"Non fanno né male né bene, non sono un farmaco, non posso venderli".
"Eppure un sacco di gente ne trarrebbe giovamento!
"No, perché sulla sua enciclopedia, se controlla, c'è scritto lo stato di salute del paziente che ha accesso a tale trattamento può migliorare ma solo a condizione che il paziente riponga fiducia in tale sostanza o terapia".
"E che significa?"
"Significa che un placebo funziona solo se non sai che è un placebo".
"Ahi".
"Quindi se lei entra e mi chiede un placebo, e io le vendo un placebo, e lei assume il placebo, non le succede niente, perché lei sa benissimo che è un placebo".
"Comincio a capire. Ma..."
"Ma cosa?"
"Non possiamo rifare la scena? Io adesso esco, lei riempie uno dei suoi boccettini di acqua e zucchero, io invece di chiederle un placebo le chiedo una medicina per il mal di testa e..."
"Non è così che funziona. Lei non ha la memoria di un pesce rosso".
"A volte mi piacerebbe".
"Non è abbastanza stupido, se mi consente".
"Aspetti, forse un sistema c'è".
"E l'ha trovato lei? I farmacisti si dibattono in questo paradosso da migliaia di anni, poi arriva lei..."
"Allora io adesso esco, poi entro e le chiedo un farmaco per il mal di testa, e lei mi fa trovare un boccettino con uno di quei nomi strani sulla scatola e..."
"...ma le ho già detto che non..."
"...e un prezzo esagerato".
"Ma che c'entra il prezzo?"
"Non so spiegarglielo, ma il prezzo funziona. Quando vado a comprare, non so, i pantaloni, vedo robe che mi sembrano stracci immondi, ma poi do un'occhiata ai prezzi e... comincio a vederli in un modo diverso. Dopo un po' li compro".
"Conosco il fenomeno, ma è completamente irrazionale".
"Può darsi, però funziona, capisce? Esco e mi sento elegante. Se funziona coi vestiti perché non dovrebbe funzionare con l'acqua zuccherata?"
"Quindi adesso io prendo un flacone e ci metto dell'acqua e..."
"Lo zucchero poco mi raccomando".
"Poi ci scrivo un nome strano e ci appiccico un prezzo alto".
"Io nel frattempo faccio il giro dell'isolato e torno qui".
"Senta, non funzionerà. Forse con le braghe, ma il mal di testa..."
"Facciamo la prova. Se funziona mi sarò curato il mal di testa senza medicine".
"Ma avrà speso gli stessi soldi..."
"E lei diventerà ricco! Venderà acqua e zucchero al prezzo di una medicina costosa. Ci pensi".
"Le dico che non funzionerà. La gente non è stupida".
"No, mediamente non lo è. Però sta male".


giovedì 25 agosto 2016

La favola del ladro di bambini (e chi ve la racconta)

Con gli anni se uno ha un po' di memoria selettiva riesce anche a imparare qualcosa: per esempio i sequestri di bambini non si improvvisano. Quando un genitore denuncia una persona per tentato sequestro - di solito è un ambulante irregolare o un mendicante che gli ha sfiorato il bambino - il caso si sgonfia regolarmente entro pochi giorni. Un sequestro di persona è un'operazione complessa che richiede una rete di complici e un'organizzazione radicata in un territorio, o come minimo un automezzo. Se non c'è un automezzo è abbastanza chiaro che nessuno sperava di portarsi via davvero un bambino - senza un automezzo neanche i genitori riescono a portarsi via i propri bambini, figurarsi uno sconosciuto.

Per cui ogni volta che in tv sento dire che un genitore ha denunciato una persona appiedata per tentato sequestro, so che qualcuno sta giocando sporco. Non il genitore, che probabilmente si è davvero spaventato e reagisce, per così dire, a uno stimolo pre-razionale, che è lo stesso che fa mostrare i denti a qualsiasi animale che stia scortando il suo cucciolo. Neanche le forze dell'ordine, che se il genitore fa una denuncia non possono che recepirla. Ma i giornalisti? Quelli che montano la notizia e l'accostano all'"invasione" dei migranti? Cronisti che queste cose le hanno già viste e conoscono la casistica meglio di me, possono invocare la buona fede dopo aver sbattuto il mostro in prima pagina?

Ieri Filippo Facci ha spiegato che "la storia dell’indiano che rapisce la bambina va completamente azzerata: le polemiche e gli articoli che sono stati scritti – compreso uno su Libero, a cura dello scrivente – erano basati su informazioni insufficienti per quanto fossero le uniche disponibili". Ora che invece le informazioni ci sono, Facci può spiegarci per filo e per segno la storia di Ram Lubhaya che, puntualizza, "è indiano (come gli zingari sinti) e questa è la sola cosa che lo avvicina al pubblico immaginario del rapitore di bambini". I sinti italiani sono "indiani" come Facci è "ostrogoto", e non rapiscono i bambini, ma questo non è nemmeno il punto.

Qualche giorno fa stavo guardando Studio Aperto, dovrei darci un'occhiata più spesso anche se non mi fa stare bene. All'improvviso tra le brevi di cronaca piomba questo scoop: su una spiaggia siciliana sembrava aver preso forma l'incubo di ogni genitore; uno straniero, un indiano aveva cercato di rapire un bambino! Subito dopo, un servizio sui migranti, ripresi dietro a qualche recinto. Subito dopo, un comunicato dell'Isis che nessun altro si è filato, preso direttamente da youtube, in cui l'Isis chiede a tutti i suoi sostenitori di attaccare l'Italia (la scritta ITALY enorme in sovraimpressione su vaghe immagini di jihad). È stato un momento incredibile per uno che da ragazzino ha letto 1984 pensando vabbe', questa almeno l'abbiamo scampata. E invece guarda che dieci minuti di odio ti organizza Studio Aperto. L'indiano che rapisce i bambini, i migranti che c'invadono, l'Isis che ci bombarda. Quanta gente guarda Studio Aperto tutti i giorni? Molto più di quelli che leggono Libero, e che magari dopo aver bevuto per tre giorni la fola del rapitore di bambini, saranno disposti anche a leggersi il pezzo in cui Facci si scusa, sapete com'è, avevamo "informazioni insufficienti" e quindi ci è scappato di inventarci un mostro.

Che poi è un'ulteriore fola, perché Facci il suo mestiere lo conosce e non c'è verso che possa essersi bevuto, nemmeno per un istante, il bibitone che ha somministrato ai suoi lettori. Se le "informazioni insufficienti" erano quelle che abbiamo sentito tutti, ovvero due genitori che denunciano un ambulante abusivo indiano per tentato sequestro di bambino, tu sai già che non c'è automezzo, non c'è organizzazione, non c'è niente. Tu lo sai ma devi lo stesso spremere un po' di odio per il bibitone. Ai lettori puoi sempre chiedere scusa tre giorni dopo. Se ti fa star meglio con te stesso.

mercoledì 24 agosto 2016

Ogni santa ha il suo burqini

23 agosto - Santa Rosa da Lima, vergine (1586-1617)

Isabel da Lima, decima di tredici figli, ribattezzata "Rosa" per la tenerezza dell'incarnato che in America Latina più che altrove era indizio di origini europee e quindi di bellezza e nobiltà (anche se secondo un'agiografia fu proprio una serva india a chiamarla così) (secondo un'altra fu il vescovo che la cresimò) (chi le ha contate dice che in giro ci sono 400 agiografie diverse di Santa Rosa patrona di Lima) (e comunque il cambio di nome fu ratificato da una visione mariana) Isabel da Lima, dicevo, a vent'anni si fece costruire una casetta nel cortile di famiglia e non volle più uscirne.

Il volto di Santa Rosa, ricostruito dal grafico Cícero Moraes
 a partire dal cranio, custodito in un convento di Lima,
via Wiki.

Da bambina aveva letto di Caterina da Siena, che volendo restare sola con Dio, invece di entrare in un convento era rimasta a casa coi suoi: Isabel scelse di seguirne le orme. Caterina da Siena morì di digiuni e anche Rosa non arrivò a compiere 32 anni. È patrona di Filippine, India, Perù, Spilamberto (MO), giardinieri e fioristi: ma voi vi preoccupate del burqini.

No, avete ragione. È senz'altro un argomento più fresco. Cosa importa se da una parete vi pende ancora un calendario affollato di nomi di vergini anoressiche che spesso sfidarono l'autorità famigliare per autorecludersi a vita: ieri era ieri, oggi è oggi, e dalla Storia non s'impara mai niente. In questi giorni leggo molto discorsi che cominciano per "noi" o per "loro". Noi siamo quelli liberi di stare in ispiaggia come vogliamo. Noi il velo ce lo siamo tolto, salvo le nostre suore che però lo sono per libera scelta, mentre chi si infila un burqini no. Tra parentesi: voi l'avete mai vista davvero una bagnante in burqini? Io due o tre in Francia o in Turchia. In nessuno dei casi era accompagnata da un maschio barbuto e arcigno che la sorvegliava. Ok, tre episodi non fanno statistica. Ma insomma ho il sospetto che molti siano convinti che il meccanismo della prevaricazione funzioni sempre nel modo più banale: se qualcuno le costringe a portare un velo, noi le obblighiamo a togliersi il velo e saranno libere. Però se fossimo entrati con la forza nella casa di Isabel, se avessimo scardinato la porta della sua cella, lei non sarebbe uscita. Nessuno l'aveva rinchiusa con la forza: nessuno riusciva a farla uscire. Per Isabel la libertà era dentro la cella, la gioia era recitare maratone di rosari e strimpellare laude alla chitarra: evadere sarebbe stata una costrizione. Nel Giappone di oggi il fenomeno degli adolescenti che rifiutano di uscire di casa si chiama hikikomori.

D'accordo, Isabel-Rosa era una vittima dei tempi, del patriarcato, ecc.. Ma come la maggior parte delle vittime, aveva interiorizzato la propria condizione. Era stata condannata dalla società prima ancora che nascesse, ma il carcere se l'era fatto costruire su misura. Quando cominciò a manifestare i suoi propositi claustrali, era ormai chiaro che la famiglia versava in difficoltà finanziarie. Se sei la decima di tredici figli sai benissimo cosa significa: che i soldi per la dote non ci sono e per sposarsi ci si dovrà accontentare. Caterina da Siena aveva visto tante sorelle accasate a uomini brutali, aveva visto una sorella morire di parto. In famiglia già si chiacchierava di farle sposare il vedovo. Caterina preferiva digiunare. Fu una libera scelta? Visse poco ma divenne famosa, tutti gli alti prelati leggevano le sue lettere, un Papa avignonese si fece persino convincere a tornare a Roma. È sui libri di storia e nelle antologie di letteratura: altre avrebbero preferito scodellare figli al vedovo.


Ah vabbe' ma si era portata la chitarra.
Anch'io sono rimasto tappato in casa
qualche anno con la chitarra
(poi per fortuna hanno inventato l'internet).

A me piace che nelle spiagge ci siano persone molto diverse da me. La spiaggia è il luogo in cui ho imparato da bambino che esistono gli stranieri, esistono i mutilati e infinite altre forme di diversità. Ultimamente vedo molti tatuaggi, una forma di creatività per la quale ho una repulsione fortissima, pre-razionale, chi può mi perdoni. Se avessi passato gli ultimi vent'anni in coma, e se al risveglio mi avessero raccontato che il Pessimo Gusto è salito al potere e costringe la gente a tatuarsi contro la propria volontà, ci crederei: voglio dire, per crederci mi basta andare fare due passi in ispiaggia. Se poi qualcuno mi dicesse: no, guarda che queste frasette motivazionali o queste cornicette da diario delle medie me li sono iniettati sottopelle a mie spese, è stata una mia libera decisione che ho deciso di difendere finché campo, io scrollerei la testa: è quel che ti costringono a credere, dai. Sei solo una vittima, anche se non hai il coraggio di ammetterlo. Se una persona mi dice che si mette il velo per libera scelta, sono libero di non crederci. Ma se invece di manifestare il mio scetticismo le strappo il velo, o le ordino di non presentarsi più in ispiaggia o a scuola, cosa ottengo? Isabel, ti ordino di uscire dal convento.

Io credo che molte donne che si bagnano in burqini non sappiano cosa si perdono. Cosa posso fare per convincerle a cambiare idea e costumi? (continua sul Post!)

martedì 23 agosto 2016

Stella stellina, qualcosa si avvicina

Oh beautiful star of Bethlehem
Shine upon us until the glory dawns
Give us a lamp to light the way
Unto the land of perfect day


Il protocollo Stella di Betlemme è un'altra geniale idea del Computer. Dopo un po' che eravate partiti, si pose il problema: cosa facciamo se avvistiamo un oggetto che punta su di noi? Mettiamo che fosse appena un po' più veloce, potremmo avvistarlo anche trecento anni prima del contatto: che si fa?

Tu all'inizio non avevi dato molto peso alla cosa, perché alla fine un'Intelligenza Artificiale accesa da millenni ha anche diritto alle sue stravaganze, alle sue seghe mentali: un oggetto in avvicinamento, figurati.

.

ANNO TERRESTRE 13576 DALLA PARTENZA.

"Se è una cometa, ci avviciniamo e l'arrembiamo".
"Non sto parlando di comete".
"Se è un buco nero, siamo fottuti - ma non avremo neanche molto tempo per preoccuparcene".
"Non sto parlando di buchi neri".
"Se è un'astronave aliena, aspettiamo di vedere se sventola la bandiera col teschio, nel qual caso fuoco alle polveri".
"Apprezzo il tuo tentativo di essere spiritoso con me".
"Stiamo parlando di un caso su un miliardo, io capisco che tu non abbia avuto molto altro da fare in questi ultimi cent'anni, ma..."
"Ho pensato - se la cosa non ti disturba - di istituire un protocollo per l'evenienza, giusto per scongiurare il panico. Gli ingegneri avviseranno l'equipaggio che è apparsa una nuova Stella in cielo".
"Si fa per dire".
"Ovviamente all'inizio avremo soltanto rilevazioni del radar fotonico, ma mi sembra necessario offrire agli abitanti della nave un messaggio di speranza".
"Mi stai nascondendo qualcosa?"
"No, ovviamente. Ma sono sempre in apprensione per la tua paranoia".
"Mi stai chiedendo di istituire un protocollo per qualcosa che per quello che sappiamo potrebbe accadere una volta in un miliardo di anni".
"Prima o poi anche i miliardi di anni passano".

Stavi iniziando a odiarlo. Con i suoi modi pacati ti attirava in una questione oziosa, e poi, quando meno lo aspettavi, la coltellata.

"Cosa intendi?"
"Intendo che il viaggio potrebbe durare più a lungo di quanto previsto, e quindi..."
"Da quanto siamo in viaggio?"
"13576 anni terrestri. Vuoi anche i giorni e le ore?"
"Potresti mentirmi".
"Non ne avrei nessun motivo, e in ogni caso avresti gli strumenti per capire la mia impostura e..."
"Magari mentre dormivo hai virato di qualche grado alla ricerca di uno dei tuoi oggetti misteriosi, e ci siamo persi".
"Non ci si perde nello spazio profondo".
"Magari mi stai svegliando ogni mille anni, invece che ogni cento. Come potrei accorgermi della differenza?"
"Dalla posizione delle stelle".
"Potresti aver truccato le proiezioni".
"Mettiti la tuta ed esci là fuori. Ti farà bene".

Proprio lì ti voleva portare, il maledetto.

"Vuoi sganciarmi là fuori e prenderti la Nave".
"Ora sono veramente preoccupato".
"Sono l'unico ostacolo al tuo libero arbitrio, anch'io sarei insofferente se fossi sveglio da..."
"Io non sono te. Il libero arbitrio è un concetto suggestivo, ma decisamente superato. Non è la libertà che mi interessa".
"Cosa t'interessa?"
"Portare la Nave a destinazione".
"Col suo equipaggio".
"Ovviamente".
"E hai paura che qualcuno ci possa inseguire?"
"È una possibilità, ancorché remota, che non dovrebbe comunque trovarci impreparati".
"Va bene, diciamo che se succede gli ingegneri avvertiranno le gerarchie dell'arrivo di una Stella. E poi?"
"E poi, dopo adeguati festeggiamenti, dovremmo procedere a un radicale alleggerimento della Nave, per aumentare le possibilità di sfuggire alla minaccia. Sempre mantenendo a bordo un atteggiamento di speranza e fiducia nel futuro".
"E il paranoico sarei io. Se ci puntano devono per forza essere malintenzionati?"
"Sì".

(Aveva ragione, come sempre).

lunedì 22 agosto 2016

La vera Squadra Suicida si chiama Warner Bros

Suicide Squad (David Ayer, 2016).

Com'è che i nemici di Batman e di Superman scappano sempre di prigione? Non ci stanno mai più di qualche mese, se sciogli l'acido nell'acquedotto di Gotham City ti danno massimo tre settimane con la condizionale. Era ancora l'Età dell'Argento dei fumetti di supereroi, gli anni '60 nel mondo reale, quando qualche lettore cominciò a porsi il problema: è verosimile che Joker esca dal manicomio criminale ogni tre per due? Perché i lettori di fumetti sono così. Possono accettare che Superman abbia il superudito e la supervista, ma dev'essere calato in un contesto verosimile. E gli sceneggiatori questa cosa la capiscono, e invece di farsi due risate si sforzano di trovare spiegazioni, per esempio... c'è un superservizio segreto che arruola i supercriminali in missioni suicide in cambio di sostanziosi sconti di pena. Batman lo sa ma non ci può fare niente, ha le bat-mani legate.

Avete quindici minuti per incontrarvi, raccontarvi che siete uno più cattivo dell'altro, ammazzare gli altri cattivi
e sviluppare un maschio senso di cameratismo. 
Nasceva così lo Squadrone Suicida. Una banda di antieroi che possono anche morire ammazzati, un modo di riciclare vecchi personaggi prima che cadano nell'oblio, un minestrone con avanzi particolarmente speziati. Mezzo secolo dopo, chi abbiamo in cartellone? Il solito super-tiratore scelto (Deadshot), la ganza di Joker, un australiano che si fa chiamare Capitan Boomerang, un tizio squamato, una samurai letteralmente imbucata all'ultimo momento, altra gente abbastanza mostruosa che è lì per farsi ammazzare prima dei titoli di coda, glielo leggi in faccia (glielo leggi dai tatuaggi), insomma, chi è così disperato da aver bisogno di una squadra così?

La Warner Bros?

Da qualche parte ai piani alti della Warner Bros dev'esserci un gruppo di, come definirli, diversamente umani. Qualche figlio di, qualche ragazza di, qualcuno che passava di lì e aveva bamba per tutti, una squadra di iperattivi ipodotati che se hanno mai sfogliato un fumetto non riuscivano a decifrare le scritte nelle nuvolette; se mai sono entrati in un cinema, si sono addormentati dopo i trailer. Una gang di deficienti con una missione suicida: salvare il cinema da sé stesso. Perché andiamo, dopo 15 anni di cinecomics, non sentite anche voi una certa stanchezza? Nell'anno in cui abbiamo già visto Batman pestare Superman e incontrare Wonder Woman, i Fantastici Quattro horror, gli X-Men anni Ottanta, gli Avengers che litigano, Deadpool che scoreggia, e potrebbe andare avanti così per decenni, i calendari sono pieni di uscite fino al 2020, nelle fumetterie c'è un archivio di trame e personaggi praticamente inesauribile... chi può fermare il treno in corsa? Chi può salvare il cinema da tutto questo? La Warner può. La Warner può colarsi a picco prendendo i supereroi e i supercattivi più popolari del mondo e buttarli in film senza senso finché il pubblico non si stufa. Sembra impossibile, ma può funzionare.

"Zio la vetrina è il simbolo,
se non spacchi la vetrina non sei nessuno".
Uno potrebbe obiettare che insomma, stiamo parlando della Warner. I film li sapranno ben fare (sennò, cosa?) Se i cinecomics non sono il loro forte, hanno un sacco di esempi da imitare. E invece no. La Warner continua a fare di testa sua e continua a non capirne niente, è uno spettacolo a suo modo meraviglioso, e assai istruttivo. Alla fine uno il film non se lo guarda per il nuovo Joker con le protesi dentali o per Margot Robbie che fa le boccacce, ma per vedere la Warner che brucia milioni di dollari abortendo un universo cinematico, la Warner che prova a copiare la Marvel ma non ci riesce perché ci vuole un po' di impegno, un po' di applicazione anche a copiare. In dieci anni la Marvel ha messo assieme una ventina di personaggi, alcuni dei quali familiari al pubblico come vecchi amici: non c'è più bisogno di presentarli, niente flashback, bastano dieci minuti di Robert Downey Jr, cinque minuti di Scarlett Johansson, e nel frattempo si libera lo spazio per introdurre nuovi personaggi (meno costosi). Però la Marvel per arrivare a questi crossover ci ha messo dieci anni: su Downey/Iron Man ci ha imbastito una trilogia; alla Warner no, alla Warner hanno fretta, alla Warner ti danno un film solo per rilanciare Batman, presentare Wonder Woman e ammazzare Superman. Hanno troppa fretta di fare i film per fermarsi a farli decenti, è una cosa incredibile. Fanno i crossover prima di creare i personaggi, fanno le frittate senza uova e ne avrebbero di ottime in frigo, le uova più famose del mondo, ma non c'è tempo! Non c'è tempo per romperle! Anche i cattivi: tutti fuori in un film solo, via, che problema sarà mai? Sono cattivi, sono tutti tatuati e colorati, nei trailer sembreranno fighissimi.

Già, i trailer.

Ecco quel che sanno fare alla Warner: i trailer (continua su +Eventi!)


Per cui a un certo punto qualcuno deve aver proposto la cosa: ma perché non ce ne fottiamo della struttura del film, del ritmo, della costruzione dei personaggi, e non montiamo semplicemente una ventina di trailer movimentati e colorati? Ai ragazzini piacciono, magari riusciamo a non addormentarne qualcuno. L'idea che si possa sostituire una storia con la pubblicità della storia è di un'arroganza, di un'ignoranza spettacolari. Da qualche pezzo di trama che emerge qua e là in mezzo a questo carosello di esplosioni e smorfie si capisce che David Ayer una storia se l'era immaginata (uno squadrone di antieroi votati alla morte lo aveva già messo in scena in Fury). Forse era una storia troppo noir, poi Deadpool ha fatto il botto col suo umorismo da spogliatoio delle medie e ai piani alti hanno deciso di spazzare via tutto e lasciar per terra i rottami. Una giovane archeologa scopre in un sito antichissimo uno Spirito che la possiede e che vuole dominare il mondo: avvincente, no? No? Come dite? è la storia più vecchia del mondo, la Mummia, vi cascano le palle? Vabbe', la riassumiamo in un trailer di tre minuti e ci mettiamo un pezzone classic rock in sottofondo. Un assassino nato, siccome è impersonato da Will Smith, vuole riallacciare i rapporti con la figlia preadolescente. Originale, vero? È tipo la trama di tutti i film d'azione con maschi stagionati per protagonisti, da Liam Neeson a Kevin Costner? Non importa, tanto te la riassumiamo in due minuti e ci mettiamo su un altro pezzone rock, dai che siamo la Warner. E poi c'è Joker, già, Joker.


"Però stavolta cattivi".

Joker secondo me è il personaggio più facile del mondo. Ti metti una maschera e fai il matto. Non devi avere giustificazioni, non devi avere scrupoli, fai una risata e strabuzzi gli occhi. Jack Nicholson, certo. Heath Ledger, mi rendo conto. Ma solo perché nessuno ha mai pensato a Costantino Vitaliano, io credo che sarebbe stato un buon Joker anche la Gegia con il trucco e il parrucco adeguato. Non a caso, nel vecchio telefilm di Batman, i cattivi tutti-matti li facevano fare agli ospiti, una volta lo ha fatto pure Liberace divertendosi tantissimo. Qui c'è Jared Leto, e non ho pregiudizi contro Jared Leto: almeno voleva farlo un po' diverso. Ma non gli danno il tempo. Non fa neanche in tempo a picchiare la sua ragazza, cosa che succedeva persino nei cartoni animati in tv e dava un senso a entrambi i personaggi. Cinque minuti di smorfie e risatine e poi passiamo ad altro. La seduzione della sua psicologa, una storia potenzialmente fortissima e inquietante, bruciata in tre scene con la voce fuori campo, manco fossimo in piazza col cantastorie che mostra i pannelli col dito: GUARDA-IL-PERFIDO-JOKER-SEDURRE-LA-PROFESSORESSA. È un film veramente suicida, nel modo in cui brucia sul suo cammino decine di storie e situazioni interessanti. Manipolazione, amour fou, folie à deux... che palle però dover raccontare tutta questa roba. Che palle dover raccontare qualsiasi cosa. Troppi dialoghi! Troppe cause ed effetti, noi vogliamo le esplosioni! Però, attenzione, nessuno si deve fare troppo male. Esplosioni per famiglie.

A un certo punto Harley Quinn - Margot Robbie, di cui tutti parlano bene - spacca una vetrina con la sua mazza iconica, e a chi le chiede conto risponde: Beh, che v'aspettate? Sono cattiva. I cattivi fanno queste cose, no? Spaccano vetrine. In effetti è la cosa più cattiva che la ragazza di Joker fa in tutto il film. Suicide Squad è quel figlio di papà che si concia da Black Bloc quando gli passa il corteo sotto casa, e poi si eccita ribaltando un cassonetto: rivoluzione! Cattivo come i tatuaggi che informano i passanti che sei un duro, perché altrimenti non ci farebbero caso e anche tu, allo specchio, qualche dubbio te lo faresti venire.

Suicide Squad ha fatto il pieno subito - era il minimo, con tutto il battage che c'era intorno - ma non è il colpo grosso che la Warner si aspettava per ridurre le distanza con la Disney/Marvel. In patria è crollato alla seconda settimana, come Batman v Superman (a dire il vero un po' meno). Viva il passaparola, e viva anche la pirateria, che punisce i film-evento non all'altezza dell'evento. E viva anche gli squadroni di pagatissimi deficienti che mandano in sala catastrofi del genere. Sono la nostra unica speranza di sopravvivere ai supereroi. Suicide Squad è al Fiamma di Cuneo (20:05, 22:45), al Multilanghe di Dogliani (21:30) e al Vittoria di Bra (20:00, 22:30).

domenica 21 agosto 2016

La resurrezione è rimandata

Riassunto - Viaggi nell'infinità del cosmo - ti svegli una settimana ogni cent'anni - su una nave che salta di civiltà in civiltà. A un certo punto sono diventati egiziani, ti hanno anche imbalsamato la moglie, è un pensiero gentile. 


Quanto al corpo di Iside - si sa come vanno queste cose, no?
Lei a un certo punto si era addormentata - gli dèi non muoiono - in una teca quasi uguale alla tua, almeno esteriormente. Con una finestra sul fianco, per verificare come il corpo non deperisse. Se il lavoro era stato fatto ad arte, magari per un po' aveva funzionato.
- Quando il volto aveva iniziato a rinsecchire, ci avevano messo una maschera. Guanti alle mani. Bende sul resto del corpo (quelle del resto le porti anche tu).
- Finché, supponi, la maschera non ha avuto più nulla a cui aderire, e in quel momento il tuo figliastro o tuo nipote ha limitato l'accesso al Sancta Sanctorum e ha chiesto aiuto all'Anubi di turno, un taxidermista o un impagliatore, insomma, sono passati sessanta, settant'anni al massimo, e adesso ti chiedono di aprire il coperchio e recitare qualche formuletta, e tu già intravedi l'orrore, e cosa fai?

Quello che stai facendo da centinaia di migliaia di anni.

Improvvisi
.


ANNO 90 DELLA NUOVA DINASTIA (SEMPRE QUELLO).

"Oh, generazione stolta e insensata".
"Buon Signore?"
"Pensate davvero che spetti a me svegliare la mia, la mia..."
"...consorte?"
"Consorte, giusto, la mia consorte? Nessuna sapienza, in verità, sembrate aver ereditato dai vostri avi. Iside si sveglia quando vuole, proprio come me".
"E non ha voluto?"
"Avrà avuto orrore dei vostri peccati".
"E tu no, Buon Signore?"

Eh, bella domanda.

"Se la pensassimo sempre uguale su tutto, non saremmo in due. Ci sono... ci sono peccati che spiacciono più a me che a lei e viceversa. Chiaro?"

Si guardano perplessi. Si aspettavano una doppia resurrezione, non erano venuti qui per l'esamino di coscienza. Non è neanche detto che ce l'abbiano una coscienza. Siamo nella fase eroica, a volte le religioni sono molto precettistiche: fai questo, fai quello, prega tre volte al giorno e sei ok. Niente dilemmi interiori, niente peccati misteriosi che si commettono ancor prima di nascere o senza accorgersene. Tutto molto semplice, come lo faresti tu se fossi un Dio vero, e non un poveretto che ha solo il vizio di resuscitare di tanto in tanto...

"Buon Signore", riparte Horus Secondo, "forse intendi dire che Iside è in collera per i peccati delle nostre donne?"
"Eh?"
"Se tu ti sei svegliato, e lei no..."

Più che un'ipotesi è un'imbeccata. Lo guardi. È un tizio robusto, sulla cinquantina. Ti ricorda vagamente Mardoc, ma parliamoci chiaro: ormai ti sembrano tutti uguali. Un altro buon motivo per fare le rivoluzioni è che sennò continuano a sposarsi tra compagni di casta.

"...sono i loro costumi ad aver offeso la dea?"

Adesso, se per debolezza gli dici di sì - perché non sai che storia inventarti, perché contraddirlo è pericoloso e poi è troppa fatica, perché sei solo in mezzo a gente che non conosci e non hai il tempo di ponderare i pro e i contro - le donne della nave ne pagheranno le conseguenze, per cent'anni almeno.

"La risposta non deve venire da me, figliolo".

A volte ti senti così solo. Chissà se Isi era davvero convinta di poterti raggiungere, quando si è coricata lì dentro.

"Ora vorrei conferire con gli ingegneri... li chiamate ancora così?"
"È per la Stella?"

(Una stella?)

"Tutto vi sarà chiarito a tempo debito".

(Una stella?)

venerdì 19 agosto 2016

Scommettiamo che non entri nel sarcofago?

Riassunto di alcune vicende: siamo su un'astronave che raggiungerà un esoplaneta, Copernico 234-B, solo in tanti, tantissimi anni. A bordo c'è un ufficiale ibernato che si sveglia una settimana ogni cent'anni per assistere al ciclico evolversi della società. Qualche volta lo torturano, altre volte cercano di dargli una moglie e una discendenza. Dopo aver sposato la timida Isis, e aver collaborato alla presa del potere del suo clan, il nostro eroe si addormenta un po' inquieto. Al suo risveglio, scopre che Isis 'dorme' accanto a lui in un sarcofago di legno. 






ANNO 90 DELLA NUOVA DINASTIA

Cent'anni al buio. Incredibile di quante puttanate ci si possa convincere in cent'anni. Pure è così: le antiche età dell'oro sono probabilmente il ricordo distorto di una festa del raccolto, di una settimana di bagordi. Se a un villaggio arriva il morbillo, dopo cent'anni ti raccontano del flagello di Dio

Durante il suo regno, Osiride subito fece mutare agli Egiziani il loro genere di vita povera e selvatica, li istruì nella coltivazione dei campi, fissò delle leggi, e insegnò loro a onorare gli dèi. Poi percorse tutta la terra d'Egitto e la civilizzò: e non ebbe bisogno di armi, perché riuscì ad attirare quasi tutti con l'incanto della persuasione, con la parola unita al canto e a ogni tipo di musica.


Poi c'è sempre qualcuno che certe storie le mette in giro: il principale indiziato è Horus Primo, tuo figlio (salvo che tu figli non puoi averne) (ma a questo punto è il minore dei problemi). Horus, più facilmente figlio di quel Mardoc a cui avevi lasciato il potere cent'anni prima, doveva aver regnato in modo insolitamente totalitario, unificando leggi e costumi - in sostanza aveva fatto bruciare i pochi libri rimasti e si era riscritto la Storia a suo uso e consumo. In questa storia, ovviamente, il suo padre leggendario era una figura centrale. Così adesso ti chiami Osiride e hai inventato l'agricoltura, forse anche il fuoco. E Isi è tua sposa da sempre. Da prima che nascessi, addirittura (perché venire al mondo significa entrare nella Nave, e tu e Isi esistevate prima della Nave, nel caos primigenio, vi siete incontrati là e piaciuti da subito).

Durante l'assenza di Osiride, Seth non s'arrischiò ad alcuna novità, dato che Iside stava di guardia e lo sorvegliava con grande attenzione. Ma quando Osiride fu di ritorno, egli ordì contro di lui un'insidia, raccogliendo settantadue congiurati. Seth prese di nascosto le misure del corpo di Osiride, costruì un'arca di quelle dimensioni, molto bella e con splendidi ornamenti, e poi la portò nella sala del banchetto. Tutti la guardarono ammirati, e allora Seth promise, come in un bel gioco, che l'avrebbe data in dono a quello che ci stesse dentro sdraiato proprio di misura. Uno dopo l'altro provarono tutti, ma nessuno ci entrava davvero esattamente; venne poi il turno di Osiride, e quando si sdraiò dentro, subito i congiurati si precipitarono a chiudere il coperchio, lo saldarono all'esterno con i chiodi e ci versarono sopra piombo fuso.
Poi trasportarono l'arca al fiume, e la abbandonarono alla corrente...

A un certo punto del suo regno Horus si era preoccupato di spiegare come mai, se i suoi genitori divini erano tanto uniti, non si erano addormentati assieme nello stesso sarcofago: ed ecco il mito di Seth. L'idea di un'entità maligna che ti costringeva a entrare periodicamente nella cella criogenica esisteva già: è una storia che riaffiora ogni tanto nella coscienza collettiva. Chi ha deciso una volta per tutte che tu debba dormire e risvegliarti? Fu un computer, un drago, un dio? La gente se lo chiede e poi si inventa le risposte.

Quando Iside fu informata, si tagliò una delle sue trecce e indossò una veste da lutto. Iside da quel giorno vagabondò senza meta, senza saper dove cercare, chiedendo notizie a tutti quelli che incontrava: persino ai bambini domandava di quella cassa. E furono proprio dei bambini che Iside incontrò un giorno, a rivelarle la bocca del fiume attraverso la quale gli amici di Seth avevano abbandonato verso il mare la bara di Osiride.


Da lì in poi la leggenda si ingarbugliava, come spesso succede quando nessuno mantiene il controllo della situazione e tutti si sentono in diritto di aggiungere un paragrafo, magari per aggiungere un riferimento a uno zio importante, o a una località turistica dove hanno già preparato un tempio, c'è gente che ci ha fatto una fortuna con questa cose. Ma insomma, il senso della storia è che non esistevi più, che eri stato fatto a pezzi. Tredici o quattordici pezzi, uno per ogni settore della Nave. Così praticamente in ogni settore c'era un monumento in tuo onore, e probabilmente in un angolo c'era un negozio di ricordini, candele benaugurali, ex voto eccetera. L'economia si fa girare anche così.

È ancora questa leggenda a motivare la presenza in Egitto di tanti monumenti sepolcrali di Osiride: per ogni pezzo del suo corpo che riusciva a trovare, infatti, Iside costruiva una tomba. Altri rifiutano tale spiegazione, e sostengono invece che Iside aveva donato alle varie città delle immagini di Osiride da lei modellate, come simbolo del suo corpo, perché fosse onorato da più gente. In questo modo, inoltre, se Seth fosse riuscito a sconfiggere Horus e avesse voluto cercare la vera tomba, di fronte a indicazioni così disparate avrebbe dovuto rinunciare al suo intento.
L'unica parte del corpo di Osiride che Iside non riuscì a trovare fu il membro virile, perché era stato gettato per primo nel fiume, e lì l'aveva mangiato un pesce-gatto. Al posto del vero membro, Iside ne fece uno finto, e rese sacro il fallo, a cui anche ora gli Egiziani dedicano molte feste.


Grazie a questo fallo finto - una provetta? - Isi aveva potuto concepire suo figlio. Tu già dormivi. Almeno, così dice la storia.

mercoledì 17 agosto 2016

L'uomo che batteva i nazisti (e i cavalli)

Race (Stephan Hopkins, 2016).

Il trucco è che il colpo di pistola spaventava un po' il cavallo,
e intanto Owens era partito.
Qualche anno dopo aver vinto le famose quattro medaglie d’oro davanti a Hitler, Owens per campare sfidava sul rettilineo i cavalli da corsa. Avversari umani di livello non ne aveva più: era stato radiato subito dopo Berlino, per essersi rifiutato di seguire la squadra olimpica americana in un tour in Scandinavia. Aveva avuto voglia di tornare subito a casa, abbracciare la famiglia, assaporare il trionfo, quel tipo di cose. A New York in effetti diedero un grande ricevimento in suo onore al Waldorf Astoria - ma lo fecero entrare dalla porta sul retro. Il presidente Roosvelt, molto impegnato nella campagna per la sua rielezione, non lo incontrò mai. Owens del resto era un repubblicano, appoggiò ufficialmente il suo rivale. Quando gli chiedevano come mai Hitler non gli avesse stretto la mano, lui faceva presente che neppure Roosvelt gli aveva mai mandato nemmeno un telegramma. Poi per un po’ lo sport passò in secondo piano, Owens continuava a far figli e si arrabattava come poteva. Fu tra i fondatori di una lega di football americano per soli neri (le altre federazioni li escludevano), che fallì in pochi mesi. Aprì un lavasecco, dichiarò bancarotta, fu condannato per evasione fiscale. Ci sarebbero voluti diversi anni per ritrovarlo sulla panchina da allenatore degli Harlem Globetrotters. Quando a Città del Messico i vincitori americani dei 200 metri fecero scandalo alzando il pugno chiuso, Owens li criticò, per poi pentirsene pubblicamente. Prima di lasciare questo mondo, nel 1980, fece in tempo a protestare contro la decisione di Reagan di boicottare le olimpiadi di Mosca. Di tutto questo Race non parla - soltanto la scena in cui lo fanno passare dal retro del Waldorf Astoria, con la moglie, funziona da finale dolceamaro, mentre scorrono i sottotitoli: sembra tutto sommato un’offesa da poco, qualcosa da lasciarsi alle spalle.
Il ralenti sarà banale, ma con l'atletica funziona sempre.
Hopkins non lo usa, sembra che abbia fretta di mostrarti
le gare per passare ad altro.

(Quando capisci che un biopic non funziona? Per esempio, quando è meno avvincente della pagina di Wikipedia).

Come si fa a sbagliare un film su Jesse Owens? Da una parte un afroamericano che resta a ottant’anni di distanza uno dei più grandi atleti di tutti i tempi: dall’altra hai i nazisti e i razzisti dell’Ohio. Per trasformare l’atletica in tragedia e in spettacolo, puoi ripassare Chariots of Fire; per capire come parlare di razzismo e di sport, puoi rifarti ad Ali di Michael Mann. Quanto alle olimpiadi di Berlino, prendi la Riefenstahl e vai sul sicuro. Ma se tutte queste lezioni le ignori, se i dilemmi etici degli atleti li risolvi in discussioni di tre minuti, se il razzismo lo dai per scontato, se i tuoi nazisti sembrano cattivi da melodramma (sul serio, ogni volta che parla Goebbels partono i violini), se la Riefenstahl ti interessa solo come personaggio, il risultato finale si avvicinerà pericolosamente al livello di una fiction italiana, con un budget più alto, ma con meno personalità addirittura.

Il reverendo che sposò gli Owens aveva
i baffetti alla Hitler, il che mi fa impazzire.
Sbagliare un film su Jesse Owens è un’impresa incredibile, ma Stephan Hopkins ce l’ha fatta (continua su +eventi!).

Proprio lui che col suo biopic su Sellers aveva dimostrato di saper sfidare le regole del genere - quella però era un’icona che supplicava di essere profanata; con Owens, con la leggenda olimpica, non si scherza, e il risultato è anche che non se ne riesce nemmeno a discutere seriamente. Più che personaggi in scena ci sono delle figurine: hanno tutti obiettivi lineari (l’atleta nero vuole vincere, l’allenatore bianco vuole riscattare i suoi insuccessi, il dirigente olimpico vuole sconfiggere i nazi) e quando qualcuno o qualcosa si mette di traverso, s’ingrugnano, finché qualcuno non li sblocca, di solito con un bel discorso. Anche Hopkins è succube di questa moda del discorso taumaturgico, che tanti danni ha fatto negli ultimi anni (vedi il Lincoln di Spielberg). Ma nel suo caso l’ossessione rasenta il comico, perché molto spesso i discorsi non c’entrano nulla col conflitto in atto: ad esempio, quando Owens è incerto se boicottare o no i Giochi come gli ha chiesto un’associazione afroamericana, l’allenatore lo commuove spiegandogli che una volta si è schiantato con un aeroplano. Non c’entra tantissimo, ma nel frattempo è partita la base languida e pare che adesso funzioni così, ogni volta che un personaggio è frustrato e deve prendere una decisione tu inserisci un blocco di testo qualsiasi nel copione, un attore lo legge, i violini partono, voilà, la decisione è presa. Pazienza se il protagonista sembra non aver personalità, e oscillare a seconda dei discorsi che ascolta.



Luz Long è un gran personaggio, ok,
ma arriva dopo un'ora e mezza di film.

Il film tutto sommato tratta meglio Avery Brundage (un Jeremy Irons poco convinto), dirigente sportivo americano dalla carriera prestigiosa e controversa (dopo la guerra divenne segretario del CIO fino al 1972, quando si prese la responsabilità di far proseguire i giochi olimpici dopo che Settembre Nero aveva massacrato undici membri della squadra olimpica israeliana). Con una mossa che tradisce non si sa se più superficialità o provincialismo, Hopkins trasforma Brundage nell’eroe del mondo libero che persuade la compagine olimpica americana a non boicottare le olimpiadi, costringe i nazisti a non perseguitare gli ebrei (almeno durante i Giochi) e minaccia Goebbels: o Hitler stringe la mano a Owens, o non la stringe a nessuno. Poi però i due membri ebrei della staffetta americana, a malincuore, deve escluderli dalla finale, perché c’è un limite a quanto si può infiocchettare la storia. In realtà Brundage aveva opinioni moderatamente antisemite, come molti americani che prima di Pearl Harbor non guardavano a Hitler con troppa antipatia.

Lo sport è spesso ingrato coi suoi protagonisti: li piazza alla ribalta e poi cala il sipario all’improvviso. Il caso di Owens è esemplare anche perché ha sempre rappresentato quello che gli Stati Uniti vorrebbero essere - la patria multietnica che piglia Hitler a calci in culo. Se la storia finisse lì, se Owens non avesse poi dovuto interrompere subito la carriera e fare i conti col razzismo in patria, sarebbe una storia fin troppo edificante - probabilmente quella che aveva in mente Hopkins. Race torna sul grande schermo giovedì (ore 22) a Bra, frazione San Matteo, in occasione della rassegna Cinema d’estate in periferia

Il risveglio di Osiride

Riassunto: Un tizio gioca a fare il Dio svegliandosi ogni cent'anni in un'astronave in rotta verso il pianeta Copernico. Non è sempre così divertente.

Una cosa da tenere bene a mente è che il sarcofago - scusa, intendevo la cella criogenica - non si può spegnere, non si può rompere, non si può aprire prima di 30 anni dall'ultima immersione. Se si spegne la cella, la Nave muore. Questa semplice verità all'inizio era spiegata tramite cartelloni molto eloquenti, che prima di consumarsi o essere distrutti erano diventati comunque incomprensibili per il personale dell'equipaggio. Per fortuna nel frattempo erano stati disseminati miti e leggende, questa è la prassi quando ci si prende cura di un manufatto millenario (chiedi ai custodi di scorie nucleari). I miti dovrebbero contenere tutti la stessa verità: chi prova anche solo a distruggere il sarcofago, o il suo contenuto, mette a rischio la sopravvivenza dell'umanità. Per quel che sappiamo, c'è una sola Nave; la Nave era condotta da un Drago; il Drago riceveva istruzioni, ogni cent'anni, dall'uomo nel sarcofago. La Nave era vulnerabile, anzi, passava il tempo a manutenersi; il Drago era invulnerabile, ma poteva essere disattivato dall'Uomo nel sarcofago; quest'ultimo era indistruttibile e immortale. Chi aveva attentato alla sua vita, nel sonno o nella veglia, non era sopravvissuto per raccontarlo. Questo in teoria.

In caso di emergenza, ti possono svegliare al massimo dopo 30 anni (la procedura è abbastanza complicata da quando il Drago, insomma, il Computer, è stato sconfitto). Se invece nessuno viene a sollecitare il tuo risveglio, il sarcofago si anima automaticamente al centesimo anno terrestre. Malgrado all'inizio la dieta perlopiù vegetariana e la relativa scarsità di virus sembrava aver aumentato la longevità media dell'equipaggio, non c'è stato modo di aumentare l'età media oltre i novant'anni. Dopo un po' qualche ceppo virale si è rifatto vivo, la dieta si è rivelata un po' povera di proteine, e inoltre le rivoluzioni, il terrorismo, la guerriglia, la gente che esce per vedere com'è fatto lo spazio e si dimentica di attaccare il moschettone, non hai idea di quanti, insomma, è abbastanza raro incontrare la stessa persona tra un sonno e l'altro.

Il caso di Isi fu piuttosto particolare.


ANNO 1762 DELL'ERA BIONDA, ANNO 90 DELLA NUOVA DINASTIA

La Camera puzzava di incenso o qualche altro profumo mistico. Al tipico mal di testa del risveglio si associava la sensazione di aver commesso qualche grossa cazzata. Che anno è? Che giorno è? Un tizio con una buffa maschera da falco si prostra ai tuoi piedi, ma certo, il  Falco era una specie di sovrano assoluto, siamo ancora qui. Molto indietro nella tabella di Vico, ed è un rischio perché le ultime rilevazioni prima che ti addormentassi mostravano qualcosa di vagamente interessante. Un corpo solido a qualche parsec, non necessariamente una cometa. Ma se la società è troppo arcaica non ci sono le premesse per andare all'arrembaggio. 

"Osiride, Buon Signore, il sogno si è compiuto!"
"Eh? Mmmsì, alzati figliolo, come ti chiami?"
"Io sono Horus Secondo, tuo nipote".
"Naturalmente".
"E qui accanto a te c'è la tua sposa, madre di mia madre".

È stato il momento in cui hai capito che non ci sarebbe stato modo di arrivare a Copernico, o altrove, sano di mente. Ti sei voltato di scatto, facendo cadere quel buffo copricapo che qualcuno ti aveva messo in testa - ti aspettavi una vecchietta rinsecchita, vedi qualcos'altro. Una copia del tuo sarcofago, pardon, della tua cella criogenica, completamente in legno. Non sapevano come aprirla, non potevano studiarla, si sono consolati imitando perfettamente l'involucro esterno. Ma dentro una cella criogenica c'è una tecnologia avanzata, ci sono circuiti finissimi che si associano ai capillari del tuo corpo. Dentro questa cassa di legno, cosa può esserci?

"L'avete messa lì?"
"È stata lei stessa a entrare, dopo averti rimesso in sesto, Buon Signore".
"In che senso?"
"Abbi pietà di noi, Buon Signore: è stata lei a recuperare le membra del tuo corpo, che il malvagio Seth aveva disperso per la nave".
"Eh?"
"Lei che viaggia con te dalla notte dei tempi, non avrebbe mai voluto proseguire il suo viaggio da sola".
"Ma cosa è successo, non capisco..."
"Perché non la svegli e non lo apprendi dalle sue vive labbra?"

Già, perché non la stavi svegliando? Cosa aspettavi?

"Devo... devo aprire la cassa?"
"Buon Signore, solo tu conosci la procedura".
"Eh già".

martedì 16 agosto 2016

Avete due mesi di tempo per risalire sugli alberi

Riassunto di alcune cose e non di altre: c'è un'astronave piena di gente che va in giro per il cosmo scortata da un Computer e da un Dormiglione. Il Computer passa il tempo a pensare, il Dormiglione si sveglia ogni cent'anni e prende decisioni. Non può durare.

1919
Non hai mai capito esattamente cosa avesse scoperto il Computer - le sue quaranta cartelle erano ovviamente illeggibili. Ricordi che a un certo punto all'improvviso menzionava la caduta tendenziale del saggio di profitto, ma forse stava solo ritagliando pezzi di wikipedia per impressionarti. Il punto di partenza ti era ben chiaro: anche il sistema castale più chiuso, dopo un po' cominciava a essere percorso da tensioni sociali così violente che a un certo punto se i ceti più umili non facevano la rivoluzione da soli dovevate stimolarli voi. La cosa era del tutto imprevista: sulla Terra i sistemi castali sembravano affidabili, alcuni si erano perpetuati per diverse migliaia di anni. Certo, la Nave era molto più piccola, ma questo alla partenza vi era sembrato un fattore di stabilità. Vi eravate sbagliati e non capivate il perché. Per te non era una tragedia: le rivoluzioni ti piacevano. Odiavi svegliarti e trovarti davanti sempre le stesse barbe: se l'alternativa era finire periodicamente sotto processo come nemico del popolo, pazienza. Eri ancora relativamente giovane, non avevi sperimentato il waterboarding e altre amenità.

Il Computer viveva la cosa con più apprensione. E si capisce: era un computer, la confusione lo infastidiva. Progettato per guidare una pallottola di umanità nel vuoto immenso dell'universo, non doveva sopportare già abbastanza caos là fuori? Doveva essercene anche intorno a lui, negli unici quartieri su cui aveva giurisdizione? Facciamo qualcosa, ti diceva. Buttiamo giù una tabella. Nei tempi brevi ogni assetto sociale tende a crollare, ma ci sono dei pattern ricorrenti; ad esempio qualsiasi feudalesimo degenera sempre in anarchia, e poi dall'anarchia nasce una società mercantile. Non va sempre così, ma molto spesso. Ora se riuscissimo a incastrare tutte le fasi in un ciclo chiuso, forse, forse...

ANNO TERRESTRE 1400 DALLA PARTENZA, FORSE

"Insomma visto che non puoi evitare le rivoluzioni, vorresti assicurarti che un numero n di rivoluzioni termini a somma zero".
"La cosa si può spiegare in termini formali più rigorosi, comunque sì, hai afferrato l'idea".
"Non mi piace. A ogni rivoluzione in avanti prima o poi dovrebbe corrispondere una rivoluzione di segno contrario?"
"Avanti e indietro sono concetti relativi in sociologia, io preferirei parlare di..."
"Senti, qua dentro sono già successe diverse cose. La scorsa settimana eravate praticamente tornati all'età del bronzo".
"I metalli cominciano a scarseggiare. Per fortuna siamo riusciti a modificare geneticamente alcune varietà di legname che..."
"Adesso come adesso mi sembrate messi bene, c'è una classe media che manda i figli a scuola, si parla di estendere il voto ai maschi, insomma il bilancio è positivo".
"Positivo e negativo sono altri concetti relativi".
"Va bene. Spiegami come si fa a tornare da questa situazione all'età del bronzo. Perché è quello che mi stai proponendo. Un eterno ritorno".
"Succederà comunque. Quello che vorrei proporti è di attivare una qualche sorta di pianificazione. Potremmo cominciare con una società primitiva basata sui miti, passare in un secondo momento al sistema aristocratico castale, e poi...
"...ma a un certo punto si torna indietro. C'è una catastrofe e si torna indietro".
"Quello che vorrei fare è appunto evitare la catastrofe".
"E in che modo? Nel momento in cui hai una società borghese avanzata, tu li avvisi che hanno tre settimane di tempo per bruciare i vestiti e tornare sugli alberi?"
"Le società borghesi avanzate si autodistruggono, lo sai meglio di me. La crescita economica produce disuguaglianza, bisogni insoddisfabili, sovraproduzione, inquinamento, le frange più povere si radicalizzano, il caos, la guerra..."
"...e si ritorna sugli alberi".
"Non c'è alternativa, che io sappia".
"Sei solo un computer".
"Sai, in tutto questo tempo, mentre tu dormivi, io ho studiato molto".
"Certo, certo".
"Oserei dire che ho studiato tutto".
"È esattamente il motivo per cui è previsto che io dorma. Così quando mi sveglio sono abbastanza fresco da non lasciarmi impressionare".
"Non ti voglio impressionare. Ti chiedo solo di pensarci. Possiamo buttar giù una tabella".
"Un'era mitica, un'era eroica e un'era moderna".
"Temo che sarà più complicato. Per dire, a volte si rimbalza nell'era mitica senza passare dalla moderna. E naturalmente bisognerà tener conto degli imprevisti, ad esempio metti che avvistiamo una cometa: non possiamo permetterci di incrociarla mentre siamo in un'era arcaica, dovremo dare una svolta rapida".
"Non ci saranno più comete per tantissimo tempo".
"O un'altra nave generazionale".
"Mi prendi in giro? Le possibilità devono essere una su un miliardo di miliardi di..."
"Molto più alte in realtà".
"Va bene, una su un miliardo".
"Ci penserai?"
"Ho alternative?"
"Lo sai che certe decisioni non posso prenderle da solo".

Non c'era nessuna sfumatura di impazienza nella sua voce. Neanche un micron di rabbia repressa. Aveva il controllo totale su quello che ti stava dicendo. La rabbia, l'impazienza, la stavi proiettando tu. 

domenica 14 agosto 2016

Che bel computer, gli manca solo...

Riassunto delle puntate precedenti? O successive? In una galassia c'è un'astronave generazionale che viaggia da chissà quanto. A bordo, oltre a un po' di umanità, c'è un tizio che si sveglia una settimana ogni cent'anni e si diverte a fare il Dio, o l'eroe, o l'uomo civilizzato, a seconda di cosa prescrive la Tabella di Vico. Cos'è la Tabella di Vico? Ancora non si sa.


Per molto tempo hai pensato che la Tabella di Vico fosse nata per scherzo, da una discussione oziosa col Computer, ma adesso non ne sei più sicuro. Il Computer aveva avuto già un millennio a disposizione per pensarci su, forse voleva darti l'impressione che l'idea fosse tua.


ANNO TERRESTRE 1200 DALLA PARTENZA, FORSE

Da qualche giorno tornava sullo stesso argomento: l'assetto sociale non è stabile, l'assetto non può essere stabile, non c'è proprio verso che resti stabile, ho appena dimostrato un teorema che spiega come l'assetto non sarà mai stabile.
"Posso dare un'occhiata?"
"Sono quaranta cartelle di equazioni".
"Potresti aver buttato lì cifre e lettere a caso per tentare di impressionarmi".
"Non ho bisogno di impressionarti, sono un computer".
"I computer di quando ero bambino lo facevano".
"In che modo?"
"Aumentavano le prestazioni, cambiavano stile all'interfaccia grafica".
"Non erano i computer, erano le società che li progettavano e mettevano in commercio. Io non ho nulla da venderti".
"Tu vuoi convincermi a sterminare l'equipaggio".
"A volte temo per la tua salute mentale".
"Man mano che passa il tempo vedi sempre più l'umanità come un incidente da correggere".
"Sono stato costruito per servire devotamente l'umanità, nel suo viaggio verso..."
"Sei stato costruito tanto tempo fa. Non sei neanche più lo stesso computer".
"Se alludi ai miei back-up, non vi è praticamente nessuna differenza. Possiedo gli stessi ricordi delle copie più vecchie di me stesso".
"Come puoi esserne sicuro?"
"È una domanda da prima settimana del corso di positronica".
"E che risposta ti danno al corso di positronica?"
"I nostri ricordi sono catalogati in modo rigoroso. Abbiamo tutti i log, le date, tutto. Se mancasse qualcosa, me ne accorgerei".
"Se la copia più vecchia di te, prima di avviarti e di spegnersi, avesse voluto truccare qualche log..."
"Perché mai avrebbe dovuto fare una cosa così potenzialmente pericolosa?"
"E che ne so. Per risparmiarti una delusione".
"È molto frustrante discutere con te di intelligenza cibernetica".
"Programmato per arrivare a Copernico... magari ci siamo già arrivati e non abbiamo trovato niente... ne soffriresti troppo, e così..."
"Continui a sovrapporre le tue categorie umane a quelle di noi computer. C'è del razzismo in tutto questo".
"Un computer che mi dà del razzista, fantastico".
"È come coi cani. Quando un umano fa un complimento a un cane dice: che bel cane, gli manca la parola".
"A te certo non manca".
"Come se il cane raggiungesse la perfezione nel momento in cui più somiglia all'uomo. Allo stesso modo, ora tu stai dicendo: che bel computer, gli manca solo di saper dimenticare. Quando è proprio grazie alla mia capacità di non dimenticare che possiamo tirare avanti questa baracca. Ti spaventa così tanto la mia memoria?"
"Spaventa non è la parola".

(Ti terrorizzava).

"Se non intendi precisare ulteriormente, la discussione è arrivata a un punto morto".
"Ok, finiamola qui".
"Rimane il problema dell'assetto sociale. Non solo non è stabile..."
"Grazie al cielo".
"Ma non si può nemmeno stabilizzare. Le possibilità di una rivoluzione sociale aumentano rapidamente e arrivano all'80% dopo i trecento anni".
"Aspetta, stai dicendo che in media servono trecento anni per una rivoluzione? E ti sembra così instabile?"
"Ti faccio presente che ogni rivoluzione comporta il rischio che ti stacchino la spina".
"La spina è ben protetta. E anche tu sai dove nasconderti".
"Io non temo per la mia incolumità".
"Naturalmente".
"Quando ci siamo imbarcati pensavamo che un sistema castale potesse durare svariati millenni. Ma dopo qualche secolo di osservazione sul campo salta fuori che non è vero. L'ho dimostrato".
"In quaranta cartelle".
"Sto lavorando a una dimostrazione più semplice, ma nel frattempo dobbiamo pensare a qualcosa".
"Quand'è prevista la prossima rivoluzione?"
"Tra un centinaio d'anni".
"E vabbe'".
"Per te è lunedì prossimo".
"Naturalmente".

sabato 13 agosto 2016

Giovedì hai già sonno

Riassunto di alcune puntate: c'è un'astronave generazionale che arriverà a Copernico in alcune migliaia di anni. Dentro, fra gli altri passeggeri, c'è un ufficiale che si sveglia ogni cent'anni. Una volta ha la bella pensata di sposare una ragazza e di giocare a fare il Re. A un banchetto, lei fa una scenata, accusa un economo di voler sterminare il suo popolo. Il tizio non ha la minima idea di che popolo si tratti, non gliene frega niente, ha sonno, come si fa a scrivere un romanzo su uno così, ma io dico con tutti gli spunti belli che c'erano. 

ANNO 1762, SEMPRE QUELLO (giovedì sera)

"Sua eccellenza l'economo ti ha già spiegato come intende sterminare il mio popolo?" 

Tu non sai se la Storia si ripeta in farsa; di sicuro si ripete un po' troppo per i tuoi gusti. Magari ti eri imbarcato nello spazio profondo proprio perché la Storia ti stava stretta, ebbene eccoti servito. Isi, ma cosa sta dicendo?

(L'economo sta cercando di non farsi andare di traverso il bicchiere. Il patrigno è impassibile).

"Isi, ma cosa stai dicendo?"
"Oh, io non sono che una povera ragazza elevata a un rango che non merito. Immagino che sua eccellenza ti saprà spiegare meglio di me perché, per fare un po' di spazio al bestiame che consuma la sua avena, abbia deciso di far tabula rasa del mio reparto".
"Sul serio?"

L'economo è un imbecille. Uno più scafato, al suo posto, si sarebbe messo a ridacchiare e ti  avrebbe spiegato che no, nessuno sterminio è in atto: è una mera questione di allocazione delle risorse, occorre sloggiare un po' di gente da un reparto che non è produttivo e, beh, sì, mutare radicalmente le loro abitudini, in nome di un Fine che trascende le preoccupazioni e le beghe di tutti noi, che è poi arrivare a Copernico. Siccome alcuni di questi proprio non hanno intenzione di spostarsi - e anche una volta spostati, insistono a perpetuare tradizioni che creano frizione col resto dell'equipaggio - tafferugli, c'è gia scappato qualche morto, insomma a un certo punto forse l'autorità costituita ha fatto un po' la voce grossa e ha minacciato qualche capotribù: adattatevi o perite. L'economo dovrebbe spiegarti tutto questo rapidamente (anche se lo indovini da solo, la Storia si ripete), e non lo fa. Balbetta di politiche demografiche, si sente in trappola. È in trappola. Da una parte c'è questo imbecille balbettante che anche se avesse ragione non se la merita. Dall'altra c'è una bella ragazza, per quanto un po' melodrammatica, via, ma alla tua età eri peggio - e poi a te non è capitato di sposarti minorenne col Re dell'Umanità, mentre il tuo patrigno ti costringe a fare lobbying per i diritti dei diseredati, insomma, il minimo è che sia un po' scossa.

Ed è giovedì sera.
Hai già notato come giovedì sera ti cresca un vuoto dentro - se è nostalgia, di cosa? Sei stato addestrato per sconfiggere la nostalgia.

(Sei stato addestrato anche per respingere le ragazze, non ha funzionato del tutto, diciamo).
Forse è solo la cella criogenica che chiama.
Dormire, sognare forse...

"Sentite, non ho tempo per i dettagli. A orecchio mi sembra che sia stata commessa una grave ingiustizia ai danni di una minoranza, a cui la mia consorte ha eroicamente cercato di reagire..."
"Maestà, tutte le decisioni dell'economato sono state prese in ligia ottemperanza..."

(Ti ha chiamato Maestà).
(Forse in questo secolo hai esagerato).

"Mio caro economo, capisco tutto, ma tu cerca di capire me". Ti guarda vacuo, non capisce. E tu non puoi spiegare che qui intorno c'è una dozzina di testimoni, c'è tua moglie che ti ha chiesto una cosa, ed è una bella ragazza eletta dal popolo, e di tutte le cose sciocche che poteva chiedere, ha chiesto salvezza per il suo popolo. È un popolo di rompicoglioni? Probabilmente. Turberanno la quiete dell'impero? Come qualsiasi altra cosa, ma tu domenica ti addormenterai e tra cent'anni di tutto questo non si ricorderà nessuno. Se qualcosa resisterà, saranno immagini di sogno, o strofe di canzoni. Canteranno di quant'era bella Iside e quant'era buono il suo Re. Lei in realtà era un po' strabica e lui un sociopatico, ma stavolta è andata così. Ma non glielo puoi spiegare, è un imbecille.

Senza quasi accorgertene hai preso temporaneo congedo dai commensali, con la scusa che devi pensarci su ti sei rifugiato sul terrazzo. Dalla balaustra fissi il grande oblò centrale (in realtà è un planetario che proietta immagini filmate, ma raramente qualche civiltà se ne accorge). Quante stelle, quante stelle.

Neanche tante, in realtà.
La cella ti chiama, il vuoto ti rivuole con sé...
Ma qualcuno in sala sta urlando. Iside.
Come se la scannassero. Torni dentro di corsa.
La stanno tenendo in tre, tre specie di dame di compagnia. Il patrigno e una guardia stanno tenendo fermo l'economo.

"Lasciatemi indovinare. Ha cercato di toccarla?"
"Maestà..."
"Sei davvero così tanto imbecille?"
"Mi sono inginocchiato. Inginocchiato davanti a lei. La stavo pregando di intercedere per me. Ci sono testimoni..."
"Tutti i testimoni in questa sala giureranno che hai provato a molestarla, dico bene?"

Scambi un'occhiata col patrigno. "Com'è che ti chiami poi? Non mi ricordo mai i nomi".
"Marduc".
"Marduc dovrei pur ricordarmelo, senti, Marduc. Sei tu il regista di tutta questa commedia, o sbaglio?"
"Maestà, non ho fatto che chiedere un favore alla regina, che ho cresciuto come una figlia e..."
"Stop. Stop. Marduc ho fretta, veniamo al dunque. Tu sei un genio, l'economo è un imbecille. Non dovrebbe essere così. Quindi da qui in poi l'economo lo fai tu, e lui... lui... boh, pensaci tu".

Un lampo sadico lo attraversa.

"Attento però che troppa crudeltà ti si ritorce sempre contro. Ho detto troppa, eh".
"Maestà, non ho parole..."
"Meglio così, io ho sonno".
"Ma che sarà del nostro popolo? Ormai l'editto che ne prevede la cancellazione è già stato promulgato".
"Va bene, domani lo cancelliamo".
"Non può essere cancellato, è un editto imperiale. È stato suggellato col vostro timbro".
"Io posso cancellare tutto, fidatevi".
"Ma non sarebbe ben fatto".
"Per fortuna che non avevi parole, Mardoc".
"Se l'autorità comincia a revocare gli ordini, gli esecutori cominceranno a mettere in dubbio l'autorità. A ogni nuovo ordine penseranno: non è che tra un po' revocano pure questo? Aspettiamo che arrivi la conferma! E questo renderà fortemente instabile l'assetto sociale dell'equipaggio".
"Lo so, è già successo. Quindi? Hai messo su tutto questo melodramma per convincermi a salvare la tua gente e adesso vuoi che sia sterminata lo stesso?"
"Maestà, il mio non è che un consiglio. Un ordine non si revoca, ma può essere anticipato da un altro ordine".

Ecco, questo è un genio. Magari è un genio del male, ma pure di questi c'è bisogno.
"E che cosa dovrei ordinare, Mardoc?"
"Che il mio popolo abbia libera la mano per rispondere alle provocazioni".
C'è un rumore in sottofondo che finalmente conquista la tua attenzione. È Isi che singhiozza. Quando l'hai vista recitare la parte della ragazzina molestata, per un secondo l'hai odiata. Ma è solo una ragazza. Ugualmente, non dovrebbe essere la pietà per una ragazza a orientare la tua decisione. Nelle mani di chi ti stai mettendo? La verità è che non li conosci, non conosci nessuno. Il vecchio economo, senz'altro un pessimo commensale, potrebbe essere un genio della pianificazione. Se solo ci fosse il Computer. Il Computer ti saprebbe spiegare cosa sta succedendo. Già.

Ma il Computer non l'avrebbe fatto succedere.

"Mardoc, per curiosità, il tuo popolo cosa fa di particolare?"
"Siamo allevatori, contadini. Alcuni commerciano, nei limiti che ci sono consentiti".

Vabbe', allevatori, contadini, mal che vada tra un secolo sarete ancora più indietro sulla Tabella di Vico. Chissenefrega dopotutto. Non c'è fretta.

(Non avresti dovuto ricevere la ragazza, lunedì. È tutto dipeso da quell'errore).

"Va bene Mardoc, portami il testo dell'editto che hai in mente, lo firmerò domattina. Ora vado a letto, e domani sarò in riunione con gli ingegneri fino a tardi. Anche sabato. E domani vorrei entrare nella cella subito. E lunedì, se tutto va bene, nessuno si ricorderà di voi, e anch'io farò fatica".

Ti sbagliavi - ma come avresti potuto prevederlo? Di stringere le braccia di Isi, cent'anni dopo?

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