Qui sopra e' cambiato tutto, mannaggia. E adesso Leonardo chi lo sente? Gia' me lo immagino: "Non ti posso affidare le chiavi per due settimane che mi fai la malora". In effetti il cambiamento e' radicale: e' un po' come se, al rientro dalle vacanze, la persona alla quale avete chiesto di annaffiare le piante vi facesse trovare una pergola o un porticato che prima non c'erano...
Leo, tu te ne intendi e mi conosci. Lo sai che non mi sarei mai preso la liberta', che prima di mettere mano alla planimetria del blog mi sarei fatto impiccare, che queste sono decisioni che piovono dall'alto, che se lo avessi saputo mi sarei incatenato al vecchio bandone piuttosto che darti un dispiacere...
Il punto e' che mi sono svegliato questa mattina che il nuovo porticato era gia' li', con l'edera e tutto, come le case della valle dei templi o le ville della Costa Smeralda. Gli operai di Blogger hanno lavorato di notte, maledetti, sono arrivati con le ruspe, hanno smontato il bandone e messo il bandino (o la striscia) prima che sorgesse il sole. E io cosa potevo mai fare?
Ho fatto qualche telefonata, ho implorato l'assessore al centro storico di blogspot, gli ho spiegato che ne va di una lunga e tutto sommato invidiabile amicizia, che perlomeno pazientasse fino al tuo rientro... Ma non c'e' stato verso: l'assessore dice che il tuo vecchio bandone andava messo in cantina, che la nuova insegna (o il bandino, o la striscia) e' molto piu' bella, che i vicini avevano fatto una petizione...
Non me ne avere, Leo. Adesso quando torni ritocchi l'intonaco e gli stucchi, risistemi l'arredamento, pulisci negli angoli e vedrai che la nuova pergola (o il porticato, o l'insegna, o il bandino, o la striscia) non ti fara' piu' male.
Se mi posso permettere, tra l'altro, non vorrei farti arrabbiare ancora di piu', non credere che la mia sia una posizione piacevole, bada che lo dico solo perche' lo penso e non perche' voglio prendermi piu' spazio di quello che mi hai concesso, ma a me - nel mio piccolo, nel mio niente - questa nuova cosa (insegna eccetera) non dispiace del tutto. Anzi, e' proprio di mio gradimento. Insomma, te lo devo proprio dire: a me il vecchio bandone faceva un po' schifo e credo che tutto sommato l'assessore e gli operai abbiano fatto un buon lavoro...
Adesso la tua bella casetta mi ricorda un po' quelle di Splinder. Piu' bella eh, s'intende, ma un po' l'idea e' quella.
mercoledì 18 agosto 2004
lunedì 16 agosto 2004
Autocritica con riserva bolscevica
E' noto: noi bolscevichi abbiamo un'attitudine tutta particolare per l'autocritica. Quando Stalin la spunto' con l'appoggio della burocrazia, mandando in vacca tutte le premesse dell'Ottobre, fu lo stesso Lenin a dire che da qualche parte c'era stato un errore. Poi Lenin mori' e l'autocritica divenne uno sport nazionale. Nel senso che Stalin la impose piu' o meno a un milione di comunisti, prima di spedirli all'aldila'. Non era ancora il 1930.
Allora faccio autocritica anch'io, cosi' mi sento un po' bolscevico. Un paio di settimane fa, in pizzeria, ho difeso a cannonate l'omissione delle radici cristiane nella costituzione europea. Mi sono sbagliato. Mea culpa. Mi autocritico. L'Europa e' dell'illuminismo e dell'Ottantanove, dicevo, l'Europa e' della formazione degli stati nazionali e di quella insostituibile apertura delle frontiere operata nei secoli dalla cultura ebraica. L'Europa e' dell'internazionalismo socialista, della Liberazione, dell'ascesa della borghesia mercantile e delle masse operaie. L'Europa e' sull'asse dei Medici, dei Colombo e dei Marshall.
Mi pareva che la preistoria dell'Europa fosse sistematicamente situata all'opposizione della Chiesa. Poi avevo in mente questa famosa sentenza di Machiavelli per il quale l'Italia non avrebbe mai maturato una reale coscienza politica (fondamentale anche per l'unificazione) a causa della contiguita' del Vaticano. Berlusconi, Di Pietro, Bossi: per me rimangono espressione dell'antipolitica prognosticata da Machiavelli, sintomi di una resistenza alla modernita' centrata perlopiu' sull'antropologia cristiana (parlo degli elettori e non degli eletti).
Ma sbagliavo, dicevo. Rimanevo dentro ai libri, come i fiori secchi, che e' sempre un brutto rimanere. Le coordinate europee e quelle cristiane sono piu' diluite di quanto i libri non riescano a raccontare, invece. Rompono gli schemi, lavorano sotto la pelle di un'identita' collettiva piu' intricata. Dialettica, se proprio vogliamo. Mea culpa. Mi autocritico. Peccavi.
Ma prima di partire per la Siberia mi rimane un dubbio: questa cosa delle radici, che sono un fatto, siamo sicuri di doverla davvero evidenziare in una carta costituente? In un'epoca di conflitti e di immigrazione debordante, farne un contenuto della cittadinanza europea? Non e' una cosa che c'e' e basta, per chi la vuole? Non e' equivoca, non fa il gioco criminale di fornire un'ulteriore copertura ideologica a tutte le cose peggiori che abbiamo sotto gli occhi? Non fa un po' Kabul - o Memphis? Chiedo. E parto.
giovedì 12 agosto 2004
Donostia
Lei? Beh, lei sta bene (un po' rossa) e vi saluta.
Io vado forse ancora un po' a occidente, oppure in Borgogna, i piani sono molto vaghi. Tanto questo sito pare molto piu' divertente quando non ci sono io, e persino il forum.
Per il resto: il sole picchia, mi piu' che i piaceri della carne mi do' a quelli pesce. La locanda sull'oceano e', come si dice, dignitosa. Le nostre vacanze sono sempre odissee nella dignita'.
Parlando di dignita', non sono riuscito a trovare da nessuna parte la notizia delle dimissioni del ministro Castelli. Qualcuno me la posta? Senno' comincio a pensare che Castelli sia ancora alla Grazia e alla Giustizia, maddai, impossibile.
L'Italia in generale sembra sempre meno possibile, man mano che ti allontani.
Lei? Beh, lei sta bene (un po' rossa) e vi saluta.
Io vado forse ancora un po' a occidente, oppure in Borgogna, i piani sono molto vaghi. Tanto questo sito pare molto piu' divertente quando non ci sono io, e persino il forum.
Per il resto: il sole picchia, mi piu' che i piaceri della carne mi do' a quelli pesce. La locanda sull'oceano e', come si dice, dignitosa. Le nostre vacanze sono sempre odissee nella dignita'.
Parlando di dignita', non sono riuscito a trovare da nessuna parte la notizia delle dimissioni del ministro Castelli. Qualcuno me la posta? Senno' comincio a pensare che Castelli sia ancora alla Grazia e alla Giustizia, maddai, impossibile.
L'Italia in generale sembra sempre meno possibile, man mano che ti allontani.
mercoledì 11 agosto 2004
Ladies and gentlemen, ci siamo: l'appuntamento e' alle quattro di domani pomeriggio. I colonnelli dell'areonautica, per quell'ora, hanno previsto nuvolo. A lui piacciono cosi', le cose: solenni. I compagni dell'organizzazione mulineranno le bandiere fino a diradare le nuvole e un tunnel di luce si andra' a schiantare sul santuario. Per l'occasione abbiamo tesserato la moglie di Giuliano Ferrara. "Si' - le abbiamo garantito - e' la bandiera degli States". E lei sventola.
Corriere, treni speciali, elicotteri e dirette radio. Quanto al gingle, non si e' ancora saputo nulla di certo: una voce ufficiosa avanza l'ipotesi di Siur padrun da li beli braghi bianchi, ma i compagni dell'orchestra non confermano. Forse si raggiungera' un accordo, forse no. La sicurezza e' stata affidata a Scajola, nella speranza che i compagni della Camera del Lavoro di Livorno lo mettano a suo agio.
Panini alla cotoletta, piadine e bomboloni. Un chiosco per le bevande. Alcolici, come se piovessero, un altro modo per esportare la democrazia. Non saranno presenti le autorita' italiane: pare che Chirac, davanti all'ipotesi, abbia sollevato il dito medio. Sempre che Lourdes sia in Francia, un dettaglio che al momento la redazione non e' in grado di confermare.
E' previsto l'arrivo di un milione di persone. Interrogati, gli agenti della questura avrebbero risposto: "La Madonna chi?". Palloncini all'AIDS, polvere di carbonchio e fialette puzzolenti: i servizi segreti non hanno escluso la presenza di qualche scalmanato. Ma l'atmosfera e' festosa. Pare che Bossi, Calderoli e Ce' abbiano gia' ricevuto la grazia di un cervello. Non si e' ancora scoperto chi lo usera' per primo.
Bandierine, stelle filanti, t-shirt. Pronto intervento, agenti segreti, mignotte. Tutto sembra confermare le attese della vigilia e annunciare l'evento che mettera' a tacere gli scandali stagionali. Un ambulante vende statuette di sale all'incrocio. Gli scouts alimentano una griglia. Nessuna indiscrezione sulla presenza dei vips, comunque certa. Bocche cucite sulle condizioni di salute del Santo Padre. Mani del Santo Padre che armeggiano vistosamente con le palle del Santo Padre. Da Fatima e Meggiugorie fanno sapere di non voler riattivare le diplomazie. Ancora 24 ore. Poi Leonardo apparira' finalmente alla Madonna.
lunedì 9 agosto 2004
"Il suo e' un mal di schiena nervoso" dice il medico. Un male alla schiena che viene di notte come la befana: se apro gli occhi non viene piu'. I pensieri allora troverebbero un'altra strada per uscire allo scoperto. Di notte invece non trovano niente di meglio che incolonnarsi lungo la schiena.
Il rimedio va da se': "Al risveglio bisogna fare un po' di movimento". Ecco perche' questa mattina - ore 7.10 - mi trovavo nel parco comunale del mio paese ad annaspare tra le panchine e le giostre.
Prima che i polmoni sequestrassero tutto l'ossigeno, lasciando il cervello al buio, mi sono immaginato nei calzoncini bianchi di Mr. Clinton. Poi in quelli di Mr. Berlusconi. Uno sciame di collaboratori correva al mio fianco, rideva tutte le volte che io trovavo divertente qualcosa, si indignava con me.
Emilio Fede era paonazzo, ma non desisteva. Arrancava, sbuffava, strascicava le parole e deglutiva con la lingua incollata al palato, ma non si fermava. A meno che io non mi fermassi. Cosi' io correvo e correvo, nella speranza di sfondargli il cuore.
Ma niente da fare, per Fede (simile in questo a taluni commentatori di Leonardo) il politico e' personale. Cosi' ho desistito io. "Emilio, fermati pure che adesso mi immagino di essere Clinton" gli ho detto. Fumo ma non aspiro, tradisco solo per via orale, lancio i missili sulle farmacie ma niente guerra. Corro come una lepre ma senza muovermi di un passo. Fede se la gode di brutto. La mia schiena e' a pezzi.
venerdì 6 agosto 2004
59 anni fa, intorno alle 8 del mattino, a Hiroshima scoppiava il finimondo. A metterlo a punto, il finimondo, era stato un gruppo internazionale di scienziati riuniti a Los Alamos, nel New Messico. Il padre dell'iniziativa si chiamava Enrico e aveva studiato a Pisa.
Qualcuno ha detto che la scienza ci vede meno della fortuna: non e' sempre vero. Sicuramente gli scienziati di Los Alamos ci videro poco. Esistono verbali agghiaccianti nei quali li si coglie alle prese con problemi di questo tipo: qual e' la citta' giapponese in cui il finimondo riesce meglio?
Ci sono esperti di urbanistica, studiosi della densita' abitativa, ingegneri dei materiali, fisici nucleari (ovviamente) e scienziati dell'esercito. Con calcolatrici, righelli, cartografie e termos di caffe'. A domandarsi: dov'e' che facciamo il botto?
Problemi tecnici, che il tecnico e' tenuto a isolare dal contesto. La leggenda racconta pero' di un altro italiano che, a differenza di Enrico, si rifiuto' di isolare la tecnica dal contesto. Si chiamava Ettore Majorana, scarabocchiava le sue formule sui biglietti dell'autobus e poi li cestinava. La stessa leggenda vuole che in un qualche modo e con diversi anni di anticipo avesse intuito che sarebbe andata a finire male.
Intendiamoci: sono dilemmi ampiamente piu' grandi di me. Pero', senza farne una bandiera o un argomento di offesa, vorrei che in qualita' di dilemmi continuassero a tormentare la memoria collettiva, come una delle tante ricorrenze che scorticano il calendario.
Concordo: meglio Los Alamos dell'eugenetica e della Lagerwissenschaft. Ma mentre lo scrivo - e mentre voi lo leggete, suppongo - lo stomaco si rivolta come un guanto.
giovedì 5 agosto 2004
Verso Lourdes
Il momento prima di partire è sempre bellissimo: io faccio del mio meglio per rovinarlo, accumulando incombenze e ritardi, ma non ci riesco mai del tutto.
Così, speravo di riuscire a scrivere qualcosa di bello prima di salutare, ma non ce la faccio.
Per le prossime due settimane non so se riuscirò a scrivere qualcosa. Non so nemmeno dove sarò esattamente. Lascio aperta la porta al vecchio Defarge, che è qui in sonno da tanto tempo. Sarebbe bello leggere qualcosa di suo, qui o altrove.
Buone vacanze, a chi ci va.
Il momento prima di partire è sempre bellissimo: io faccio del mio meglio per rovinarlo, accumulando incombenze e ritardi, ma non ci riesco mai del tutto.
Così, speravo di riuscire a scrivere qualcosa di bello prima di salutare, ma non ce la faccio.
Per le prossime due settimane non so se riuscirò a scrivere qualcosa. Non so nemmeno dove sarò esattamente. Lascio aperta la porta al vecchio Defarge, che è qui in sonno da tanto tempo. Sarebbe bello leggere qualcosa di suo, qui o altrove.
Buone vacanze, a chi ci va.
mercoledì 4 agosto 2004
Perché i critici dovrebbero insanire? Io, Gabriele d’Annunzio, per i morti di Dogali ho scritto una ode molto commossa, pubblicata a suo tempo.
Chiedo scusa, di solito non continuo a spiegare lo stesso post per una settimana, è una cosa perfino maleducata. I post dovrebbero spiegarsi da soli.
C'è però un argomento, nel mare di tutti i "razzista", "antisemita", "mi fai ribrezzo", "curati", a cui sento di poter rispondere. E cioè: in questo post io avrei definito l'undici settembre "una cura".
In quel caso non vale dare la colpa ai personaggi, perché quell'espressione proviene dalla voce narrante, cioè io. Il mio personaggio si sveglia e vede il poster della skyline di Manhattan "prima e dopo la cura". Come mi permetto di scrivere una cosa del genere?
Cerco di spiegarmi.
Per me, come persona, l'undici settembre 2001 è stata un'enorme tragedia. Parola retorica, ma non saprei trovarne un'altra per un rogo in cui hanno perso la vita quasi tremila persone.
Anch'io, a suo tempo (e nel mio piccolo), ho scritto pagine molto commosse, in cui cercavo di riscuotermi dalla spettacolarità delle immagini e ripetere a me stesso che lì dentro stavano morendo, schiacciate e arse vive, migliaia di persone. Credo di esserci riuscito, credo di aver introiettato un paio di immagini di orrore. Fatti miei, ma in fondo questo ormai è un esame di coscienza.
Questo da un punto di vista emotivo. Da un punto di vista politico (perché di politica abbiamo subito cominciato a pensare, a ceneri ancora calde), credo che:
– sia stato un enorme crimine contro l'umanità e contro una specifica nazione, e che quella nazione ha il diritto di perseguire i mandanti;
– non sia sbagliato affermare che sia stato un atto di guerra, vista l'entità della strage;
ma credo anche
– che utilizzare questa strage, ripeto, utilizzare questa strage, per giustificare due invasioni in due anni, e in generale una politica di egemonia imperiale, sia stato terribilmente sbagliato. I risultati possiamo vederli coi nostri occhi: Bin Laden è probabilmente morto, ma la sua memoria è più cara che mai a una parte di mondo. Quella parte di mondo non è affatto diminuita da tre anni in qua. A me pare piuttosto il contrario.
– Credo inoltre che questa politica di egemonia imperiale sia stata consapevolmente perseguita da una classe dirigente USA che aveva bisogno di un pretesto per umiliare l'ONU (obiettivo fallito) e piantare le sue bandierine su alcune caselle chiave dello scacchiere asiatico (obiettivo relativamente riuscito).
– Credo che l'aver trattato questa spaventosa strage a mo' di pretesto, di casus belli, sia stato una terribile offesa alla memoria dei caduti dell'undici settembre e all'intelligenza di tutti noi. Devo dire la famosa parola? La dico. L'undici settembre è stato strumentalizzato. Senza che questo sia servito a evitare nuovi undici settembre.
Questo in generale. Poi, nel particolare, c'è la piccola fauna locale dei blog neoconi, con gli sfondi a stelle e strisce, la stella di David, eccetera eccetera. Quelli che ogni tanto fanno sapere di "non essersi dimenticati dell'11 settembre", come se gli altri soffrissero di amnesia. Ora, io non considero questi blog come parte di nessun Impero del Male. Non credo di dover vincere nessuna battaglia dialettica contro di loro. Mi sembrano dei fantastici obbiettivi da sfottere, questo sì. E può darsi che io abbia obbedito in questo a certe dinamiche da spogliatoio di scuola media inferiore: tutti addosso allo sfigato.
Ma c'è da dire che questo sfigato un po' mi affascina. La pervicacia con la quale difende le sue idee e rifiuta quelle altrui, con cui dà lezioni su cose che lui stesso ha appena imparato, con cui denuncia il complotto marxista-noglobal-antisemita-islamico-neofascista, mi sembra degno d'attenzione. E mi chiedo: non sono io in qualche modo una sua versione speculare? Non sono altrettanto ridicolo, nelle mie convinzioni e nel modo in cui le difendo? Quando scrivevo di Teddi, pensavo a me, nel mio appartamento (piccolo).
Ma poi, come andrà a finire, il povero Teddi? Scomparirà in una nube di bile, o sarà in grado di riprodursi? Gli capiterà mai di arruolarsi per una di quelle guerre che sostiene con tanta convinzione?
Di questo personaggio mi è capitato di dire che è "nato l'11 settembre". Nel senso che l'11 settembre 2001 per lui è una sorta di battesimo: prima c'era la pace, ora c'è la guerra; prima l'Occidente regnava indisturbato, ora è minacciato dall'Islam: prima avevamo privacy e altri diritti, ora dobbiamo sacrificarli in nome della vittoria finale.
Per queste persone, alla fine, l'11 settembre diventa una grande giustificazione esistenziale. Ora possono finalmente liberare tutte le loro energie contro un nemico. Ora possono dimenticare i loro sensi di colpa occidentali e dare addosso a qualcuno che è peggio di noi. Dopo il 1989 erano rimasti per più di dieci anni senza un orco cattivo: ora l'Islam va a occupare il posto lasciato vacante dal comunismo.
Tutto questo, però, a spese di una tragedia enorme, in cui sono arse vive migliaia di persone. Quella tragedia è diventata una bandierina, una gif animata, uno slogan da buttare in una discussione, come un petardo in mezzo alle galline. Questa piccola strumentalizzazione quotidiana, fatta da persone come me, che hanno un blog come il mio, mi fa un certo senso. Il mio Teddi è un personaggio che ha bisogno di ricordarsi ogni giorno che c'è una guerra, che lui è in guerra, anche se tutto quello che fa è scrivere lunghi pezzi su un blogghino come il mio. A mo' di promemoria, ha un poster di Manhattan "prima e dopo la cura". Quelle parole sono le mie, e indicano l'atteggiamento di Teddi nei confronti di una tragedia: per lui è diventata un promemoria per svegliarsi tutti i giorni un po' più incazzato. "Prima della cura" New York regnava indisturbata senza accorgersi dell'orco cattivo: "dopo la cura" New York partecipa con slancio alla guerra contro il Terrorismo.
E se non ci fosse stata "la cura", di cosa scriverebbe Teddi ogni giorno? Quanti motivi avrebbe di alzarsi da letto e accendere il Pc? Potrebbe esistere Teddi senza "la cura"? No, per diventare quello che è, Teddi aveva davvero bisogno della "cura".
Ecco cosa volevo dire con quella espressione, ma ci sono riuscito? Il lettore medio avrà capito?
No, forse no, forse non ho fatto abbastanza per farmi capire. Ecco, di questo posso chiedere scusa. Non di avere scritto una brutta cosa. Ma di averla scritta male. Questo è il senso della letteratura, e questa è letteratura, anche se di basso livello e di consumo spiccio. Scusate ancora.
lunedì 2 agosto 2004
Va bene, tanto ormai Rolli mi ha scoperto. Sono io. Cosa posso dire a mia discolpa? Nulla.
E però, mi viene da pensare a Fëdor. Fëdor chi? Ma Dostoevskij, naturalmente. Quel barbaro assassino di vecchiette.
E mi chiedo come sia possibile: lui la vecchietta l'ha uccisa, no? È scritto là, nero su bianco. L'ha uccisa, ci ha scritto un libro (ci hanno fatto anche un film), e lui l'ha passata liscia. A voi sembra giusto?
In un altro libro, come si chiama, i demoni, ha addirittura violentato una bambina. E nessuno che sia andato a prenderlo in casa. Sì, in Siberia ci andò, ma per altri motivi. Politici. Politici? Un assassino ladro e violentatore di bambine? Ma che, scherziamo?
E non mi venite a dire che è avvenuto tutto su carta, non dal vero: che differenza c'è? Nessuna differenza. Chiedete a Rolli.
E nemmeno ditemi che non è stato Fëdor, ma un suo personaggio: che differenza c'è? Come se Sofocle non avesse ucciso suo padre. E William, l'inglese, lì, Shakespeare, quanti ne avrà fatti fuori? Quasi quasi mi eguaglia. Dico 'quasi', eh.
E non mi dite che la narrativa è una dimensione diversa dalla realtà, in cui si immaginano ipotesi di realtà diverse, che ci consentono di capire meglio la nostra realtà, l'unica in cui siamo costretti a vivere e a convivere pacificamente con gli altri: perché queste cose non le capirò mai, e se le avessi capite a suo tempo avrei continuato a dipingere, e non avrei fatto la voce grossa quella sera in birreria, su a Monaco.
Infine, non mi venite a dire che mi paragono a gente incommensurabile, Dostoevskij Shakespeare e Sofocle: se non fossi megalomane, non sarei io. Ma scusate, cambia forse qualcosa accendendo la tv? Fate solo caso a quanta gente ammazzeranno in seconda serata. E tutti questi soggettisti e sceneggiatori girano in libertà! Vi sembra normale? E perché devo pagare sempre solo io? Solo perché sono piccolo e baffetto?
Massacri di serie a, massacri di serie b. È una vergogna, uno schifo, ecco cos'è.
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