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mercoledì 27 novembre 2024

"Qualcuno doveva avere calunniato Bibi N."

Com'è noto, la Corte Penale Internazionale ("International Criminal Court"; di solito si abbrevia ICC) ha emanato un mandato di arresto nei confronti di Netanyahu (primo ministro d'Israele) e Gallant (ministro  della difesa). I primi effetti pratici non riguardano tanto Netanyahu – che attualmente rischia molto di più per le inchieste interne che lo riguardano – ma il cortocircuito psicologico di tanti osservatori che, avendo deciso anni fa di stare a fianco Israele sempre-e-comunque, ora devono spiegare al loro pubblico e a sé stessi che sono stati a fianco di un ricercato internazionale. 

Ognuno reagisce a seconda del proprio temperamento e delle proprie priorità, il che ci consente di assistere a svelamenti molto interessanti: il Washington Post ad esempio si permette di spiegare all'ICC su quali popoli debba indagare: sulla Russia sì, sul Sudan sì... su Israele no. Gli opinionisti italiani non si sentono altrettanto autorevoli; Paolo Mieli, proponendo di indagare solo a guerra finita, lascia intravedere la preoccupazione professionale di sapere prima chi ha vinto, perché mica si può saltare su un carro così, alla cieca, senza essere sicuri che sia quello del vincitore: sono loro che scrivono la Storia, e Mieli si considera soprattutto uno storico. Passando dalla generazione dei padri a quella dei figli, segnalo un Mattia Feltri in fase depressiva, che è pur sempre la penultima prima dell'accettazione del lutto: il diritto internazionale, ci spiega, è un'assurdità. Che uno dice, no, aspetta, e Norimberga? Mattia Feltri ci ha riflettuto, ebbene sì, fu assurda pure Norimberga. Niente ha senso, se ci pensi un attimo: se Netanyahu domani si facesse Gerusalemme ~ Tel Aviv contromano ai duecento all'ora, deviando occasionalmente per mettere sotto i pedoni, non avrebbe più senso nemmeno il codice stradale, né quello penale: nulla. Del resto se invece qualcosa avesse senso, qualcuno potrebbe accusarci di complicità, e quindi no: abbiamo controllato bene e nulla ha senso. Qualcuno doveva aver calunniato Bibi N., perché senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato.

Altrove siamo nella fase della contrattazione, o perlomeno questo è il senso che a volte mi sembra che abbia un certo tipo di garantismo: concedere senza troppo recedere; mostrarsi informati dei fatti senza trarne fastidiose conseguenze – sì, è vero, il mandato d'arresto c'è, ma non equivale a una sentenza di condanna, non capite la differenza? Ieri per esempio Guido Vitiello stigmatizzava l'"analfabetismo giuridico" dilagante, il che è buffo non tanto perché in effetti non ci siano parecchi analfabeti in giro, ma perché lo scriveva su una colonna del Foglio, lo stesso Foglio che in cima recava un altro scoop di Giulio Meotti sul complotto islamista che manovra la Corte Penale Internazionale. Ne ha pubblicati due in una settimana, e chissà quanti ancora ne pubblicherà, chissà che dossier corposo entro Natale – Meotti è uno che si dà da fare, ci ha una pagina di wikipedia grossa così (la maggior parte della pagina consiste in una lista di ebrei che secondo lui sono antisemiti, poi ci sono le accuse di plagio che un utente romano cercava disperatamente e invano di cancellare), ma insomma Meotti è lo sgobbone, non ha tempo per disperarsi o mettere i puntini sulle i. Il problema è che dopo due articoli e una settimana di lavoro, non ha ancora ancora capito quale Corte sta dossierando. 

Il 23 novembre se l'è presa col giudice Nawaf Salam "amico dei regimi e odiatore d’Israele". "Nawaf Salam è il presidente della Corte penale internazionale. Nei suoi discorsi all'Onu, ha accusato le “organizzazioni ebraiche terroristiche”, dicendo che “per troppo tempo i criminali di guerra di Israele hanno beneficiato dell’impunità”". Allego lo screenshot, hai visto mai.


Ora, Meotti avrà le sue fonti. È un giornalista che scrive le stesse cose da vent'anni e più, e non scrive nient'altro; vuoi che non le sappia? Se ha delle prove per sostenere che un autorevole giudice con un importante incarico internazionale sia un "amico dei regimi" e "odiatore di Israele", chi sono io per smentirlo? Nessuno, e infatti non lo smentisco. Mi permetto di annotare soltanto, ecco, un minutissimo dettaglio: Nawaf Salam non è il presidente della Corte Penale Internazionale (ICC). Nawaf Salam non è nemmeno un giudice dell'ICC. Nawaf Salam ha un incarico presso un altro tribunale internazionale, completamente autonomo rispetto all'ICC: si chiama Corte Internazionale di Giustizia (International Court of Justice), e di solito si abbrevia con ICJ: anch'essa ha sede all'Aja, e anch'essa nei mesi scorsi si è pronunciata sul massacro di Gaza (intimando a Israele di evitare un plausibile genocidio), per cui non è così difficile confondersi, mettiamola così. Ma un esperto di Medio Oriente, su un giornale in teoria tanto autorevole, almeno il giorno dopo avrebbe dovuto ammettere e segnalare la svista. Invece ieri Meotti ha di nuovo confuso ICC e ICJ; si vede che proprio per lui sono la stessa cosa. Analfabetismo giuridico, perlappunto – insomma, a questo professionista hanno chiesto di montare a neve tutte le voci che trova contro una corte, e lui in una settimana non riesce nemmeno a capire di che corte si sta parlando, e nessuno della redazione lo corregge, compreso gli esperti di diritto, ma com'è che riuscite a farvi pagare, voialtri, e a proposito, chi vi paga? 

Ah già: io. Vi pago io.

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