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martedì 24 marzo 2015

L'estate rovente del ministro Poletti

Se la prendono tutti col ministro Poletti, eppure che ha detto di male? Tre mesi di vacanze estive sono davvero tanti. Se solo il clima fosse più clemente, se si potesse prolungare un po' l'anno a giugno e chiudere due settimane in primavera, come in Francia o in altri Paesi meno succubi del calendario cattolico... Tanto più che per la maggior parte di questo tempo le scuole - contrariamente a quanto molti pensano - non sono affatto chiuse. Le segreterie restano aperte al pubblico fino ad agosto, e i genitori che vengono a informarsi o iscrivere i figli possono persino incrociare qualche docente: ebbene sì, anche loro lavorano - anche se è un lavoro a bassa intensità. Insomma, le strutture ci sono, il personale che le tiene aperte e le pulisce è già assunto e pagato; tante aule vuote si potrebbero riempire in qualche modo. Se solo si trovasse un'idea.

Poletti però quell'idea non ce l'ha. Parla di formazione ma rimane sul vago, ricorda i bei tempi di quando i suoi figli scaricavano cassette di frutta (nota: non ricorda le sue cassette di frutta, ma quelle dei figli), sembra avere in mente più il classico lavoretto estivo che un vero e proprio progetto di avviamento professionale. Non si può non sottoscrivere le parole del vicepresidente dell'Associazione Nazionale Presidi, quando fa notare che "Poletti è l’ennesimo ministro che si pronuncia sulla questione, ma mai, finora, alle parole hanno fatto seguito prassi organizzative coerenti". Le sue boutade buttate lì ai giornalisti ormai rientrano in un vero e proprio genere letterario-giornalistico: la sparata da convegno. Quella classica situazione in cui non sai cosa dire e ne lanci un paio, e nemmeno tu l'attimo dopo sai se hai aperto la bocca per ansia di visibilità o semplice noia.

Adesso è su tutti i giornali, Poletti, senza nemmeno sapere cosa vuole. Gli insegnanti sono già sul chi vive, gli studenti allarmatissimi: quella cosa delle cassette di frutta in effetti ha un suono sinistro quando a proportela non è un genitore a integrazione della paghetta, ma un ministro della Repubblica. In fondo che ha detto di grave? Niente, ma abbiamo ancora negli orecchi il boato delle sparate precedenti. L'anno scorso fu il sottosegretario all'istruzione Reggi a parlare di scuole aperte fino alle dieci di sera, e fino al trenta luglio. Gestite da chi? Ma dagli insegnanti, ovviamente, che avrebbero potuto raddoppiare il loro monte ore di lezioni settimanali, da 18 a 36. Trentasei furono anche le ore che ci mise a smentire di aver proposto una cosa del genere. Ma l'anno prima era stato l'indimenticato ministro Profumo a buttar lì un aumento da 18 a 24, che in fondo non sarebbe nemmeno una brutta idea - se a quel 33% di lavoro in più Profumo avesse voluto far corrispondere un adeguamento salariale. Invece no, Profumo non aveva intenzione di cacciare un euro in più, visto che non ne aveva. Ma non intendeva neanche mettersi a contrattare. Era stata solo una cosa buttata lì a un convegno - come quella volta che propose en passant di abolire l'insegnamento di religione, immagino che capiti anche voi al bar di suggerire il superamento del concordato tra Stato e Chiesa, senza che nessun noioso giornalista pretenda di farci i titoli il giorno dopo.

Ma prima ancora di Reggi e di Profumo c'è stato Renzi. Credo davvero che nessuno darebbe tanto peso alle nostalgiche cassette della frutta di Poletti se a monte di tutto non ci fosse quell'antico pallino del premier per il Servizio Volontario Però Obbligatorio. Quella stramba idea del lavoro giovanile gratis che sentimmo più volte durante le campagne per le primarie, e poi ci dimenticammo, come di tante altre cose. Ecco, i ragazzi forse no, i ragazzi a queste cose ci fanno più caso. Poi per carità, da noi continuerebbero volentieri a scaricare cassette di frutta in luglio. Un po' perché è un'esperienza che ti fa crescere, un po' perché il luglio in Valpadana è veramente noioso, ma soprattutto per quel po' di euro che puoi metterti in tasca. Non per l'anima del volontariato, no.

2 commenti:

  1. io ce l'ho l'idea.
    tutte le auto pubbliche, blu o meno, nei cortili delle scuole. e gli studenti dai la cera e togli la cera.

    a settembre se so' 'mparati pure er kungfu - e pantere pulite.

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