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domenica 22 marzo 2015

No, non mi hai dimostrato che la scuola privata mi fa risparmiare

Su un blog può capitare di essere più superficiali del necessario, per fretta o per stanchezza o per tattica. In un pezzo di qualche giorno fa mi chiedevo se davvero la scuola privata facesse risparmiare lo Stato e quindi i contribuenti; domandavo ai sostenitori di questa tesi dove avessero preso i loro numeri, e nel frattempo, prendendoli per buoni, rovesciavo completamente le loro argomentazioni: se davvero i buoni scuola costano così poco e fanno risparmiare così tanto, eliminarli del tutto farebbe risparmiare allo Stato ancor di più. Dunque - se i numeri sono quelli - aboliamoli! Si trattava di una tesi paradossale, buttata lì per far uscire allo scoperto i fan dei buoni scuola. Siccome il tutto parte da una loro affermazione (i buoni scuola fanno risparmiare), spetterebbe a loro dimostrarla. In precedenza li avevo visti bellicosi e mi aspettavo di ritrovarmeli a tiro in breve tempo.

Non si è più fatto vivo nessuno.

In realtà no, qualcuno ha voluto commentare, da Praga addirittura. L'intervento di Butta.org è molto interessante, ma purtroppo muove da un equivoco. Butta se l'è presa perché ho usato la parola "dimostrare", che in ambito scientifico ha un significato molto rigoroso, mentre la mia dimostrazione di rigoroso non aveva nulla. È vero, era una cosa molto cialtrona. Il mio pezzo, mi fa sapere, non reggerebbe la peer review di una rivista di economia. Credo anch'io. Mi sembra però che Butta non abbia colto l'aspetto paradossale e polemico della questione: ovviamente non sono un economista, ma anche se ne fossi capace io non potrei dimostrare che i buoni scuola fanno risparmiare, perché non ho i dati e non voglio cercarli: non spetta a me. Io sono quello scettico che deve essere convinto.

Butta, per esempio, se ci crede, potrebbe cercare i dati e offrire una dimostrazione.

E infatti ci prova.

Ma la peer review se la sogna. Anche il suo paper è eccezionalmente povero di dati: dovendo pur partire da qualche numero, anche solo per stabilire quanto può costare una scuola privata in Italia, decide di andare su un sito a caso e prendere una retta a caso. È un po' come se per stabilire quanti polli mangia un italiano alla settimana, Butta decidesse di prendere un italiano a caso e chiederglielo: sospetto che esistano sistemi più affidabili di rilevazione statistica, più o meno da Trilussa in poi, ma lo scienziato è lui, saprà pure quel che fa. Nel frattempo però ha perso completamente di vista la mia argomentazione: io non mi preoccupavo di sapere quanto costi effettivamente una scuola privata in Italia (non spetta a me l'onere della prova!), ma mi domandavo quanto dovrebbe costare. E siccome ho il dato MIUR delle scuole pubbliche - 5000€ ca. - e ho buoni motivi per ritenere che la scuola pubblica costi molto poco, parto dall'assunto che una scuola privata di scarsa qualità, per non essere una truffa ai danni dell'utente, dovrebbe costare più o meno cinquemila euro.

"Sì, ciao", risponde Butta.

Lui lo sa che le scuole private costano meno (ne ha presa una a caso).

Ma temo che non abbia capito. Sono anch'io abbastanza sicuro che mediamente costano meno. Ma mi domando il perché. Già le pubbliche costano pochino. Come fanno le private a essere così convenienti?

Lui sa anche il perché: ad esempio, pagano meno gli insegnanti.

Grazie, Butta, non è che non ci fossimo arrivati. Il problema è che gli insegnanti statali sono già pagati poco rispetto a una media europea. Quindi se gli insegnanti delle scuole private sono pagati ancora meno, si può tranquillamente dire che sono sottopagati: il che è ingiusto non solo nei loro confronti, ma anche rispetto ai clienti della scuola - gli studenti - che infatti in media hanno risultati inferiori ai loro compagni che frequentano le pubbliche. Tanto più che le dimensioni massicce e capillari della rete pubblica le consentono di distribuire le risorse con un'efficienza che piccoli enti privati non possono permettersi (ad esempio: se in due scuole pubbliche avanza una mezza cattedra, la scuola pubblica può spalmare un docente su due sedi; due scuole private pagherebbero di più. Per tacere delle forniture). Come possono le scuole private costare in medie mille o duemila euro in meno (prendendo per buono il dato che Butta ha estrapolato da una scuola a caso su tutto il territorio nazionale) e offrire lo stesso servizio di una scuola pubblica? O il servizio è inferiore - e i dati sembrano dirci questo - o... c'è qualche altra possibilità?

Certo che c'è. È lì che vanno a parare tutti i difensori della scuola privata, invariabilmente. Gli sprechi.

La scuola pubblica sarebbe piena di sprechi.

Fonte?

Quando ero a scuola io c'era un bidello che non faceva un cazzo.

Grazie per la testimonianza. Ma pensavo che avessi delle cifre, non so, statistiche sull'assenteismo... no, il metodo è sempre lo stesso. Si prende un campione molto ristretto (Butta) e gli si chiede come gli è andata.

Non gli è andata tanto bene. C'era questo bidello (ma quanti bidelli lavoravano nelle scuole in cui è passato Butta? Decine, centinaia, lui conosce un caso solo?) e inoltre ha conosciuto un insegnante che non sapeva insegnare.

Uh, sapessi io.

Ma vedi, è un po' il problema di tutti quelli che parlano di scuola.
Abbiamo tutti un'esperienza nella scuola, e quindi riteniamo di poterne parlare, senza porci il problema di quanto la nostra esperienza sia effettivamente rappresentativa. Conoscevi un bidello poco efficiente: sei sicuro che non fosse invalido o semi-invalido? Sai quanti ne deve assumere la scuola pubblica? Sei sicuro che vada alla voce sprechi e non alla voce ammortizzatori sociali? Preferiresti che tutti quegli invalidi stessero a casa con una pensione più cospicua, o i privati fossero obbligati per legge ad assumerne di più? È solo un esempio dei tanti che mi vengono in mente.

Confesso di non aver lavorato molto nel settore privato. Quindi forse non dovrei generalizzare gli episodi di assenteismo, di cattiva gestione delle risorse umane causata dalla miopia dei dirigenti o dalla follia incontrollata dei proprietari a cui mi è capitato di assistere più o meno direttamente. Diciamo che ne ho viste di cotte e di crude ma che forse altrove sono tutti più seri: speriamo. In effetti credo che non mi libererò mai dall'impressione che gli imprenditori italiani siano complessivamente del tutto impreparati a questa cosa minacciosa che si chiama capitalismo. Ma non ho i numeri per 'dimostrare' questa cosa. È solo un'impressione mia, derivata dalle mie limitate esperienze di vita. Mica ci faccio un paper.

In una scuola privata se un insegnante non sa insegnare viene lasciato a casa (o non assunto del tutto). In una scuola pubblica una cosa del genere fa notizia: 

Farà anche notizia, ma è la prova che anche gli insegnanti pubblici possono essere licenziati. Resta invece da dimostrare che le scuole private non assorbano docenti incapaci. Se dovessi parlare delle esperienze mie e dei miei conoscenti, avrei molti dubbi sull'affermazione di Butta: chi stabilisce che l'insegnante delle private "non sa insegnare"? I dirigenti? Gli allievi? Le suore del convento contiguo? D'altronde, come avviene la selezione di un personale, ricordiamo, disposto a lavorare per un tozzo di pane? concorsi? Niente margini per il nepotismo, nelle scuole private italiane? Niente amici di cugini? Butta, come fai a dirlo? Eh, ma nelle private si riga dritto, nelle private ti licenziano su due piedi, "quella è la porta".

Di suo il dirigente scolastico [pubblico] deve coprire l’ora in cui manca l’insegnante chiamando un supplente e pagandogli l’ora extra [seh, ciao Butta, te le saluto le ore extra se il dirigente ha finito il monte ore a novembre], il tutto mentre un altra persona è in un’altra aula a girarsi i pollici. Ma ehi, se il contratto prevede il suo diritto a girarsi i pollici tu non lo puoi schiodare da lì. [Ok, mostrami dove il contratto prevede una cosa del genere. Io nel frattempo vado a chiedere di nuovo i soldi per le ore di supplenza che ho fatto nel duemilaenove]. 
In una scuola privata l’ottimizzazione delle risorse è parte del compito della dirigenza. Reclami il tuo diritto a girarti i pollici? Quella è la porta.
Più che una scuola paritaria italiana sembra una serie americana: non stai motivando i tuoi studenti! You're fired! Probabilmente ti danno anche la scatola di cartone, che figo il capitalismo selvaggio in tv. Ma hai in mente episodi concreti? Un link a un insegnante licenziato nel pubblico l'hai pure trovato. E un link a un insegnante licenziato nel privato perché non ottimizzava le risorse? Proviamo con Google, il primo risultato...

Trento, non smentisce omosessualità, la scuola non le rinnova il contratto


Uhm, forse non è proprio l'esempio adatto. Dicono che sei gay, smentiscilo! Non lo smentisci? You're fired! Chissà perché non suona altrettanto bene.

Ma insomma, siccome nei contratti pubblici non sta scritto da nessuna parte che gli insegnanti possano tirare i pollici, com'è che ne vengono licenziati così pochi? Forse perché tutto sommato non sono così inefficienti, anche rispetto alla paga che prendono... eh no. Butta deve ipotizzare che la scuola italiana costi troppo, e che un sacco di insegnanti mangino a ufo. Come fanno? La risposta è la solita.

guai poi a cercare di ottimizzare il sistema, il sindacato non perdona!

I sindacati.

I terribili sindacati italiani. Questo moloch che non riesce a convocare uno sciopero dignitoso da vent'anni, eppure in un qualche modo terrorizza i dirigenti. Chi ragiona così, non ha mai visto una scuola italiana nella sua età adulta. Vorrei ricambiare alla franchezza che Butta mi ha riservato avvisandolo che di scuola italiana, lui, ne sa proprio pochina, e che la sua idea di sindacato è completamente astratta (peraltro il suo sindacato dovrebbe funzionare meglio al sud che al nord, visto che il personale scolastico calabrese è più assenteista di quello piemontese).

Il malvagio sindacato protettore degli assenteisti è un idolum specus su cui poggia la solita catena di paralogismi che intralcia, a quanto pare, anche i ragionamenti degli uomini di scienza: siccome le scuole private costano meno, le scuole pubbliche devono sprecare un sacco di risorse: siccome questi sprechi non risultano, bisogna ipotizzare che il personale della scuola pubblica sia più assenteista e inefficiente di quello della scuola privata; siccome questo assenteismo e questa inefficienza non sono sanzionati dai dirigenti (che gli strumenti per correre ai ripari li avrebbero), non resta che ipotizzare che il sindacato italiano sia una spectre in grado di occultare enormi sacche di fancazzismo, probabilmente su precise istruzioni della massoneria e della commissione trilaterale.

(Resta da esaminare la seconda parte del paper, in cui Butta cerca di impressionare il pubblico con una curva di Laffer. Magari un'altra volta).

8 commenti:

  1. Sei solo un blog minore a cui Butta a dato visibilità.

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  2. C'è poi un altro dettaglio che Butta dimentica.
    La scuola pubblica è dello stato, qundi se non funziona lo stato ha il dovere di intervenire per farla funzionare.
    La scuola privata è di un privato, quindi se non funziona significa che percerà clienti.

    Quindi, in una logica liberista, finanziare la scuola privata significa dare aiuti di stato ad un'impresa che funziona male (se funzionasse bene non avrebbe bisogno degli aiuti) con risorse sottratte alla concorrenza (la scuola pubblica).

    Poi potremo porci in un'ottica di brand: così come preferisco l'aspirina Bayer (certificata da una grande azienda in grado di produrre un prodotto di qualità proprio grazie alle proprie grandi dimensioni e alla propria spesa in controlli) piuttosto che una cinesata a metà prezzo prodotta da personale sottopagato, analogamente per quale motvo dovrei acquistare un'istruzione prodotta da personale sottopagato in una piccola impresina provinciale che a causa delle proprie dimensioni ridotte non è in grado di mettere in moto tutti i contrlli quailità necessari?

    Insomma, comunque la mettiamo, l'unico modo per sostenere che le paritarie siano migliori delle pubbliche è ricorrere ad aneddoti personali del tipo mio cuggino ha fatto una scola privata e adesso è manager a Singapore.

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  3. Visibilità data a un blog minore da un altro blog ancora più piccolo (se non altro per le sue piccole idee).
    Il Butta difende la scuola di pochi contro la scuola di tutti, e non si rende nemmeno conto del fatto che il pubblico impiego serve (anche) a dare lavoro (e la Repubblica è fondata sul lavoro) a coloro a cui il privato non lo dà (non perché si girano i pollici, ma anche per questioni "morali").
    Salvo restando lo scopo della scuola, ovviamente.

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    1. Fra l'altro il nostro blogghista praghese precisa puntigliosamente di non essere italiano ma non specifica quale sia la sua nazionalità, limitandosi a dirci i paesi dove è vissuto (Italia, Rep. Ceca, Giappone).
      Di solito non vado a giro a chiedere la nazionalità alla gente, ma se uno ci tiene a rimarcare che NON è di nazionalità xyz, la domanda sorge spontane

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  4. ehi.
    un'altra volta che desideri dare visibilità al blog minore di qualche imbecille sbruffone (i calci nel culo vorrebbe dare, lui...) non dimenticare il mio.

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  5. Leonardo! Ti seguo da quanto, anni? Senza mai volerti disturbare o commentare, ma perché ccccavolo di motivo mi hai voluto linkare quest'individuo... Non lo volevo sapere... Non me lo aspettavo. Mi ci vorrà un po' a perdonarti

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    1. È la primavera, mi azzuffo con tutti. (E su friendfeed stanno finendo il fango).

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  6. Alcune considerazioni sparse (forse frettolose):

    - Se è vero che la spesa pubblica per le scuole private è circa l'1% sul totale della spesa per la scuola pubblica: 534.961.147 di euro (CIRCA 500 EURO PER ALUNNO, come media 2007)” (Francesco Macrì, Presidente Nazionale FIDAE) a fronte dei più di 57 miliardi spesa istruzione pubblica annuale, in effetti non sembra molto e non sembra che eliminando quell'1% si possa migliorare molto la scuola pubblica.

    - Il grosso di quella cifra (90% sembra) va agli asili privati, settore in cui il pubblico è oggettivamente carente.

    - Se lo stato versa 500 euro ad allievo nella scuola privata la restante parte lo versano le famiglie, ovvio che per lo stato è un risparmio (diverso sarebbe dire che lo Stato deve garantire istruzione gratuita a tutti, giustamente, ma quindi spendere di più).

    - Scuola professionale esempio veneto: Fonte assessorato istr. form.: CFP regionali privati: costo allievo annuale 5500 € ; costo allievo Istituto professionale statale 6.700. Dove per esperienza personale i laboratori sono molto più avanzati nei CFP privati e dove gli stipendi sono molto simili.

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