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venerdì 14 novembre 2014

Perché doppiare Frank?


Frank
(Lenny Abrahamson, 2014)

Otto mesi di reclusione in campagna, torture psicologiche e cibo razionato, sessioni di 14 ore; cosa succederebbe oggi a un folle come Captain Beefheart, se infliggesse ai suoi musicisti le privazioni che portarono la Magic Band a realizzare nel 1968 l'acclamato e invendibile Trout Mask Replica? Se tra i giovani adepti del guru musicale di turno ce ne fosse uno con uno smartphone e tanta voglia di condividere qualsiasi stravaganza su twitter o facebook, come andrebbe a finire? Il guru diventerebbe più o meno famoso? E per i motivi giusti o quelli sbagliati? Ma esistono motivi giusti?

Frank è un bel film di Lenny Abrahamson che gravitando intorno all'eterno conflitto tra genio e mediocrità, successo e integrità, ispirazione e malattia mentale, si permette di dire un paio di cose niente affatto banali. L'omonimo protagonista è il leader di una band avantgarde che non toglie mai la testa da una inquietante maschera di cartapesta (ispirata al personaggio di un cabarettista inglese, Frank Sidebottom - il film era nato come un biopic su di lui, poi ha preso tutta un'altra strada). Sulla sua strada incontra Jon, giovane tastierista alla ricerca del proprio talento, che forse semplicemente non esiste. Amadeus? Pallottole su Broadway? Siamo da quelle parti, ma c'è qualcosa di nuovo: i social network, per esempio. Due mondi entrano in collisione: Frank è un fantasma della storia del rock, ispirato ad artisti schizoidi come Captain Beefheart o Daniel Johnston (anche se Fassbender gli presta un timbro vocale vagamente Jim-Morrisoniano). Jon è un giovane due-punto-zero; se lo prendono a coltellate non si difende ma si fa un video-selfie e lo posta immediatamente su youtube. Tra i due non potrà mai funzionare, o no? Andatelo a vedere.



Dove?

All'UCI di Moncalieri (15:25, 20:10, 22:35; ma cominciano sempre molto in ritardo).

Uh, lontano. In lingua originale, almeno? Perché è un film dove Fassbender recita in una maschera di cartapesta, passando da un momento all'altro dal semplice dialogo al canto. Quindi, insomma, in lingua originale avrebbe più senso...

No.

C'è solo a Moncalieri ed è doppiato.

Seh, vabbe', chi voglio prendere in giro... (continua su +eventi!) Probabilmente è inutile lamentarsi – perlomeno, saranno dieci anni che ci lamentiamo – io a questo punto preferirei parlarne con qualcuno che ci lavora davvero, nella distribuzione, qualcuno che davvero sa come funzionano le cose. Perché non ne faccio mica una questione di integrità artistica, santo cielo, io se Interstellar esce il sei novembre in tutto il mondo non ho nessuna difficoltà a vedermi Interstellar doppiato. Ma anche se gli cambiassero il titolo, cosa vuoi che freghi a me. Mi dici che se lo intitoli Amore e Buchi Neri ci riempi dieci sale in più? Anche solo cinque sale in più? Ma figurati, per salvare la nobile industria del cinematografo puoi intitolarlo anche Se mi cucini ancora polenta io cambio galassia, mi farò una risata cogli amici su facebook ma poi ci vado lo stesso


L’originale Frank Sidebottom (persino più inquietante).
Ma me lo spiegate che soldi intendete fare con un film di nicchia come Frank, distribuendolo doppiato non solo a sei mesi dalla sua uscita in patria (non ci sarebbe niente di male), non solo quattro mesi dopo che lo abbiamo visto al Biografilm Festival di Bologna, ma due mesi dopo che è stato reso disponibile on line in Gran Bretagna? A quel punto è chiaro che cominceranno a circolare copie piratate perfette. È chiaro che qualcuno si prenderà la briga di sottotitolarle. E quindi, insomma, qual è il senso di uscire a novembre con Frank senza neanche farci sentire Fassbender che mugugna sotto la maschera? Che pubblico avete in mente, esattamente? Quelli che erano venuti per vedere De Sica nella sala di fianco e non hanno trovato poltrone libere? Perché quelli che invece avevano sentito parlare di Frank a questo punto l’hanno già visto anche due o tre volte comodi comodi a casa loro, risparmiando pure sette euro. Li vogliamo biasimare?
 Sul serio: vorrei parlarci, con qualcuno che questi problemi se li pone di mestiere, e chiedergli se davvero siamo messi così male – va bene la crisi, ma gli studenti universitari in aperitivo dalle sette alle dieci, possibile che non ce li avessero sette-otto euro per vedersi Frank fresco, appena uscito? Vogliamo provare davvero a scucirglieli? Un film del genere, che tra le altre cose è un manifesto dello snobismo, sembra fatto apposta per attirare i puristi della versione originale e allontanare tutti gli altri. Se non lo hai capito, probabilmente non lo hai visto. E pazienza. Ma vuoi provare almeno a venderlo? Non dovrebbe essere il tuo lavoro? Boh. 

11 commenti:

  1. ...se il club anonimo mi perdona un commento in topic (stupido anche, naturalmente; ma che ce volete fa': ogni botte dà il vino che ha...):

    "Ma vuoi provare almeno a venderlo? Non dovrebbe essere il tuo lavoro?"
    No; e no. Il mio lavoro è venderlo alle sale, e poi metterlo nel curriculum. il pubblico sottostante non è affar mio.

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  2. Per rispondere alla seconda parte della recensione, io mi son fatto un'impressione, che però è tutta mia e magari mi sbaglio.

    Nel mondo cinematografico/musicale/librario esistono due tipologie di approcci al mercato.

    Il primo, che potremmo definire fissista, prevede un mercato ed una tecnologia con regole eterne che mai si sviluppano; in tale ottica accedere ai contenuti multimediali attraverso la rete equivale a duplicare le cassette VHS o a fotocopiare i libri: qualcosa che deve essere combattuto a suon di guardia di finanza secondo la logica del "non si tratta con i terroristi". L'unico modo che vedono di guadagnare è restare tenacemente ancorati ad un passato che non esiste più.

    Il secondo, invece, è perfettamente consapevole che nel 2014 esistono in rete risorse per procurarsi quasi qualunque opera; la logica è quindi quella di cavalcare l'onda: vuoi vedere i film in streaming? Abbonati al nostro servizio a 20 E al mese e avrai alta qualità garantita. Insomma: invece di demonizzare questi "nuovi" sistemi (talmente nuovi che esistono ormai da più di un decennio!), cerca di sfruttarli per guadagnarci.

    Probabilmente chi ha doppiato Frank fa parte della prima scuola, ritiene cioè inammissibile che la gente si procuri i film attraverso la rete, l'unico mercato che conosce è quello dei cinema fisico e invoca blocchi di internet, sequestri di server e simili. D'altronde se trent'anni fa la gente vedeva i film al cinema, perché oggi le cose dovrebbero cambiare? Se centocinquant'anni fa si andava in diligenza, cos'è questa moda dei treni e dei voli low-cost?

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  3. io penso che nella lunga lavorazione di un film (dal soggetto iniziale alla distribuzione all'estero fino all'eventuale passaggio in tv) intervengano molte persone/strutture, non necessariamente coerenti tra loro
    quindi chi ha scritto il soggetto ha immaginato un percorso, chi l'ha diretto chissà come lo immaginava (probabilmente non ha neanche pensato a una distribuzione all'estero: gli americani probabilmente pensano che tutti parlano inglese), poi chi distribuisce il film in italia, magari qualcuno che se l'è ritrovato da distribuire senza sapere perché (a occhio non sembra un genere che i distributori si litigano) e l'avrà trattato come tratta di solito 'sti film: l'ha messo in qualche sala sperando di far pochi danni o magari è qualcuno che l'ha visto bene e ha pensato così ddi guadagnarci di più, vallo a sape'
    in ogni caso son convinto anch'io che in italia c'è un sacco di gente che fa male il lavoro per cui è pagato, compresi molti imprenditori che a parole dovrebbero essere interessati aimeno soldi (nel medio-lungo periodo) e invece chissà? miopia? leggerezza? ragionamenti col culo? presunzione?

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    1. Non hai tutti i torti, soprattutto sulla possibile non coerenza frale varie parti che intervengono.
      Non so se l'americano medio concepiscal'idea che qualcuno non parli inglese... visto il loro atteggiamento medio sulle chat IRC direi di no, ma questo è un altro discorso ;)

      Comunque non so se hai presente il telefilm USA che ha riscosso un discreto successo intitolato "the big bang theory". Pare che in Bielorussia sia uscito un telefilm bielorusso con attori bielorussi e destinato esclusivamente al mercato bielorusso che lo plagiava.
      Non credo che la Bielorussia sia in testa alle idee dell'americano medio, ma pare che sian subito partite azioni legali e in un modo o nell'altro (non so come visto che la Bielorussia se la ride del copyright USA) la produzione è stata stoppata.

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    2. io penso che i risultati di molte operazioni (commerciali e non) abbiano più a vedere con la teoria del caos che con i complotti
      l'esempio che citi sembra confermare: sarà un genio del male quello che ha organizzato il plagio di the big bang theory?
      no, sarà qualcuno che ha deciso di rinunciare a qualche punto di audience per risparmiare sui costi (forse costavano più i diritti che rifare la serie in casa) o forse solo per far lavorare attori indigeni... o magari ha pensato che un gruppo di attori locali avrebbe fatto più share di sconosciuti attori americani, chissà?
      chiedimi cosa ne penso di un rifacimento di questa serie con attori italiani... una bella produzione tipo un posto al sole... distretto di polizia... ecc.

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    3. ricordo, un dieci-quindici anni fa, un tecnico coinvolto in un "remake": giravano "vacanze romane" esattamente identico, ma con troupe e cast giapponesi, più ufficiali di collegamento, se così vogliamo chiamarli, indigeni. dei diritti sinceramente non so.
      (commento del tecnico suddetto: da un punto di vista artistico-culturale non avrà molto senso, ma io magno e pago il mutuo pure 'sto mese)

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    4. Bella la frase "i risultati di molte operazioni commerciali hanno più a che fare con la teoria del caos che con i complotti"... citando la fonte, la riproporrò altrove.

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  4. Leo, se continui a censurarmi senza motivo temo che non vorrò più commentare in questo blog

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    1. Non so chi tu sia, ma non censuro nessuno. Cancello soltanto spam e sciocchezze: se scrivi soltanto spam e sciocchezze, non c'è nessun motivo per pubblicarteli.

      Teniamo la parola "censura" per le cose un po' più importanti. Su internet nessuno ti censura: sei liberissimo di scrivere le tue sciocchezze altrove.

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    2. bravo, anonimo; e sei anche molto più caritatevole di me, con il prossimo.

      pensa che io lo faccio e basta, quando qualcuno mi "censura" un commento - senza nemmeno avvertire.

      bravo ancora.

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  5. Film EPICO, ma... solo a me ha deluso il finale? Che finale banale per un film così epico...

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