Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

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mercoledì 18 settembre 2024

Lo Stato bambino a cui tutto è dovuto

A Modena c'è Dig, il festival del giornalismo investigativo.
Giovedì sera passa Francesca Albanese (UNRWA)

L'attentato ai cercapersone di Hezbollah, che diversi quotidiani italiani non hanno nemmeno messo in cima all'homepage, effettivamente non è l'episodio più tragico di una guerra che va avanti da mesi. Ma per risalire a qualcosa di più incredibile (nel senso letterale: qualcosa a cui non crederei, se la vedessi per esempio in un film) credo occorra risalire all'attentato aereo alle Torri Gemelle di 22 anni fa, qualcuno se lo ricorderà. E come nel caso delle Torri Gemelle, a lasciare sbalorditi non è tanto il numero di vittime, quanto la creatività esibita per ottenerle. Solo nei film gli assassini sono così interessanti, e questa è la sensazione che sto avvertendo di nuovo dopo 22 anni: di vivere all'improvviso in un film in cui tutto può succedere – un aereo può entrare dalla finestra, il telefono può scoppiarmi in mano perché qualcuno ha deciso che sono un terrorista. Perlomeno questo è quello che continuano a ripetermi, specialmente su Twitter: chi ha perso la vita, o le mani, o altre parti del corpo, se lo meritava: è un terrorista. Hezbollah infatti è un'organizzazione terroristica, e quindi dobbiamo festeggiare: anche perché si tratterebbe di un attacco mirato, no? farli saltare in aria tutti assieme, per strada o in casa o in ospedale o al supermercato, se militano in un'organizzazione terroristica, rientra nella definizione di attacco mirato ("chirurgico", avrebbe aggiunto Bush Padre). Tanto peggio per chi stava vicino ai terroristi, per strada o al supermercato o all'ospedale.

Capisco che per molti "terrorista" è semplicemente chi è iscritto in un elenco dei terroristi che il Dipartimento di Stato USA ha il privilegio di stilare; ma se invece che a Washington per una volta volessimo dar retta al vocabolario, scopriremmo che un'organizzazione è terroristica se conduce "azioni criminali violente premeditate aventi lo scopo di suscitare terrore nella popolazione". Hezbollah è un'organizzazione che si ispira all'Islam sciita e rivendica i suoi legami con la Repubblica Islamica dell'Iran. In Libano è un partito: partecipa alle elezioni e spesso ha sostenuto la maggioranza di governo. È un vero e proprio ente pubblico che nel Libano meridionale controlla sanità e istruzione, per cui non è affatto strano che certi cercapersone siano esplosi in luoghi pubblici. E poi, certo, è anche una milizia armata che controlla una parte importante del Libano meridionale, e da lì conduce una lunga guerra con Israele (che occupa illegalmente parte del Libano meridionale). Questa guerra, che per anni è rimasta in uno stato di bassa intensità, viene condotta per lo più con razzi, che negli ultimi mesi – questo è il vero fatto nuovo – stanno sensibilmente mettendo alla prova le difese aeree israeliane, quell'Iron Dome che fino a qualche anno fa sembrava imbattibile. Non lo è più, ormai certe tecnologie come i droni non sono più prerogativa dell'Occidente e dei suoi alleati; la grande lezione che tireremo forse tra qualche anno da tutta questa crisi è che Israele a un certo punto ha creduto di mettere tra sé e i nemici un gradino tecnologico che i nemici non avrebbero mai salito; si è appisolata su certi allori e si è svegliata in un lago di sangue e paranoia. Gli abitanti delle zone più settentrionali di Israele sono sfollati da mesi, le scuole sono chiuse, e persino un attacco così spettacolare come quello di ieri non è previsto che inverta le sorti del conflitto; servirebbe ben altro, qualcosa che somiglia sempre più a un intervento esterno che Israele è troppo orgoglioso per chiedere. 

Quindi Hezbollah è un'organizzazione terroristica? In un certo senso sì: il braccio militare di Hezbollah conduce azioni violente e premeditate che terrorizzano la popolazione. Ma se siamo in guerra, questo si può dire di ogni fazione che bombardi il territorio nemico: compresi i servizi israeliani, che appunto, hanno appena condotto un'azione senza dubbio violenta, senza dubbio premeditata (da mesi o da anni), e che ha terrorizzato non solo i libanesi, ma persino me. Dunque che differenza c'è, a questo punto, tra guerra e terrorismo? Ho il sospetto che per molti la risposta sia fin troppo facile, anche se non viene mai del tutto verbalizzata. Propongo questa formula: è terrorismo qualsiasi cosa si opponga a Israele, in qualsiasi momento e con qualsiasi mezzo; laddove qualsiasi cosa faccia Israele (non importa quanto violento), ebbene, quello è sempre antiterrorismo, ovvero cosa buona e giusta.

Mi rendo conto di aver tagliato il problema con l'accetta, ma andate un po' a guardare su Twitter e verificate da voi come tutto va al suo posto subito, appena accetti questa cosa: tutto ciò che fanno i nemici di Israele è terroristico e criminale; tutto ciò che fa Israele è giusto e perfettamente giustificabile. Talvolta persino geniale: ricordate quella volta che si camuffarono da operatori sanitari e andarono a sterminare un po' di gente in un popoloso quartiere della Striscia di Gaza? Veramente "ingegnoso"! Invece se i militi palestinesi si nascondono in un'ambulanza, ebbene, sono subdoli terroristi che si fanno scudo della popolazione. Come si spiegano due pesi, due misure così diverse? Si spiegano facilmente, una volta accettato che esiste un solo vero peso, una sola misura: Israele. Tutto ciò che si fa per il suo bene è giusto, tutto ciò che i suoi nemici congegnano è perfido. Non è tanto nascondersi in un'ambulanza, a determinare la malvagità dei palestinesi; infatti se sono gli israeliani a fare la stessa cosa, ecco che si tratta di una cosa geniale. Questo vale per qualsiasi cosa, ad esempio gli stupri: per mesi ci hanno ripetuto che i miliziani di Hamas avevano commesso un crimine insopportabile stuprando e seviziando i prigionieri. Ce l'hanno ripetuto senza mai mostrarci prove di questi stupri, ma il concetto era comunque chiaro. Ma se sono gli israeliani a rapire, seviziare e stuprare palestinesi, ebbene, non si tratta che di normali pratiche di gestione dei prigionieri: chi le commette viene presto scagionato e si aggira per Israele a testa alta: cos'avrebbe poi fatto di male? Stuprato terroristi? Se Israele li ha catturati, sono senz'altro suoi nemici; se sono nemici di Israele, sono terroristi, e se sono terroristi che male si farebbe poi a stuprarli?

Questo assioma (tutto ciò che fa Israele è giusto) viene prima di tutto. Persino prima del tanto reclamato diritto di Israele a difendere i suoi abitanti: ecco, no. Se i palestinesi o gli hezbollah uccidono gli abitanti di Israele, sono ovviamente maledetti terroristi; se invece è Israele a bombardare dall'alto i suoi cittadini che cercavano di scappare dal concerto il 7 ottobre, ebbene, è tutto ok; nessuno sarà processato per aver ordinato una strage del genere, con lo scopo evidente di ridurre al minimo gli ostaggi nelle mani di Hamas. È talmente chiaro che ormai anche l'esercito lo ammette: del resto è l'esercito più morale del mondo, quindi tutto ciò che fa è giusto, compreso uccidere più israeliani, in quel frangente, di quanti ne abbia uccisi Hamas. E ammetterete che c'è una bella differenza, anche per un israeliano, tra essere ammazzato a tradimento dai biechi terroristi di Hamas o da un morale bombardamento aereo condotto dall'esercito più morale del mondo. 

Un assioma del genere ormai si fatica a considerarlo sionismo, perlomeno nel significato storico del termine – quello che prevedeva che il sionismo servisse a difendere gli ebrei: non più, non necessariamente; ormai Israele è al di sopra anche di questo ed è comunemente accettato che Israele possa e debba uccidere tutti gli ebrei che il governo di Israele ritiene necessario al fine di... di cosa? Di difendere sé stesso, persino dagli ebrei e dalla loro petulanti esigenze, ad esempio ce n'è che vorrebbero riabbracciare i loro amici e parenti prigionieri, ecco, anche ciò confligge con le necessità di Israele e quindi è inammissibile. Israele vive per difendere sé stesso, anche dagli ebrei se necessario.  

Tutto questo è così chiaro che davvero non si capisce perché i principali organi di stampa italiani non lo mettano nero su bianco: tutto ciò che ha fatto Israele è giusto, lo è sempre stato e a questo punto lo sarà sempre. Qualsiasi azione, che portata avanti da un altro singolo o da un'altra nazione sarebbe evidentemente terroristica (nascondere esplosivo nei cercapersone! Farli esplodere a distanza e a comando, tutti assieme, creando caos nelle strade e negli ospedali!) se la fa Israele è giusta, perché Israele è la Giustizia, e ogni altra azione al mondo è giusta o sbagliata a seconda se fa o no gli interessi di Israele. Tutto questo è chiaro, e lo diventa ogni giorno di più, laddove forse non è ancora chiaro il perché. 

Ovvero, come ci siamo trovati in questa situazione? Perché dobbiamo considerare Giustizia tutto quello che fa un piccolo regime di un piccolo Paese che senza intascare milioni di dollari all'anno dagli USA non avrebbe di che pagarsi le mitragliette? Perché dobbiamo rivedere la nostra morale ogni giorno, per includere ogni crimine che Israele commette? È davvero così importante? Chi l'ha deciso? Un Dio geloso, un gruppo di persone potenti ma non troppo razionali? Non avremo semplicemente commesso alcuni errori, che ci hanno portato a commetterne altri più grandi, finché il peso di questi errori ha impedito ai responsabili di ammetterli e li ha spinti ad appoggiare aprioristicamente un regime che (se non fosse Israele) sarebbe evidentemente terrorista e genocida? 

E soprattutto: come ne saltiamo fuori? Cioè ammettiamo pure che in virtù della sua straordinaria superiorità morale che gli consente di bombardare popolazioni civili rinchiuse in riserve di cui controlla i cancelli (succedesse altrove, si tratterebbe di conclamato genocidio) Israele riesca nei prossimi mesi a fare piazza pulita dei palestinesi e degli hezbollah, sia in Libano, sia a Gaza sia in Cisgiordania. Dopodiché? Chi andrà poi a spiegargli che una volta unito il fiume al mare dovrebbe trovare un modus vivendi con chi gli sta intorno, che prima o poi non avrà più la necessità di essere così cospicuamente finanziato da un Occidente che ha tante altre ragioni per cui dissanguarsi? Se avete una minima esperienza nel gestire i megalomani, ebbene, sapete che non funziona così. Più facilmente troverà altri guai, altre guerre da combattere, altri terroristi che lo minacciano, perché è solo in una situazione di crisi che può trovare l'aiuto e la fiducia che gli servono. Fino all'esaurimento delle risorse, che ormai potrebbe coincidere con la fine dell'umanità – sembra poco probabile, ma anche far esplodere i cercapersone del nemico fino all'altro ieri lo era. Fiat Israel, pereat mundus – magari non morirà tutto, ma tanti sono già morti e di chi è la colpa la responsabilità? Non certo di Israele, che è giusto per definizione, ma soprattutto è il bambino viziato che si è sentito dire sin da piccolo che ogni cosa gli era dovuta. 

Forse di chi lo ha viziato, di chi lo ha armato (facendo anche discreti affari), cullandolo in una bolla di finta serenità che è scoppiata in un giorno di ottobre, lasciandolo sgomento, impanicato, sporco di sangue non tutto suo: governato da conclamati razzisti, difeso da un esercito impreparato che per mesi ha bombardato a casaccio – no, scusate, mi sono lasciato prendere, non fatemi esplodere il device. Stavo soltanto cercando di spiegare che non è colpa di Israele, ma non ce n'è bisogno: Israele, per definizione, non ha colpe. Quanto ai suoi amici, ebbene, forse avrebbero potuto stare più attenti: insomma, i veri amici lo fanno.

2 commenti:

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