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domenica 25 agosto 2024

Il re crociato e la diarrea

25 agosto: San Luigi IX, l'ultimo crociato (1214-1270)

Come si fa a non mettere
il ritratto del Greco
Se durante le olimpiadi vi siete chiesti: ma insomma perché hanno invitato atleti e triatleti da tutto il mondo a bagnarsi nella Senna? Ci tenevano così tanto, a esportare la loro Escherichia coli? ebbene, sì, per i francesi non è un batterio qualsiasi: è un attributo regale e divino; senza di esso non avrebbero mandato nemmeno un re sul calendario. L'Escherichia non uccise semplicemente Luigi IX, ma gli fornì uno scopo per vivere e un metodo (non indolore) per morire. 

Luigi IX fu l'ultimo re crociato; morì a Tunisi nel 1270 e il suo cadavere fu bollito per evitare che arrivasse a Parigi già decomposto: ma questo lo sanno più o meno tutti. È l'unico re di Francia proclamato santo (Carlo Magno non conta), e di conseguenza è santo patrono della Francia. Avendo egli molto regnato e finanziato e patrocinato, è anche patrono dei carpentieri, dei barbieri e dei parrucchieri, dei distillatori, dei marmisti, dei merciai, dei ricamatori, ma se devo essere sincero io non invoco Luigi IX quando vado a tagliarmi i capelli o scheggio un marmo o bevo un distillato. Il momento tipico in cui mi capita di pensare a Luigi IX è... quando soffro di dissenteria. Imbarazzante, sì, specie se mi succede in viaggio e mi succede quasi in tutti i viaggi, a un certo punto: mi ritrovo prigioniero in un piccolo servizio igienico (specie se sono in Francia, dove il gabinetto è quasi sempre segregato dal bagno, come un confessionale) a patire i crampi e pensare a Luigi IX. 

Quest'ultimo ne morì, il che non è affatto eccezionale. Un sacco di gente muore di dissenteria tutti i giorni, è anzi uno dei modi più tipici in cui muoiono gli esseri umani, nonché uno dei meno dignitosi, fuori dalla Francia. Ma Luigi ne era il re, e prima di morirne ne soffrì per molti anni, almeno a partire da quella guerra che condusse in Aquitania per ridurre a più miti consigli i valvassori fedeli ai Lusignano e il loro insidioso alleato, Enrico re d'Inghilterra (e vassallo di Luigi). Proprio mentre inseguiva gli inglesi per ricacciarli una buona volta per tutte in mare, il che avrebbe magari evitato alla Francia quei Cent'anni di guerra nel secolo successivo, Luigi fu colto dalla prima grande crisi di dissenteria, che lo portò a un passo dalla tomba, e ribadisco, non sarebbe stato nulla di eccezionale: un sacco di soldati morivano così, per il tifo o lo scorbuto o qualche virus o batterio, spruzzando acqua scura nei canali di scolo e poi rendendo l'anima a Dio esausti come spugne strizzate. Luigi aveva già provveduto a nominare l'erede e la reggente: sua madre ovviamente, che già aveva retto il regno quando lui era un ragazzino orfano di padre. Tutto era pronto per lasciare questa terra ed essere già venerato come il più santo dei re francesi, quand'ecco che la dissenteria cessò, senza nemmeno fermenti lattici. 

Luigi promette di liberare Gerusalemme.
A volte capita, ma se capita a Luigi IX di Francia non può che essere un miracolo, e se è un miracolo non è che basta ringraziare, tirare su magari un santuario e andare avanti, no; Luigi era quel tipo di cristiano che vede la grazia in termini di contratto, se ne aveva ricevuto una evidentemente era per qualcosa che aveva promesso, e quella promessa diventava un debito indifferibile. Può davvero darsi che durante una colica Luigi avesse promesso di riconquistare Gerusalemme, da qualche anno ripresa dai Mori, e in effetti era l'unico re cristiano abbastanza potente da riuscirci. Ma avrebbe dovuto essere una conquista militare seria, non una manfrina diplomatica come quella portata a termine da quel senzadio di Federico II di Svevia – che in cambio del titolo di Re di Gerusalemme aveva rinunciato a difenderne l'accesso al mare, col risultato che qualche anno dopo nuove bande di turcomanni se ne erano impossessati facilmente. Luigi voleva liberare Gerusalemme così seriamente che fu il primo crociato a rinunciare a entrarvi: aveva infatti compreso che nella scacchiera del Medio Oriente Gerusalemme era una casella periferica. Il vero re da battere – l'emiro Fakhr-ad-Din Yusuf – regnava in Egitto: era là che bisognava colpire e fu là per l'Egitto che Luigi salpò dal porto fatto costruire per l'occorrenza, Aigues-Mortes ("acque morte"): un nome che era già un fosco presagio, benché paesaggisticamente preciso, in quanto sorgeva sulla palude della Camargue. Con Luigi viaggiava un esercito di ventimila uomini, enorme per i tempi. 

L'esordio fu incoraggiante: i francesi presero Damietta e l'emiro era già pronto a scambiare un porto così importante con Gerusalemme, città strategicamente trascurabile. Luigi era troppo pio per mercanteggiare, o forse abbastanza avveduto da capire che Gerusalemme, senza un porto, sarebbe stata presto perduta per l'ennesima volta, e continuò a dar battaglia nella valle del Nilo. A Mansura perse molti uomini ma vinse la battaglia; nel frattempo però si era rifatto vivo il sintomo del dubbio, la dissenteria. Tra tifo e scorbuto non c'era da meravigliarsi: migliaia di soldati stavano spruzzando a morte, ma per Luigi il problema trascendeva il piano intestinale. Forse la dissenteria era il modo in cui Dio gli stava dicendo che tutto sommato no, non era degno di liberare Gerusalemme. A Fariskur fu fatto prigioniero, il che gli permise perlomeno di guarire una seconda volta grazie all'intervento di un medico dell'emiro. Per qualche anno rimase prigioniero di lusso, mentre sua madre metteva insieme i soldi del riscatto, e forse furono gli anni più sereni della sua vita adulta, passata interamente a interpretare il ruolo del re saggio e pio. Visitò persino Gerusalemme, il che non equivaleva a sciogliere il voto perché quando finalmente rientrò in Patria si gettò immediatamente in un progetto di riforma dei costumi che avrebbe fatto di lui non solo un Re Santo, ma il Re di una nazione di santi: niente più giochi d'azzardo, al bando i dadi e le scacchiere (per le carte da gioco era troppo presto), proibita la prostituzione, taverne aperte solo ai viaggiatori, e così via. Si direbbe che dopo aver visto i Paesi in cui vigeva la sharia, avesse deciso di importarla in Francia. Se ci fosse riuscito, e poi avesse vinto una crociata, chi l'avrebbe vinta davvero? Avremmo scritto Arabia capta ferum victorem cepit, o l'equivalente nella lingua del Corano? È una domanda inutile, non è mai successo. Non solo Luigi non ha vinto nessuna crociata, ma non è nemmeno riuscito a togliere il vino ai francesi – probabilmente un'impresa più difficile. 

Sembra già Gerusalemme (ma è Aigues-Mortes).

Di alcune delle sue misure proibizionistiche, Luigi fece in tempo a constatare l'inefficacia: la prima a saltare fu il divieto di prostituirsi, che a quanto pare rese più difficile la vita delle donne oneste in quanto i clienti non riuscivano a distinguerle dalle meretrici clandestine. La prostituzione fu così concessa in determinati quartieri, per lo più fuori dalle mura delle città. A parte qualche contrattempo del genere, verso il 1267 Luigi doveva essersi convinto di avere santificato quanto bastava il proprio regno, perché comunicò ufficialmente il suo desiderio di intraprendere una nuova crociata, l'ottava; l'obiettivo immediato stavolta era Tunisi, dove un emiro dava segnali ambigui di insofferenza nei confronti dei mamelucchi egiziani. Luigi era convinto di poterlo battezzare e farne un proprio vassallo. Le cose non andarono esattamente così, e non molto dopo aver preso Tunisi con la forza, Luigi si ritrovò al cospetto dell'antico nemico, il virus intestinale. Morì di tifo o di scorbuto, o di schistosomiasi, e appena fu morto la crociata finì, era l'ultima, nessuno voleva più combatterne tranne lui. Morì invocando "Gerusalemme" e spruzzando, morì in modo eroico e ridicolo, e non posso farne a meno di pensarci ogni volta che mi ritrovo anch'io in una cella stretta come un confessionale, alle prese col Nemico che mi dice: ma chi ti credi di essere, ma Gerusalemme dove, non lo vedi che merda sei, e merda tornerai? San Luigi, prega per me.

2 commenti:

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