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martedì 14 gennaio 2025

Meritis et nomine Felix

14 gennaio: San Felice da Nola (III secolo), protettore di Paolino.

Di MentNFG - Opera propria, CC BY-SA 4.0, Collegamento

Dopo tanti anni possiamo anche dircelo, che le leggende dei martiri si assomigliano un po' tutte. Molto prima dell'introduzione di intelligenze artificiali in grado di produrre agiografie in serie, i monaci e i cronisti si stavano già conformando a standard precisi: vite più o meno simili, miracoli a volte identici, e poi durante una persecuzione un eroico coming out davanti a un magistrato romano se non allo stesso imperatore – quest'ultimo presto o tardi diventa Diocleziano. Il caso di Felice da Nola è un'eccezione che ci mostra proprio quanto fosse vincolante la regola: la sua storia è molto diversa dalle altre proprio perché invece di ricadere nella procedura standard con cui venivano redatte le Passiones, a Felice capita per una circostanza fortuita di diventare, un secolo dopo, il santo preferito di uno scrittore molto diverso dai mediocri compilatori di agiografie: Ponzio Meropio Paolino, esponente dell'aristocrazia senatoriale galloromana. 

Paolino nasce a Burdigala (Bordeaux), rampollo di una ricchissima famiglia le cui proprietà si estendono dalla Spagna fino alla Campania. Da quel che scrive – ma non dobbiamo credergli per forza – San Felice è una presenza costante nella sua vita, sin dall'infanzia, quando è tutt'uno col ricordo di quel piccolo santuario che aveva visitato già da bambino. Vi ritorna ventenne, dopo la morte del padre, per il taglio della barba, una cerimonia che sancisce l'entrata nella vita adulta. Negli anni successivi intraprende una carriera politica, o forse vi è costretto dal suo lignaggio e dalle circostanze: ma sono anni difficili, l'Occidente scricchiola, e Paolino non è il solo ad avere un presentimento della fine. Dopo essere tornato a Nola come governatore della Campania, Paolino deve tornare a Burdigala dove succede qualcosa che la sua pur cospicua corrispondenza non ci aiuta a chiarire. Paolino si converte (benché avesse caro il santuario di San Felice, fino a quel momento non era ancora battezzato) e sposa una ricca cristiana, Terasia, ma nel contempo comincia a vendere tutte le sue immense proprietà, in previsione di un ritiro alla vita contemplativa che non si concretizzerà mai. È una decisione clamorosa, che lascia sbigottiti gli ex sodali pagani, ma che potrebbe anche essere stata dettata dalla necessità di riabilitarsi in seguito a una caduta in disgrazia. Forse Paolino, come altri rilevanti personaggi della Chiesa gallica, aveva da farsi perdonare una 'sbandata' per Priscilliano, il carismatico vescovo di Avila che verso il 380 cadde in disgrazia e condannato a morte nel 385 con l'accusa di stregoneria; per la prima volta un eretico veniva giudicato e giustiziato dalle autorità imperiali. Priscilliano magari aveva davvero pasticciato con concetti cristiani e astrologia pagana, ma a renderlo indigesto alle autorità religiose e politiche era anche la la veemenza con cui le accusava di corruzione. In ogni caso dopo la condanna nessuno più osò riabilitarlo; nello stesso periodo Paolino perse un fratello in circostanze mai chiarite, decise di mettere all'asta gran parte dei suoi possedimenti e se ne andò prima a Complutum, in Iberia; poi, dopo la morte precoce dell'unico figlio, di nuovo a Nola. Qui ritrova San Felice, ed è come ricongiungersi come un amico d'infanzia. 

Paolino sceglie di festeggiare il 14 gennaio il suo nuovo compleanno, celebrandolo anche con una serie di poesie dedicate a San Felice. Le informazioni sarebbero ricavate dalle narrazioni orali dei contadini che il 14 gennaio accorrevano a Nola da tutta la Campania. Ne risulta una storia piuttosto diversa da quella tipica delle Passiones: basti pensare che per quanto fosse venerato come martire, Felice non era stato ucciso dai suoi persecutori. La sua vita risulta più simile a quella del militante di un'organizzazione passata in clandestinità: tratto in arresto, Felice non aveva rivelato nemmeno sotto tortura il luogo nella foresta dove si era nascosto il vescovo di Nola, Massimo. Liberato da un angelo, Felice viene condotto miracolosamente nel nascondiglio, dove Massimo rischia di morire di fame. Felice lo salva grazie al succo di un'uva cresciuta miracolosamente, se lo carica sulle spalle e lo riporta in città, dove la persecuzione sembra essersi temporaneamente placata. Quando le cose tornano a farsi pericolose, Felice si nasconde in una cisterna: una donna che non lo conosce gli porta comunque il cibo per sei mesi. Quando finalmente l'editto di Costantino pone termine alle persecuzioni, i nolani propongono a Felice la carica di vescovo, ma lui rifiuta e si ritira in campagna, dove continua ad aiutare i contadini non lesinando i miracoli. In qualche aspetto della vita di Felice, Paolino poteva rispecchiarsi – se non si è inventato tutto di sana pianta, come aveva fatto qualche anno prima uno dei punti di riferimento di Paolino, Sant'Ambrogio, inventandosi i martiri milanesi Gervaso e Protasio per nobilitare la cattedrale che stava costruendo. 

La figura di Felice diventa, per Paolino, quella di un maestro di vita, lontano dalle complicazioni teologiche che l'intellettuale rifuggiva (e che forse lo avevano messo nei guai). Le poesie di Paolino ci mostrano che il culto per i santi, già nel terzo secolo, era radicato nei ceti più popolari e si praticava anche in assenza di testi scritti, che arrivarono più tardi, omologando riti e credenze. La fissazione di Paolino per Felice data da molto prima del suo battesimo, e dalla sua reale adesione ai valori cristiani: può darsi che in essa sussista la devozione che i pagani avevano per i Lari, gli dèi della casa; in effetti, per quanto Paolino possa invocare Felice anche quando si trova altrove, appare chiaro che Felice è legato al suo luogo di appartenenza, proprio come i Lari. Paolino non ha inventato le campane, come qualche agiografo suggerisce, ma è probabilmente il primo a definire Felice il suo "patronus", in un periodo in cui la parola aveva una pregnanza ancora legata al mondo classico; patronus poteva significare "avvocato", ma soprattutto il ricco protettore che si circondava di clientes. In questo modo Paolino, affermando di essere rinato in Felice, celebra sé stesso: non più governatore della Campania ma vescovo di Nola (un ruolo che forse si inventa, visto che è l'unico a disporre di informazioni sul vescovo che l'avrebbe preceduto). I grandi capitali di cui doveva disporre dopo la vendita delle sue proprietà vengono reinvestiti nella costruzione del complesso delle basiliche di Cimitile, dove Paolino si farà seppellire accanto ai resti del suo santo protettore.

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