– Valditara che dice che la sua riforma non è "ideologica" è esattamente il pesce che ti chiede cosa sia questa acqua di cui tutti parlano.
– Se domani il Ministro dello Sport convocasse i giornalisti per spiegare la sua riforma del regolamento del giuoco del Calcio, la quale prevedesse l'introduzione di due tempi regolamentari di 45 minuti l'uno, la possibilità di effettuare almeno due sostituzioni e il divieto di retropassaggio al portiere in area, i giornalisti immagino che si gratterebbero la testa imbarazzati, perché le regole del calcio un po' le conoscono. La scuola invece no, non la conoscono purtroppo: perché ieri il Ministro Valditara ci ha spiegato che da qui in poi studieremo le poesie di Pascoli a memoria, le saghe e le leggende, ma anche Stephen King: come se in tutte le antologie per la scuola dell'obbligo (apritele!) non ci fossero poesie di Pascoli, saghe, leggende e Stephen King: insomma come se i primi ad aver pensato che Pascoli e King potessero essere letture interessanti per i nostri studenti fossero i membri della nuova commissione. Come se non leggessimo già queste cose più o meno da sempre: si vede che per i giornalisti non lo facciamo. Chissà cosa pensano che facciamo. Aeroplanini di carta?
– Ogni volta che il ministro di turno propone la sua riforma dei curricula scolastici, i giornalisti (se fossero interessati davvero alla questione) dovrebbero per prima cosa verificare se non si tratti anche stavolta di riforme a costo zero, ovvero se non vengano per caso aggiunte ore di scuola ai ragazzi, o create nuove cattedre. A ogni proposta insomma bisognerebbe avere la malizia di rispondere: come la finanzierete?
– Ad esempio, Valditara ha ritenuto spiegarci che il latino diventerà curriculare alle medie. Però "opzionale". Ovvero: i genitori potranno scegliere di farlo. Sarà una materia in più, nel pomeriggio? Ma significherebbe pagare altri insegnanti (o pagare di più quelli che insegnano già al mattino). O il latino "opzionale" andrà a sostituire altre discipline che quindi diventeranno altrettanto "opzionali"; e in questo caso, quali? Quali materie togliamo dalle 30 ore curriculari per il fondamentale rosa rosae senza il quale la civiltà occidentale è al tracollo? Una lingua straniera? Tecnologia? Scienze? Ovviamente non religione cattolica: e quindi cosa? In questo caso si formerebbero inevitabilmente classi differenziali, ed è inevitabile che quelle col latino sarebbero frequentate più spesso da italiani di origine italiana; inoltre, qualche insegnante perderà il posto perché la sua disciplina complessivamente sarà meno insegnata, per cui insisterei sulla domanda: chi domani sceglierà di studiare latino, cosa sceglierà di non studiare?
– La Commissione convocata da Valditara a quanto pare ha inserito nelle sue linee guida lo studio del testo Percy Jackson e gli eroi dell'Olimpo, che in prima media non è probabilmente il peggior libro che si possa leggere; ma consentitemi di manifestare una certa perplessità nei confronti di una Commissione che ritenga necessario consigliare non tanto un determinato genere letterario (fantasy young adult con una spolverata di mitologia per tenersi aggiornati sulle radici occidentali), ma proprio uno specifico autore, manco fosse Tolstoj, e uno specifico testo, Percy Jackson e gli eroi dell'Olimpo: a quel punto poteva anche specificare l'editore, che guarda un po', è Mondadori. Meno male che il concetto di conflitto di interessi è stato abolito.
– Secondo Valditara e la commissione (i cui membri immagino e spero molto imbarazzati) la grammatica insegnerebbe il rispetto per le regole. Ora se c'è una disciplina che ti mette di fronte al carattere arbitrario e difettoso delle regole è proprio la grammatica: e studiando latino ti accorgi proprio che è dall'eversione delle regole latine che è nata la lingua italiana, di cui siamo tutti spero molto contenti e orgogliosi.
– Geostoria alle superiori è sempre stato un patetico espediente per togliere ore alla geografia, per cui anche qui la vera domanda è: aggiungete un'ora di geografia, e nel caso la togliete a chi? O la abolite proprio?
– Il motivo per cui abbiamo sempre studiato poca Bibbia a scuola non è accidentale né il prodotto di una decadenza dei costumi con inevitabile tramonto occidentale, bensì una conclusione ovvia alla quale pervennero gli intellettuali cristiani già nel quinto secolo, e parliamo di intellettuali cosmopoliti, tra cui parecchi africani, a cui Valditara non sarebbe degno di annusare la punta delle scarpe: Agostino da Ippona, Sofronio Eusebio Girolamo, stiamo parlando di gente così.
– Costoro (che a differenza di Valditara e commissione la Bibbia la conoscevano, e in certi casi ritenevano anche necessario credere a quello che c'era scritto) (e a differenza di Valditara e commessi vari, avevano insegnato davvero ed erano esperti di didattica sul campo) si rendevano bene conto del problema. Studiare significa, tra le altre cose, comprendere; comprendere la Bibbia significa, tra le altre cose, notare che non sembra affatto scritta da Dio, bensì da un gruppetto di compilatori di leggende mediorientali; e per concepirla invece scritta da Dio occorre costruirle tutto un insieme di congegni – le interpretazioni allegoriche, morali, anagogiche – che necessitano di personale già formato: gente che sappia già cosa deve insegnare agli alunni, dopodiché possono usare Pascoli, Stephen King, l'elenco telefonico: riusciranno comunque a interpretare l'elenco telefonico affinché dica le cose che gli alunni devono sapere.
– Detto in parole povere: la Bibbia era vietata ai dilettanti. A scuola era molto meglio insegnare Aristotele, che peraltro era fatto apposta.
– Questo è il motivo per cui ancora oggi la Chiesa cattolica può aggiornare le sue opinioni senza grosse difficoltà dottrinarie, ragione per cui dopo qualche spiacevole incidente nel Seicento, non ci sono più state grosse difficoltà ad accettare le teorie scientifiche che una lettura letterale della Bibbia non consentirebbe.
– Se vogliamo un esempio di una società in cui ai dilettanti è stato permesso lo studio della Bibbia, non abbiamo che dare un'occhiata all'universo protestante: se da una parte non c'è dubbio che nei secoli abbiano letto di più e studiato di più, è anche vero che sono proprio alcune comunità protestanti ad essersi concepite in contrasto con la scienza, come se la Bibbia, siccome non contiene Darwin o Einstein, fosse un'alternativa a Darwin e Einstein. Il protestantesimo in linea di massima conduce a un bivio: o accetti che la Bibbia non è opera di Dio – e nel giro di una generazione non sei più né cristiano né protestante – oppure accetti che Dio sia quell'Entità abbastanza inquietante che la Bibbia descrive. Quella via di mezzo tra fanatismo e ateismo, che il cattolicesimo ha percorso per millenni, nell'universo protestante non è praticabile, e ce ne accorgiamo tutti i giorni.
– In alcune (non tutte) le antologie per la scuola secondaria di primo grado compare almeno una lettura dalla Bibbia, nella sezione dedicata ai miti e alle leggende. Capite il problema? Se ne studiamo di più, e certo possiamo, dovremo ribadire ancora di più che la Bibbia è un libro di leggende. Dopodiché entra il prof di religione cattolica che potrebbe voler insegnare l'esatto contrario, e perché no, è giusto che la scuola ospiti opinioni diverse. Dopodiché vostro figlio sceglierà, anche se non credo che è quello che desideravano Valditara e i suoi commessi. E pazienza.
Risolverei con l'introduzione obbligatoria del Dizionario Teologico nelle scuole, con testo a fronte in Latino.
RispondiEliminaGrazie dell' analisi puntuale.Povera scuola, ogni riforma una randellata
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