C'è una chiesetta da queste parti, in cui nessuno mette piedi da due anni ormai. È una piccola pieve romanica molto rimaneggiata, che a dispetto dei sigilli e dell'incuria non vuole saperne di crollare. Nel coro della chiesetta c'è una vetrata istoriata che risale agli anni Ottanta del secolo scorso - il momento in cui l'astrattismo simbolico conciliare cede al riflusso del realismo e dopo tanti agnelli, anelli, croci e mani giunte, finalmente si rivedono sulle finestre le sane vecchie storie di santi. I due protagonisti della vetrata, che pregano sommersi dalle fiamme, hanno qualcosa che li rende particolari: sono neri, neri dell'Africa. Una didascalia in calce li chiama Carlo Lwanga e Kizito, martiri in Uganda. La vetrata testimonia la passione missionaria di quella minuscola parrocchia, accennando a una storia che da piccolo nessuno mi sapeva raccontare. Prima o poi, pensavo, qualche missionario in vacanza al paese mi avrebbe ragguagliato su quei due neri in un roveto ardente. Ma non successe mai, e ci ho messo anni a scoprire il perché. Il martirio del robusto lottatore e catechista Carlo Lwanga, del suo più giovane studente Kizito, e di altri undici compagni dai nomi molto difficili da trascrivere, non è una semplice storia di eroismo e testimonianza della fede.
C'entra anche il sesso.
E c'è poco da scherzare. Un anno fa mi capitò di raccontare la leggenda del martire Pelagio, fatto a pezzi dal sultano malvagio perché non rispondeva alle sue avances. Pura propaganda omofoba e antislamica messa in giro dalla prima drammaturga europea, Rosvita di Gandersheim, durante la riconquista cristiana della Spagna. Mentre dalla Germania alla Castiglia si spacciavano storie di califfi sodomiti e pedofili, i califfi veri lanciavano i gay dalle torri. Dalle due parti del fronte rimbalzavano le stesse accuse di virilità deviata. Pelagio probabilmente non è mai esistito, è il fantasma di una purezza che esiste solo nei sogni di chi non ha mai visto una guerra dal vero. Ma non facciamo in tempo a derubricarlo a leggenda medievale, che inciampiamo in Kizito.
Kizito non è medievale e non è una leggenda. È realmente vissuto, almeno per 14 anni, nel cuore dell'Africa: un mondo alieno che gli europei scoprono soltanto nell'Ottocento, dove al loro passaggio molti fantasmi occidentali prendono vita. Kizito ebbe il dubbio onore di essere scelto tra i paggi di Mwanga II, kabaka (re) di Buganda, al tempo una delle nazioni più importanti dell'Africa orientale. Gli agiografi del XXI secolo lo descrivono come un sovrano dissoluto, dedito a vizi d'importazione:
"Da mercanti bianchi venuti dal nord, ha imparato quanto di peggio questi abitualmente facevano: fumare hascisc, bere alcool in gran quantità e abbandonarsi a pratiche omosessuali. Per queste ultime, si costruisce un fornitissimo harem costituito da paggi, servi e figli dei nobili della sua corte." (continua sul Post...)
Eh! Cambiano gli attori ma la persecuzione rimane:
RispondiEliminahttp://www.ilgrandecolibri.com/2014/04/uganda-persecuzione-gay.html
etc. etc
Giovanardi uno di noi!
RispondiEliminaCon tutto il rispetto per kizito, quando si parla qui un po' del mose?
RispondiEliminae le foibe?
RispondiEliminavoglio di', leona'... mica vorrai continuare come hai fatto fino ad ora scrivendo di politica, a volte di cinema e di santi, no!
giammai!
noialtri anonimi vogliamo decidere su cosa devi scrivere. per dirla tutta vorremmo anche dirti come scrivere.
dirò di più: siccome non siamo sicuri in anticipo di cosa e come dovrai scrivere dovresti smettere di scrivere e mettere il link al blog di grillo
eh, che te ne pare?
non ti sentiresti finalmente parte di un grande movimento?
un grande - solo poco più piccolo di un anno fa - movimento!
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Eliminaanonimo delle 16:27
RispondiEliminanon so te, ma io i miei giretti su internet me li faccio e tra questi ci sono anche ilfattoquotidiano, liberoquotidiano, ilgiornale, ilmanifesto...
sì, ho tempo da perdere e uno strano senso dell'umorismo (per dire: ieri ho letto persino il blog di facci)
non vengo qui a cercare informazioni, ma spunti e leggo e commento quel che scrive leonardo: se scrive di politica ochei, se scrive di cinema pure e perfino quanfo scrive di santi
penso che nei suoi diritti costituzionali ci sia quello di scrivere quel che gli pare, tié!
e comunque, per il mio senso del decoro, andare a mettere link fuori tema suoi blog altrui non mi pare una gran cosa, cioè è proprio 'na roba da selvaggi
Marcello, secondo te è un caso che il signor Leonardo non scriva mai una riga sul monte dei paschi? sulle tangenti rosse? su penati? sul mose?
EliminaSono io OT o è L. che non affronta mai argomenti a lui scomodi?
Se poi a te piace un blog in stile madama la marchesa....però sappi che io non arrivo dalla montagna del sapone!
Io sono disposto a pagare un caffè al signor Leonardo il giorno in cui scriverà un pezzo su monte dei paschi o sulle tangenti rosse...o anche sulle truppe cammellate delle primarie...
EliminaMi sa che non avrò mai l'onore di pagarglielo...
Sì, puoi bertelo alla mia salute.
EliminaNon avevo dubbi. Così però dai ragione a chi sostiene che questo è un blog in stile madama la marchesa.
EliminaCredo che sopravviverò anche a questa orribile diceria.
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