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lunedì 16 giugno 2014
Caro vecchio futuro
The Congress (Ari Folman, 2013)
Perché non hai mai voluto un ruolo in un film di fantascienza, Robin Wright? Credi che sia robaccia, vero? Favole coi raggi laser al posto degli archi e le frecce, beh, ti sbagli anche su questo. Da' retta a me che recensisco a Cuneo. È da quasi due anni che mi guardo un film a settimana, e questa cosa ormai mi salta agli occhi: la fantascienza se la sta cavando meglio di qualsiasi altra cosa. Meglio delle commedie sceme, degli action, dei noir, perfino meglio dei supereroi. Magari non sono sempre i film che incassano di più, ma sono quelli che funzionano meglio. Qualsiasi fantascienza: alieni cattivi, viaggi nel tempo, roba da Hollywood, opere europee, non ha così importanza. La fantascienza è il futuro.
Suona banale ma è proprio così. Rifletti. Cosa t'immagini che andremo a vedere nel cinema del futuro? Saghe coi draghi e le fate? Ma quella roba funziona meglio con continuity lunghe, ormai sta migrando in televisione, non te ne accorgi? Commedie romantiche? Anche quelle sono molto più divertenti grattugiate in serie tv: ti affezioni ai personaggi e poi le puoi guardare sul divano nella posizione che preferisci. Film storici? Meglio in tv. Situazioni erotiche all'acqua di rose con pretese artistoidi, tipo la roba che hai fatto l'anno scorso in cui tu e Naomi Watts vi facevate il figlio a vicenda? Eeergh - comunque meglio in tv. C'è solo un genere che funziona meglio al cinema, e indovina qual è.
E non è una questione di occhialini 3d o animazione digitale, credimi. Ok, non nego che quelle diavolerie abbiano la loro importanza nel far uscire di casa gli spettatori, in questa fase. Ma a monte di tutto c'è una caratteristica specifica del genere narrativo: la fantascienza funziona al cinema perché è, per sua costituzione, breve e autoconclusiva. Non è sempre, d'accordo. Anche la fantascienza ha le sue saghe, non devi dirlo a me. Ma la quintessenza della fantascienza, sin dalla età dell'oro delle riviste americane, è il racconto. La short novel. L'ideale per un film autoconclusivo. Certo, poi se la storia funziona puoi fare due o tre sequel, ma al cinema non avrai mai la continuità che può drogarti in tv.
La fantascienza, quella vera, va proprio nella direzione contraria. Scordati gli episodi che cominciano sempre nello stesso posto, coi personaggi che conosci già. Ogni scena dev'essere una sorpresa, e i protagonisti possono lasciarti anche a metà film. La fantascienza ti libera. Prendi un film come The Congress... (continua su +eventi!)Sconclusionato, ingenuo, pieno di difetti; eppure libero di andarsene per i fatti suoi e pigliarsi con sé lo spettatore. Il regista israeliano Ari Folman ha reinvestito i soldi raccolti in tutto il mondo con lo straordinario Valzer con Bashir in un'opera completamente diversa, folle sconclusionata e imperdibile. The Congress è l'unione tutt'altro che armonica di due film. Il primo è la storia di un'attrice che ha fatto un sacco di errori nella sua carriera, Robin Wright (Robin Wright), che cede alle insistenze del suo agente (Harvey Keitel) e si fa digitalizzare: d'ora in poi non avrà più bisogno di recitare per comparire in migliaia di titoli.
Il secondo film comincia come una parodia animata e allucinata del primo, ispirata al Congresso di futurologia di Stanislaw Lem (l'autore di Solaris, precisamente). Se già Bashir non era lo stato dell'arte dell'animazione (e non sta invecchiando bene), il segmento animato di The Congress è programmaticamente anacronistico; più vicino a Betty Boop che a Wall-E. Del resto l'idea di usare i cartoni animati per rappresentare gli effetti degli allucinogeni è davvero così antica (e curiosamente disneyana: pensate a certi capolavori psichedelici come Topolino giardiniere, o allo spaventoso sogno di Dumbo ubriaco). Folman è un regista più che un disegnatore: alle sue creature manca uno stile coerente - lui stesso a Wired ha spiegato di aver affidato personaggi diversi a disegnatori diversi di studi diversi (le figure maschili in Israele, quella femminili in Belgio, e così via). Ma persino questo ha un senso, in un futuro possibile in cui saremo tutti interferenze nelle allucinazioni di chi ci sta vicino. The Congress funziona soltanto a scatti, come un incubo dal quale sarai contento di svegliarti, ma che non vorresti mai dimenticare.
The Congress lo potete trovare all'Impero di Bra (18:10, 20:20, 22:30) e al Cinecittà di Savigliano (16:00, 18:10, 20:20, 22:30). Su Trovacinema c'è scritto che dura un'ora e mezza, ma l'originale è di due ore. Non so se l'abbiano tagliato; in 'giro' c'è anche una versione lunga sottotitolata. Però, davvero, la fantascienza è una delle poche cose che vale ancora la pena di vedere al cinema.
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Sulla rifioritura della fantascienza: sì, però Prometheus.
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