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mercoledì 14 novembre 2012

L'Aspesi inesplosa

Questa è la storia di un putiferio che non è scoppiato. Credevo che sarebbe successo, e mi sbagliavo. È una buona notizia dopotutto.

Domenica mi ero convinto che il pezzo di Natalia Aspesi avrebbe scatenato un'orda di polemiche. Nell'articolo, che dopo un breve richiamo in prima proseguiva a pagina 23, l'Aspesi raccontava col garbo che tutti le riconosciamo l'emozione che "le libere donne laiche italiane" potrebbero provare di fronte a un film medio-orientale che racconta la vita di donne tutt'altro che laiche, tutt'altro che libere. Donne la cui vita consiste in "casa e lavoro domestico, sudditanza al barbuto uomo di casa il cui lavoro è pregare [...]"
da ragazze, una vita totalmente separata dai ragazzi, il matrimonio combinato possibilmente tra due coetanei vergini, e poi figli su figli: sottomissione, ubbidienza e preghiera.
Ecco, andando a vedere questo film, le libere donne laiche italiane (secondo la Aspesi) resteranno sedotte e turbate, di fronte a "un'oasi di grazia, in cui il destino di ognuno è già stabilito dalla fede, isolata dalla contemporaneità e dalle sue angosce".
Dovunque il film venga proiettato, conquista soprattutto le donne, per lo meno quelle che cominciano a sentirsi affaticate dalla loro indipendenza: capiterà anche in Italia [...]
Io il film ovviamente non l'ho visto, ma dell'Aspesi mi fido. Posso immaginare che un film del genere abbia il pregio di descrivere dall'interno situazioni che non solo non capiamo, ma più spesso ci vantiamo di non capire. Non trovo così scandaloso che una donna occidentale, libera, laica, possa trovare il tempo per andare al cinema a lasciarsi sedurre da un'oasi di reclusione; dopotutto qualche anno fa uscì un film sul monachesimo maschile che, almeno dalle recensioni, risultava altrettanto seducente, e allora in fondo perché una donna non potrebbe lasciarsi affascinante da qualcosa del genere? al limite ci si potrebbe chiedere se lo stesso diritto di andare al cinema e lasciarsi sedurre da modelli diversi lo abbiano anche le donne segregate di cui parla il film; domanda retorica da cui partirebbe la solita polemica a base di santanché e corani e le magliette antimaomettane. Ecco, appunto. Dove sono le santanché coi corani e le magliette? Io me li aspettavo già in edicola al lunedì. Niente. È anche vero che c'era il dibattito sulle primarie, il maltempo, il caso Petraeus. Però, accidenti, almeno il Giornale se la poteva un po' prendere, con questa Aspesi affascinata dalle donne segregate, no?

No. Anzi. L'unico riferimento all'Aspesi sul Giornale è proprio in un pezzo sul caso Petraeus. Dice che l'Aspesi ha sollevato un fondamentale dubbio. Giuro, dice proprio così:

Ieri Natalia Aspesi, dalle pagine di Repubblica e parlando di tutt'altro (del film La sposa promessa), sollevava un fondamentale dubbio in una piccola parentesi: «La sposa senza libertà che (forse) un po' invidiamo». Perché è vero che una certa dose di sottomissione ci mette al riparo da un sacco di cose: dall'apprendere di essere cornute, dal decidere di andarsene e di fare da sole, dall'allevare i figli col nostro stipendio, dal ricominciare quando avevamo pensato di aver finito, o quasi. Holly in realtà è la donna che ha il «privilegio» dell'orizzonte fisso, del mondo focolare che ti tiene alla larga dal mondo libero dei bilanci, quello che prevede il rischio delle vittorie e delle sconfitte.


Dove si capisce tra l'altro che la giornalista non ha la minima idea di chi sia "Holly", una che ha seguito il marito in 23 traslochi. Ma a parte questo. Dov'è finita tutta la retorica anti-burqa, anti-segregazione femminile, che ha contraddistinto il nostro centrodestra nei suoi anni ruggenti? Ora io una sbandata della Aspesi per la segregazione posso capirla; però se anche al Giornale ammettono di invidiare le spose senza libertà, mi viene quasi un po' paura.

Ma forse non c'è da aver paura. Forse è soltanto la fine della guerra al Terrore. Forse da qui in poi, anche quando leggeremo pezzi critici sulla condizione femminile nei paesi islamici (e nelle famiglie islamiche che vivono tra noi), riusciremo a cogliervi sempre una traccia di tolleranza, almeno il dubbio che si possa anche essere felici in un modo diverso dal nostro. Forse è così, forse Bin Laden è morto e ci stiamo tutti addolcendo, Giornale incluso. Forse.

O forse, semplicemente, La sposa promessa è un film medio-orientale, sì, ma israeliano. I protagonisti sono ebrei ultra-ortodossi. E allora va tutto bene, la Santanché manco se ne accorge, e sia alla Repubblica che al Giornale tutti e tutte possono lasciarsi sedurre impunemente. Ché chi l'ha detto poi che la segregazione femminile non possa anche risultare affascinante. L'importante è che non sia in nome di Allah.

18 commenti:

  1. A margine, o forse preliminarmente:

    http://mazzetta.wordpress.com/2012/11/12/le-fantasie-de-il-giornale-sulla-moglie-di-petraeus/

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  2. ah, quando la vis polemica (si scrive così) ti prende la mano...
    quel che scrivi è tutto giusto, ma dimentichi un paio di cose.
    per esempio che questi argomenti (tipo il ruolo della donna all'interno delle comunità ebree ortodosse) sono ben dibattute in israele e tra gli ebrei della diaspora. senza morti, feriti o minacce di morte
    altra cosa: è ovvio se che in italia non ci sono ebrei ortodossi che ammazzano mogli o figlie perché troppo occidentalizzate di conseguenza non c'è una psicosi nei loro confronti (lavoro a roma, vicino al ghetto e ti assicuro che tra gli ebrei italiani gli ortodossi praticanti sono cresciuti)
    se poi gli ebrei ortodossi o ultraortodossi non dirottano aerei per schiantarli sulle torri gemelle è possibile che non siano visti come un pericolo
    è possibile che se qualche rabbino ultraortodosso (e ce ne sono in giro per il mondo) non si metta a minacciare i credenti di altre religioni, ecco questo semplice non-fatto evitare di creare altre psicosi
    poi c'è la simpatia generica che evidentemente non è che aumenta quando leggi degli scicchi vari, yacht con maniglie d'oro ecc. fa più simpatia il vino prodotto sulle alture del golan... sì, so che è un discorso odioso: vino prodotto nel territorio siriano occupato da israele
    ecc.
    ci vorrà un po' più dell'appoggio del giornale per farci picchettare i cinema dove proiettano film israeliani, oltretutto qui da noi non c'è una grande tradizione di assalto alle ambasciate se un film non piace o fa schifo

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    1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    2. "se poi gli ebrei ortodossi o ultraortodossi non dirottano aerei per schiantarli sulle torri gemelle è possibile che non siano visti come un pericolo"

      Nah, non è il loro stile.

      Si limitano ad irrompere ogni tanto in una moschea per spruzzare piombo.

      https://en.wikipedia.org/wiki/Cave_of_the_Patriarchs_massacre

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  3. A me va bene assolutamente così, tra l'altro non avendo neanche visto il film mi guardo dal giudicarlo.

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  4. "questi argomenti (tipo il ruolo della donna all'interno delle comunità ebree ortodosse) sono ben dibattute in israele e tra gli ebrei della diaspora. senza morti, feriti o minacce di morte"

    che c'entra? che vuol dire?

    "se poi gli ebrei ortodossi o ultraortodossi non dirottano aerei per schiantarli sulle torri gemelle è possibile che non siano visti come un pericolo"

    che c'entra? che vuol dire? che cambia per la pietosa condizione della donna ortodossa?

    "poi c'è la simpatia generica che evidentemente non è che aumenta quando leggi degli scicchi vari, yacht con maniglie d'oro ecc. fa più simpatia il vino prodotto sulle alture del golan... sì, so che è un discorso odioso: vino prodotto nel territorio siriano occupato da israele
    ecc."

    no, sono solo sciocchezze di chi non avendo nulla da dire in difesa di questo medioevo prova a dire che ce ne sono altri peggiori

    "ci vorrà un po' più dell'appoggio del giornale per farci picchettare i cinema dove proiettano film israeliani, oltretutto qui da noi non c'è una grande tradizione di assalto alle ambasciate se un film non piace o fa schifo"

    è evidente che tu sia un fanatico che non ha capito niente di quello che ha letto, e come tutti i fanatici alla fine fai solo ridere, per quanto parti per la tangente nei deliri tuoi

    shalom, trovatene uno buono, tanto è a carico del ss.nn.



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    1. Marcell_o tutto mi pare tranne un fanatico.
      Stava soltanto cercando di spiegare perché ci può essere più comprensione in Italia per le comunità ortodosse ebraiche che per i fondamentalisti islamici. È il tentativo di spiegare un fenomeno, non un giudizio di merito.

      Ne aggiungo uno: gli islamici in Italia sono parecchi, gli ebrei ortodossi assai meno, la cosa che fa più paura è il numero.

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    2. > gli ebrei ortodossi assai meno

      e cioe' quanti sono? Magari potresti indicare la fonte di questa tua affermazione?

      Grazie

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    3. Cioè stai chiedendo una fonte per l'affermazione che in Italia ci sono molti più islamici che ebrei ortodossi?

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    4. No, ti sto chiedendo quanti sono, secondo te, gli ebrei ortodossi. Puoi anche rispondere che non lo sai.
      O che non conosci la differenza tra ortodossi e ultraortodossi.

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    5. Mi stavi chiedendo la fonte di un'affermazione.
      Se l'affermazione è che ci sono meno islamici che ebrei ortodossi, tieni conto che nel 2008 i primi superavano il milione, gli ebrei in totale non superano i 50.000 (però la fonte è Caritas/Migrantes, immagino che non ti fidi).

      Non so quanti di questi si definiscano ortodossi o ultraortodossi, ma evidentemente non possono comunque superare i 50.000, che è un numero inferiore al milione.

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  5. Ovviamente ti sfugge che le donne ultraortdosse, quando decidono di uscire da quel mondo, sono persino meno sguarnite delle suore che decidono di lasciare il convento. La legge israeliana, e anche quella religiosa ebraica, assegna a loro i diritti sulla dote. E se parliamo di mogli di diamantai, non sono poche lire. Se poi il marito non ha fatto altro che pregare, mentre la moglie mandava avanti la baracca (ed era titolare del conto in banca) ecco, la somma non e' proprio minima.
    Le mogli dei talebani, invece, e' tanto se riescono a conservare la pelle, dopo il divorzio.
    Ma sono dettagli. Dopotutto hanno a che fare con la liberta' della donna, che e' una roba che non capisci nemmeno se te la spiega la Aspesi.

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  6. è la prima volta che mi si accusa di fanatismo, in genere mi si accusa del contrario (di scarso interesse e cinismo)
    tuttavia se in italia ci sono 50.000 ebrei, molti ortodossi e pochissimi ultraortodossi, vuol dire che quasi nessuno su 60 e passa milioni di italiani ha visto un'ebrea ultraortodossa dal vero.
    l'ha vista su qualche film israeliano o ne ha letto su qualche libro israeliano o americano. una giornalista come la aspesi può rimanere affascinata da una scelta "esotica" del genere come potrebbe succedere visitando certe tribù dell'amazzonia o certi villaggi indiani o certi paesini della sardegna... il fascino del buon selvaggio, della vita semplice e blabla... fascinazioni intellettuali...

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  7. I giornali di destra magari sognano di nuovo le fascistissime madri dei romanissimi italiani dedite alla loro primaria mansione di dare figli alla patria :)

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  8. A me sembra che il commento del Giornale non fosse poi così pro-Aspesi: mette "privilegio" tra virgolette, e i vantaggi mi pre siano elencati ironicamente.
    Ciò detto, il film non so ma il commento della Aspesi lo trovo piuttosto oscurantista, a meno di non pensare che una libertà faticosa e con mille limiti sia peggio di una schiavitù comoda (per modo di dire, visto che limiti e fatiche non mancano davvero nemmeno in quella: d'altronde è schiavitù)

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  9. Al di là di tutto, il "dubbio" della Aspesi è una cazzata sesquipedale. Nelle società in cui le donne sono sottomesse, le donne crepano di fatica, prima ancora che di botte, lavorando il triplo degli uomini. Altro che "essere messi al riparo da" , altro che "essere felici in modo diverso", altro che segregazioni deresponsabilizzanti e rilassanti. La storia era (ed è) molto ma molto diversa.

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