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venerdì 29 gennaio 2016

E se i gay fossero pessimi genitori? (Come gli etero, del resto)

Forse ho capito cos'è che andato storto con me
sin dall'inizio: poche mamme. 
Io, come ho cercato di spiegare sommariamente in un pezzo qua sotto, non ho molta fiducia nella buona fede della Chiesa su alcuni temi etici. Mi insospettisce il modo in cui spesso procede - alzando steccati nottetempo. Ci svegliamo un giorno e l'embrione è un essere vivente, l'utero un bene concesso in usufrutto (e il subaffitto è peccato mortale). Ho la sensazione che si tratti di paraventi che celano qualcos'altro - banalmente, una concezione di sessualità che non è più la nostra. Da qui la diffidenza per ogni forma di controllo delle nascite, più o meno intrusiva: e per gli omosessuali, anche quelli che in realtà aspirano alla serenità famigliare.

Però.

Lo sapevate che c'era un però.

Quando qualcuno mi pone una domanda, non è che mi metto subito a questionare sulla buona fede di chi me la fa. Prima cerco di capire se ho una risposta. Non credo alla buona fede di chi antepone i diritti dei bambini ai diritti degli omosessuali, ma la domanda resta interessante: esiste il diritto a crescere con un padre o una madre? Se consentiamo a due genitori dello stesso sesso di sposarsi non stiamo in un qualche modo defraudando di qualcosa di fondamentale il bambino?

Di solito a questa domanda si risponde in due modi. I cattolici con una tautologia: la famiglia con due padri o due madri non è una famiglia perché la famiglia è quella con una madre e un padre. I più sottili aggiungono lo spettro del bullismo: il bambino sarà sicuramente preso in giro, in quanto si discosta dallo standard. (Come d'altronde gli orfani. E i figli dei separati. E degli stranieri. Ma anche se la loro esperienza di vita scolastica in sostanza si basa sullo standard di un collegio cattolico, rimane interessante il fatto che riconoscano ai bulli un prezioso ruolo sociale: i cagnolini da guardia dell'eterosessualità).

A tutto questo, i sostenitori della famiglia omo (me compreso) rispondono di solito con un argomento empirico: le statistiche ci dicono che i figli di gay e lesbiche crescono mediamente bene. In realtà di studi statistici se ne sono fatti diversi, alcuni più discussi di altri - però ormai i risultati sembrano andare nella nostra direzione. E così pare che i figli di genitori vadano relativamente bene a scuola, non soffrano di discriminazioni in modo più grave di altre minoranze, ecc.

A questo punto la battaglia sembra vinta. Tra la tautologia e le statistiche non c'è gara. Tu mi dici che crescere con due madri è sbagliato perché è sbagliato, io ti mostro che il loro benessere aumenta del 6%, fine del dibattito. Però.

(Lo sapevate che c'era un però).

Questo modo di argomentare mi ricorda i tempi in cui si discuteva della pena di morte. Per giustificare la mia contrarietà alla pena di morte io facevo sempre notare come la criminalità non fosse calata in diversi Stati che l'adottavano. Finché un giorno qualcuno non mi chiede: e se cambiasse la statistica?
E io gli risposi: "eh?"
"Se cambiasse la statistica?", mi ripeté. "Se a un certo punto da qualche parte la criminalità cominciasse a diminuire perché impiccano a nastro, tu smetteresti di essere contro la pena di morte?"
"Ma cosa stai dicendo? Questo è senz'altro un argomento fallace. È come chiedermi se mia nonna avesse le ruote. Mia nonna non ha le ruote e le esecuzioni capitali non fanno calare la criminalità. È statistica".
"Rispondi".
"Ma..."
"Rispondi".
"...No, non credo che cambierei idea".
"Allora non è una questione di statistica. La statistica è solo una stampella che ti porti per sorreggerti - e darla in testa a chi ti contraddice. Ma tu non sei contro la pena di morte perché non ne vedi i risultati".
"E allora perché sono contro la pena di morte?"
"Se non lo sai tu... forse, dico forse, potrebbe essere un elemento del tuo sistema di valori..."
"Ma se il mio sistema di valori non è basato su dati statistici, su cosa..."
"...della tua ideologia".
"Un'ideologia? Io? Ho... un'ideologia?"
"Non è per forza una brutta parola".
"Tienimi la mano".

Le statistiche sui figli dei gay e delle lesbiche sono molto belle e incoraggianti. Le statistiche sui figli dei gay e delle lesbiche soffrono probabilmente di un errore di prospettiva. I gay che oggi si sposano, e decidono di avere i figli, sono un sottoinsieme particolarmente motivato. Molti di loro hanno lottato contro l'inerzia sociale che fino a dieci anni fa li considerava inetti alla vita famigliare. È facile immaginare che ci tengano a essere buoni genitori (e anche a partecipare a indagini statistiche, com'è il caso dello studio dell'università di Melbourne).

È anche abbastanza scontato ipotizzare che appartengano a una fascia di reddito media o medio-alta. Sotto alla quale probabilmente non diminuiscono soltanto i matrimoni, ma anche i coming out. Non sto dicendo che è giusto, anzi è esattamente quello che si dovrebbe combattere con politiche sociali più avanzate - nonché con campagne antiomofobia, certo - fatto sta che quando confrontiamo le famiglie omo con le famiglie etero, rischiamo di confrontare famiglie di ceto medio e medio-alto con famiglie di tutti i ceti - compreso il medio-basso e il bassissimo. Se scopriamo che i bambini tutto sommato stanno bene, come facciamo a essere sicuri che il reddito non c'entri per nulla?

È come la storia del liceo classico che sforna gli studenti migliori - come facciamo a essere sicuri che non c'entri per niente il reddito, se le famiglie più benestanti iscrivono i loro figli lì? Lo sapremo solo quando cominceranno a mandarli all'istituto tecnico. Allo stesso modo come facciamo a essere sicuri che i figli delle famiglie omo si trovino bene perché hanno i due papà o due mamme, e non perché comunque vivono in un bel quartiere, vanno in buone scuole, i genitori ci tengono particolarmente e hanno i mezzi per garantire un determinato benessere. Lo sapremo soltanto quando anche gli omosessuali poveri si potranno sposare.

Quindi sono davvero uguali a tutti gli altri!
A quel punto però temo che scopriremo che anche i figli degli omosessuali hanno i loro casini. Che possono andare male a scuola ed essere vittime di abusi dentro o fuori casa. Perché in fondo l'uguaglianza è un po' questo - parafrasando Ben Gurion: i gay saranno finalmente persone normali solo quando anche loro falliranno come genitori. Quando i figli non saranno più il risultato di un'epica lotta politica contro l'oscurantismo, ma un diritto che si dà per scontato - e diventeranno anche per i nostri concittadini gay quei puzzolenti fagotti che ti svegliano alle tre del mattino e ti mettono in imbarazzo al ristorante.

Forse un giorno potremo davvero istituire un confronto statistico serio, e allora chissà cosa scopriremo. Magari salterà fuori che crescere con due genitori di un solo sesso non è effettivamente un handicap - del resto c'è chi cresce con tre fratelli maschi, chi cresce solo con la madre, ce n'è già di varietà a questo mondo, cosa vuoi che faccia differenza se in una casa nessuno fa la pipì in piedi.

Ma se scoprissimo il contrario? Che chi cresce in una casa dove nessuno lascia l'asse alzata ha poi difficoltà a interagire nella vita con gli individui di sesso maschile? Cambieremmo idea?

Potete rispondere di sì o di no, ma non potete spiegare il perché, temo. Non ci sono statistiche vere a cui appigliarsi. È ideologia, o se preferite una professione di fede. Voi non volete il matrimonio gay perché è stato dimostrato che non turba il minore. Voi lo volete perché in cuor vostro siete persuasi che sia giusto. E dall'altra parte c'è chi è ugualmente persuaso che sia sbagliato, e anche lui in teoria ha tutto un complesso sistema di credenze che lo portano a pensare così - ma è un'impalcatura fallace, un paravento. Come la nostra. Non siamo migliori di lui. Non possiamo convincerlo. Lo vogliamo battere e basta.

E non lo batteremo perché abbiamo ragione. Avremo ragione solo se lo batteremo.

Buon family day.

19 commenti:

  1. c'è una cosa da dire: quando il dibattito avviene "a diritti in corso", c'è il vantaggio enorme che it cuts the bullshit.

    la prassi elimina dall'equazione tutte le situazioni ipotetiche. vivo in un posto dove le coppie hanno figli in ogni possibile combinazione [con l'ulteriore complessità di un tessuto sociale realmente multirazziale].

    ci sono problemi, ma a nessuno crescon le antenne, satana non ha vinto, i gay credenti si battono con forza per essere accettati nella chiesa. e soprattutto non se ne parla più. la prassi trasforma i problemi delle coppie gay in problemi delle coppia, l'idea non te la devi più fare sulle statistiche, te le fai per strada. aumenta la complessità, quello si. so?

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  2. È verissimo che siamo tutti influenzati dalle ideologie, intese come dei valori etici di fondo che consideriamo imprescindibili e che influenzano la nostra opinione sui casi singoli. È anche vero che sia il principio "lo Stato non può ammazzare un uomo per vendetta" che quello "nessuno può essere discriminato per le proprie preferenze sessuali" rientrano in questo impianto etico. Però esiste una differenza tra togliere una vita e stabilire dei criteri per l'adozione. In questo caso specifico se le statistiche dicessero che i figli cresciuti da genitori omosessuali stanno nettamente peggio dei figli cresciuti da etero noi che siamo favorevoli alle adozioni gay prenderemmo questi dati in seria considerazione. Penso che chi si battone per la partirà dei diritti abbia sinceramente a cuore il benessere del bambino e non solo quello dei genitori.
    Sinceramente, in questo specifico caso, non credo che l'uso di quelle statistiche sia preconcetto

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  3. Avevo poche e confuse idee già prima, adesso è pure peggio - ma ti voglio ringraziare per la maniera critica (ed autocritica) con cui affronti la tematica. Mi sono anche permessa di notare quella che forse è una banalità, cioé l'approccio economico al problema, che da quello che racconti probabilmente è un retaggio del tuo passato forse non troppo passato - intuizione sbagliata? Continuo a non avere un'opinione, ma grazie! Buon family day!

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  4. questo è un articolo interessante, tieni conto che difficilmente chi legge qualcosa qui (o altrove) cambierà idea, quindi fai bene ad avere un atteggiamento più easy
    grasso che cola se leggiamo tutto prima di lasciare un commento
    stavolta hai ragione a dire che l'ideologia precede il ragionamento che serve solo di supporto
    per dire: io sono contrario alla pena di morte solo per ragioni statistiche (se tiri il collo a criminali pluriomicidi prima o poi ammazzi qualcuno che non lo è, criminale pluriomicida intendo)
    quindi ecco, sarebbe bello che si mettesse mano in modo sistematico al diritto di famiglia evitando le etichettatrici automatiche
    quindi mi confermi che in spagna non è obbligatorio sposarsi un partner dello stesso sesso?

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  5. Tutto molto lineare. Comunque no, non cambierei idea. Ma non sono ideologico, no davvero non lo sono io. Non che abbia nulla contro chi lo è, ci mancherebbe. Ognuno a casa sua fa quel che vuole. Comunque posso garantirlo, alla bisogna anche provarlo, che non sono ideologico intendo. Certo, se lo fossi come potrei saperlo? Ma in realtà non sono affatto ideologico, ci mancherebbe. A me l'ideologia poi proprio non piace.

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  6. Tutto molto lineare. Comunque no, non cambierei idea. Ma non sono ideologico, no davvero non lo sono io. Non che abbia nulla contro chi lo è, ci mancherebbe. Ognuno a casa sua fa quel che vuole. Comunque posso garantirlo, alla bisogna anche provarlo, che non sono ideologico intendo. Certo, se lo fossi come potrei saperlo? Ma in realtà non sono affatto ideologico, ci mancherebbe. A me l'ideologia poi proprio non piace.

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  7. Il discorso di Leonanardo non è per niente lineare, le ideologie non crescono mica sugli alberi! Scusate, ma perché in Italia trent'anni fa c'erano molti più comunisti di oggi? Sarà forse perché negli ultimi tempi ci siamo convinti (con l'esperienza e le statistiche) del fatto che il comunismo non funziona?

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  8. Premetto che non ho letto gli studi che mostrano che i figli cresciuti in coppie dello stesso sesso se la cavano come o meglio degli altri, e quindi vorrei chiedere a Leonardo se lui li ha letti, per soddisfare un dubbio: le osservazioni sul fatto che forse i figli delle coppie gay vanno meglio della media per via della posizione sociale medio-alta delle loro famiglie sono più che giuste e degne di considerazione, ma siamo sicuri che gli autori delle ricerche di cui sopra non abbiano già preso in considerazione questo elemento nel fare la loro comparazione? L'importanza dello status economico non è esattamente una novità o un'eresia negli studi sociali, e quindi non sarebbe strano che fosse stato già inserito negli studi tra gli elementi "a parità di condizioni".

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  9. Non son mica troppo d'accordo. Soprattutto con l'ultima troppo positivistica affermazione. Credo che questo suo ragionamento trascuri la genealogia delle ideologie. Al riguardo trovo che sia sempre rivelativo indagare la nozione di "valore/diritto fondamentale". Credo che il significato di questa locuzione sia approssimabile in: ciò che siamo riusciti a capire essere a fondamento di un determinato sistema. I sistemi di valori, le ideologie, hanno credo, necessariamente, dei valori fondamentali al proprio interno, da cui derivano, e a cui devono essere necessariamente coerenti. Diversamente i sistemi nei quali si trovano comportamenti, norme, massime o ideologie contradditorie con i valori fondamentali diverrebbero sempre più farraginosi, col rischio di distruggersi. Se lei, come me, rintraccia nell'universalismo paolino la matrice di quel valore di uguaglianza, fra gli uomini tutti, che è a fondamento, dalla rivoluzione francese, delle contemporanee democrazie e degli stati di diritto in genere, sarà in accordo con me nel denunciare una determinata ideologia come pericolosamente contradditoria con i sistemi di valori in cui si colloca (il Cristianesimo e lo stato di diritto). Quindi, se pur condivido la sua rimozione delle statistiche dalle cause del pensiero morale, e il suo smascheramento delle posizioni morali come necessariamente ideologiche, davvero non condivido il suo relativismo positivista (di stampo hegeliano ?). Trovo che le questioni morali siano spesso questioni logiche, per non dire grammaticali.

    Cordialmente.

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  10. Non sono d'accordo (almeno per quanto riguarda me). Sono sempre stata favorevole ai matrimoni omo, ma ero assai dubbiosa sulle adozioni (per intenderci, ero della scuola di pensiero "sempre meglio che in orfanotrofio", sottintendendo che una famiglia omogenitoriale era il male minore - chiaramente quindi sempre un male) finchè non mi sono appunto imbattuta in statistiche che dimostravano che non era un male affatto: e ho cambiato idea.

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  11. Sono cattolica (ahia! Dai, partite con gli insulti) e ho ragionato tanto, tantissimo sull'argomento (si, ragioniamo anche, incredibile!). Ne ho parlato con molti amici, anche omosessuali, e bene o male è emersa la stessa sensazione: questa è l'ideologia del momento. Non si tratta solo di una questione di diritti, ma è una questione "di principio", del tipo "se lo può fare lui, lo debbo poter fare anche io, anche se per natura non posso/non ho i mezzi/non riesco/non voglio". Questa idea, a mio parere, distorta di libertà viene applicata a qualsiasi ambito, in questo momento riguardo all'omosessualità, ma succede anche in altri ambiti (vedi il femminismo estremo etc). Oggi è un'ideologia, domani sarà un'altra. E non è dovuto al "progresso" o alla "modernità", ma al nostro farci influenzare dalle mode, da chi comanda e vuol fare i suoi interessi, da chi scrive sui giornali, tanto che nemmeno ce ne accorgiamo. Ha molto poco a che fare con l'amore, come si crede.
    Io personalmente ho interrogato la mia coscienza prima ancora che il catechismo e, anche cercando di mettermi in una posizione assolutamente "areligiosa"(anche se per me è impossibile) ancora non sono favorevole all'adozione. E come me, moltissimi atei, religio-menefreghisti, scazzati, etc. Questo come lo si spiega? Dico solo che mettere in estrema rivalità cattoliciVSgay è stupido, riduttivo, danneggia tutti.
    Crea contrapposizioni estreme. Esistono moltissimi gay cattolici o in ricerca di Dio, esistono atei omofobi, esiste gente, come me, che cerca di mettersi in dialogo con tutti, seppur credendo in ciò che crede. Aumenta l'odio e basta.
    In tutto questo, al di là delle statistiche, ci sono delle persone. Bambini, soprattutto. Quello che spero, e per cui prego, è che comunque vada questi bambini possano stare bene, possano crescere al meglio nonostante gli adulti li tirino in mezzo nelle loro battaglie.


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    1. Ma tu potresti "scegliere" di essere omosessuale? Perché io, ad esempio, non potrei. La sola idea mi disgusta nel profondo. Quindi per quale motivo io dovrei essere privilegiato (o discriminato) per qualcosa che sono e non che ho scelto di essere?

      Secondo me alla fine delle fini la questione è questa qui. Una persona che nasce gay, in tutte le sfumature che questa parola contiene, da chi è solo un po' curioso a chi si sente totalmente fuori posto nel corpo che ha, ha il diritto di emanciparsi, essere felice ed avere le stesse opportunità di costituirsi un nucleo familiare come me?

      Io non credo che sia un capriccio o una moda. Se io mi sono sposato e ho costituito una famiglia perché un gay non dovrebbe poterlo fare?

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    2. in realtà parecchi possono; o meglio: non è che scelgono, è che fanno due parti in commedia. è una rilevante quota di "mercato" che si stanno appunto contendendo. se non ci fosse stigma sociale né discriminazione avremmo un sacco di sorprese.

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  12. Non sto dicendo che l'omosessualità sia una moda, ma che l'ideologia dietro a questa cosa lo sia. Forse moda è la parola sbagliata, direi "l'argomento del momento".
    Ti assicuro che non sono io a dirlo, ma alcuni amici omosessuali che si sentono a disagio in questa situazione, come se ci fosse una specie di "idealizzazione" della loro situazione. È la classica situazione del "sei sei così, devi pensarla così". Ho un amico che ha un fidanzato(e siccome sono cattolica=omofoba sono lo stesso miei amici...) e si sono detti che non vorranno mai figli perché secondo loro un bambino deve avere una mamma e un papà. Risultato? Emarginati dalle altre coppie omosessuali, insultati come omofobi, stupidi etc. Questa è ideologia, e di questo parlavo. Non dell'omosessualità come condizione, tendenza e quel che è (ancora gli studi a riguardo sono vaghi, quindi sto sul generico!).

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    1. non c'è bisogno di essere omosessuali per essere emarginati dal mainstream. prova solo a mettere in dubbio la condizione di genitore come la migliore fra le possibili e vedrai quante occhiatacce e peggio...

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    2. Ci furono anche neri soddisfatti della loro condizione di schiavi. Che famo allora?
      Igni caso non mi pare si voglia obbligare nessuna persona ideologica a dover adottare qualcuno, ma a poterlo fare se lo vuole.
      Poi, per carità, sono d'accordo che la diffusione dell'ideologia non sia il problema principale del mondo. Ma in questo modo non garantiremmo mai diritti a chi è nato ideologicamente orientato.
      Bisogna pur cominciare ad un certo punto.

      Ma questo discorso non significa che io sia ideologico, solo pensare che un'ideologia possa penetrare in me mi ripugna. Spero sia chiaro a Chiara (e non solo).

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  13. Grazie Marino (anche per il commento sopra), condivido quello che dici. Per questo, dico, aspetto il prossimo argomento "dividi popolo" che arriverà dopo che ci saremmo tolti questo :-D
    E comunque non mi sembra che ad oggi gli omosessuali siano emarginati dal mainstream più di altri, visto gli endorsement che hanno ricevuto da più parti. Resta il fatto che la violenza contro tutti è sbagliata e riprovevole.

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    1. Cara Chiara,
      pur essendo stato battezzato cattolico, non sono credente (ahi!). Per meglio dire, non pratico credenze direttamente assimilabili a quelle che comunemente vengono definite religiose (e qui il discorso potrebbe farsi molto lungo, ma lasciamo perdere). Nonostante questo, non credo che i cattolici (nel senso di credenti integrati) siano incapace di ragionare. Inoltre anch'io ragiono, anche se non tantissimo e non benissimo, ma comunque faccio del mio meglio.
      Ho alcuni amici e conoscenti omosessuali, con cui parlo un po' di tutto e che osservo con attenzione. La stessa cosa mi capita di fare occasionalmente con molti altri omosessuali che non rientrano nel gruppo dei miei amici/conoscenti. Devo dire che ho anche molti amici e conoscenti eterosessuali, e che ne osservo con attenzione moltissimi altri che non conosco personalmente. Non conosco personalmente transessuali o bisessuali (che io sappia) di vario grado, ma anche in questo caso ne ho potuti osservare da lontano (sempre con attenzione) alcuni molto noti.
      La mia temporanea conclusione è che tra gli omosessuali, gli eterosessuali (di vario grado), i bisessuali (di vario grado), e i transessuali, si trovi gente di tutti i tipi. Ce ne sono di ogni pensabile estrazione sociale, cultura, condizione economica, tendenza religiosa, tendenza ideologica, convinzione politica, eccetera. Di conseguenza rilevo, e qui arrivo allo specifico argomento in oggetto, come tutti questi abbiano opinioni molto varie su qualsiasi argomento, ivi inclusa la possibilità che in Italia anche le coppie omosessuali ottengano il riconoscimento e le tutele legali della propria unione, più una parte di ciò che ne dovrebbe logicamente conseguirne, ossia la cosiddetta stepchild adoption. Come sappiamo, il decreto Cirinnà si limita a questo.
      Personalmente non conosco nessun non-eterosessuale che sostenga che tutto questo sia il frutto di un'ideologia basata sulla posizione “di principio”: “se lo può fare lui, lo debbo poter fare anche io, anche se per natura non posso/non ho i mezzi/non riesco/non voglio”. Naturalmente, vista la varietà di opinioni di cui sopra, non posso escludere che non-eterosessuali di questo tipo esistano. Devo anche dire che conosco diversi eterosessuali che invece tendono effettivamente a pensare che tutto questo sia il frutto di un'ideologia basata sulla posizione “di principio”: “se lo può fare lui, lo debbo poter fare anche io, anche se per natura non posso/non ho i mezzi/non riesco/non voglio”. Ne deriva il sospetto (tutto da verificare, per carità), che forse l'ideologia del momento appartiene più agli eterosessuali che ai non-eterosessuali.(1/2 - Cont...)

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    2. (Cont... 2/2)
      Partendo da questi (tendenziali) presupposti, mi riesce difficile apprezzare appieno il senso del tuo ragionamento. Intendo dire che non potendo confermare la tua teoria sui non-eterosessuali incastrati nell'ideologia del momento, per il momento mi devo accontentare della spiegazione più semplice e apparentemente logica: la discriminazione che oggettivamente viene fatta, appare ingiusta e insensata, oltre che incoerente e fonte di complicazioni e rischi sociali che potrebbero essere evitati.
      Ovviamente ci sono molti cittadini (esclusivamente eterosessuali cattolici, per quanto mi risulta), che pensano che questa discriminazione debba essere fatta, in quanto si tratterebbe di un cosiddetto “male necessario”. Mi pare di capire che la necessità sarebbe quella di tutelare i minori, nel presupposto che lasciare un minore nelle mani di una famiglia “non-tradizionale” o “non-naturale” o “diversa da quella che tendenzialmente piace agli eterosessuali cattolici”, provocherebbe un (più o meno) grave danno psichico ai bambini in questione. Ora, a parte il fatto che questa posizione, allo stato attuale, sembrerebbe basata più su una impostazione ideologico-dogmatica che su evidenze concretamente verificabili, se veramente questa fosse la conclusione a cui ragionevolmente possiamo arrivare, non capisco proprio per quale motivo i suddetti bambini non dovrebbero essere tolti alle “famiglie non-tradizionali” che avessero l'ardire di calpestare il suolo italico, per essere poi coerentemente affidati a coppie adottive “tradizionali”.
      Nel frattempo le famiglie sono lì, “non-tradizionali”, con minore a rischio, stazionanti sul territorio nazionale e dotate di minore la cui psiche starebbe deteriorandosi a causa di errate manovre di “adulti prigionieri di ideologie del momento”, intenti a soddisfare le proprie innaturali pulsioni. Come se non bastasse, il minore non viene neanche tutelato pienamente da un punto di vista legale.
      A questo punto, per evitare il disastro, abbiamo il dovere civico di fare qualcosa. Ma cosa? Dobbiamo spazzare via l'aberrante ideologia del “lo voglio fare perché voglio essere libero di farlo, anche a costo di distruggere vita umane nascenti”, che viene rilevata nell'ambito della tua teoria, o dobbiamo andare nell'altra direzione (possibilmente un po' più in fretta)? Una delle due cose deve essere necessariamente più sbagliata/dannosa/rischiosa dell'altra. Tu quale scegli?

      Hop-Frog

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