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giovedì 7 gennaio 2016

No, il registro elettronico non vi impedisce di chiacchierare coi vostri figli

Il 7 gennaio è il giorno in cui arrivo a scuola con un pacco di compiti corretti durante le vacanze (sì, lavoro durante le vacanze. Non c’è altro modo). Fino all’anno scorso, dovevo verificare che gli studenti scrivessero il voto corretto sul loro diario, e poi firmare. Nei giorni successivi, avrei perso altro tempo prezioso - minuti di lezione pagati dalla collettività - per controllare che accanto a quel voto comparisse la firma dei genitori, possibilmente autentica (anche se scritta in alfabeti che non sempre conosco). Si tratta di una trafila lunga, che crea anche nelle classi più tranquille un momento di caos. Nizzoli, ma ti avevo davvero dato 6 più? Non era un 6 meno? Questa firma sembra quella di un bambino, ma mio zio non è che firmasse molto meglio. Nel frattempo Nizzoli si sta infilando una matita in naso perché gli do le spalle. E così via. Ho spesso avuto la sensazione che i veterani controllassero solo una volta ogni tanto: giustizia sommaria. Se il prezzo da pagare era un genitore infuriato che scopriva a febbraio i voti di novembre, amen.

Quest’anno però ho il registro elettronico. I voti li ho già messi da casa, perché il registro elettronico è a mia disposizione anche la notte di Natale, se mi va. I genitori possono controllare quando vogliono. Anche mai, se non vogliono. Quel che proprio non possono più fare è lamentarsi del fatto che non li teniamo al corrente.

Ecco, questo forse è il problema.

Se togli a un genitore la facoltà di lamentarsi, lui si sente a disagio - forse defraudato di una prerogativa? Sul Sole 24 Ore, Monica D’Ascenzo confessa che la comunicazione della password le ha fatto sentire un “fastidio”, che “si è trasformato velocemente in disagio” quando ha scoperto che nel registro, oltre alle assenze, “i genitori possono consultare quanto fatto in classe in ogni singola materia, i compiti assegnati e (orrore!) i voti del proprio figlio”.

Ho chiuso in fretta il tutto come se mi fosse capitato in mano il suo diario dei pensieri.
Ma che roba è? Posso in qualunque momento sapere cosa fa mio figlio prima ancora che lui pensi anche solo se raccontarmelo o meno. Che fine fanno le chiacchiere da cena: cosa avete fatto oggi? Com’è andata la giornata? Ti ha interrogato?

E quindi insomma niente. Speravo che per una volta la tecnologia mi avesse davvero semplificato la vita, ma sbagliavo. Ovvero, sì, mi avrebbe liberato da inutili passeggiate in mezzo all’aula per controllare decine di voti; da scenate di genitori che trovano voti diversi e firme false e altri spiacevoli affanni - ma se il prezzo da pagare sono “le chiacchiere da cena” di una mamma con un figliolo, non mi resta che tornare al cartaceo. Costa di più, prende più tempo, è più scomodo. Ma le chiacchiere da cene saranno salve.

Non si può evitare che tutti parlino di scuola. Tutti ci hanno passato più di dieci anni, quindi tutti hanno diritto a un'opinione. Ma nel caso dei genitori è troppo spesso modellata sulla loro esperienza, individuale, positiva o spiacevole. Se hanno avuto insegnanti sfaccendati, sono portati a pensare che tutti gli insegnanti lo siano. Se a tavola chiacchieravano amabilmente coi genitori di voti in classe, tendono a pensare che a tutti risultasse altrettanto piacevole, e formativo, questo tipo di chiacchiere.

Dall’altra parte c’è un insegnante che ha lavorato con migliaia di studenti, migliaia di genitori: che conosce tutte le falle del sistema, per esserci caduto a piè pari più volte. Lui vi dice che il registro elettronico è più comodo per tutti, ma in fondo che ne sa?

Dove è finita la possibilità di scelta del bambino di raccontare o meno se è stato interrogato o se la maestra ha fatto una verifica a sorpresa? Dove è finita la libertà di confessare a un genitore un’insufficienza o invece decidere di gestirla da solo magari studiando, recuperando la volta successiva e spuntando una sufficienza in pagella?
Cara genitrice, quella possibilità di scelta è ancora lì, non l’ha toccata nessuno. Se non vuole usare il registro elettronico, non lo usi. Chieda a suo figlio di scrivere i voti sul diario, e li controlli. Se con lei ha funzionato, non è affatto improbabile che funzioni anche a suo figlio. Se poi ogni tanto vuole dare una sbirciatina... nessuno la giudicherà.

E lei non giudichi me se invece di passare ore di lavoro a controllare firme, ne approfitto per fare lezione. Mi diverto di più.

9 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Io a chiunque scriva roba come quella imporrei un contrappasso, come monito e lezione.
    Imparare il codice Morse e usare il pulsante del telegrafo, al posto del telefono, tutte le volte che devono chiamare qualcuno. Ma andare svelti, eh?

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  3. Oh, dei retrogradi ci sono dappertutto.
    Ti potrei mostrare (è una specie di trofeo) una comunicazione dalla mia banca, risalente ad appena 50 giorni fa.
    Fatta con una macchina da scrivere.

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  4. O tempora, o mores!
    Rassegnati, non c'è niente, nulla che si possa fare che non trovi qualcuno scontento in qualche modo, non c'è innovazione che non accenda scintille di nostalgia come quelle che amavamo guardare la sera intorno al fuoco nella caverna. Dove andrà a finire quel bel puzzo di fumo, e la luce del fuoco sulle guance irsute dei nostri famigliari...

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  5. e fra vent'anni, ma forse anche fra due qualcuno racconterà con tristezza nostalgica a quant'era meglio il "vecchio" registro elettronico che col nuovo non ci si capisce niente...
    però pensa che bello al tempo delle caverne, il primo che s'allontanava dall'insegnante con la scusa di pisciare se lo mangiava qualche bestia feroce, e bastava un ululato lontano per fargli passare la voglia di fare sega...
    scherzi a parte: i genitori odiano qualunque cosa o persona che possa contraddire l'immagine che hanno dei figli: io lo conosco mio figlio oppure mio figlio non farebbe mai questo o quello...

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  6. Ok, provo a andare controcorrente. Per la qualità della rete della mia scuola e per come funziona il sistema da noi adottato (col cui nome ci ricorda uno straziante personaggio omerico) col cartaceo impiegavo molto meno tempo.

    Dopodiché con una rete decente e un sistema non progettato da un idiota, lunga vita al registro elettronico.

    In ogni caso il commento citato pare più da Corriere. Il Sole mi sta tramontando.

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  7. Nella scuola media di mia figlia per ostacolare il registro elettronico le hanno pensate tutte, e parlo di dirigenza.
    L'ultima fu una protesta sul WiFi: fu richiesto l'intervento dell'ASL per stabilirne o meno la pericolosità. La protesta andò sotto la voce "principio di precauzione" ma era piuttosto chiaro quale fosse il goal.
    Dopo un tempo infinito fu infine adottato e fa schifo. Qualche docente lo usa, qualcuno no. Non ci sono alert ne voti visibili. Le note comunque arrivano sparse fra quadernino delle comunicazioni e diario. I compiti non sono segnati. Gli eventi neppure. L'obbligo si scontra con l'automonia e ogni istituto fa a suo modo, o nel modo scelto dal dirigente.

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  8. Anche da noi vige il registro omerico ma sono più le volte che non funziona (...attendere, prego: è la frase che detesto di prima mattina, quando in cinque mi chiedono una cosa diversa...) di quelle che va. Inoltre le giustificazioni sono sempre cartacee e quindi bisogna portarsi dietro delle buste ingombranti e fastidiose che alla fine dell'anno sembrano esplodere!!

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