19 dicembre: beato Guglielmo di Fenoglio (1059-1120)
Incaricato dal suo priore di raccogliere le offerte e portarle al monastero di Casotto, il giovane Guglielmo, monaco certosino, si lamenta che i boschi intorno Mondovì pullulino di briganti che già in precedenza lo avevano derubato. Il priore gli ordina di difendere le offerte in qualsiasi modo, "anche con la zampa della mula". Guglielmo è un converso, ovvero un confratello laico che non ha preso i voti sacerdotali, e come tale deve obbedire al superiore anche se l'ordine è assurdo; perciò, quando i briganti arrivano Guglielmo stacca miracolosamente la zampa alla mula e mulinandola in testa ai malintenzionati riesce a metterli in fuga. Dopodiché riattacca la zampa e riprende la via del monastero: e solo quando a Casotto il priore gli fa notare che la zampa zoppica, si accorge di averla attaccata a rovescio. Nessun problema: davanti agli occhi esterrefatti del superiore, Guglielmo stacca l'arto e lo riattacca correttamente, senza che la mula accenni a un lamento. Questo è senz'altro il più famoso dei "miracoli burleschi" attribuiti a Guglielmo, anzi fin qui è l'unico che sono riuscito a trovare, benché tante agiografie suggeriscano che ne abbia fatti tanti altri: e immaginate quanto sarei felice di riportarli, questi miracoli burleschi: ma non li ho ancora trovati.Purtroppo su Internet è successo qualcosa di paragonabile a quello che ha fatto la Legenda Aurea di Iacopo di Varazze con i testi medievali: i copisti hanno smesso di copiare quelli più antichi perché la Legenda era più comoda e sembrava un lavoro ordinato ed esauriente, e il risultato è che ci siamo persi parecchie leggende per strada. Molte probabilmente erano poco più che barzellette, come il miracolo della zampa della mula, che sembra alludere soprattutto al tema dell'obbedienza: un valore fondamentale della vocazione monastica, che Guglielmo doveva incarnare anche e soprattutto in quanto patrono dei conversi. Comunque, ovunque io cerchi notizie sui miracoli di Guglielmo, trovo sempre ripetuta la storia della mula (che almeno ha fornito ai pittori un espediente originale per renderlo riconoscibile: mettergli in mano una zampa di mula o, nel caso della certosa di Pavia, un intero cosciotto simile a un prosciutto gigante). A volte chi ha più spazio aggiunge anche, indovinate, che una volta Guglielmo strinse un patto con un diavolo per costruire un ponte in cambio dell'anima del primo peccatore che ci transitasse: ecco, quello del ponte del diavolo è proprio il classico miracolo che si inventa chi non sa quali altri raccontare – peraltro finisce sempre nello stesso modo, cioè con il santo che beffa il demonio facendo transitare sul ponte un animale, che in questo caso ovviamente è la povera mula. Mettetevi del resto nei panni di un agiografo tardomedievale che deve riempire una colonna sulle gesta di Guglielmo di Fenoglio, e non ne sapete niente tranne che girava per le Langhe con una mula... la prima cosa che vi verrebbe in mente, appunto, è farla transitare su un ponte del diavolo.
Con tutto questo non voglio negare che Guglielmo non sia stato un santo popolare, nei suoi primi secoli, per motivi che in parte ci sfuggono: in quanto patrono dei conversi certosini, era invocato e conosciuto in tutta Europa; ma nel suo territorio, più che per i "miracoli burleschi", è verosimile che i pellegrini fossero attratti dalla sua fama di guaritore. A un certo punto però deve essere sorto un problema, una complicazione, qualcosa che ha spinto i monaci della Certosa di Casotto a un gesto davvero insolito: ne hanno occultato il cadavere. Si può pensare che non apprezzassero più di tanto il viavai dei pellegrini, che pure portavano doni ed ex voto. Di solito la tomba di un santo è un motivo di vanto per una località, il che spinge più spesso i religiosi a trovarne i resti che a nasconderne. La leggenda però suggerisce che dopo tre secoli i certosini di Casotto avessero maturato una certa insofferenza per il culto del santo, dato che più volte avrebbero cercato di trasferirne la tomba: invano, perché le sue spoglie si rimaterializzavano sempre al loro posto, in ottimo stato di conservazione. (Può anche trattarsi di un altro espediente per rimarcare il patronato del Santo: il luogo dove le sue spoglie ostinatamente tornavano era la "casa bassa", la sede dei conversi). Dopodiché la situazione cambia e il corpo viene nascosto, ufficialmente per evitare le profanazioni in epoca napoleonica: è ancora da qualche parte entro i muri della certosa, ma nessuno sa dove.
Qualcosa di curioso è successo anche a livello di burocrazia vaticana: Guglielmo è un rato caso di Beato declassato. In effetti in una Bolla del 1568, papa Pio V lo aveva chiamato, senza mezzi termini, "santo", ratificando il termine che circolava già nelle agiografie medievali. Quando però nel 1860 Pio IX ne approva ufficialmente il culto (fissando la festa al 19 dicembre, cioè oggi), Guglielmo risulta soltanto "beato".
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