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giovedì 9 gennaio 2025

Due preti a Dachau

9 gennaio: Beati Jozef Pawlowski (1890-1942) e Kazimierz Grelewski (1907-1942), martiri polacchi nel campo di concentramento di Dachau.

Dachau

Don Jozef Pawlowski e don Kazimierz Grelewski furono impiccati dai nazisti 83 anni fa oggi a Dachau, il campo di sterminio in cui i nazisti imprigionarono, tra gli altri, 1700 preti cattolici: metà dei quali non tornò a casa. Pawlowski, che al momento dell'invasione era rettore del seminario di Kielce, si era fatto nominare cappellano della Croce Rossa per assistere i cinquemila soldati polacchi internati nel campo di prigionia della città. Oltre al cibo e ad altri generi di conforto, don Pawlowski riusciva a volte a passare abiti civili che permisero a qualche prigioniero di fuggire: e forse per questo motivo fu arrestato dalla Gestapo nel febbraio del 1941 e deportato prima a Oświęcim e poi a Dachau. Siccome un documento della diocesi di Kielce attesta che Pawloski aiutava i prigionieri "indipendentemente dalla religione professata", in qualche pagina agiografica italiane si legge che Pawlowski si adoperava anche per i prigionieri ebrei: ora, è vero che nel 1940 i campi di sterminio non erano ancora attivi, e che quindi a Kielce tra i prigionieri cattolici e ortodossi potevano ancora essere mescolati detenuti ebrei; in quanto referente della Croce Rossa ovviamente Pawlowski non poteva fare differenze di religione, ma descriverlo come un salvatore degli ebrei mi pare una forzatura che risente molto del modo in cui da trent'anni a questa parte abbiamo raccontato gli stermini perpetrati dai nazisti. In molti casi l'agiografo è ancora uno scribacchino che deve compilare un breve testo su un beato di cui sono reperibili poche notizie: quando si imbatte in un prete morto in un campo di sterminio, tende facilmente a pensare che sarà stato imprigionato perché aiutava gli ebrei. Ma i nazisti non stavano sterminando soltanto gli ebrei. 

Il caso del sacerdote più giovane, don Grelewski, è più indicativo perché in nessuna biografia, nemmeno tra quelle in lingua polacca, si riesce a trovare qualcosa di più antinazista del fatto che "insegnava clandestinamente", essendo prefetto di una scuola che i nazisti avevano chiuso. Il fatto è che nel 1941 un prete polacco non aveva bisogno di aiutare gli ebrei o di opporsi al regime per essere perseguitato. Anche insegnare catechismo e lingua polacca in molte situazioni era proibito. La Chiesa cattolica era già nel mirino dei nazisti: e se la quantità delle vittime (quasi tremila, più o meno il 18% del clero polacco) non è paragonabile a quello delle altre minoranze perseguitate, la repressione era comunque già sistematica e concentrata sugli insegnanti. La soppressione del clero era parte di una politica di persecuzione dell'intero popolo polacco, perché se è vero che i tedeschi dal 1942 consideravano lo sterminio degli ebrei come prioritario, l'eliminazione dell'etnia polacca era già stata avviata nel maggio del 1939 con l'operazione Tannenberg. Ai tre milioni di ebrei polacchi caduti nei campi di sterminio vanno aggiunti circa due milioni di polacchi non ebrei (perlopiù cattolici). Pawlowski e Grelewski fanno parte del gruppo di 108 martiri polacchi beatificati da Giovanni Paolo II nel 1999.

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