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martedì 7 gennaio 2025

Due vescovi scozzesi, e i loro pesci

8 gennaio: San Nathalan, vescovo in Scozia (VII secolo)

Prima di diventare vescovo di Aberdeen, Nathalan era il tipico nobile che pretendeva di aver trovato Dio nella campagna. Altro che libri e preghiere: zappare bisogna, seminare e raccogliere, e quel che avanza darlo ai poveri. Per un po' Dio sembra dargli corda: poi un giorno di mietitura gli manda la grandine, forse per metterlo alla prova o per altri suoi misteriosi disegni. Nathalan questa cosa non la prende bene, insomma si lascia sfuggire almeno un'imprecazione: pentitosi immediatamente, decide di espiare ammanettandosi la mano destra alla gamba sinistra e gettando la chiave nel mare. 

A questo punto, se già immaginate che qualcuno verso la fine della leggenda pescherà un pesce con una chiave dentro, non è un caso: la pesca miracolosa è uno dei topos più diffusi nelle leggende dei santi. Probabilmente nel martirologio ce n'è una alla settimana, a cercare bene. Comunque Nathalan a recuperare la chiave non ci pensa nemmeno: la sua idea è quella di recarsi così ammanettato fino alle tombe degli Apostoli a Roma, e solo lì farsi sciogliere le catene dal papa o da un fabbro. Ma appunto una volta arrivato a Roma, cosa gli capita di acquistare al mercato? Un pesce, esatto: e dentro il pesce indovinate cosa c'è? La nomina a vescovo di Aberdeen! No, scherzo, c'è la chiave. La nomina arriva dal papa, richiamato dal clamore per un miracolo in realtà così tipico, il pesce con la sorpresa. Probabilmente quando fai il papa un miracolo così lo senti una volta al mese. 



13 gennaio: San Kentigern protovescovo di Glasgow
 (518-603), anche conosciuto come "Mungo"

Quando ho scritto che nel calendario c'è probabilmente una pesca miracolosa alla settimana, avrete pensato vabbe', esagera. E invece sentite cosa combina San Chentigerno (che a Glasgow tutti chiamano col soprannome affettuoso "Mungo", dal gaelico "mio caro"). 

Languoreth, regina di Strathclyde, si rivolge a lui disperata perché suo marito Riderico vuole vedere l'anello che le ha regalato. Languoreth in effetti aveva avuto la sconsiderata idea di regalarlo al cavaliere suo amante (altro tipico tropo delle leggende medievali), che però non lo trova più. Quello che non sa è che il re lo ha visto al dito del cavaliere mentre dormiva: glielo ha sfilato senza svegliarlo e lo ha gettato in mare. L'abate Mungo si fa raccontare la storia, manda un suo monaco a pescare, il monaco trova l'anello nel pesce, l'onore di Languoreth è salvo.

Ora, un santo tipico magari avrebbe perso tempo a fare una paternale alla regina, che non solo ha tradito il suo marito, ma anche il suo re, e oltretutto per giacere con un deficiente che si addormenta in giro con una prova del tradimento al dito. Ma questo non è un santo tipico: è Mungo, fondatore di Glasgow e patrono non solo di questa città tanto difficile, ma anche delle donne infedeli. Infedele era stata sua madre, la principessa Teneu, che aveva avuto una relazione con un principe già maritato, Owain (quest'ultimo già sposato). Il padre di Teneu, re Lleuddun, li aveva scoperti un attimo dopo il concepimento di Mungo, e aveva fatto gettare la figlia dal Traprain Law, un'altura su cui i Romani avevano costruito un forte.

Lleuddun era precipitata sino al mare, in una zattera su cui aveva attraversato l'estuario del Firth of Forth: e anche questo (il tuffo da un'altura fino al mare) è un tropo medievale o anche più antico. Secondo un'altra fonte Teneu era stata violentata da Owain, e questa versione molto più cruda potrebbe essere l'originale, poi corretta nel momento in cui Owain, ribattezzato Ywain, finisce nel Ciclo Bretone e diventa un cavaliere senza macchia e senza paura. Perché siamo appunto nelle brume dell'Inghilterra arturiana: uno degli antagonisti pagani di Mungo potrebbe essere il modello su cui poi è stato inventato mago Merlino. Ma non è un caso che tra tanti miracoli di questo uomo pio, i suoi concittadini ricordino più volentieri la storiaccia di corna in cui conferma la versione di una fedifraga, la leggenda del "pesce che non nuotò", al punto da disegnare il salmone con l'anello nello stemma cittadino. Lo stesso motto della città ("Let Glasgow flourish") deriva da una frase pronunciata dal santo quando ne fondò l'abbazia: Che Glasgow fiorisca dalla predicazione della Tua parola e dall'invocazione del Tuo nome. Gli abitanti, forse consapevoli di non essere i devoti che Mungo si sarebbe meritato, hanno mantenuto soltanto la prima parte: che Glasgow fiorisca.


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