Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

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lunedì 3 febbraio 2025

Dieci tribù ritrovate

 

Questa foto è terribile, ironica e allegra. 

È terribile perché tutte queste persone vanno verso un problema, non verso la sua soluzione: la guerra non è finita e per come stanno le cose non si vede proprio come non debba presto riprendere. Hamas ha dimostrato di avere ancora il controllo della Striscia, e Israele non può trovare un accordo con Hamas, nemmeno se fosse ancora governato da persone razionali. Questa foto è terribile perché queste persone stanno scegliendo tra esilio e guerra, e stanno scegliendo la guerra: la stessa guerra che li ha decimati. 

Questa foto è ironica, perché mostra un popolo che marcia verso una terra che ritiene sua di diritto. Una cosa che è successa tante volte nei secoli, ispirando miti e leggende. Il più famoso sta nell'Esodo, il secondo libro della Bibbia. Credo che chiunque abbia ricevuto le basi minime di quella educazione giudaico-cristiana che costituirebbe il fondamento della nostra famosa civiltà non possa non sobbalzare, vedendo una foto in cui la Bibbia si realizza nel presente. Questa è una foto che mostra un esodo, nei luoghi dell'Esodo, e non così diversa da come ci immaginiamo l'esodo. Salvo il particolare che a camminare nelle sabbie verso la Terra Promessa non sono gli ebrei di Mosè, ma i loro supposti nemici: i palestinesi. A dispetto di chi li vorrebbe dispersi, trasferiti in Egitto o in Giordania, i palestinesi ritengono che il loro destino sia in Palestina: e questa convinzione, custodita con una ostinazione che ha i tratti della fede religiosa, li accomuna terribilmente ai loro invasori, gli israeliani. 

Questa foto è ironica perché mostra, più di mille parole, che israeliani e palestinesi sono stati lo stesso popolo. Lo dicono i genetisti, lo confermano gli archeologi: palestinesi ed ebrei vengono dalla stessa terra e condividono millenni di storia. A chi ancora stesse cercando le Dieci Tribù Perdute, questa foto fornisce la risposta: sono qui, in mezzo a voi, sono i discendenti di chi non fu deportato né in Assiria né a Babilonia; dopodiché si sono mescolati con tutti i popoli che hanno migrato nel frattempo, greci latini arabi curdi turchi persiani – mentre gli ebrei nella diaspora si mescolavano con polacchi tedeschi spagnoli ed eccetera. Ma in un qualche modo sono sempre i vostri fratelli ed è questo che vi fa impazzire: la loro tigna è la vostra tigna. Nessuno ci fa arrabbiare come noi stessi, e subito dopo vengono i parenti più prossimi. La vostra diffidenza è quella dei popoli nomadi nei confronti di quelli stanziali; solo Abele si fidava di Caino, e fu un errore. Chi sostiene ancora che i palestinesi non esistano, che siano un'astrazione moderna, che ha preso forma per ostacolare il progetto sionista, dice una cosa evidentemente assurda – questa foto è già un forte indizio del contrario – ma che contiene il suo germe di verità: i palestinesi sono lo specchio degli israeliani, e lo sono diventati soltanto quando gli israeliani hanno scelto di mettersi davanti a quello specchio. Da dove viene la loro determinazione, più forte di ogni conflitto? Domandatevi da dove viene la vostra. Perché non si arrendono semplicemente, perché non accettano che la guerra è persa e la terra non è più loro? Domandatevi perché non vi siete mai arresi voi. Perché sono sempre meno ragionevoli, perché si radicalizzano invece di cercare un compromesso? Vi state radicalizzando anche voi, fateci caso. Perché catturano ragazze e bambini? Perché avete armato le ragazze, e perché avete imprigionato i loro bambini. Perché stuprano, perché torturano? Guardatevi intorno. Guardatevi bene. Tutto quello che fanno, non lo fareste anche voi nella loro situazione? Certo che lo fareste, ed è il motivo per cui specchiarsi nella loro miseria diventa ogni giorno meno tollerabile. 

(Ve la siete presa per i braccialetti. Un prigioniero è stato costretto a portare un braccialetto palestinese. Che assurda idea, da dove l'avranno presa? Questi sono i braccialetti che indossano i prigionieri palestinesi nelle vostre carceri). 


Quella foto lassù è allegra, perché mostra tanta gente che torna a casa, e pazienza se la casa non c'è più. Sono tutti vivi, almeno loro. In fondo se guardate bene c'è una specie di nebbia, la polvere dei detriti di cemento e l'ansia per il futuro. Ci sarà tempo per arrivare laggiù e odiare chi ha distrutto case e famiglie. Ma insomma non c'è guerra, per quanto orribile, che non possa finire: non c'è odio che non si possa dimenticare. I palestinesi esistono: bisogna accettare il fatto, o ucciderli tutti quanti; questa seconda ipotesi è stata lungamente esplorata in questi mesi, ma alla fine i palestinesi esistono ancora. Potete accettarli come un popolo ai vostri confini (il che porterà ad altre guerre), o potete riconoscere in loro i vostri fratelli e mescolarvi con loro, come succederà comunque da qui a mille anni. Come è sempre successo, come è naturale che succeda: i popoli migrano, si scontrano, si sciolgono. Oltre quella nebbia sullo sfondo c'è un cielo azzurro e indifferente. Non ha niente da dirci, ma è tutto quello che abbiamo: respiriamo, siamo vivi, alleluja.

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