L'appuntamento
Caro Leonardo,
ho deciso che d’ora in poi ti darò del tu. Questo mi farà sentire meno solo, ma soprattutto, potrà farmi comodo in sede d’inquisizione, dal momento che scrivere messaggi a un amico per ora non è peccato (gestire un blog clandestino su un vecchio protocollo di origine usastra probabilmente lo è).
Mm, ricordarsi di cancellare quanto scritto sopra.
Caro Leonardo, dicevo,
ecco, adesso mi sembri davvero un vecchio amico a cui avevo dato un appuntamento, “vediamoci tra 20 anni”, e lui, incredibilm, è arrivato. Mi era già capitato nella vita di dare simili appuntamenti a me stesso, e li avevo mancati tutti. Per esempio lavolta che mi feci Sorbara-Portovenere in bici e tenda, era il 1992, e pensai “tra dieci anni ci riprovo”, e dieci anni dopo non avevo nemmeno una bicicletta. Perché il futuro è fatto così, ti delude sempre.
Il bello è che quando ‘chiusi il blog’, vent’anni fa (in realtà non chiusi niente, smisi solo di scriverci), non ci credevo davvero, era solo una specie di scherzo, una provocazione, adesso non mi ricordo. Volevo vedere cosa succedeva.
In effetti, credo che quella fu la mossa più paracula di tutta la mia carriera.
Furono poi i commenti a far degenerare la cosa. Io non avevo mai voluto aprirli, e li abilitai per quell’ultimo messaggio, in cui salutavo tutti. Nel messaggio mi limitavo a dire che per un po’ non avrei scritto più (20 anni o “anche meno”), ma nei commenti si scatenò il panico. Man mano che la gente veniva, e vedeva la colonna di commenti spaventati, si autoconvinceva: “oddio, questo fa sul serio”. E mi autoconvincevo pure io: “oddio, sto facendo sul serio”.
In realtà, come scrisse qualcuno, avevo voluto assistere al mio funerale: e ora vedevo la gente che piangeva e che non riusciva a darsi pace (e anche quelli che sotto sotto sghignazzavano e si fregavano le mani, certo). Una cosa molto adolescenziale: dire che avevo già passato i trenta. A quei tempi eravamo tutti un po’ bamboccioni, del resto.
Ma non pensavo davvero che sarei rimasto per tutto questo tempo lontano da te, Leonardo. Doveva essere solo una pausa di riflessione. Poi, lo sai anche tu come vanno i casi della vita. Per qualche tempo ho scritto in altri blog, un po’ qua un po’ là. In seguito le cose precipitarono, ci fu la Catastrofe, la guerra, mi sposai, entrai nello staff di Defarge, ebbi un bambino, il colpo di Stato, il colpo di mano, il Teopop, mi risposai, la rieducazione, e adesso eccomi qui, in uno scantinato di San Petronio, mentre fingo di lavorare al Progetto Duemila.
Per molti anni, se debbo essere sincero, non ho più pensato a te. Mancava la luce per il frigorifero, l’idea di usarla per un blog aveva un che di osceno. Mi sei tornato in mente piano piano: soprattutto quando il Teopop ha cercato di rendere i videoblog obbligatori. La cosa non ha funzionato molto: la gente continua a preferire i frigoriferi. E li capisco. Ma qui al Progetto di luce ce n’è abbastanza, e nessuno ci fa caso se ne uso un po’ per…
Ecco, ho parlato troppo presto, sta arrivando il fattorino con le candele. Per oggi direi che abbiamo finito. A domani.
Tuo Immacolato
Ps: ti voglio tanto bene.
spero che anche domani ci sia un po' di luce per questo blog-clandò
RispondiEliminaecco... non vale... continuo a soffrire per il presente e comincio gia' ad affezionarmi al futuro... mi farai crepare.
RispondiEliminaHai fatto una cosa tipo quella di proserpina, con più stile, ma in fondo come lei.
RispondiEliminaDovresti vergognarti.
Fa molto "1984"...
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