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mercoledì 14 agosto 2013

Le due corone di Massimiliano

Nel 1939.
14 agosto - San Maksymilian Kolbe (1894-1941), missionario, radioamatore, vergine e martire.

Da bambino ti raccontano tante storie, però tu sei sempre libero di capirle a modo tuo. Ieri sera ho scoperto che la leggenda delle due corone di San Massimiliano l'avevo sempre fraintesa. Nella versione che rammentavo, il giovane non ancora Massimiliano (al secolo si chiamava Raimondo) riceveva nottetempo la visita di una misteriosa signora che gli mostrava due corone, una bianca e una rossa. I colori della Polonia, e i miei.

La signora gli diceva "Scegline una", e Raimondo, come fanno i bambini, rifiuta la contrattazione: "Perché? Mi piacciono tutte e due". Va bene, fa la signora: allora avrai tutte e due. Raimondino non lo sapeva, ma aveva appena scelto la VERGINITÀ e il MARTIRIO. Avevo sempre trovato un po' scorretto questo modo della madonna di strappare contratti di santità a bambini inconsapevoli. In effetti ho scoperto che la versione ufficiale è ben diversa: è la donna stessa presentarsi come Maria Immacolata e a spiegare a Raimondo cosa implichi scegliere una delle due corone, o entrambe. D'altro canto è pur sempre un bambino, quante volte da bambini abbiamo sognato di morire morti eroiche, generose e piene di significati, ma questo non autorizza la madonna a comparire proprio in quel momento e dire firma qui - e trent'anni dopo ci ritroviamo ad Auschwitz in una camera della morte ingombra di cadaveri. Insomma, io da bambino l'unica morale che riuscivo a trarre dalla leggenda è: non accettare i regali dagli sconosciuti in sogno, neanche dalla madonna. Soprattutto dalla madonna. Massimiliano Maria Kolbe però ha pensato diversamente, ha avuto una vita intensa e breve, piena di soddisfazioni e malattia, ed è morto da eroe. Da martire?

Padre Kolbe è anche il santo meglio onorato dai fumettisti italiani. Questo è Dino Battaglia nel 1962.
Non è stato subito così chiaro. Paolo VI, che lo beatificò, si contentò di definirlo "confessore" e "martire della carità", che non è proprio un martire al 100%, un martire in nome della fede. Massimiliano non era morto per difendere la fede cristiana, ma più prosaicamente per salvare la vita di un uomo: il soldato Franciszek Gajowniczek, compagno di prigionia e padre di famiglia. Scambiare la propria vita con quella di qualcun altro, morire al suo posto in uno dei modi più penosi possibile è cosa molto nobile, ma ancora negli anni Settanta non rientrava nella definizione compiuta di martirio. Per cambiare questa impostazione ci volle l'interessamento molto attivo di un papa compatriota, Giovanni Paolo II, che nel 1982 lo promosse non solo santo, ma martire a tutti gli effetti. Scegliendo di morire al posto del soldato Gajowniczek, Massimiliano avrebbe infatti combattuto il nazismo, ideologia anti-umana e... anti-cristiana. In un colpo solo Wojtyla procurava alla Polonia un santo recente e lo metteva in prima fila nella lotta contro il nazismo, che già negli anni Ottanta stava perdendo i suoi contorni storici per trasformarsi nel cosiddetto Male Assoluto. Trovare cattolici che invece di collaborare vi si fossero opposti apertamente diventava una priorità (continua sul Post...)

3 commenti:

  1. Gran bel pezzo — anch'io leggevo il Giornalino, (ma) il mio idolo era Pinky.

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  2. Allora ritiro tutto quello che ho scritto di male su di te, Pinky ueber alles.

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  3. Uè, hai scritto male di me? (quando?, dove?) e io che m'illudevo che dopo tutti questi anni avessi iniziato a starti un po' meno antipatico… almeno rispetto a quando ero una specie di Odifreddi con simpatie per Israele…
    Comunque — al netto dei dettagli storici; almeno fino ad oggi, padre Kolbe per me era stato una specie di Salvo D'Acquisto polacco, tra gli argomenti più gettonati per il compito del lunedì alle elementari… — è un gran bel pezzo, a prescindere dal Giornalino.


    PS: la mia "puntata" preferita — probabilmente in sè nulla di speciale, per cui dubito che qualcun altro possa ricordarla — era quella in cui il fato gli sfasciava ripetutamente la sua splendida reflex rosa in cada pagina; sottoepisodio, quello dei due "arcieri", uno dei quali, al fine di stabilire chi dei due sia il più bravo, dice all'altro qualcosa tipo: "vinc chi fa centr ne la lente dell'apparech fotograf de chillo conillo laggiù", dopo di che: "amo vinto tutt'e due, ah ah", "'ndiam al bar a bere un bicchiere de tequila, ah ah" — ma sono sicuro solo del "chillo conillo laggiù" e del doppio "ah ah", sul resto non mi impicco — e Pinky post-disperato.

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