Ma allora è tutto qui?
La riforma Gelmini, dicevo.
Una premessa: è il Natale del 2008, Berlusconi vanta un 75% di consensi, l'opposizione non è mai stata così timida, il sindacato non è compatto. Se si vuole buttar giù la scuola italiana e rifarla, questo è il momento. Non domani o dopodomani: oggi, o mai più! Chi nel baraccone dell'Istruzione Pubblica ci lavora da anni lo sapeva, e attendeva l'uragano con occhi sbarrati e orecchie tappate. Beh, adesso puoi aprirle: è passato. Ora, è chiaro che qualche danno l'abbia fatto. Ma la prima reazione è quella di guardarsi intorno increduli: tutto qui?
Attenzione, però, guai a fidarsi della prima reazione. Può darsi che qualche trave debba ancora caderci in testa.
Scuola elementare (ne parlo da osservatore esterno, non me ne intendo): come lungamente annunciato, non si parla più di maestro unico, ma di maestro prevalente. Qui, come altrove, il governo ha minacciato cento per ottenere cinquanta, sessanta, vah. Magari si è trattato di una normalissima strategia di contrattazione; ma dimostra che su certi argomenti (quelli che coinvolgono gran parte dell'elettorato, come la scuola elementare) Berlusconi non ha nessuna intenzione di picchiare duro. Non credo che a destra sia sopravvissuto qualcuno dotato di abbastanza senso critico per notarlo, ma c'è un bello scarto tra la retorica brunettiana dei maestri fancazzisti e quello che alla fine si taglia davvero.
Scuola media (qui sono un osservatore interno, ma è possibilissimo che non mi sia ancora accorto di qualche trave). Ci si aspettava di peggio. Per esempio: la Gelmini non doveva abolire Educazione Tecnica? No, macchè, avevamo capito male. La materia (di cui, a proposito di riforma, Gentile non aveva mai sentito parlare) resta lì, con le sue due ore settimanali, le sue assonometrie cavaliere, i suoi laboratori di informatica in cui la prof tenta invano di attirare attenzione sulle animazioni di WordArt mentre i ragazzini chattano con messenger. Si può discutere all'infinito sull'utilità dell'Educazione Tecnica. Ma, appunto, sono discussioni: se sei un ministro e intendi abolirla, l'unico vero problema che ti si pone sono le risorse umane. Licenziare i prof è inammissibile, Berlusconi non è mica la Thatcher. L'ipotesi di infilarli nella graduatoria dei colleghi di matematica (ovviamente davanti a laureati in matematica più giovani e meglio preparati) è sfumata: qualcuno deve aver fatto due conti su quanto sarebbe costato organizzare corsi di aggiornamento dignitosi per tutti.
Morale: non si possono fare riforme strutturali al risparmio. Al massimo si fa qualche taglio – ma anche lì, siamo in controtendenza. La Moratti pensava che la scuola fosse un'azienda, e si comportava di conseguenza come una manager neoliberista anni '90: tagliare, razionalizzare, esternalizzare, privatizzare. Oggi non credo che la differenza tra scuola e azienda sia più chiara al Ministro: quel che è chiaro è che le aziende anni '90 sono comunque andate a scatafascio, e quindi si naviga a vista. Spender soldi no, ma tagliare seriamente creando conflittualità nemmeno, e quindi cosa? L'unica cosa che sanno fare bene Berlusconi & co.: promettere.
Prendiamo le cinque ore settimanali di inglese, fiore all'occhiello della riforma. Si tratta di un monte ore di tutto rispetto, degno di un linguistico (pensate che ormai le ore settimanali di italiano sono sei). Anche il rapporto prof-studenti cambierebbe radicalmente: oggi un prof di inglese ha sei classi da interrogare e verificare, quasi una catena di montaggio. Passare a cinque ore significherebbe ridurre le classi da sei a tre (e mezza). Insomma, ci sono tutte le premesse per un radicale salto di qualità nell'insegnamento dell'inglese. Fantastico! Ma perché non ci abbiamo pensato prima? Perché abbiamo lasciato che i nostri ragazzi studiassero tre ore una lingua straniera e due ore un'altra, senza poter imparare bene nessuna delle due?
Per una questione di organico, come al solito. La scuola media ha un annoso problema: lo smaltimento degli insegnanti di francese. Il problema è noto: ancora 35 anni fa si riteneva che il francese fosse la lingua del futuro, e si assumevano insegnanti in conseguenza. Oggi che nemmeno i francesi ci credono troppo, quelle prof sono ancora tutti in cattedra. Quindi? Forse che la Gelmini ha proposto di prepensionarle? No, assolutamente: anzi, c'è rischio che Brunetta prolunghi loro l'agonia, con questa storia dei 65 anni. Si tratta semplicemente di aver pazienza e aspettare che si esauriscano, ad una ad una, cedendo le loro due ore all'insegnamento dell'inglese, “compatibilmente con le disponibilità di organico e l’assenza di esubero dei docenti della seconda lingua comunitaria”. Ecco, questo è veramente sleale. Come promettere una psp al figlioletto e poi allungargli cinquanta euro: compratela pure, compatibilmente col tuo ridicolo budget. Allo stesso modo la Gelmini va in tv a promettere ai genitori qualcosa di favoloso che i presidi potreanno realizzare soltanto “compatibilmente con le disponibilità”.
E i presidi ci proveranno anche, a realizzare la classe all-English (specie se i genitori ci tengono molto, nei centri dove più scuole si disputano le iscrizioni): ma non sono onnipotenti, e senz'altro non possono accoppare le prof di francese che non hanno maturato la pensione.
Morale: se state studiando francese, non pensate giammai di poterlo insegnare nella scuola dell'obbligo (ma quello credo lo sappiate già), la graduatoria resterà bloccata per decenni; se vostro figlio deve andare in prima media, e pensate che fargli studiare inglese cinque ore alla settimana sia una buona cosa, drizzate le antenne: non tutte le scuole potranno attivare una classe del genere, e quelle che ci riusciranno facilmente vi metteranno in lista di attesa. È possibilissimo che le classi all-English diventino il nuovo status symbol; quello che oggi sono le classi musicali, o in certi casi quelle di tedesco: classi di un certo livello, dov'è meno facile incontrare bimbi col cognome strano o straniero. C'è poi un lieve vantaggio per le scuole paritarie: loro (credo) possono licenziare la prof di francese, lo Stato no.
Ho scritto troppo? Un'ultima cosa. Sentite qui:
Art. 7 L’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, previsto dall’art. 1 del decreto legge n 137 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 169 del 2008, è inserito nell’area disciplinare storico-geografica.
Ci vuole una discreta faccia tosta a spacciare come una novità epocale l'insegnamento dell'Educazione Civica. La Gelmini ci ha provato. Almeno speravo che tanta insistenza sulla Cittadinanza e la Costituzione si traducesse in un'ora in più per il povero insegnante di Italiano, che deve concentrare grammatica, geografia, storia ed educazione civica in dieci ore alla settimana (e deve anche infilarci un bel libro, o una poesia): e invece no; l'orario passa da dieci ore a nove più una, che se non sbaglio fa sempre dieci (però il discorso lì si fa molto più complesso: vi basti sapere che se quella decima viene a mancare saltano un sacco di cattedre, compresa forse anche la mia). Ogni tanto dovremo fare lezioni sulla Cittadinanza o sulla Costituzione che in effetti non avevamo mai smesso di fare, prima durante e dopo qualsiasi riforma. L'unico danno sicuro per ora è la delusione sulla faccia dei ragazzi, sempre amanti del nuovo, che avevano sentito in tv di questa inedita materia chiamata Cittadinanza e la Costituzione e speravano in qualcosa di eccitante, e invece si ritrovano la stessa lagna dell'anno scorso: il prof col gessetto alla lavagna che spiega la differenza tra Legislativo ed Esecutivo.
(L'ho fatta lunga anche stasera, alla prossima).
E i licei?
RispondiEliminaIo non sto, invece, tirando sospiri di sollievo. Insegno alla materna (dove nulla, sembra, sia cambiato, tranne che la Gel ne ha parlato in conferenza stampa come di un posto ove "sistemare" i bambini), ma ho un figlio in prima elementare (dove sono abilitata e ho fatto supplenze prima del ruolo).
RispondiEliminaAl tempo pieno 4 ore di compresenza in meno su 32,5 settimanali si sentiranno, eccome, soprattutto per quei bambini che hanno difficoltà da recuperare o per quelli che sono avanti e almeno lì si divertono un po'. Si sentiranno anche per quegli insegnanti che avranno i rimasugli di orario da fare un po' qui, un po' lì, e in quelle discipline che torneranno a essere di serie B, e insomma se prima c'era un'idea un minimo organica ora questa non c'è più.
Secondo me è vero che Berlusconi ha sparato 100 e ora ha ottenuto meno, ma non ha sparato 100 PER ottenere meno. Ha solo capito che per avere 100 deve fare le cose con più gradualità. Ha comprato una cremina lubrificante e sta facendoci tante coccoline (e parlo da madre, non da insegnante), non ci sta violentando, ma comunque sempre nel popò ce lo sta mettendo.
Io spero sempre che tu sarai il prof. di mio figlio, tra qualche anno la qualità degli insegnanti farà ancora di più la differenza.
Anna
Caro ex collega,
RispondiEliminasono le solite rimestate di zuppa rancida che avvenivano giá quando insegnavo io.Berlusconi,da buon venditore,sa che agli italiani basta cambiare il nome del prodotto.Le donne di servizio sono state gratificate quando le hanno chiamate collaboratrici familiari,lo stesso per i ciechi diventati non vedenti e gli handicappati trasformati in diversamente abili...chiameremo i poveri disadatti alla ricchezza oppure esperti in non-successi e vivremo tutti felici e contenti...
Ma non vi viene mai il sospetto che se fossi un prof così bravo scriverei di meno sull'internet?
RispondiEliminaDal link tutto qui: "Alle elementari viene abolito il modulo a più maestri e viene introdotto l’unico maestro di riferimento. "
RispondiEliminaGradualità sospetta? Certo quella pluralità di voci e di maestri sembrava infastidirli proprio. Ed era l'unica riforma reale della scuola avvenuta dopo gli anni'70. E non fatta da loro.
Quel comunicato stampa sul sito del ministero PI così facilmente accessibile e già confezionato per un copy and paste da giornale moderno, di quelli a "news veloci" ricche di frasi a effetto e periodi vuoti quanto scorrevoli, mi mette i brividi.
Se non altro gli addetti stampa li sanno scegliere. E ormai i giornali scrivono tutti con quello stile e tanti, troppi lettori cominciano a pensare che sia l'unico stile per dare una notizia.
Per la prima volta comincio ad avere paura del regime, nel senso di condizionamento del cervello e del linguaggio per adeguarli a una realtà finta. Sarà che non guadando la tv finora questo processo mi era sfuggito o che la parola scritta lascia maggiore facilità di distacco e riflessione...
La dama del lago
Oddio, il nuovo look è un pugno in un occhio!
RispondiEliminaConfermo il parere sul look, dell'anonimo precedente.
RispondiEliminaEccesso di contrasto.
Perché non provi a ridurre anche il contrasto tra il testo e lo sfondo?
Blog interessante; e anche i commenti.
Perché non provo a ridurre il... perché è NATALE! Rosso=Natale, Gesù!
RispondiEliminaA me aveva fatto pensare a Shining ;)
RispondiEliminaCiao e Buon Natale.
Ma non vi viene mai il sospetto che se fossi un prof così bravo scriverei di meno sull'internet?
RispondiEliminaNo, del resto voi avete tanto tempo libero, no?
E buon Natale in rosso, Leo
RispondiEliminaLa dama del lago
La scuola,anzi no: la squola... Ho l'impressione che di sia una riedizione di fascismo & weimar. I colpi di stato si fanno facilmente quando il governo in carica è corrotto: la squola faceva pena con i suoi dissesto, gli imbucati,la gerontocrazia ed i contenuti paludati. Dov'erano i sindacati e le maestre assatanate quando assumevano le tartarughe e lasciavamo te a spasso, Leo? Quando le invettive erano per la scuola privata Rea di far meritocrazia e di bocciare. Ohibò speriamo che il tar di metta una pezza... Che rimedi allo scempio di uma scuola che boccia le teste di rapa. La scuola farà schifo,prima faceva pena. È così diverso?
RispondiEliminaPS errori di battitura drammatici di chi sta imparando a scrivere su uma tastierina virtuale...però così ho modo di tornare a leggerti! Lo so che ne sei Felice
@Leonardo: se sei veramente un bravo prof. non lo so, quello che so è che mio figlio non ascolterebbe un insegnante di italiano che non sia in grado di visitare la sua libreria su aNobii
RispondiElimina@Weissbach: su questa cosa del "tanto tempo libero" facciamo i conti a casa!!
Azz, io devo ancora fare i conti se la mia cattedra salta o meno a seconda delle ore...
RispondiEliminaPer il resto, completamente d'accordo con te.
Buone Feste, collega.
Mariangela/Galatea
Bel post serio, preciso e argomentato, probabilmente il migliore del mese. Bravò, alla francese.
RispondiEliminaÈ comunque un peccato che sarà il francese a soffrire della lenta "ristrutturazione" (a meno che queste insegnanti "in rottamazione" non riescano a riciclarsi; fossi in loro mi butterei sul fumetto "arte sequenziale", dove il francese ha quintali dimateriale da usare). Del resto, il monte-ore alle medie è già troppo basso di suo, e non si capisce perchè non venga fatto salire a 40 -- cioè, si capisce: come al solito, non ci sono soldi.
Cosa cambia alle elementari? Secondo un articolo di Giuseppe Caliceti su il manifesto del 24 dicembre - già - il sistema del " Modulo che, introdotto nel 1990, dal prossimo anno cesserà di esistere lasciando spazio ad un maestro cosiddetto «prevalente» che insegnerà nella stessa classe per 22 ore settimanali lasciando ad un secondo insegnante il completamento dell'orario a 24, 27, 30 o 40 ore ". Il pezzo continua con un paragone tra elementari e medie. Secondo le statistiche Timms (e qui Leonardo ne sa certo più di me), basate su 59 paesi di cinque continenti, gli alunni delle elementari italiane sarebbero all'ottavo posto in matematica e al quarto in scienze in Europa e al sedicesimo posto in matematica e al decimo posto in scienze su scala mondiale. (Ricordo una serie di infiammati commenti sull'insegnamento delle scienze in Italia questo autunno). Alla fine della terza media i risultati per le stesse materie sono invece inferiori alla media di quelli degli altri paesi considerati.
RispondiEliminaConclude Caliceti: "Dati alla mano, qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso può rendersi conto di una cosa assai semplice da constatare: i bambini italiani escono dalle elementari più che preparati ma, dopo aver frequentato tre anni di scuola media, si ritrovano indietro nella preparazione. Difficile capire che, se proprio si vuole iniziare a parlare seriamente di riforma, bisogna partire dalle scuole medie? [e questo lo scriveva Leonardo qualche tempo fa]Evidentemente sì. Per Gelmini si parte infatti a rovinare la scuola pubblica italiana dalle elementari, l'ordine di scuola che funzionava meglio di tutto il processo formativo italiano. Un ottimo inizio, non c'è che dire. Ma allora di che qualità si parla? Di quale merito? Di quale eccellenza? Semplice: si guardano solo i dati - negativi - che in qualche modo possono giustificare un pesantissimo taglio ai fondi e al personale scolastico italiano della scuola pubblica. Il resto non si guarda. Anzi, a Gelmini probabilmente danno fastidio questi dati che testimoniano inequivocabilmente il buon funzionamento della scuola di base italiana perché mettono il dubbio, in un'opinione pubblica massicciamente pilotata a fini strumentali sul tema scuola da mesi e mesi, che quello che dice Gelmini non ha capo né coda."
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20081224/pagina/08/pezzo/238026/
La dama del lago
La scuola privata meritocratica e che boccia? Grazie per avermi regalato la risata di Capodanno. Ho dato lezioni ad alunni delle scuole private, quelle chic, quelle "serie" e non parliamo della loro preparazione!!!
RispondiEliminaLa dama del lago
Per fortuna che una maestrina preparata come te mi ha aperto gli occhi!!! Dopo anni in una scuola privata, studiando mentre altri occupavano, dopo aver umiliato il miglior liceo classico della capitale alla maturita', nonostante una simpatica commissione pubblica con il tuo stesso equilibrato e saccente pregiudizio... beh, mi ci volevi tu. 'Cidenti che perdita 'ste 80000 maestrine se son tutte come te. Il clown in capodanno.
RispondiEliminaWile, dai, siamo tutti bravi a sovrapporre la biografia alla statistica.
RispondiEliminaPerò non puoi affermare che le scuole private italiane in generale siano meritocratiche e boccino.
Poi, visto che tra le 800000 maestrine una cattedra a rischio ce l'ho anch'io, magari potresti essere più delicato.
Per la precisione non sono una maestrina (per scelta). E se è facile fare di biografia statistica allora forse il mio campione, esteso su dieci anni, più istituti e diverse classi è più significativo del tuo.
RispondiEliminaPoi certo, se si tratta del solito rancido livore antioccupazioni da piazzare... non sappiamo più che farcene: è merce inflazionata.
La dama del lago
Fossero 800mila mi terrorizzerei. Scherzo.
RispondiEliminaUn posto di lavoro in pericolo mi fa paura quando a rischiare di perderlo e' qualcuno che ha un grande valore aggiunto nel mestiere che fa. Ma tenere la persona sbagliata nel posto sbagliato non e' colpa peggiore che mandarla via. Se a perdere quella cattedra e' qualcuno che ha il fosforo per sorprendere l'intelligenza di mia figlia o la forza di conquistare la passione di mio figlio, sono pronto a battagliare... ma come dici tu, e' la statistica a dirmi che e' impossibile. Tu sei biografia. E sei raro. Sulle 80mila maestrine, tu mi scappi fuori come un punto rosso in un oceano di mediocrita', frustrazione e presunzione. Braccia rubate all'agricoltura direbbe il mio odiato professore di Greco.
La statistica mi dice che nella stragrande maggioranza dei casi la scuola pubblica e' lo sgabuzzino di coloro che altro non potrebbero fare, e allora li mandano ad insegnare (societa' capovolta la nostra, per colpa dei concorsi).
Quanto alle statistiche sulle scuole pubbliche mi duole dire che nutro grossi dubbi sulla loro veridicita' e temo siano propaganda buona solo per i discorsi da bar delle maestrine, dove le scuole pubbliche sono tutte eroiche e sfornano premi nobel pur mancando dei cancellini mentre quelle private sono tutte luoghi orribili frequentati da pariolini tagliagole che pagano per comprarsi un attestato... ma avrete ragione voi ed io saro' stato sfigato o fortunato (ed insieme a me anche gli studenti di altri licei da strapazzo tipo il San Leone Magno).
Aboliamo il valore legale del titolo di studio, diamo a ciascuno il diritto di scegliere la scuola che preferisce (pubblica o privata che sia) e finanziamo le scuole solo in ragione del risultato che producono (private o pubbliche che siano)... credo che la corsa all'insegnante migliore comincerebbe il giorno dopo, ivi compresa la necessita' di dare un superminimo ai piu' richiesti.
Però, scusa, cosa significa "dare a ciascuno il diritto di scegliere la scuola che preferisce"?
RispondiEliminaPrima ipotesi: esistono scuole buone e scuole cattive. Ovviamente tutti vorrebbero scegliere la scuola buona. Ora, per la legge italiana le cose stanno così: a nessuno è vietato di scegliere una scuola buona. In effetti, non esiste nessuna proibizione legale di sorta.
A quel punto però interviene l'economia: tutti vogliono la scuola buona, quindi la richiesta di qualità aumenta, e con la qualità il prezzo. E' così?
Quindi, anche se tutti hanno il diritto di avere quel che vogliono, non sempre hanno le risorse per permetterlo.
In questo caso "diamo a ciascuno il diritto di scegliere la scuola che preferisce" suona come "diamo a ciascuno il diritto di scegliere se vogliono diamanti o pezzi di vetro": immagino che tutti sceglierebbero i diamanti.
A meno che tu davvero non pensi che la funzione dello Stato è quella di garantire a tutti ciò che tutti vogliono (diamanti e scuole di qualità per tutti), che sarebbe più o meno il comunismo, l'unico senso che riesco a dare alle tue parole secondo questa ipotesi è: "diamo ai ricchi la possibilità di scegliersi le scuole di qualità". Il che succede già, in Italia e nel mondo: chi ha le risorse per la qualità le paga.
Il problema è che molte scuole private italiane non si fanno pagare per fornire qualità, ma per rilasciare pezzi di carta.
Seconda ipotesi: non è la qualità in discussione, ma l'appartenenza a un circolo cultural-religioso: i cattolici vorranno iscrivere i figli a una scuola cattolica, i protestanti a una protestante, i musulmani a una musulmana, ecc. Il risultato sarebbe una società a compartimenti stagni, come negli Usa.
ah ah... cosi' mi ripiombi nel looppismo d'alemiano: mi contraddici facendo finta di non capire. Il libero mercato non funziona solo sui soldi, basta un buon libro di macroeconomia per capirlo. Cioe', mettiamo che io abbia a disposizione un buono-scuola per ciascuno dei miei figli e possa spenderlo dove voglio. Diventa facile capire che la scuola migliore riempira' in posti in un baleno, forse dovro' anzi chiederle di aprire una nuova sezione o forse addirittura vi ammetteranno mio figlio solo se avra' buoni voti nella classe di provenienza.
RispondiEliminaLa scuola pessima avra' difficolta' a riempire le classi, meno soldi per pagare i docenti e forse (alla fine) dovra' chiudere - privata o pubblica che sia.
A proposito... le scuole confessionali non dovrebbero esistere: per me contraddicono il principio secondo il quale ognuno e' libero di scegliere la religione che preferisce (credo sia nella carta dei diritti dei bambini). Vedi? Posso essere piu' estremista di te se voglio.
Dimenticavo: la boutade della "scuola di serie A e la scuola di serie B" o "la scuola dei ricchi", e' una ca##ata demagogica dei cortei studenteschi anni '70... ho gia' rischiato botte negli anni '90 per aver spiegato che non sta in piedi (ed infatti i miei erano poveri e andavo alla scuola privata - ah gia'... io non faccio testo). Ah dimenticavo, le scuole private cattoliche avevavo uno o piu' disabili per classe, (era anche rappresentante di consiglio distrettuale, ti risparmio il paragone con le strutture pubbliche dove bastavano le scale a sconfiggere anche solo l'idea), rette dimezzate per alunni meritevoli, laboratori di inglese e informatica, doposcuola e compagnia cantante. Ma immagino che faccia tutto schifo e che e' meglio una sana autogestione cosi' la dama del lago puo' girarsi i pollici e parlare con le amiche dell'ultima puntata dell'isola dei famosi. Come sono indietro.
RispondiElimina"L'ipotesi di infilarli nella graduatoria dei colleghi di matematica (ovviamente davanti a laureati in matematica più giovani e meglio preparati) è sfumata: qualcuno deve aver fatto due conti su quanto sarebbe costato organizzare corsi di aggiornamento dignitosi per tutti."
RispondiEliminaNella scuola media sono pochissimi i docenti laureati in matematica. La quasi totalità dei docenti di matematica e scienze sono laureati in biologia o geologia i cui corsi di laurea prevedono solamente un esamino di istituzioni matematiche e basta!!
Invece oggi la quasi totalità dei docenti di tecnologia hanno una laurea in ingegneria che prevede due esami di analisi matematica, due di geometria, statistica ecc
Mi scuso se continuo a citare sempre lo stesso giornale - Manifesto, 31/12/08, articolo di Caliceti
RispondiEliminahttp://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20081231/pagina/12/pezzo/238419/ su cosa cambia con la riforma delle elementari, ma mi sembra che riporti informazioni dettagliate su cui riflettere.
"Gelmini, (...) ha dichiarato che i genitori degli alunni potranno scegliere tra vari tipi di scuola: il maestro unico a 24 ore, il maestro prevalente più gli specialisti a 27 o 30 ore, i due docenti su una classe che rappresentano il tempo pieno a cui siamo abituati di 40 ore. (...) ... ha aggiunto una clausola non da poco: «salvo disponibilità dell'organico». E Gelmini ha programmato uno dei più grandi «tagli» al personale che la scuola italiana ricordi: 250.000 posti di lavoro in tre anni. (...) Ammettiamo che i genitori compatti chiedano per i figli le 40 ore del tempo pieno: tirerà fuori, semplicemente, la clausola della mancanza d'organico. In realtà Gelmini farà come ha fatto la Moratti: cercherà di abbattere il tempo pieno. E' sempre questo modello di scuola a essere in ballo (...). Facendo saltare il modulo che prevedeva tre insegnanti su due classi, Gemini ha raggiunto un primo obiettivo: su due classi ora ci saranno due docenti e non tre. Ma il piatto grosso resta sempre il tempo pieno con due insegnanti su una classe: nella testa di Gelmini-Tremonti questo è uno spreco intollerabile, corrispondente a un possibile risparmio del 50pre cento. Tutto e subito. Da oltre quindici anni non vengono istituite in Italia, se non in casi eclatanti, classi a tempo pieno. (...) Per esempio, senza alcuna compresenza [degli insegnanti nelle stesse ore] il tempo pieno è già annacquato, senza uscite didattiche, senza attività laboratoriali.". Oltre alla questione del risparmio ci sarebbe da ricordare che il tempo pieno è stata una delle richieste simbolo degli anni'70. Quegli anni forieri di ogni male di cui ideologia e azione dei partiti al governo vorrebbero ad ogni costo e in ogni cosa estirpare e cancellare qualsiasi traccia.
La dama del lago
Le serissime scuole private:
RispondiEliminahttp://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/scuola_e_universita/servizi/diplomificio/diplomificio/diplomificio.html
di certo qui non fanno assemblee, e sono tutti promossi.
La dama del lago