Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi. Noi no. Donate all'UNRWA.

martedì 30 giugno 2009

Il mio Piave

Vecchio arnese a chi

Poi per carità, a chi non piace sentire finalmente qualcuno che dice basta con le solite chiacchiere, le solite polemiche sulle fazioni o sulla leadership, qui servono idee concrete, cominciamo a farci venire delle idee concrete. Piace a tutti un discorso così.
Il punto è che nel breve intervento di Debora Serracchiani al Lingotto, sabato scorso, tutte queste idee concrete ancora non c'erano. Ce n'era una gran voglia, questo sì. Ma al netto di tutti i discorsi contro le chiacchiere e di tutte le polemiche contro i polemici, l'unica proposta un po' nel merito (in qualsiasi merito) era... il superamento dell'articolo 18. Eh? Aspetta, forse ho capito male.
No, perché dopo ha parlato la Melandri e ha ribadito il punto: “l'articolo 18 è un vecchio arnese”. Ah.

Chiedo scusa, è colpa mia. Ogni volta mi dimentico che sto assistendo alla nascita di un partito di centro, centro, centro, centro, centro, trattino sinistra, e mi stupisco di cose che tutti intorno a me daranno per scontate. Articolo 18, ma chi ne parla più. Metti Berlusconi: lui mica ne parla. Anche perché... come andò a finire quando provò ad abrogarlo? Fammi ricordare.


Comunque è un fatto che non ne parli più. Lui è ossessionato dalla comunicazione, e non ha tutti i torti: la crisi è sistemica, l'unico fattore che si può sperare di correggere è quello emotivo. Forse sarebbe arrivato alla stessa conclusione anche se non controllasse cinque emittenze nazionali e non avesse fondato il suo impero sullo spaccio di emozioni – in ogni caso la strategia ha un senso. Gli italiani devono avere la sensazione che tutto finirà per il meglio. Figurati se in un frangente del genere si mette a riparlare di licenziamenti più facili. Anzi, guai a chi ne parla.

Così va a finire che ne parla la Melandri. Giusto. In fondo, se siamo un partito di centro, centro, centro, centro, centro, trattino sinistra, il populista Berlusconi è allo stesso tempo alla nostra destra e... alla nostra sinistra. Noi invece inseguiamo il centro. Chi ci sia al centro di così interessante non si è mai capito: forse qualche industriale che non ha ancora delocalizzato in Romania. Ecco, forse lui se sente la Melandri dire che “l'articolo 18 è un vecchio arnese”, potrebbe considerare l'idea di votare per noi. Nel frattempo i suoi operai, i dipendenti con vent'anni di contributi e ancora più di dieci anni prima della pensione, il ceto medio nerbo della nazione, prende paura e vota Lega. O Berlusconi, che è più rassicurante. Poi la Melandri verrà a spiegarci che è colpa nostra, dovevamo insistere un po' di più verso il centro, centro, centro, centro, centro, trattino centro.

Io – che a suo tempo feci la mia modestissima barricata – so benissimo che l'articolo 18 non è la cura a tutti i mali. So che viene già disatteso dai fatti da migliaia di ditte che si scorporano appena superano i 14 dipendenti. E anche nel culmine dello scontro del 2002 non l'ho mai considerato molto di più che una bandiera. Però anche le bandiere hanno una loro importanza – quelle che funzionano. L'articolo 18 ha funzionato. Altroché se ha funzionato.

All'indomani della vittoria di Berlusconi nel 2001, con l'eco delle sirene di Genova ancora forte e chiaro nelle orecchie di molti, Sergio Cofferati divenne il leader della sinistra semplicemente indicando una linea, un fronte, un Piave, e promettendoci che Berlusconi non sarebbe passato. Quel Piave fu l'articolo 18, e Berlusconi non passò. Lo ricacciammo indietro, il 23 marzo 2002, qualcuno se ne ricorda? Roma invasa dai manifestanti convocati da un solo sindacato, e Marco Biagi era appena stato ucciso. Così si fa opposizione, prendete nota: si indica un punto sulla mappa, ci si raccoglie e non si cede fino alla fine. L'articolo 18 non fu modificato. Tremonti non ne parla più da allora. (Adesso parla solo di vegole, vegole, vegole, è diventato un maniaco delle regole: chissà se tra queste include lo Statuto dei Lavoratori).

Ma adesso lo vuole modificare il PD. Pare che sia l'unica idea nuova che la Serracchiani aveva pronta da portarsi a Torino. Pare che l'articolo 18 sia “un vecchio arnese”. Ma insomma, quelli che andarono a Roma il 23 marzo non avevano capito niente? Oppure hanno cambiato idea? Più semplicemente hanno smesso o smetteranno di votare PD. Ma siete sicuri che i loro voti non vi servano? Quante migliaia di voti intendete bruciare per conquistare quello della Marcegaglia?

No, scusate, lo so benissimo che non ragionate in termini elettorali. Ci mancherebbe altro. È proprio per questo che, mentre state all'opposizione, proponete di rendere i vostri elettori un po' più licenziabili. La maggioranza se ne guarda bene, ma se gli allungate una bozza Ichino, è probabile che la voterà. Senza dare troppa pubblicità alla cosa (la Melandri, invece, scommetto, sogna già i manifesti: Licenziamenti più facili grazie al PD! Grazie, PD!)

Ripeto, io non credo nella sacralità dell'Art. 18. Ma ne faccio una questione di comunicazione. Ci sono migliaia di persone che per quell'Articolo hanno combattuto: non si meritano qualche spiegazione? Nel 2002 si rifiutavano di credere nell'equazione “più licenziamenti = più opportunità di lavoro”: erano così stupidi? Il loro intuitivo scetticismo nei confronti dei dogmi del libero mercato non meriterebbe di essere un po' rivalutato, alla luce di quello che è successo più tardi in tutto il mondo? Ma sul serio intendete mandare gente come la Melandri a spiegare che si sono sbagliati, hanno fatto le barricate per salvare un vecchio arnese che va tolto di mezzo, e che se Berlusconi non vuole più farlo tocca a noi?

Io non escludo che tecnicamente abbiate ragione. So che lo Statuto dei Lavoratori è il prodotto di un'era di relativa espansione economica in cui i rapporti di forza erano molto diversi. Può darsi che quel Piave debba cedere prima o poi. Non ne farò un dramma, crollato un fronte si ripiega e se ne fa un altro. Ne faccio un problema di comunicazione. Basterebbe non insistere troppo sull'articolo 18, sui termini “abrogare”, ma anche “superare”. Dite semplicemente che volete rendere il mercato del lavoro più equo per le giovani generazioni, sentite che suona già molto meglio?

E tecnicamente si può fare senza strombazzare al mondo intero che stiamo modificando l'art. 18. Peraltro, non è detto che si debba realmente modificare. Persino la bozza Ichino mantiene alcuni paletti: non sarebbero ammessi licenziamenti “discriminatori” o per “mero capriccio”. Non sarà il Piave, ma non è ancora l'Adige: si ridefinisce il concetto di giusta causa, tutto qui. Se ne può discutere, ma io quando ho letto che la Melandri riteneva l'art. 18 un “vecchio arnese” non ho pensato “ah, intende sollecitare un dibattito sul concetto di giusta causa”. No, io pensavo che volesse consegnare le chiavi del partito ai poveri piccoli industriali che in mancanza di un'idea nuova (da vent'anni) e di sovvenzioni (dopo vent'anni) vorrebbero licenziare tutti a luglio per riassumerli a settembre con un contratto a progetto.

E siamo al punto di partenza: a tutti piace sentirsi dire basta chiacchiere, servono idee. Ma anche le chiacchiere hanno la loro importanza. Chiacchierare sull'articolo 18, come se fosse un argomento qualsiasi, può risultare controproducente. Non è un argomento qualsiasi. È la nostra Dunkerque, il nostro Forte Alamo. Ci vuole rispetto.

81 commenti:

  1. Hanno sbroccato definitivamente. Per me possono pure andare in malora, anche se fino a qualche minuto fa stavo addirittura pensando di supportare Bersani alle primarie. Mavaffanculo.

    RispondiElimina
  2. Quindi il problema di un mondo del lavoro diviso tra chi ha garanzie e chi no e'... rimuovere le garanzie?
    Gesu'. Ma Serracchiani e Melandri si sono fatte eleggere su questa piattaforma ? O hanno preso i loro elettori per il culo ?

    Direi che continuero' a NON votare PD. Perche' io, elettore di sinistra, dovrei votare per un partito di centro, che di progressivo ormai ha solo il disfacimento?

    RispondiElimina
  3. Ci sarebbero mille modi "di sistema" per rendere la vita meno difficile alle imprese e a tutto il Paese. Uno per tutti: rendere la giustizia civile più efficiente, cosa che se si facesse renderebbe ogni padroncino (e non solo loro) felice come un topo nel formaggio. Invece si parte dall'art 18, con un fallo comunicazionale di genialità perversa.

    RispondiElimina
  4. leonardo, forse dovremmo una volta per tutte deporre le bandiere di una volta, e ricominciare a fare POLITICA, senza stracciarci le vesti ogni volta che qualcuno minaccia i nostri splendidi altarini.

    ad esempio, io credo che in questa epoca storica sia molto più di destra arroccarsi in una acritica protezione dei diritti e delle tutele di chi il lavoro già ce l'ha, piuttosto che cercare di estendere questi diriti e queste tutele a chi un lavoro lo sta cercando. penso che sia molto più di destra fare una vaga e generica lotta a colpi di slogan contro il "precariato", piuttosto che occuparsi di rendere migliore, più tutelata, e con nuovi ammortizzatori sociali, la vita di chi è precario. il precariato c'è, è ra noi, siamo tutti precari, è inutile combattere contro i mulini a vento. io vorrei che si facessero proposte concrete per rendere migliore la mia vita da precario. credo che sia una sfida possibile.

    è una questione di approccio, una questione politica e strategica, di rivoluzione del discorso politico. ne vogliamo parlare? oppure dobbiamo ancora inchinarci di fronte ai dogmi de' sinistra degli anni 50?

    vi ricordo che il primo governo prodi fu fatto cadere da quel mentecatto di bertinotti per le "35 ore". le "TRENTACINQUE ORE", non so se mi spiego. una battaglia da archelogia industriale, una cosa di cui anche allora non fregava una mazza a nessuno, e che oggi è morta e sepolta, scomparsa dal dibattito politico-economico.

    meditate gente.

    RispondiElimina
  5. pochi giorni prima delle elezioni europee sono riuscito a vincere - per pochi minuti - la nausea, a spegnere l'autostima, a smettere per un po' di credere di meritare rispetto come essere umano, e ho acceso la tv su una trasmissione in cui parlava franceschini (ce ne vuole, stomaco!).

    intervistatrice: molti dicono che il centrosinistra è troppo frammentato e diviso, e che queste divisioni interne vi impediranno di fare le cose necessarie: contrasto all'immigrazione, eliminazione dell'articolo 18, innalzamento dell'età pensionabile. lei cosa risponde?

    franceschini non è scattato in piedi, non s'è messo sull'attenti, ma sembrava quasi. ovviamente ha subito rassicurato quelli che si ostinano ancora a votare: il pd non solo eliminerà l'articolo 18, ma ne farà brandelli così minuscoli che nessuno ricorderà più di averne sentito parlare; porterà l'età pensionabile a vette mai sognate prima, là in alto dove osano solo le aquile e i superlongevi; nella lotta all'immigrazione farà impallidire il verde merda della lega, si schiererà lungo i confini al grido di no pasaran!


    d'altronde, what you vote is what you get: l'opposizione tutta è chiara sui motivi per cui dovrei votare loro: perché loro quando vanno a puttane ci vanno con l'auto privata, la più anonima delle otto a testa, e a bavero alzato; e se proprio si fanno beccare si dimettono, straziandoci però i cuori e i coglioni con la solitudine del parlamentare.
    ci promettono che quando rubano non si vanteranno in pubblico, ma al contrario stigmatizzeranno fermamente l'accaduto.
    ci promettono che non diranno mai: lavoratori dovete morire, di voi non ci frega un cazzo, ma al contrario, ci mostreranno tutta la loro solidarietà mentre ci buttano in mezzo alla strada.
    non faranno mai battute del cazzo, né si mostreranno zelanti guerrafondai, ma con la massima contrizione bombarderanno serbi.
    non si vanteranno di respingere i barconi di clandestini, si limiteranno a dire che i nostri ragazzi non fanno cose come la strage del canale d'otranto, che non è mai esistita.
    non regaleranno dentiere ai terremotati, al massimo regaleranno i nostri culi alla confindustria e i loro stessi culi al primo pirla pronto a vendersi all'opposizione.
    inoltre non faranno mai caciara, ma sussurreranno con forza davanti alle più futili minchiate, tacendo però alla grande su tutte le cose serie.

    giorgian

    RispondiElimina
  6. Carlo M, ripeto: ne faccio una questione di comunicazione.

    E' il solito problema di "non pensare all'elefante". Non vogliamo più parlare di vecchi arnesi come 35 ore o art. 18? Smettiamo di parlarne. Ma strombazzare davanti a una platea che l'art. 18 è un vecchio arnese, dare a intendere che questa è l'unica proposta concreta (una proposta in negativo: demolire qualcosa che si è lottato per difendere) è la dimostrazione che il PD degli altarini ha bisogno. Per pisciarci sopra, magari, ma ne ha bisogno.

    Tu scrivi: "io vorrei che si facessero proposte concrete per rendere migliore la mia vita da precario". Perfetto, ma la Serracchiani e la Melandri non ne hanno fatte: si sono limitate a dire che alcune garanzie dei lavoratori, per i quali i lavoratori hanno lottato, vanno buttate giù. Come se questo fosse il messaggio importante.

    Se davvero sapete che togliendo la giusta causa a chi ha un contratto a tempo indeterminato, voi in un qualche modo aiutate chi ha un contratto a progetto, perché non cercate di spiegarlo anche a noi? Invece di ribattere sempre sul punto che dobbiamo essere licenziati più facilmente per aiutare i precari.

    Magari prendete qualche minuto in più, e invece di parlare del fatto che non ci vogliono le correnti e le polemiche (suona un tantino stalinista, tra l'altro) spiegate concretamente in che modo rendere i genitori più licenziabili garantisce ai figli più opportunità. Perché sì, può darsi che siamo tutti cretini a non capirlo, eppure meritiamo rispetto. Non fosse per il fatto che dobbiamo valutare se votarvi o no.

    RispondiElimina
  7. Un piccolo ulteriore contributo su Serracchiani e dintorni in questo post

    RispondiElimina
  8. Il 18 è un vincolo che il "sistema economico transnazinale" e il FMI non vogliono in mezzo ai maroni; la mancata abolizione dell'art, il rimandato scontro finale con i sindacati (in part. con la CGIL), per ridurli a mera rappresentanza di decisioni già prese, insieme alle mancate "liberalizzazioni" ovvero svendite di pezzi d'Italia a multinazionali o potentati economici, hanno irritato il "resto del mondo" verso Berlusconi, molto più che le sue perversità da vecchio bavoso.

    Il Cav, da populista puro vuole il potere e vuole fare affari; è un leader sudamericano e ha difeso, suo malgrado, statalismo e rendite di posizione, molto più efficacemente di come avrebbero fatto i defunti partiti popolari.

    Ora è d'intralcio, ma non può cadere troppo presto, le mosse di Fini sono, ad esempio, una cartina tornasole: va in Spagna e si fa notare come "innovatore " liberista e affidabile leader per una futura guida dell'Italia aperta alle indicazioni e ai consigli del mondo finanziario.

    Il pd di centro centro centro centro sinistra non vuole essere da meno , e inzia il balletto delle assicurazioni: "anche noi " " anche noi ".

    Come strategia non è sbagliata: se il dopo Bewrlusconi è Fini, e il Pd perde di nuovo le le elezioni, ci si allea per avere almeno una fetta da spartire (deia vu..) , se poi si prende, per sfiga, anche qualche voto in più, ci sia allea con piùvoce in capitolo, in nome di uan sana responsabilità verso l'Italia che va guidata bipartisan in un momento critico.

    Se il PD, invece, fa il partito di centro-sinistra, come dovrebbe, il rischio diventa molto + alto:
    o si vince (dura, durissima, mission impossible e Dario non è Tom Cruise), o si perde , e si finisce per nn contare un'emerita cippa sullo scacchiere del potere "vero".

    Senza una cultura politica diffusa, con l'informazione messa come sappiamo, e con la scuola che sarà sempre più fabbrica di risorse umane invece che di risorse intellettuali, la vedo tendente al grigio, e pure scuretto.

    RispondiElimina
  9. "Togliere la giusta causa?" Errore. Nessun contratto può essere rescisso se non c'è giusta causa (neanche il contratto di compravendita che concludi col giornalaio tutte le mattine). L'art. 18 disciplina un'altra cosa, che è l'obbligo di reintegro. Sotto i 15 dipendenti, c'è un indennizzo in denaro, sopra i 15 l'obbligo di reintegro. Perchè non proviamo a lavorare su questa cosa? Detto ciò, è naturale che la Melandri abbia detto una fesseria (l'art. 18 con l'apertura del mercato del lavoro non c'entra evidentemente una mazza). Altro problema. La pensione? Il nostro sistema pensionistico è tarato su gente che entrava in fabbrica/ufficio tra i 16 e i 25 anni e moriva a 60/65. Bene, ha funzionato. Ma ora? Se io comincio a versare i miei primi contributi a 30/35 e morirò (spero) oltre gli 80, come la mettiamo? Infine una (piccola) nota polemica. Di partiti che difendono gli altarini, a sinistra del PD ce ne sono almeno tre o quattro. ma non mi sembra che godano di sta gran salute.

    RispondiElimina
  10. di solito si tutela chi il lavoro ce l'ha già per una serie di motivi storici non da poco, ma evidentemente sia Carlo che la Debora sono troppo giovani per ricordarselo...eppoi "l'esperienza è il pettine per i calvi"...chi il lavoro ce l'ha già è il padre e la madre di una famiglia con figli piccoli e nonni anziani e magari malati, chi il lavoro ce l'ha già è quel signore che mantiene il figlio universitario ni suoi lunghi anni 'fuori corso'...chi il lavoro ce l'ha già è quel signore che sta costruendo il paese, il futuro, di chi il lavoro ancora non ce l'ha...chi il lavoro ce l'ha già è la persona che sta costruendo il lavoro per chi ancora non ce l'ha...chi il lavoro ce l'ha già è il motore dell'economia è il sostenitore finanziario dello stato...chi il lavoro non ce l'ha vive in grave insicurezza, se anche chi il lavoro ce l'ha già, vivesse tale insicurezza, sarebbe una tragedia per la società...ed in effetti non é che stiamo messi un gran bene...

    saluti

    RA

    PS: io ho dato la mia preferenza alla serracchiani, come ebbi modo di dire quando votai Casini, la primissima volta che si candidò, dico: mi sono pentito...

    RispondiElimina
  11. Ne ho parlato anch'io (http://malingut.wordpress.com/2009/06/28/il-topolino-e-la-politica/) e non posso che essere d'accordo.
    Non sono d'accordo, però, sul fatto che sia una mera questione di comunicazione. È un problema politico concreto. Che ci siano persone, nel Pd e fra i commentatori di Leonardo, convinte che in qualche modo se si precarizza chi ha un lavoro stabile allora si aiutano i precari, è un evidente problema politico e culturale di questo paese.

    RispondiElimina
  12. Onestamente non ne posso nemmeno più di questo auto-sbandieramento di Serracchiani come "Il nuovo".
    Ma voi ci credete alla favoletta di una che arriva a Udine da Roma (non si sa perchè), e viene colta dal scaro fuoco dell'impegno, si presenta ad una sezione del PD e "buongiorno, mi chiamo Deborah", e quelli: "ma prego, si accomodi, vuole fare il segretario cittadino del nostro partito?".
    Non prendiamoci in giro: è una geniale trovata dell'apparato di un partito-mostro per darci l'illusione di essere aperti al rinnovamento e alla critica (costruttiva, s'intende....).
    Non c'è niente di più orrendamente connaturato all'establishment clientelare e auto-referenziale del PD della signora Serracchiani.

    RispondiElimina
  13. Qualcuno dei commentatori ha idea di che cosa sia un "lavoro stabile"? Un contratto a tempo indeterminato in una P.A. o in un'azienda con più di 15 dipendenti? Questo? E basta? Quindi Tizio assume solo precari perchè non vuole mettersi in casa rapporti "a vita", e la soluzione è trasformare tutti i rapporti in rapporti "a vita"? A questo punto Tizio aprirà il suo bel capannone in Polonia e il mercato del lavoro italiano ne avrà avuto giovamento, aahh sì. A proposito: bella quella foto del 2002. Peccato che ESATTAMENTE un anno dopo è uscita la legge 30. ma siccome non riguardava i signori illustrati in foto, non mi ricordo il Circo Massimo pieno, nell'occasione.

    RispondiElimina
  14. sono sempre piu' convinta che non votero' mai piu'

    RispondiElimina
  15. Augh fratello Leo, tu parli da uomo saggio.

    steu

    RispondiElimina
  16. Diego, non si argomenta così.
    la soluzione è trasformare tutti i rapporti in rapporti "a vita"?

    Ma chi l'ha detto? Noi difendiamo alcuni concetti: la giusta causa, il reintegro. Se vuoi difendiamo l'idea che un lavoro possa essere considerato un rapporto "a vita". Non significa che vogliamo imporre rapporti a vita a tutti.

    Sull'utilità del rapporto a vita si può discutere, ma non come fai tu. Se noi stessimo difendendo il panino alla Nutella, tu arriveresti sostenendo che vogliamo imporre a tutti la Nutella. No.

    "I signori illustrati in foto", che tu hai l'aria di conoscere un po' tutti, non erano soltanto "lavoratori a vita". C'erano anche precari, come me, che stavano lottando per evitare che la legge 30 detta Biagi picchiasse ancora più dura. C'eravamo nel 2002 e c'eravamo anche l'anno successivo. In mezzo ci sono state cose spiacevoli (l'orrido referendum estivo, per esempio) e, per altro, non eravamo la maggioranza del Paese. Ma abbiamo combattuto contro il pacchetto Biagi e non abbiamo perso del tutto.

    RispondiElimina
  17. Uhm, non lo so. Magari per mia distorsione, vedo i sindacati arroccarsi nella tutela do pubblici impiegati, pensionati e dipendenti della grande industria. Si, c'è una federazione degli atipici ma francamente non mi ricordo neanche la sigla. Di sicuro mi sono spiegato male, ma quello che volevo dire è che la difesa dell'art.18, oggi, riguarda solo chi ha un contratto a tempo indeterminato. Gli altri si attaccano, oggi come ieri, art. 18 o no. Una buona argomentazione (argomentazione eh, bada bene, non soluzione) è il contratto unico. Rimango inoltre dell'idea che una riformulazione del welfare in maniera più "nordica" renderebbe sostanzialmente innocuo il superamento dell'art.18. Se poi un vero partito "di sinistra" deve parlare solo alle categorie di cui sopra (dipendenti della PA e della grande industria e pensionati)allora, ahimè, non fa per me (ne vengo da 5 anni di co.co.pro. e adesso mi sono messo in proprio e sono una "partita IVA"). Per continuare con le punzecchiature, infine, no, non li conosco tutti quelli dela foto, ma se fosse interattiva mi piacerebbe chiedere "alzino la mano i precari". Quante mani alzate conteremmo?

    RispondiElimina
  18. [piombini mode = "on"]
    Ma stai difendendo l' art.18?
    Urca!
    Rispetto a noi sei proprio di un'altra epoca, usi un altro linguaggio. Davvero tutt'un altro mondo. Sei più vecchio di Bersani.
    Ma un'idea di futuro ce l'hai? Lo sai cos'è la modernità? Dai che ti insegno come si scrive: M-O-D-E-R-N-I-T-A'.
    Il tuo slogan qual è? "El pueblo unido gnè gnè gnè?"
    Lo sai che l'Italia è piena di gente che gira e ha girato l'Europa con Interrail e Ryanair, che ha fatto l'erasmus, che ha l'iPhone (i-P-h-o-n-e), che soffre della scarsa diffusione del WiFi (W-i-F-i)?
    No, non lo sai. Morale della favola: sei vecchio, appartieni al passato.
    [piombini mode = "off"]

    Bel post.
    Quello sciopero fu l'unico a cui aderii, e credo che sia lo stesso per molti altri che come me non hanno mai avuto un lavoro a tempo indeterminato. Noi scioperammo per una cosa che non ci riguardava direttamente. Sapevamo che stavamo difendendo il diritto di chi aveva più diritti di noi. L'art.18 era ed è poco più di un simbolo.
    La sensazione allora, per chi come me aveva da poco iniziato a lavorare, era che dalla legge Treu fosse iniziata un'inarrestabile erosione dei diritti dei lavoratori. Nel frattempo la sensazione non se n'è andata, e l'unico amuleto da sventolarle contro è il ricordo di quel giorno che segnò una vittoria, simbolica ma importante. Importante perché simbolica. E perché unica.

    RispondiElimina
  19. ciao leonardo,
    volevo segnalare un interessante articolo scritto da un ragazzo che parla del collegamento che c'è tra il rapporto che berlusconi ha con i tifosi del milan e con il popolo italiano.

    http://milanellobianco.blogspot.com/2009/07/papi-e-le-masse.html

    cordiali saluti,
    giovanni

    RispondiElimina
  20. le 35 ore di fatto sono addirittura state superate: che altro è la CIGS (tra l'altro a carico dei contribuenti)?

    RispondiElimina
  21. Le idee non ci sono, ma arriveranno. Basta aspettare la Serracchiani ed arriverà la Marcegaglia.

    RispondiElimina
  22. Ma porco (@§§°, la Serracchiani non è un avvocato del lavoro?!

    E cosa diavolo è successo a questo paese, che ormai identifica il lavoratore dipendente con lo scansafatiche-massa?

    I consulenti finanziari e i banchieri hanno fatto più morti dell'aviaria, gli immobiliaristi anche, i medici lucrano sul dolore con la sensibilità di un Mengele, gli industriali e gli imprenditori edili lasciano morire i loro dipendenti ed acquirenti per un po' di profitto in più. E il problema sono i TROPPI DIRITTI dei lavoratori?!

    Forse i veri problemi sono i miliardi che ci costa la Chiesa Cattolica, l'evasione fiscale endemica e impunita, la corruzione politica e le varie mafie che abbiamo saputo generare e importare: ognuno di questi ci costa ogni quanto una finanziaria intera. Il resto sono balle. Chi rovista nei cassonetti dopo una vita di lavoro merita qualcosa di più e soprattutto un partito che pensi anche a lui.

    @ Paolo: quelle baggianate dell'iPhone sono un tuo amaro esercizio di ironia, oppure le hai copiate e incollate inorridito da qualche parte come esempio di pensiero nazi-pdl? Perché nella seconda ipotesi vorrei dire un paio di cose all'autore.

    RispondiElimina
  23. per masaccio e roberto

    supponiamo che ci siano 20 posti di lavoro e 30 persone.
    se le norme del diritto del lavoro si preoccupano di tutelare solo i 20 che lavorano, rendendoli praticamente inamovibili, come fanno gli altri 10 a trovare lavoro?

    come vedete è un problema matematico, non culturale.

    la verità e che voi dei 10 senza lavoro non vui curate, non ve ne frega poi tanto, che si arrangino. del resto roberto lo dice chiaramente:

    "...chi il lavoro ce l'ha è il padre e la madre di una famiglia, è il signore che mantiene il figlio, è il motore dell'economia, è il signore che sta costruendo il futuro, è il sostenitore finanziario dello stato..."

    chi invece il lavoro non ce l'ha, cazzi suoi.

    RispondiElimina
  24. I sindacati hanno cominciato e in ritardo a difendere anche i precari. L'idea di cominciare a sfoltire il precariato della PA assumendo chi è precario da decenni, come deciso da Prodi II viene da lì. L'idea di un modello-tipo di cococo, che garantisse la conservazione del posto di lavoro in caso di malattia, le ferie e alcune garanzie sulle manisioni (che non dovrebbero essere identiche a chi ha un contratto di assunzione) veniva da loro. La legge 30 ha massacrato questi tentativi di normare una situazione selvaggia, utile non ha chi cerca lavor ma a chi vuole darlo a suo massimo vantaggio. Giuristi come Rodotà e altri avevano proposto di allargare le tutele di chi ha un contratto di lavoro dipendente anche ai parasubordinati, in quanto "economicamente dipendenti" da uno o due datori di lavoro, e non lavoratori autonomi da pagare a prestazione. questo mi sembra tutela di chi è precario e di chi cerca lavoro. Dire semplicemente che sindacati e art. 18 li danneggerebbero, senza uno straccio di argomentazione, senza casi concreti, senza una prova è solo ripetere parole d'ordine di chi col precariato e la disoccupazione ci guadagna, perché può imporre le condizioni che gli pare a chi non può contrattare se vuole sopravvivere. Francamente non se ne può più di questi utili idioti.
    La dama del lago

    RispondiElimina
  25. Casi concreti, dama del lago? Eccomi. Sono quello che ha rosicato per anni a 12 mensilità mentre i colleghi ne prendevano 14, che ha preso la varicella e l'INPS gli ha rimborsato 80 euro per 15 giorni di malattia, che quando è andato a comprarsi la macchina la finanziaria gli ha riso in faccia, che quando si è messo in proprio la banca lo ha fatto strisciare per 3mila euro marci di fido, che suda freddo quando c'è da pagare l'IVA (perchè è sì un piccolo imprenditore, ma non ha il Suv e il conto offshore, ohibò), che si è sentito rinfacciare da una compagna di partito "eh, io che lavoro all'Agenzia delle Entrate lo so io VOI AUTONOMI quanto evadete" ... ecco, io sono quel caso concreto lì, assieme a decine di amici e colleghi che vorrebbero votare PD ma si sentono trattare da appestati, da intrusi. Io la tessera l'ho fatta perchè (un pochino) ci credo ancora, ho fatto i miei volantinaggi, i miei presidi... ma perchè la sinistra (col trattino, senza, col centro, senza centro) non vuole parlarmi? Sono laico, ateo, internazionalista, non credo nella triade Dio Patria Famiglia, ho partecipato al Pride, sono favorevole al matrimonio omosessuale, al testamento biologico, al welfare modello inglese o scandinavo, alle frontiere aperte...me lo dite voi dove cazzo devo andare?????

    RispondiElimina
  26. @diego ...mò te lo dico io dove devi 'annà..

    Scherzo Diego, hai tutta la mia comprensione; anzi , mi chiedo da dove prendi la pazienza.

    Sei tu che devi mandare qualcun altro da qualche parte, prima o poi.

    RispondiElimina
  27. OT, ma gli orari dei commenti su che fuso sono???

    RispondiElimina
  28. http://farm4.static.flickr.com/3172/2698676624_4a5c1a5d42.jpg

    RispondiElimina
  29. "supponiamo che ci siano 20 posti di lavoro e 30 persone."

    Carlo, la tua semplificazione è una cosa che fa spavento.

    Sei davvero convinto che il mercato del lavoro funzioni così? Ci sono tot posti di lavoro e tot posti per strada? Tanto varrebbe controllare le nascite, a quel punto.

    Secondo il tuo modello, comunque, ci saranno sempre 10 disoccupati. Per fortuna persino Tremonti sa che non è così: se 20 persone lavorano, creeranno un indotto che potrebbe farne lavorare altre 10. Ma se gli racconti un giorno sì e un giorno no che possono perdere il posto, loro prendono paura, smettono di comprare, e alla fine ci saranno meno di 20 posti di lavoro.

    E' una questione di percezione della sicurezza, che almeno Berlusconi ha capito. Voi no. Su queste cose forse è davvero meglio Berlusconi. Almeno lui non ti tratta come pere e mele in un problema di terza elementare ("ci sono solo 20 mele per 30 bambini"), ma come delle persone con dei desideri e delle esigenze.

    Dario, insomma, cosa vuoi esattamente da me? Pensi che se il mio posto di lavoro diventa meno sicuro tu pagherai meno tasse? Mi spieghi come avverrà questo? Sul serio, m'interessa. Il fatto che non m'abbiano convinto Biagi o Ichino (la Melandri non ci ha neanche provato) non significa che non possa riuscirci tu.

    Su una base puramente aritmetica, di pere e mele, non capisco perché un grande partito alternativo al PdL dovrebbe perdere tempo a corteggiare te e tutto il popolo delle partite iva. Certo, siete interessanti e simpatici, ma siete meno degli operai, dei pensionati, dei contadini, di un sacco di pere e di mele che può far vincere o perdere le elezioni.

    Poi, scusa eh, ma è vero che gli autonomi evadono.

    RispondiElimina
  30. @ Carlo M "una cosa di cui anche allora non fregava una mazza a nessuno"
    Parla per te.

    RispondiElimina
  31. ragazzi, quella dei 20 posti per 30 teste era una provocazione...famo a capisse suvvia.

    RispondiElimina
  32. Anche il mio carrozziere mi chiama regolarmente Dario, dopo anni che provo a correggerlo ci ho rinunciato(a questo punto la crisi di identità è inevitabile). Detto questo: a me non frega una beata mazza di pagare meno tasse. Ma zero, a patto che, in cambio, abbia servizi e welfare. Ma già, gli autonomi evadono e sono lì tutto il giorno a pensare come frodare il fisco (invece che i pubblici dipendenti siano mediamente "meno stakanovisti" dei dipendenti del privato suppongo sia un luogo comune e una menzogna). Quindi la mia prospettiva è limitata all'orizzonte delle imposte. Che culo. Se licenziano Leonardo vado in credito IVA. No, il problema è un altro. Se Leonardo viene licenziato dalla sua scuola, e il welfare gli consente di percepire facciamo l'80% della sua vecchia retribuzione accompagnandolo ad un nuovo lavoro (parlo di sistemi reali che funzionano, eh, tipo Inghilterra), mi spieghi a cosa serve l'art. 18? A rientrare a scuola e a fare pappappero al preside sventolando la sentenza del giudice del lavoro? Son soddisfazioni anche quelle, per carità, ma se mi licenziassero penso che le mie priorità diventerebbero altre, rispetto all'aspettare due anni a casa che il giudice pronunci il mio reintegro. Quello che tu mi hai confermato è che al grande partito alternativo alla Pdl non frega un cazzo dei lavoratori non dipendenti. Bene, grazie, ne prendiamo atto, tant'è che metà di noi vota Pdl e l'altra metà non va nemmeno a votare perchè non si sente rappresentata da nessuno. Per quanto mi riguarda, morirò laico e antifascista e piuttosto che votare UDC, Lega, AN o Forza Italia espatrio. Tre precisazioni per concludere: 1) occhio alle pere e mele operaie, mi sa che ormai votano tutti lega (sì, certo hanno la tessera CGIL perchè il CAAf gli compila il 730, ma non è la stessa cosa) 2) i contadini sono autonomi, quindi evadono, quindi state alla larga, 3) occhio anche agli altarini e ai Fort Alamo, perchè se il tuo è l'art. 18, quello della Binetti è Padre Pio che lacrima sangue, e tra i due, chi decide qual è legittimo e quale no? Saluti, D-I-E-G-O

    RispondiElimina
  33. "Quello che tu mi hai confermato è che al grande partito alternativo alla Pdl non frega un cazzo dei lavoratori non dipendenti. Bene, grazie, ne prendiamo atto".

    Mi sono spiegato male. Al partito di Franceschini e della Melandri interessa moltissimo di voi. Al punto che per farvi uno straccio di corte ci spinge verso la Lega. E' una strategia suicida da un punto di vista meramente aritmetico: non si capisce poi perché l'aritmetica se la usate voi è semplice semplice chiara chiara e se la uso io non va più bene. Il popolo della Partita Iva non è così importante nella costituzione di un blocco sociale, ok? Questo è il motivo per cui la pigliate in quel posto sia che vinca Berlusconi sia che vinciamo noi. Triste, ma è così. Certo, se le cose fossero andate bene avreste guadagnato molto più di noi. Ma non è mai successo: siete in qualche misura vittime di un'illusione. Noi però non siamo quelli che ve l'abbiamo venduta: siamo quelli che non ci abbiamo mai creduto e ci limitavamo a cercare un modesto posto fisso.

    Invece che i pubblici dipendenti siano mediamente "meno stakanovisti" dei dipendenti del privato suppongo sia un luogo comune e una menzogna

    Continuiamo ad attribuire opinioni che nessuno ha mai detto.
    Scusa, eh, ma sono io quello che è andato sul blog di un autonomo a lamentarsi perché noi statali ci trattano tutti da assenteisti? No, io lo so che certe generalizzazioni hanno ragioni statistiche. Dopodiché, le stesse statistiche dicono che gli insegnanti non sono così assenteisti, e ciononostante ci hanno praticamente tolto la malattia quest'anno: basta così? No, non basta mai, continuo a dilapidare risorse.

    No, il problema è un altro. Se Leonardo viene licenziato dalla sua scuola, e il welfare gli consente di percepire facciamo l'80% della sua vecchia retribuzione accompagnandolo ad un nuovo lavoro (parlo di sistemi reali che funzionano, eh, tipo Inghilterra)

    In Inghilterra non so, ma se in Italia la scuola potesse licenziare gli insegnanti a patto pagarli all'80% finché non trovano un nuovo lavoro (e se intanto lavorano in nero, come tutti?) praticamente i prof avrebbero il culo più parato di adesso: e sempre a spese tue. Però farebbe molto più anglosassone, ok.

    occhio anche agli altarini e ai Fort Alamo, perchè se il tuo è l'art. 18, quello della Binetti è Padre Pio che lacrima sangue, e tra i due, chi decide qual è legittimo e quale no

    Chi ha più voti. Non vedo l'ora, tra l'altro.

    RispondiElimina
  34. quella dei 20 posti per 30 teste era una provocazione

    Lo so. E ha provocato la mia risposta.

    Non cadere anche tu nel tranello postmoderno per cui ogni cazzata diventa una "provocazione".

    Era anche un lapsus: sotto sotto per te il problema è veramente così semplice. Si tratta di licenziare dieci vecchi per assumere dieci giovani (anche perché la spartizione in parti eque, 20:30=0,6 periodico mele a testa, ormai è demodé).

    Io, ripeto, non credo che l'articolo 18 sia scritto nel marmo. Anzi, vi sto chiedendo spiegazioni: chiaritemi in che modo togliendo il reintegro i posti di lavoro aumenteranno.

    In luogo di spiegazioni chiare mi arrivano "provocazioni": se ci sono 20 posti e 30 teste, come si fa... il senso della provocazione è che sono un cretino? O che anche tu non possiedi una spiegazione più raffinata di questa?

    RispondiElimina
  35. Le donne? Alla 'onca!!
    (Proverbio livornese, sta per "conca")

    RispondiElimina
  36. Intanto Bersani ha bellamente annunciato che le primarie le faranno solo i tesserati (non si sa mai che uno che abbia delle idee possa mai presentarsi e supporre di dire la sua, come questo ragazzo qui che ci stava provando http://www.bennycalasanzio.blogspot.com/) giusto per far capire che aria tira. La base si, ma la base è solo chi prende la tessera.

    Ricordando che le primarie erano state una delle (pochissime) idee buone del PD negli ultimi anni, e visto che questa formazione politica non solo si è scavata una bellissima tomba, ma ci è saltata dentro... direi che è il caso di porgerle l'estremo saluto.

    Mi toccherà votare un partito di destra (IdV), pazienza.

    Andrea

    RispondiElimina
  37. Leo, non so perche' non funziona il copincolla, ma comunque, la tua aritmetica e' piu' carente di quella di Carlo o Diego: il lavoro dipendente non e' piu' socio-politicamente egemone, in Italia, da parecchi anni: lo spiegava gia' Paolo Sylos Labini ne 'Le classi sociali negli anni '80' (Bari: Laterza, 1986), che avevo ma devo aver scartato in qualche trasloco, quindi fidati della mia memoria; del resto, nel 1985, il referendum contro il taglio della scala mobile vide vincere i 'NO', eppure il PCI i lavoratori dipendenti li rappresentava un po' meglio del PD attuale.
    A portare gente in piazza coi pullman la CGIL e' (ancora) brava, quando poi si vanno a contare i voti i risultati cambiano, a riprova che mele e pere non sono sommabili.

    tibi

    RispondiElimina
  38. @Scudy
    Non so cos'abbia detto Bersani, ma non credo le regole le decida lui. Se non ho capito male ci sarà una prima fase in cui si decideranno i candidati alle primarie in base alle preferenze dei tesserati.
    Da qui dovrebbero emergere i candidati (da tre a sei) alle primarie, aperte a tutti.

    @Rob
    Quelle baggianate sull'iPhone volevano essere una parodia, senz'altro mal riuscita, di un tipo di elettore del PD che si può incontrare sia tra i tenutari che tra i visitatori di blog. Uno che sventola parole come "modernità" come se si trattasse di un "brand" di cui lui e una ristretta elite hanno il diritto esclusivo d'uso. E come se quel logo dovesse essere la sintesi di un pensiero. Quale sia quel pensiero poi non si sa. Io almeno non l'ho mai capito. Sospetto ci sia dietro anche un malinteso tra "moderno" e "tecnologicamente avanzato", oltre a quello tra "moderno" e "buono".
    Però può anche darsi che questo tipo non esista e sia solo un personaggio della mia immaginazione. E' il mio nemico immaginario.

    RispondiElimina
  39. @Andrea: Bersani non può aver annunciato che le primarie le faranno solo i tesserati, perché lo statuto prevede che vi partecipino tutti. (Per quanto a me personalmente sembrerebbe sensato che il segretario di un partito lo scelgano gli iscritti a quel partito.) Se vuoi votare IdV trova un’altra argomentazione.

    Sull’art 18 io penso, come Leonardo, che sia una questione mal posta, utile solo a dividere precari, dipendenti a tempo indeterminato e lavoratori autonomi e a fare passare l’idea che i diritti conquistati da padri e madri siano privilegi e non un importante punto di approdo per tutti.
    Quando si difende la dignità di chi lavora oggi, si difende anche la dignità di chi lavorerà domani.
    Evidentemente la Serracchiani, nel suo furore di fare fuori il vecchio, ha deciso di comprendervi anche i diritti. Lei non lo sa, ma un lavoratore dipendente lo sa che il diritto al reintegro, se non c’è giusta causa, è una piccolo, ma sacrosanto puntello per difendersi sul luogo di lavoro ( che non è una organizzazione democratica) da eventuali sopraffazioni dei suoi capi. Un lavoratore senza diritti è un “servo muto” anche se viene pagato a fine mese.

    Del resto tutte le leggi che in questi ultimi 25 anni hanno tolto tutele ( a partire dal referendum sulla scala mobile, fino alle riforme delle pensioni e alla legge 30), non sono servite a creare “buon” lavoro, sviluppo e benessere diffuso, né ad evitare questa crisi di sistema che lascia precari e autonomi con il culo scoperto.
    Forse è il caso che ci concentriamo sugli obiettivi comuni di tutto il mondo del lavoro: ciò che ci unisce anzichè ciò che ci divide e io Diego, che è persona seria, lo vorrei portare con noi.
    Simonetta

    RispondiElimina
  40. Leonardo, io l'illusione del guadagno facile e veloce non l'ho mai avuta. Ci sono migliaia di dipendenti, quadri e dirigenti che guadagnano più di me. In quanto alla sacralità dell'art.18, non c'è una correlazione tra la sua eliminazione e l'aumento dei posti di lavoro. Quando parliamo di "garanzie" parliamo di un'altra cosa. Ponendo i due estremi del dipendente FIAT o Fincantieri (è solo un esempio) imboscato e assenteista che si muove ai limiti del regolamento e del quale non ti puoi liberare neanche a cannonate, e del cameriere in nero che prende due spiccioli e rischia di finire in mezzo alla strada dall'oggi al domani, bene la politica (che è arte del mediare) deve trovare una soluzione che riduca al minimo le due situazioni patologiche sopra descritte.
    Tolta la malattia? Ti riferisci al famigerato art. 71? Premetto che l'ho letto di corsa, ma in cosa differisce dal trattamento in ambito privato? Bada che non è una polemica o una domanda retorica, è una semplice richiesta di informazioni.
    Non siamo abbastanza numerosi da formare un blocco sociale? Eh lo so, è proprio nella natura dell'imprenditore, grande o piccolo, vedere nel collega la concorrenza anzichè l'affinità "di classe". A questa cosa mi sono rassegnato, ed è per questo che preferisco parlare di ME anzichè del "popolo delle Partite IVA". IO voglio stare nel PD e voglio starci a mio agio, e quando mi riferivo a colleghi che la pensano come me, non mi riferivo di certo alla categoria intera (c'è ancora chi è convinto che Prodi è comunista, fai un po' te...)ma a PERSONE che, una per una, non si sentono rappresentate.
    Sulla conclusione ti devo dare ragione. Se scegli Bersani, però, occhio al vice: ha già pubblicamente dichiarato che non morirà socialdemocratico.

    RispondiElimina
  41. @Diego
    non mi risulta che Letta sarà il vice di Bersani.
    In ogni caso, sui contenuti e sulla sua idea del pd per l'Italia, forse è più utile leggersi il discorso di candidatura che Bersani ha fatto oggi all'Ambra Jovinelli.
    Simonetta

    RispondiElimina
  42. Non è ovviamente un problema di comunicazione e no, non hanno ragione neanche tecnicamente.
    Semplicemente, il Pd è un partito che più che essere di centro, centro trattino sinistra o simili, è un partito che rappresenta di fatto, ed è governato, chi ha il potere in questo paese. Una parte, ovviamente, di chi ha il potere e intende gestirlo meglio dei gerarchi impresentabili del centro destra. In questo senso il Pd non c'entra più nulla con la sinistra, con la tradizione, questa sì da non buttare via, che combatteva per l'interesse generale (art. 18, contratto nazionale) e non il proprio posticino al sole nella società.
    In questo paese non si faranno passi avanti finché le persone perbene, sinceramente democratiche, naturalmente di sinistra (e ce ne sono tante, per fortuna, non siamo negli Usa) non lasceranno perdere il prodotto di marketing Pd per dedicarsi anima e corpo e sacrificio alla costruzione di una sinistra vera, che abbia un'idea di società alternativa a quella presente.
    La Serracchiani? E' un nuovo brand, come un nuovo gusto dei cereali per la prima colazione, all'epoca fecero passare così anche Veltroni.
    Sveglia :-)

    RispondiElimina
  43. Diego, capisco benissimo lo stress: sono stato "a contratto" anch'io per anni, ho amici che ancora lo sono -- chi per scelta e chi per sfiga. E si', in quel mondo sono tutti stronzi, tutti concorrenti, non ti puoi fidare di nessuno, vince il piu' forte etc etc... del resto, chi lo sceglie non puo' lamentarsi. Sara' mica che sotto sotto ti rode?

    Ma stai tranquillo, il PD e' fatto per te: un partito di centro, "moderno", che ti fornira' ampi quantitativi di vaselina con cui il padrone (sorry, the CEO) continuera' a mettertelo in quel posto.

    (Oh, e' una provocazione. Alla Altan.)

    Il problema non e' tagliare le garanzie a chi ce le ha, sperando che questo magicamente apra spazi a chi adesso e' "precario stabile": se anche licenzio lo scansafatiche, perche' dovrei assumere poi te, dopo tutti questi anni passati lavorando cosi' bene e docilmente "alla catena"? Continuero' a tenerti semplicemente alla catena, intascando il risparmio.

    Se poi il problema fosse davvero il reintegro, e non una mega-liquidazione vinta in tribunale, perche' i datori di lavoro semplicemente non offrono la mega-liquidazione direttamente?

    No, il problema non e' l'articolo 18, l'articolo 18 e' solo l'ennesimo "lacciuolo"; segato quello, si passerebbe ad un altro, e via cosi'...

    Il sogno che "dovremmo essere tutti liberi professionisti" e' una bella favola raccontata da chi vuole tornare ai tempi in cui davvero eravamo tutti, ma proprio tutti, effettivamente cosi': il XIX secolo.

    RispondiElimina
  44. non ho letto tutti tutti i commenti, però mi sento di dire una piccola cosa.
    sono una partita iva e non evado. come me altri colleghi.
    sono una partita iva non per scelta, ma se voglio provare a fare un lavoro per il quale ho studiato un sacco di anni sono costretta a mettermi in proprio. come me altri e tanti colleghi.
    l'assunzione è un miraggio di pochissimi e anche nei luoghi pubblici i contratti sono solo di consulenza.
    un po' mi girano le scatole pensando che i dipendenti ancora ci guardano come quelli che evadono le tasse, ecc. come se fossimo due mondi diversi.
    nel lavoro dipendente c'è una tutela che noi partita iva ci sognamo, si fanno orari pazzeschi perchè oggi c'è lavoro e domani chissà. si lavora 6 giorni su 7 quando va bene.

    ecco io vorrei che questo pd, che al momento mi sta deludendo sempre di più (serracchiani in primis)pensasse un po' di più alla generazione dei trenta-qualcosa, più al fatto che i precari, i liberi professionisti hanno bisogno di uno sguardo più attento, non solo di essere visti come quelli che negli anni 80 si arricchivano non pagando le tasse.
    ps: a roma c'ero anch'io e ci tornerei subito.

    RispondiElimina
  45. Mi avete giustamente apostrofato perchè non ho messo il link

    http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/politica/partito-democratico-23/partito-democratico-23/partito-democratico-23.html
    eccolo.

    Che le primarie se le facciano gli iscritti e non la base elettorale (come in USA per esempio) è una scelta, però a me sa di presa per il culo... quindi mi aliena la già flebile possibilità di votare PD.

    Cioè, lo dico da ignorante, ma il voto degli iscritti è la decisione congressuale, non si chiamano primarie. Le primarie sono le elezioni dei rappresentanti di lista che vengono fatte dalla base elettorale, sebbene secondo wiki (http://en.wikipedia.org/wiki/Primary_election) si possano anche fare "chiuse".

    Cioè ... mi sono spiegato? Se la decisione viene fatta dai tesserati, che differenza fa tra primarie e voto congressuale?

    Andrea

    P.S.: simonetta, non era la mia unica argomentazione, ma davvero è l'unico partito che riesco a votare, più che altro per esclusione, da un pò di tempo a questa parte.

    RispondiElimina
  46. Il reintegro forzoso favorisce il precariato e il nero in questo senso. Un’azienda sa che se assume un lavoratore dipendente diventa difficile licenziarlo: per questo l’azienda tende a preferire contratti piu’ flessibili o il nero. Se fosse piu’ facile licenziare, le aziende avrebbero meno esitazioni ad assumere.

    In Italia si da’ piu’ potere contrattuale agli insiders, quelli che le garanzie ce l’hanno, rispetto a quelli che non ne hanno. Ci si dimentica che uno dei modi migliori per tutelare un lavoratore e’ assicurare non tanto che preservi il suo lavoro all’infinito ma che abbia con facilita’ la possibilita’ di trovarne un altro se cosi’ decide.

    Ora, uno puo’ chiedere: se si abolisse l’articolo 18 tutto andrebbe a posto? No. In Italia ci sono molte altre distorsioni. Per esempio, per potersi spostare facilmente da un lavoro ad un altro si ha bisogno di un buon sistema di trasporti (non necessariamente pubblico) e di un funzionante mercato della casa. Nessuna delle due condizioni si da’ in Italia e quindi e’ possibile che l’abolizione dell’articolo 18 di per se’ non dia grandi risultati.

    Sulla poca credibilita’ e/o mancanza di strategia della Melandri sono d’accordo: di fatto non sanno di quello che parlano.

    RispondiElimina
  47. "La fine del lavoro, il declino della forza lavoro globale e l'avvento dell'era post-mercato è un noto saggio di economia scritto da Jeremy Rifkin e pubblicato in Italia da Baldini&Castoldi nel 1995 e successivamente da Oscar Mondadori nel 2002" by Wikipedia

    Dopo questa debita premessa vorrei tanto aggiungere: non vedo l'ora che il Lavoro finisca DAVVERO. "Un piatto di minestra ci sarà per tutti." Se non ci sarà andremo a prendercelo. Scherzi a parte, il "lavoro" non può durare, se non come eccezione; non potrà, in un futuro purtroppo breve, brevissimo, coinvolgere più di una percentuale minima della popolazione. Perchè la sinistra, pur non temendo questi colossali autogol mediatici, non ha il coraggio di porre la questione nel suo complesso? Un vero partito di Sinistra, Moderno, dovrebbe lasciare perdere tutta la questione in fondo sì datata, dell'articolo 18 (datata non nel suo garantismo -tutt'altro- ma nella scomparsa progressiva dell'oggetto di tali garanzie) e avere il coraggio vero e storico di porre la questione fondamentale: quale società per un mondo senza più lavoro? Quali "lavori" se il Lavoro non è (e non deve essere) più necessario e auspicabile? Queste sono le idee che ci servono. Ci vuole tempo, senz'altro. Ma fintanto che stanno lì all'opposizione potrebbero pure iniziare a pensarci, no?
    Per il resto sono d'accordo sulla tua linea, Leonardo.

    Un saluto

    Guido

    RispondiElimina
  48. @ Scudy: Però non è che l'IDV faccia poi primarie: lì hai Di Pietro di default, come Casini per l'UDC e B. per il PDL.

    @ Paolo: Grazie per la precisazione. Comunque sei fortunato ad averlo solo come avversario immaginario. Io ne ho visti diversi così, ma in carne ed ossa. PD. Eletti. E con l'iphone (sbloccato). Facebook. Twitter. Che poi la crisi dov'è, che ci sono sempre i ristoranti pieni. Noi dobbiamo sfondare al centro. Parigi è sempre Parigi.

    Grazie anche a Simonetta per il suo intervento chiaro e sensato. Se è una tesserata PD mi auguro che siano tanti quelli come lei.

    Devo dire che ho guardato le clip di Serracchiani e Melandri con fastidio. La S. mi ha deluso anche perchè sull'art. 18 non è stata di chiarezza cristallina ed io mi sono rotto di vaghezze allusive, figurati come saranno contenti i lavoratori, precari e non. La M. invece m'è sembrata tre toni sopra, ricordava Berlusconi quando finge d'infervorarsi nei comizi e quando ha chiamato in causa la S. per un secondo ho visto solo una altoborghese nata a New York assai preoccupata di perdere il ruolo di fatina del PD. Mi chiedo se questa preoccupazione potrebbe aiutarla a comprendere meglio quella di chi invece ha come prospettiva quella di perdere il lavoro oggi, nella vita vera, quella che puzza anche un po'.
    Tanto per non sembrare sessista, visto che si parlava di due donne, qui ci sbatto il cavolo a merenda che Colaninno jr lo manderei dieci anni in miniera prima di farlo parlare a nome di chicchessia, e Letta Nepos a fare il camerlengo del suo zio cyborg: non si capisce perché queste dinastie di boiardi o di Mazzarini dobbiamo tenercele proprio noi, che a farci venire il mal di pancia dovrebbe bastare ill cospicuo schieramento avversario.
    Credo abbia ragione GreatGig. Questi non hanno più niente a che fare con la sinistra e non riescono nemmeno più a fare finta. Persino il programma dei Fasci di Combattimento del 1919 sarebbe troppo progressista per loro. Soprattutto troppo chiaro.

    RispondiElimina
  49. @ Guido: Onestamente, mi sembra pretendere troppo da gente che non si sa mettere d'accordo nemmeno sul gruppo di appartenenza nel Parlamento Europeo.

    RispondiElimina
  50. cercherò di fare un discorso più generale, senza cadere in provocazioni e lasciando un attimo da parte l'art. 18.

    tommaso ha taccato il tema di fondo: in italia il mercato del lavoro è troppo rigido, e bisogna cercare di renderlo più flessibile, il che non vuol dire necessariamente rendere meno sicura e certa la possibilità di lavorare. "se fosse più facile licenziare, le aziende avrebbero meno esitazioni ad assumere", questo è un dato di fatto. voi mi direte, ma perché dobbiamo iniziare dai lavoratori? d'accordissimo, troviamo un modo equo e giusto di affrontare la questione, ma da qualche parte bisogna iniziare.

    io non sono così esperto del settore per suggerire gli strumenti giusti, ma bisogna dare al possibilità a chi è disoccupato di trovare più facilmente un lavoro. naturalmente nessuno sostiene che si debba prendere a calci nel sedere chi il lavoro ce l'ha, ma rendere il sistema un po' più competitivo credo sia importante.

    brunetta è un rozzo, violento, che spara nel mucchio, eccetera eccetera, però lo vogliamo ammettere che alcune delle cose che dice sono cose vere, che pensano tutti gli italiani? che ci sono alcune fette (alcune, sottolineo) di pubblico impiego dove c'è chi occupa un posto senza fare nulla solo perché tanto sa che nessuno lo schioderà mai da lì?

    licenziare un lavoratore assenteista, che non fa bene il suo lavoro, per assumere al suo posto un giovane volenteroso in cerca di occupazione, è una cosa di sinistra o di destra? scusate l'esempio (stavolta non una provocazione), ma bisognerebbe anche mettersi d'accordo su che cosa voglia dire essere di sinistra.

    e le pensioni? in italia si va in pensione mediamente 5 anni prima che negli altri paesi. la ce ha aperto una procedura di infrazione contro l'italia, chiedendo l'equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne nel settore pubblico. si può iniziare a parlare di innalzamento dell'età pensionabile anche da noi, senza essere accusati di essere di destra? a meno che non si ritenga che in europa siano tutti fasci.

    io non metto in dubbio che nel pd ci siano carenze di comunicazione, di strategia e pure di contenuti. ma se uno poi cerca di affrontare questi temi in maniera innovativa, viene accusato di essere di centro-centro-centro-destra-destra-destra, così, con formulette vecchie e stantie, prive di contenuto, solo perché fa fico dire a uno che è di centro, o di destra.

    ripeto, decidiamo che cosa vuol dire essere di destra o di sinistra all'alba del terzo millennio, perché io rimango convinto che chi punta solo a conservare lo status quo qualche problemino ce l'abbia.

    RispondiElimina
  51. @ Carlo M.

    "licenziare un lavoratore assenteista, che non fa bene il suo lavoro... assumere un giovane volenteroso"

    Caro Carlo M., sarò brutale, spero che tu non me ne voglia troppo: ti mancano le più minime basi di economia. Di lavoro non ce n'è. Da decenni. (E più precarizziamo meno ce ne sarà; è un circolo vizioso: meno lavoro -> meno consumi -> meno produzione -> meno lavoro...) Questo è il punto. Non ce n'è tanto per lo svogliato quanto per il volenteroso. Cosa dobbiamo fare? Tu proponi un bel posto inutile e improduttivo, spesso pure dannoso per la società, al volenteroso, e la disoccupazione e quindi giocoforza il crimine o comunque l'illegalità per lo "svogliato", la cui sola colpa, nel 99% dei casi, è aver capito l'economia un filino più di te. E' aver capito che il salario senza produzione è l'unico futuro possibile. Questo ti sembra di sinistra? A me sembra proprio della destra mafiosa che c'è in Italia. Quella che pensa solo ad arraffare oggi, nemmeno al proprio futuro di destra, e ad aumentare la forza lavoro disponiile a lavorare per la mafia.
    Per me, di sinistra sarebbe ripensare tutta la questione, nei modi di cui ho già scritto nel commento precendente.

    Un saluto

    Guido

    RispondiElimina
  52. Guido, io non sono un economista, e non è mia intenzione polemizzare con te, ma mi spieghi cosa significa "salario senza produzione?" A me (per MIA ignoranza, ripeto) viene in mente solo la Corea del Nord, e non è uno scenario che mi attizza. Mi piacerebbe capirlo in modalità "Piombini_on" come suggeriva qualcuno più sopra. Nel senso delle parole di Costa (o di Civati, non ricordo)che diceva "dobbiamo tornare a farci capire al bar senza l'interprete". Ecco, vorrei capirlo in quel modo lì. Grazie.

    RispondiElimina
  53. caro guido, a me mancheranno le basi di economia ma a te mancano le basi di come si discute. che il lavoro sparirà lo dice rifkin, ma io non ne sono così convinto, e rifkin non è la bibbia. io parlo di mele e tu replichi con le pere; hai fatto un lungo e confuso giro di parole, citando la mia domanda, ma alla mia domanda non hai risposto.
    ciao

    RispondiElimina
  54. @Rob
    a proposito del nuovo nuovismo e della Serracchiani segnalo questo post:
    http://www.federicasgaggio.it/2009/07/debbie-il-nuovismo-e-la-piattaforma/

    RispondiElimina
  55. Paolo, il PD deve ripartire anche dalla lingua, tra le altre cose. Tra "tutti i negri a mare" e la "piattaforma programmatica" c'è un oceano di mezzo. Perchè non provare a occuparlo?

    RispondiElimina
  56. @ Diego: guardati intorno, è pieno di gente che percepisce stipendi (meglio, mini-stipendi) senza di fatto produrre nulla di utile e sarà sempre più così, perché c'è sempre di meno da produrre. E non parlo solo di merci in senso stretto, ma anche dei servizi. Se la tecnologia consente la produzione dell'utile con un sempre minor intervento umano, è necessario ripensare, secondo me, l'intera questione "lavoro". Se poi non si vuole ripensarla a fondo e mantenere il più possibile lo status quo, o accettiamo l'idea che la gente morirà di fame o dobbiamo fare in modo che anche la (futura?) maggioranza non lavoratrice abbia accesso ai beni. Di certo non possiamo continuare a inventarci bisogni fasulli per continuare a produrre l'inutile (l'ecosistema stesso - non solo l'economia - non regge più).

    @ Carlo M.: scusa se sono stato scortese. Rifkin non è la bibbia, ma non credo di averti risposto pere a mele. Sei tu che dici di dare il posto dei fannulloni ai giovani volenterosi e di rendere il sistema "un po' più competitivo"? Se è così, voglio semplicemente dire che la penso al contrario.
    Bisogna dare a tutti accesso ai beni fondamentali (cibo, casa, istruzione, sanità). Anche ai fannulloni. Anche ai "carabinieri ciccioni" di Brunetta. E bisogna smettere di consumare risorse per produrre prodotti inutili. Sei d'accordo su questo? Se non sei d'accordo su questo allora ci capiremo ben poco.
    Queste due semplici necessità implicano un totale rinnovamento del concetto di lavoro: non possiamo e non dobbiamo lavorare tutti, ma tutti abbiamo il diritto ai beni prodotti. E' un rinnovamento che non possiamo lasciare in mano alle destre, a colpi di cassa integrazione e precarizzazione standardizzata, dritti dritti verso il fallimento.

    Un saluto

    Guido

    Ps. scusate se non sono abbastanza chiaro, è vero, non so discutere.

    RispondiElimina
  57. guido, sui princìpi in generale potrei anche essere d'accordo con te. ma il tuo discorso mi sembra simile a quello di chi dice che per risolvere il priblema dell'immigrazione bisogna fare in modo che i paesi del sud del mondo diventino posti in cui si può vivere bene crescere una famiglia.

    nel lungo periodo siamo tutti d'accordo, ma nel breve ci sono problemi contingenti di cui dobbiamo occuparci, oltre a discettare dei massimi sistemi.

    altrimenti, mentre noi discettiamo, dei problemi contingenti si occupa solo la destra.

    ciao

    RispondiElimina
  58. Guido, continuo a non capire. Vediamo di semplificare ancora.

    "è pieno di gente che percepisce mini-stipendi senza produrre nulla di utile". OK. Questa affermazione implica che ci sia chi decide cosa è utile e cosa no. A chi demandiamo questa decisione?

    "La tecnologia consente la produzione dell'utile con sempre minor intervento umano". sarà, ma io conosco centinaia di medici, avvocati, informatici, artigiani, agricoltori..che la pensano in modo diverso. Certo, se riduciamo il concetto di "lavoro" a "operaio fordista alla catena di montaggio", allora sono d'accordo che ci sono robot più produttivi. Ma io ne conosco davvero pochi (l'ultima che ho visto, mia madre, è andata in pensione 17 anni fa).

    "Tutti devono avere accesso ai beni fondamentali". Meraviglioso. ma questa affermazione, di nuovo come sopra, implica una persona fisica (o una commissione di persone fisiche) che all'inizio di ogni anno solare stila una lista di cosa è fondamentale e cosa no. E a me questa implicazione fa paura.

    "Bisogna smettere di consumare risorse per produrre beni inutili. Sei d'accordo?" Sì. Ma torniamo alla definizione di bene utile/inutile. Ricordi la storia di Diogene il Cinico e della ciotola? Quelli che tu dai come parametri non vogliono dire nulla. Cibo? Cosa vuol dire cibo? Duecento grammi di riso per tutti? Grazie, ma, per rispolverare uno slogan che non può certo essere tacciato di nuovismo, io voglio anche le rose, perchè di solo pane non sopravvivo.

    "Non dobbiamo lavorare tutti ma tutti abbiamo diritto ai beni prodotti". E da chi, scusa, se non li produce più nessuno? E se li producono le macchine, chi progetta/costruisce/fa andare/ripara le macchine? Inoltre non ti dimenticare mai che (Lega docet) dentro le persone cova un egoismo che, se solleticato, esplode. Quanto ci vorrà prima che salti il tappo, se alcuni producono e altri godono della produzione senza dare niente in cambio?

    RispondiElimina
  59. Rob di solito apprezzo molto quello che scrivi, ma stavolta mi fai un torto, non ho mica detto che l'IdV faceva le primarie, mi sembrava solo una presa in giro dire che il PD le faceva e poi alla fine decideranno gli iscritti.

    Che io sappia in ogni partito decidono gli iscritti chi e' il "frontman". Nell'IdV, nel PdL, nel PD o nell'MSI.
    Dire che "si fanno le primarie" e poi fare come sempre sa di presa per i fondelli... o no? Mi pare una fregatura mediatica per far credere all'elettorato cio che non e' vero.

    Leggo anche con interesse quello che scrivono gli altri, anche se un mondo senza lavoro mi pare insieme bello e spaventoso. Se non ci saranno piu' artigiani, come faremo a fare fronte a una crisi? La tecnologia e' un cavallo rischioso a cui affidarsi completamente.

    RispondiElimina
  60. Capisco le vostre obiezioni e in buona parte le condivido.

    @ Carlo: sento benissimo l'urgenza della questione, sono precario a tratti disoccupato ed economicamente disperato, ma credo che senza una visione d'insieme non si possono tamponare nemmeno i problemi contingenti. E' ovvio che le soluzioni devono essere contingenti, ma ci vuole una direzione verso la quale agire: ci vuole una nuova politica del lavoro. Sennò tanto vale chiamare direttamente la Croce Rossa come alternativa alle destre. Lo so che a destra sono più sbrigativi ma per loro è tutto più facile, gli basta fare i loro interessi immediati, coltivare l'odio, far fare la guerra ai poveri, come hanno sempre fatto.

    @ Diego: forse mi sono espresso male, e tu hai letto la mia posizione in chiave un po' troppo estremista. Io non dico che il lavoro sparirà, dico che ce ne sarà sempre meno e che è persino giusto che sia così. Non dico che dovremo ridurci alla ciotola di riso, ma che almeno quella dovrebbe esserci per tutti. Questo nega il liberismo? Io sono per il liberismo e anche per il capitalismo, ma con regole, persino Tremonti se n'è accorto che ci vanno le regole. Mi spieghi come fa un diritto in più a limitare la libertà?
    Quanto all'egoismo, non ci credo, non è vero che cova dentro tutte le persone. "Se alcuni producono e altri godono": questo è un problema già attuale. Ci vogliono altre forme di gratificazione per chi produce, scollegate dalla produzione stessa, che dev'essere destinata anche a chi non produce.

    Ciao

    Guido

    RispondiElimina
  61. @ Diego
    Se si vuole parlare di linguaggio, opporre "tutti i negri a mare" a "piattaforma programmatica" non ha senso. Si dovrebbero almeno considerare modi diversi di parlare della stessa cosa.

    RispondiElimina
  62. no, perchè "tutti i negri a mare" è la piattaforma programmatica di Bossi

    RispondiElimina
  63. Guido, la "ciotola di riso per tutti" è proprio la negazione del liberismo. Come lo è del marxismo classico (a ciascuno secondo i suoi bisogni, ma anche DA CIASCUNO SECONDO LE SUE CAPACITA'). Nel primo caso, c'è meno riso che persone, e chi è più veloce/scaltro/aggressivo mangia tutto il riso. Dall'altro, ci sarebbe un po' meno riso, ma per tutti, però tu introduci uno squilibrio, perchè l'espressione "a ciascuno secondo i suoi bisogni, da qualcuno secondo le sue capacità" non sta in piedi. La ciotola per tutti è possibile solo in Corea del Nord, mi ripeto. Il coreano non ha idea che fuori dalla porta di casa sua oltre al riso c'è anche la carne, e questo permette al regime di controllarlo (semplifico a picozzate, eh). Nel momento in cui tu crei un qualcosa di nuovo, crei anche un bisogno. La soluzione? Basta creare? Fermiamo la scienza e la tecnica al 2 luglio 2009? Chi c'è c'è? E la fusione nucleare? E la medicina basata sulle staminali? Buttiamo via tutta la ricerca perchè Steve Jobs ha apena tirato fuori l'iPhone che ti prende a schiaffi e ha reso obsoleto il cellulare che hai comprato ieri? No, dirai tu, ci sono cose utili e cose inutili. Ma qui torniamo al problema insolubile. A definire utile/inutile sono PERSONE.
    Torno alla tua domanda: il diritto del "carabiniere ciccione" ad avere una ciotola di riso non limita la mia libertà ad avere il riso E la carne. La limita nel momento in cui per dare il riso a lui devo mangiare meno carne io. Probabilmente il processo è inevitabile, e MI STA BENE, perchè le mucche e le risaie non sono infinite, ma se il carabiniere non si accontenta? E se il carabiniere toccato in sorte a qualcun altro trova lo stronzo che gli nega anche il riso?
    Ultima osservazione: tutti egoisti? No. E' sufficiente che sia egoista chi ha le chiavi della risaia.

    RispondiElimina
  64. @ Diego
    Esprimendomi in modo desueto e paludato direi che il tuo è un sillogismo fallace.
    Ma se preferisci la schiettezza che la politica oggi esige, allora ti dirò che è una stronzata.

    RispondiElimina
  65. Paolo, hai mai sentito parlare Calderoli di "piattaforma programmatica"? Dai, non sappiamo nemmeno se è in grado di fare lo spelling,o (figuriamoci) di scriverlo. E' un troglodita che si rivolge al prossimo con frasi soggetto-verbo-complemento. Hai mai sentito una subordinata? Un congiuntivo imperfetto? No: la Lega non vuole la moschea, la Lega vuole il federalismo (che sono 5 sillabe...pensa che fatica ogni volta)la lega vuole questo e non vuole quello.
    Io sogno il momento in cui Bersani, Franceschini e Civati (o chi per loro)apriranno il loro discorso con: "ok, regà, la soluzione per gestire gli immigrati è questa: (omissis), costa XXX, renderà alle casse dello stato YYY. Chi è d'accordo alzi la mano". E'un sogno proibito? Che le parole piattaforma, rinnovamento, classe dirigente e ampie convergenze vengano bandite dal vocabolario?

    RispondiElimina
  66. Tutto questo per dimostrare... ?

    Prima di perderci in dibattiti sulla Corea del Nord, stavamo parlando di articolo 18, no?

    Togliere un diritto ai (pochi) lavoratori che ce l'hanno ancora aiuta gli altri (tanti) che non ce l'hanno perche'...?

    Mi pare che siano state esposte due teorie:

    1) il numero di posti di lavori sarebbe naturalmente limitato, ergo bisogna favorire quelli piu' produttivi a discapito degli altri. Ma chi lo dice che questo numero sia cosi' limitato (a parte gente come Rifkin, che deve inventarsi una cazzata nuova ogni tre anni per vendere libri)? Non sara' mica che questa scarsita' di lavoro e'... artificiale? O quantomeno artificialmente definita?

    2) la flessibilita' nel dismettere aumenta la propensione ad assumere, aumentando la mobilita' e quindi la dinamicita' del sistema nel rispondere ai cambiamenti. Possibile. Pero' i paesi che hanno adottato questo modello (incluso quello in cui vivo), tipicamente su filosofia anglosassone, sono quelli che tendono a vivere momenti di boom piu' estremi (dove tutti assumono) per poi ricadere in depressioni acute (dove tutti licenziano). In posti come Italia e Francia, dove si ripete a dismisura che "il mercato del lavoro e' ingessato", ci sono meno periodi di crescita (il padro--sorry, CEO ci pensa tre volte prima di assumere ed espandersi), ma generalmente si sopravvive meglio a periodi di "bassa" (proprio per il motivo di cui sopra, si assume solo quando c'e' la certezza matematica di poter sopravvivere con personale invariato per i prossimi 15 anni). Questa paura di assumere, peraltro, e' abbastanza ridicola; ci sono mc-jobs in qui, realisticamente, pochissimi resistono piu' di qualche anno a prescindere dalle garanzie. Se il problema e' il rischio del padr-CEO di accollarsi un lavoratore in periodo di bassa, il meccanismo c'e' gia': e' la cassa-integrazione, un sistema che va *riformato*, *esteso* e *incentivato* e da solo farebbe tantissimo per il precariato. (c'e' un problema di bilancio, mi direte, ma quello purtroppo c'e' sempre, magari sarebbe l'ora di avere un bel default argentino che almeno ce lo togliamo dai maroni).

    Quindi, invece di andare a picconare i diritti dei lavoratori, perche' non andiamo a vedere, ad esempio:
    1) in quali settori dell'agire umano c'e' meno lavoro, magari perche' difficile da motivare economicamente (i.e. no-profit) e incentivarlo *seriamente*, in modo da ridurre la percepita scarsita'. Ci sono tanti cicli virtuosi di auto-sussistenza che necessitano solo di una spinta iniziale.

    2) cerchiamo di uscire dalla schiavitu' del ciclo economico, della "crescita" come fine ultimo, cercando di non penalizzare la ricerca tecnologica.

    3) incentiviamo *la piccola e media imprenditoria* ad assumere lavoratori *con piu' garanzie*.

    Cosi' si fanno discorsi di sinistra... non dando del "vecchio arnese" a diritti conquistati con il sangue dai nostri padri e i nostri nonni.

    RispondiElimina
  67. @ Scudy: Mi dispiace, non volevo essere scortese, ci tenevo a precisare che per quanto imperfette le primarie del PD restano l'unico esempio in Italia di questo genere. Sul fatto che siano aperte o chiuse, al di là di quello che dice lo statuto del partito, penso che in genere tocchi agli iscritti decidere chi guida un partito e magari, come Bersani, che ad essere aperte siano le primarie di coalizione.
    Preciso che non sono tesserato ed ho votato a tutte le primarie. Con la sensazione di partecipare ad un rito un po' fasullo, però, è vero. Ma se non ci fossero state mi sarei sentito ancor più preso in giro.

    Apprezzo alcune posizioni dell'IdV, ma ancora adesso mi sembra un altro partito personale, se non familiare, dalla collocazione non sempre chiara. Per me i termini destra e sinistra contano ancora e devono tornare a contare di più.
    Non capisco un tubo di economia, ma so solo che è l'interesse personale, di gruppo o di classe ad influenzare le decisioni. L'interesse di chi guida un'azienda, una chiesa, uno studio professionale, un tassì, è di guadagnare il più possibile, e la forza lavoro è (per ora) una scomoda necessità, facilmente rimpiazzabile, regolata da leggi che oggi un clima molto favorevole permette di cambiare in maniera più vantaggiosa. E' compito dei centri studi finanziati, dei giornalisti posseduti e di tutti gli altri Meneni Agrippa far passare questi interessi particolari come necessità generali.
    Questi gruppi hanno sempre chi tutela i loro interessi (detassazione, evasione facile, finanziamenti) mentre invece le "risorse umane" no, non più: tutto qui.

    Non voglio dare del disonesto al "popolo delle partite IVA": dico solo che oggi chi vuole evadere in Italia può farlo con una certa tranquillità che invoglia: lo fanno il mio dentista, il mio meccanico, il mio fotocopiaro, il mio barista, il mio ristoratore, il mio notaio, il mio agente immobiliare, pure mio cuggino avvocato e persino qualche amico dipendente che lavora in nero e che la pensione non l'avrà mai. Quisquilie, direbbe Totò, ma che fanno un bel cumulo.
    E poi i fondi neri di Agnelli, di B., di tutto quel padronato rapace che dal 2001 ha incamerato il plusvalore derivato dall'aumento incontrollato dei prezzi, dal blocco degli stipendi, dal precariato, dalla riduzione della sicurezza e sotterrato tesoretti qua e là per il mondo.Però ci dicono che il problema è che abbiamo troppi diritti e andiamo in pensione troppo presto.
    A questo riguardo,vintanto, per quanto riguarda le donne, non credo che si possano equiparare la posizione di una donna italiana e, per esempio, di una francese. Chi ha visto "Sicko" di Michael Moore sarà rimasto incredulo come me nel vedere quale tipo di assistenza riceve una giovane coppia con figli, a cominciare dalla tata comunale a casa.
    Per tutti gli altri lavoratori lo dice bene l'intervento di Tommaso: ci sono talmente tante distorsioni nel mercato della casa, dei trasporti e dei servizi in Italia che un paragone con altri paesi è impossibile.
    Eppure per me lo scopo di una unione europea è di creare diritti uguali per tutti e condizioni uguali per tutti: credo che rappresentiamo un mercato abbastanza vasto da poter anche imporre dei punti di vista, e non solo subirli.
    In fondo si tratta di usi e convenzioni, mutevoli nel tempo, frutto delle pressioni di una forza politica o di un'altra secondo la rispettiva forza e pressione. Se non premi, non ottieni.

    Ricordo che in un libro di Mack Smith sul Risorgimento era indicata come una delle sue cause principali quella di una intera generazione di giovani diplomati privati del futuro dall'apparato burocratico austriaco. Be', mi pare che non siamo tanto lontani.

    RispondiElimina
  68. Il "caso concreto" (e unico) con cui "Diego" ha pensato di rispondere al commento non riporta un solo esempio e non spende una sola parola per dimostrare che se i contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato o l'articolo 18 non ci fossero in Italia la sua condizione lavorativa sarebbe migliore. Il resto del suo discorso è off topic.
    La dama del lago

    RispondiElimina
  69. Quello che scrive Tommaso non è più vero da un pezzo. Il precariato ha flessiblizzato il lavoro, la sicurezza sul lavoro, il futuro. Chi va in pensione non viene sostituito perché è più conveniente usare precari che appunto non hanno orari né futuro, né ragionevoli certezze. Quel che aumenta sono i profitti, perché i precari costano meno. E stiamo ancora a raccontarci la favoletta del merito? Del fatto che non si assume perché non si può licenziare? Allora aperché non si fanno semplicemente contratti a tempo determinato, anziché le partite IVA, e i copro? E' perfettamente legale. Però vanno pagati i contibuti, le ferie, la malattia... conviene meno al datore di lavoro. O no? Della cassa integrazione ha parlato GiacomoL. Aggiungerei che la qualità di ciò che si produce, merci o servizi, è scaduta negli ultimi quindici anni, non aumentata. Perché il lavoro di qualità costa, e il profitto facile sulla pelle del precario rende meglio e prima. Intanto tiriamogli davanti la carota della meritocrazia, colpevolizziamolo: se non ce la fa è perché non è abbastanza competitivo. Non funziona? E allora diciamogli che è colpa dei "diversi" se la sua vita fa schifo, non di chi facendo lavorare la gente con i contratti parasubordinati intasca molto di più che applicando quelli da lavoro dipendente. No, la colpa è di quelli che lavorano in altre condizioni contrattuali. Consiglierei di vedere il film di Ken Loach sulla privatizzazione delle ferrovie britanniche: Paul Mick e gli altri.
    Questi luoghi comuni ci sono tutti e ci sono anche le loro conseguenze. (Le ferrovie britanniche hanno avuto una serie di incidenti mortali elevatissima, dopo le privatizzazioni, tanto per dire. Ricorda nulla?)
    La dama del lago

    RispondiElimina
  70. Devo dire che è una discussione molto intensa, che mi onora e che forse non mi merito.

    - Non per l'ansia di dire l'ultima parola, ma per ricapitolare alcuni punti: c'è qualcuno, anche tra quelli che sostengono che l'art. 18 va superato, a cui è piaciuto l'intervento della Serracchiani e (soprattutto) come l'ha messa giù la Melandri? Perché, ribadisco, al di là di tutto c'è un colossale problema di comunicazione. Se alla fine si tratta di spingere la bozza Ichino, si può fare anche senza chiamare "vecchio arnese" qualcosa che è stata la bandiera di milioni di persone.

    - Rispondo a una cosa scritta più sopra: licenziare un lavoratore assenteista, che non fa bene il suo lavoro, per assumere al suo posto un giovane volenteroso in cerca di occupazione, è una cosa di sinistra o di destra?

    E' una cosa neoliberista. Non nel senso che i neoliberisti siano meritocratici e gli altri no; ma sono stati i neoliberisti a semplificare il problema in questo modo: c'è un numero finito di posti, ci sono persone che nascono motivate e altre che nascono scansafatiche, isoliamole e tornerà l'era dell'oro.

    Persino Berlusconi è più avveduto di loro: lui sa che il problema occupazione è connesso al problema sicurezza. E non minaccia licenziamenti a destra e a manca (anche se nel frattempo taglia il settore pubblico).

    Non sto scherzando quando dico che Berlusconi è decenni avanti la Melandri: lei fa un discorso Thatcheriano fuoritempo, sgomberiamoci dei vecchi arnesi e vedrete. Lui invece conosce la dimensione delle coscienze. Ci tratta tutti da undicenni, è vero, ma è meglio essere trattati da undicenni che da quarti di manzo.

    E' lo stesso motivo per cui la Lega piglia voti dagli operai: sono insicuri. Bene, e allora diamogli sicurezze. Alt, no, dobbiamo renderli più insicuri sul piano contrattuale. E dopo voteranno per noi? No. Però continuerete a spiegarci che abbiamo perso gli operai leghisti perché non abbiamo capito la loro insicurezza. In realtà l'abbiamo capita: poi, siccome siamo "di sinistra", l'abbiamo considerata da un punto di vista economico-sociale e non etnico come fa la Lega.

    Noi non siamo una società nordica o anglosassone, per tanti motivi che alcuni sopra hanno citato. Staremmo meglio se avessimo un mercato del lavoro modellato su un esempio anglosassone? Questo mi sembra oggi più discutibile che in passato, ma facciamo anche finta che. Ci sono vari passaggi da fare.
    Per prima cosa occorrerebbe istituire un regime di vera concorrenza tra le aziende, che mi consentirebbe davvero di ritrovare più facilmente il posto se lo perdo. Quindi bisognerebbe fare la guerra a monopoli, oligopoli, conflitti d'interesse, ecc.. Questo, molto più che l'art.18, consentirebbe la nascita di una meritocrazia.

    Bisognerebbe anche combattere il nero, con tutte le forze, perché sporca tutti i discorsi che facciamo. Ribadisco l'esempio di ieri: se mi licenziassero con l'obbligo di darmi un 80% del salario finché non trovo lavoro, io dal giorno dopo lavorerei in nero e prenderei due stipendi (e il popolo della partita iva la piglierebbe comunque in culo, ma in modo più anglosassone).

    Quindi:
    (1). Prima si eliminano i monopoli e gli oligopoli e si stabilisce la concorrenza.
    (2). Poi si combatte l'evasione in tutte le sue forme.
    ...e a questo punto (3) si liberalizza il mercato del lavoro. Che comunque sarà già diventato molto più fluido senza aspettare i disegni di legge.

    Quello che trovo insopportabile nell'intervento della Melandri è questa enfasi sul punto 3, senza neppure toccare i primi due. Ci sono tanti modi di diventare anglosassoni, ma noi dobbiamo diventare anglosassoni partendo per forza dal didietro dei lavoratori dipendenti. Ma diventeranno più insicuri, meno consumisti, più razzisti... non importa. A noi non interessano le loro paure, su quelle ci lucra Berlusconi. A noi interessa diventare anglosassoni nel modo più veloce.

    Ma è solo il modo più veloce di mettercela in culo, scusate.

    RispondiElimina
  71. Scusate, non mi sono eclissato, ho scritto un intervento di cui ero orgogliosissimo, solo che l'ho scritto su word per raccogliere meglio le idee, così quando è stato il momento di copincollarlo...niente. Vabbè. Pazienza. Sarà per la prossima discussione. OT: il pezzo del tipo che si costituisce per il paccheto sicurezza è meraviglioso. Alla prossima,
    Diego

    RispondiElimina
  72. @ Diego: eh, no, adesso ce lo devi far leggere.
    Hai provato a salvare in un formato solo testo e poi da questo col copiaincolla?

    RispondiElimina
  73. @Leonardo: sono assolutamente d’accordo su 1). Volevo menzionarlo fra le varie distorsioni presenti in Italia. Pero’ attento a distinguerlo cosi’ tanto da una maggiore flessibilita’ sul mercato del lavoro. Un mercato competitivo si basa sul fatto che, se mi rendo conto che posso produrre un bene o servizio ad un prezzo piu’ basso di quello attuale sul mercato, allora mi e’ abbastanza facile aprire un’azienda, assumere dipendenti e, se ce n’e’ bisogno, anche licenziarne alcuni con cui non mi trovo. Un mercato del lavoro rigido e’ un ostacolo a riallocare le risorse laddove sono piu’ produttive. Ma, sono d’accordo, e’ uno fra i vari ostacoli e non e’ detto che si debba partire da li’ nelle liberalizzazioni – sia da un punto di vista strettamente economico che da quello di vendibilita’ politica.

    Su 2) non capisco il tuo esempio. Si possono avere sussidi di disoccupazione che hanno una durata limitata nel tempo: te ne potresti approfittare durante quel periodo ma poi basta. Non credo che l’evasione sia una delle cause delle inefficienze del mercato del lavoro: anzi, se tu elevassi i controlli contro l’evasione, qualche attivita’ cesserebbe perche’ non se lo puo’ piu’ permettere e i suoi lavoratori ne risentirebbero. Poi, certo, ci possono essere altri motivi per combattere l’evasione.

    In ogni caso, queste riforme non sono facili da portare avanti politicamente perche’ intaccano interessi costituiti e perche’ i frutti si vedono spesso dopo un po’ mentre i costi si pagano subito. Ci vuole abilita’ di capire i problemi e capacita’ di comunicarne le possibili soluzioni. Di tempo pero’ i partiti di sinistra ne hanno avuto: Berlusconi entro’ in politica 15 anni fa e ancora non si vede uno straccio di alternativa a questo peronismo.

    @Diego: prova ad aprire una nuova tab cliccando sulla parte destra del mouse (e poi sulle opzioni) quando sei nello spazio commenti. Ieri ho avuto il tuo stesso problema.

    RispondiElimina
  74. Da notare che, mentre qui si parla di arrosti, il Corriere si accanisce sul fumo. Poi si parla di degrado della politica -- e il degrado dei media...?

    RispondiElimina
  75. Quello che in realtà volevo fare è tornare ai miei primi commenti e rientrare in discussione, così da rispondere alla dama del lago.

    PUNTO 1: l'identificazione del lavoro nel sottoinsieme di "contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato". E' questo l'unico modello a cui possiamo pensare? No, ci sono altre proposte. C'è chi parla di "contratto unico del lavoro" a tutele crescenti col tempo. Non è uno strumento su cui lavorare?

    PUNTO 2: l'imprenditore che non vuole mettersi in casa "rapporti a vita" e va ad aprire in Polonia. Fermo restando che chi delocalizza per mero profitto è un delinquente e danneggia il mercato due volte perchè: a) va a produrre in situazioni tecnologicamente arretrate quindi produce robaccia b) crea dumping e ricatto sociale sui salari, conosco persone per le quali avere un dipendente in più o in meno incide sul bilancio di fine anno. La soluzione non può essere "porco padrone, cazzi tuoi". Poi possiamo discutere di art. 18 e di garanzie di ogni tipo (l'estensione della Cassa alle PMI è un'ottima idea, ad esempio), ma il problema deve essere visto da ambo i lati, pena la radicalizzazione del conflitto.

    PUNTO 3: il ruolo del Sindacato oggi, luglio 2009. Un mio amico e compagno di partito, iscritto alla CGIL e attivista, mi diceva, sconfortato: "abbiamo tre milioni di iscritti pensionati su cinque e mezzo totali, mi sai dire quanto PIL rappresentiamo?". Il sindacato vive sugli allori e sulla gloria di lotte sacrosante (i famosi 150 anni di Bersani)? Bene, è ora di soffiare via la muffa dal quadretto del Quarto Stato e accorgersi che quella gente esiste ancora, anche se ha facce e mestieri diversi.

    RispondiElimina
  76. Diego, d'accordo su quasi tutto, a parte due cose che sono in qualche modo opposte: se il sindacato tornasse a contare davvero, il conflitto si radicalizzerebbe eccome. Non e' ruolo del sindacato quello di vedere le cose "da ambo i lati" (o quantomeno, non e' il suo ruolo fondamentale); non e' un caso che, nel momento in cui ha cominciato a farlo davvero (in Italia con Lama), e' cominciato il suo declino.

    Poi e' chiaro che non e' tutto semplice... il declino del sindacato e' stato globale, e ha molto a che vedere con la nebulosita' del concetto di "padrone" nelle nuove organizzazioni del lavoro che tendono a cercare l'orizzontalita' (quasi sempre solo in termini di organizzazione, il salario rimane invece alquanto "verticale"! lol), e in cui l'ingiustizia economica e' meno evidente che in passato. Allora forse bisognerebbe rilanciare il concetto di cooperazione, che peraltro si articola molto bene in alcuni campi (IT); avere il coraggio di *imporre* e *incentivare* nuovi rapporti di lavoro. Ridefinire il concetto di "padrone" (il padrone oggi e' la banca piu' che l'imprenditore, il fondo di investimento piu' che il padroncino) e avere il coraggio di dirgli di no quando necessario (sono i NO che aiutano a crescere! lol). Picchiare duro su questi temi. Questo dovrebbe essere il senso di "guardare alla storia".

    Purtroppo non c'e' nessuno che parla di queste cose; o meglio, tanti ne parlano in congressi, tavole rotonde, tavole calde e altri inutili consessi, ma poi quando vanno al governo, nessuno (eccetto forse Visco, "anti-evasione" di nome e di fatto) ha il coraggio di metterci il muso, mettere nero su bianco argomenti che danno fastidio agli "entrenched players" (che "poteri forti" e' un po' troppo oscuro). Bersani avra' questo coraggio? Franceschini avra' questo coraggio? una Debora qualsiasi avra' questo coraggio? considerando quanto siano tutti privi di una base politica forte (Bersani deve tutto a D'Alema, Franceschini deve tutto a Repubblica, etc etc), la vedo dura.

    RispondiElimina
  77. Posto GiacomoL, tranne sul ritratto di Bersani. E' uno che a D'Alema non deve proprio niente ( fu persino "declassato" da ministro dello sviluppo con Prodi e ministro dei trasporti con D'Alema) e con Visco ha pure creato una Fondazione.
    Simonetta

    RispondiElimina
  78. Simonetta, da quanto mi risulta, Bersani se non fa da proxy per D'Alema, quantomeno agisce da riferimento per il blocco dalemiano ormai da un po'. Potrei sbagliarmi, eh.

    RispondiElimina
  79. Mah, sono perplesso.
    La "spinta" per modificare i rapporti di forza politici (in senso etimologico) deve venire dai diretti interessati. Diego sbaglia quado dice che l'industriale che apre in Polonia si comporta male. E' lo Stato che gli permette di farlo che e' in torto.

    Se la maggioranza delle persone vota per partiti che storicamente non fanno gli interessi dei dipendenti, ma dei datori di lavoro, allora c'e' un problema: si sentono tutti datori di lavoro.

    I dipendenti, anche se non saranno la maggioranza, sono comunque una forza elettorale enorme, e' che non sanno piu' chi e' il proprio referente politico. Se no voterebbero i vari brandelli di RC, che invece sono virtualmente scomparsi, e fanno a gara a chi si scinde piu' rapidamente.

    Andrea (No Scudy, Andrea, io mi firmo tutte le volte ma pare che non giunga ;)

    RispondiElimina
  80. Quello che ha scritto Leonardo è perfetto e mi ci ritrovo in pieno. Al di là del contenuto dell'art. 18, il punto è che i leader del PD ci chiamarono in piazza a difenderlo e negarono apertamente che la chiamata fosse puramente strumentale. Io c'ero, convinto che quell'articolo dello Stauto dei Lavoratori andasse difeso. Oggi fra chi mi dice, "scusa, l'art. 18 è un ferrovecchio ma allora ci facevi comodo in piazza, ti abbiamo preso per il culo ma sai questa è la politica" e chi mi dice "ti chiamai in piazza perché l'art. 18 anche se perfettibile è ancora attuale" propendo nettamente per il secondo.

    Una cosa sull'art. 18 però nel merito la vorrei dire, perché qua sembra che tutti diano per scontato che si licenzino i fannulloni, nel nostro mondo felice. L'art. 18 è la difesa pratica più forte nei confronti del licenziamento discriminatorio, quello fatto contro tizio che sta nel sindacato, contro caio che non va a messa alla domenica, contro sempronio che tifa milan invece che inter (e se pensate che queste cose non succedano...). Perché nei fatti dimostrare che tizio è stato licenziato perchè parlava male di berlusca in pausa pranzo è difficile, impossibile. Ma dimostrare che è stato licenziato in maniera ingiusta e quindi va reintegrato è invece possibile. E' una difesa contro forme di arbitrio che esistono tutt'oggi, soprattutto nei confronti del lavoro a bassa qualificazione (conosco un noto marchio di distribuzione che "imponeva" pena licenziamento alle sue cassiere di fare spesa in quel supermercato - questo almeno diceva loro al momento dell'assunzione).

    RispondiElimina

Puoi scrivere qualsiasi sciocchezza, ma io posso cancellarla.

Altri pezzi