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sabato 1 novembre 2025

Di giusti uno ce n'era

La cattedrale
2 novembre – San Giusto di Trieste (III secolo)

I martiri si possono, tra l'altro, dividere in due categorie: nella prima inseriamo quelli che non muoiono al primo tentativo, grazie a un miracolo che dimostra l'onnipotenza di Dio, e che quindi devono essere torturati in due o più modi (mutilazioni, roghi, bestie feroci), prima che Dio, potendo tutto, li possa chiamare a sé. Questa tendenza ad aumentare le torture, oltre ad assecondare un certo gusto per l'orrido che nel Medioevo trovava sfogo quasi soltanto nelle leggende dei santi, serviva a conciliare leggende diverse, senza smentirne nessuna: se il tal santo risultava decapitato in una città o lapidato in un'altra, l'agiografo piuttosto di scegliere montava entrambi i supplizi nello stesso racconto, e tanto peggio per la verosimiglianza. 

Nella seconda categoria troviamo quelli che muoiono subito – senza neanche un miracolo che intervenga a salvarli – e che quindi probabilmente sono morti davvero. È il caso per esempio di Giusto di Trieste: il magistrato lo convocò, spiegò che alcuni concittadini (forse invidiosi della popolarità che aveva acquisito presso il popolo con le sue elemosine) lo accusavano di sacrilegium, lo invitò a confutare queste accuse offrendo pubblicamente un sacrificio a Diocleziano, imperatore-Dio. Siccome Giusto rifiutava, gli propose di passare una notte in cella per schiarirsi le idee, e poiché il giorno seguente Giusto persisteva nel rifiuto, lo fece fustigare a sangue, ma niente da fare: Giusto non intendeva sacrificare. La pena prevista era la morte e il giudice la inflisse mediante annegamento. Giusto fu buttato nel golfo di Trieste legato ad alcuni pesi, e qui morì, al primo tentativo. 

La leggenda prevede almeno una tortura, un solo supplizio mortale e nessun salvataggio miracolosi: è uno dei resoconti più verosimili della persecuzione dioclezianea (che ci fu davvero, e fu una delle più sanguinose, anche se le agiografie ne hanno esagerato le dimensioni e l'orrore). 

I miracoli arrivano dopo: ad esempio è grazie a un sogno rivelatore che le spoglie di Giusto vengono ritrovate da un presbitero, presso il promontorio che da lui prende il nome: qui sarebbero rimaste sepolte per qualche secolo, prima che la paura delle incursioni dei pirati dal mare non suggerisse ai fedeli di spostarle nel medioevo in uno dei punti più alti della città, nella chiesa di San Giusto. A quest'ultima nel XIV secolo capita qualcosa di davvero bizzarro: i triestini, che vogliono un duomo monumentale degno della città, invece di costruirlo ex novo scelgono di ingrandire quella di San Giusto, unendola con quella dell'Assunta che sorgeva a fianco. La natura composita dell'edificio è ancora evidente nella facciata. In città si dice ancora: de giusto ghe ne iera un solo e i lo ga negà ("di giusto ce n'era uno solo, e lo hanno annegato").


2 novembre – San Vittorino di Petovio (seconda metà del III secolo), millenarista

L'ho presa da un sito di propaganda sionista

Se di San Vittorino c'è rimasto poco più del nome lo dobbiamo soprattutto a San Girolamo, che ne citava volentieri le opere di cui non ci sono rimaste, appunto, che le sue citazioni, in un latino che Girolamo definiva "mediocre" – e se si parla di latino, non c'è motivo per non fidarci di Girolamo. Non siamo nemmeno sicuri di dove sia Petavium; per qualche secolo si è ipotizzato che fosse addirittura Poitiers (Francia), ma probabilmente è l'odierna Ptuj, oggi in Slovenia, al tempo Alta Pannonia; quella zona grigia tra Occidente e Oriente che permetteva a Girolamo di ipotizzare un'origine greca che avrebbe scusato la mediocrità dello stile. Un'altra cosa che Girolamo non perdonava a Vittorino era il millenarismo, anche se più che un'accusa di eresia si trattava ancora di una disparità di vedute. I millenaristi credevano che Gesù non sarebbe tornato una volta per tutte, ma per instaurare un regno di mille anni, al termine del quale "Satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra", prima della battaglia finale in cui verrà definitivamente sconfitto; una visione abbastanza ridondante, che prevede che tra la Gerusalemme terrena e quella terrena questo millennio intermedio, che ai padri della Chiesa doveva ispirare la diffidenza tipica degli studiosi, degli amanti della logica, nei confronti delle complicazioni inutili; che bisogno c'è di combattere due battaglie contro Satana se sappiamo già che le perderà entrambe? E tuttavia leggendo Apocalisse 20 bisogna ammettere che il millenarismo è già tutto lì; i millenaristi successivi non faranno che prendere alla lettera un passaggio estremamente esplicito. Magari Vittorino era uno di quegli esegeti che alla logica preferisce la lettera del testo. Tra i brandelli dei suoi scritti che resistono, c'è un paio di versi suggestivi che sono stati messi in musica anche di recente: "Il Messia, leone per vincere, si fece agnello per soffrire". Purtroppo la musica l'ha scritta un neocatecumenale, e io i neocatecumenali non  li sopporto, così non la linco; cercatela voi. Però una religione che propone ai leoni di farsi agnelli secondo me non è del tutto da buttare via.


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