Facciamo così: metto su il pezzo del 14 aprile, scritto mentre il governo Prodi scalciava ancora in grembo. Rileggerlo col senno del poi fa un certo effetto. Segue dibattito.
Muori giovane, lascia un bel cadavere
Le illusioni sono dolorose, io se posso cerco di farne a meno. Mi sarebbe piaciuto dire e scrivere in questi giorni che il Grande Comunicatore era stato battuto da un nonnetto reggiano (come a dire, il Grande Chiunque). Mi sarebbe piaciuto dire e scrivere che la decennale campagna elettorale permanente era finita: ma non è andata così. Io non credo che Prodi abbia vinto, non credo che governerà per cinque anni; e non dovrebbe nemmeno provarci. Ci sono persino precedenti: nella primavera 1994 Berlusconi formò un governo con una maggioranza in Senato di un solo seggio (e non era un seggio eletto nelle liste del Polo); e nell'autunno del 1994, ai primi capricci di Bossi, Berlusconi tornò a casa. A Prodi succederà lo stesso, prima o poi: gli alleati bizzosi non mancano. Volendo possiamo anche iniziare a scommettere su quando Bertinotti aprirà la crisi (ed è un bene che possa farlo solo Bertinotti e non Capezzone).
Quel che un governo Prodi dovrebbe fare, secondo me, è morir giovane e lasciare un buon ricordo. L'esatto contrario di quello che fece D'Alema nel 1998 proseguendo a oltranza la legislatura. Prodi non può vivacchiare per cinque anni blandendo alleati e pubblica opinione: ma se scontentando qualcuno riesce a darci, in pochi mesi o anni, un'impressione positiva, anche solo una vibrazione, l'idea che si può essere felici anche senza Berlusconi – allora sì, ne sarà valsa la pena, e potremo tornare alle urne con più tranquillità. Viceversa, se Prodi fa un guaio ci siamo giocati anche le rielezioni.
Con questo non voglio dire che Prodi debba tagliarci le tasse, perché non ha senso mettere in commercio una brutta copia di Berlusconi sperando che qualcuno lo preferisca all'originale. Gli elettori che nell'urna pensano all'ICI e al 740 sono il pubblico ideale di B., e c'è un limite oltre al quale non ha senso rincorrerli. Fortunatamente non tutti sono ossessionati dall'idea di pagare una tassa in meno. C'è anche chi guarda alla qualità dei servizi, e non sono necessariamente snob di sinistra. I pendolari, ad esempio. Se Prodi manda a casa quella cricca di sedicenti manager che ha spappolato le già non brillanti Ferrovie di Stato, molte persone ne trarranno un beneficio improvviso e quotidiano. Idem si potrebbe dire per le Poste, o per le scuole (ma la scuola è una macchina complicata, ci mette anni a migliorare, e Prodi tutto questo tempo non ce l'ha). E la televisione – lo so, ci sono cose più importanti, ma lo stralcio immediato della legge Gasparri e la scomposizione del duopolio televisivo potrebbe portare una ventata di novità nelle case di tutti gli italiani: insieme alla dimostrazione che si può fare tv anche meglio di come l'ha fatta B.
Un altro colpo sicuro è il fantasma di tutta la campagna elettorale, e cioè la guerra. Si sa come Berlusconi non ami parlarne. Anzi, credo che un confronto storico delle prime pagine dei quotidiani degli ultimi cinque anni ci dimostrerebbe che Berlusconi e la guerra erano due argomenti repellenti. Come l'acqua e l'olio: quando parliamo di Berlusconi smettiamo di parlare della guerra, e viceversa.
Tutto questo è paradossale, da parte di un Presidente che è stato per lungo tempo Ministro degli Esteri ad interim, e che ha trascinato l'Italia in una guerra contro l'opinione della maggioranza degli italiani. Il ritiro dall'Iraq (e dall'Afganistan) non piacerà agli americani e forse andrà contro alcuni nostri interessi economici (ammesso che gli interessi dell'ENI e delle industrie italiane d'armi siano i nostri). Però è un sistema spiccio per fare la differenza nei confronti degli elettori: se B. ci ha trascinato in una guerra, esponendoci al terrorismo islamico, P. deve essere quello che ci tira fuori in tempi brevissimi. Anche perché tra un poco rischia di cominciare la partita in Iran, ed è una partita molto più grande di noi.
Ai filoamericani vorrei ricordare, rispettosamente, che non è in ballo il destino della democrazia in Medio Oriente. Quello lo stanno difendendo [male] gli angloamericani. Noi stavamo semplicemente pattugliando qualche pozzo: tutt'intorno la Storia si fa con o senza di noi. Ma sul serio, non la trovate imbarazzante, questa nostra partecipazione omeopatica alla grande guerra al Terrore?
Migliorare alcuni servizi, toglierci dal vespaio mediorientale – privilegiare gli interventi che si possono fare rapidamente. Insomma, quello che io chiedo a Prodi è né più né meno che un governo elettorale. Precisamente. Perché siamo ancora in campagna elettorale, non c'è niente da fare. Prodi deve soprattutto piacerci.
E mi rendo conto che non è la persona più adatta a farlo. In effetti, lo avevamo scelto proprio come antidoto alla fascinazione berlusconiana. Dopo cinque anni di allegra anarchia, Prodi doveva ridurci a più miti consigli e riportarci in Europa, come dieci anni fa (lo schema dell'alternanza in fondo è questo: la destra ci fa sognare, la sinistra ci riporta coi piedi per terra, ma dopo un po' ci torna la voglia di sognare e rivoltiamo a destra, ecc. ecc.). Stavolta l'Europa dovrà capirci: siamo un Paese in difficoltà, un Paese in via di deberlusconizzazione. Serviranno anni e sono possibili ricadute, quindi è inutile fare gli schizzinosi coi bilanci. Tanto più che finché B. resta in circolazione, tutta l'Europa è a rischio contagio.
Infine vorrei poter dire che in questa strisciante opera di deberlusconizzazione, Prodi può contare su un alleato prezioso: Berlusconi stesso, che in questi giorni si sta accreditando presso gli italiani come un isterico che non sa perdere. Vorrei poter dire che altri due-tre mesi di questo Berlusconi antipatico in tv dovrebbero risolverci il problema: i perdenti non piacciono a nessuno, i perdenti isterici poi. Ma non ne sono del tutto sicuro. B. ormai è un veterano della politica: sa stare all'opposizione, c'è stato sette anni, anzi gli riesce meglio che governare. E c'è una metà del Paese a cui B. piace esattamente così: arrogante e meschino. E lui deve dare alla gente quel che la gente vuole, è la sua missione.
Il dibattito, dicevo. Beh, senza farla troppo complicata, in questi nove mesi:
* Le tasse non sono calate, (grazie tante).
* Qualche servizio cominciava timidamente a migliorare.
* Ma non certo i treni, anzi lì è aumentato soltanto il prezzo del biglietto.
* Ci siamo ritirati dall'Iraq (l'avrebbe fatto anche Berlusconi, lo sta per fare Blair), ma ci siamo fatti infinite masturbazioni mentali sul nostro ruolo in Afganistan.
* Prodi, essendo economista di formazione, ha messo molta enfasi sul rinsanamento del bilancio - l'eterno incubo italiano, da Ricasoli in poi. Continuo a pensarla come dieci mesi fa: il bilancio non è tutto. L'Europa doveva capire che in Italia c'è una priorità più grave dei bilanci. Si chiama berlusconismo ed è un virus pericoloso. Non glielo abbiamo saputo spiegare e lei non lo ha voluto capire.
La palla a voi
Ok, te ne dico subito io una di cose che il governo ha fatto: una serie di provvedimenti sull'energia, il risparmio energetico e le fonti rinnovabili (incentivi e balle varie) che ora non si sa bene che fine faranno.
RispondiEliminail paradosso "o prodi o basta" è un paradosso (perchè, dai, giocarsi l'ultimissima occasione della sinistra italiana con prodi no..), ma è azzeccatissimo.
RispondiEliminaquindi basta. in un assurdo gioco dell'oca siamo tornati alla casella dello sfogo morettiano di piazza navona. e non ce ne siamo mai staccati, perchè compresa quella del 2006 abbiamo vissuto tutte vittorie di pirro (e infatti anche ieri coi due voti mancanti la mozione governativa sarebbe rimasta al palo, noi sempre qui a dire "e ora?" ma senza l'alibi degli idealisti imbecilli). berlusconi il paese l'ha idealmente governato anche in questi nove-dieci mesi.
non sono un amante dei lai sulla gerontocrazia e dei settantenni al potere, ritengo ridicolo chi parla tanto di repubblica senile perchè questo è un paese che deve staccarsi da una stantia e provincialissima continuità e non pensare a quali natiche occupano le poltrone. cioè, non è chi occupa la poltrona il problema ma come la occupa. però un cambio di facce e di progetti (lo so, dico tutto e non dico niente) nella classe politica di sinistra non vedo come non possa essere in cima all'ordine del giorno. un po' di dignità, via. siamo nel 2007 e ci siamo fatti prendere per il culo un'altra volta da andreotti.
sta a vedere che hanno sacrificato prodi per superare le perplessità sul partito democratico. sarebbe l'ultima follia. ma stavolta proprio l'ultima.
ah, comunque prodi stavolta mi è sembrato più incisivo dell'altra volta. assolutamente non credo gli si possa rimproverare niente. ma boh, nel '98 ero un ragazzino.
RispondiEliminascusa leo, quali leader simili a b. vedi in giro per parlare di un rischio europeo di b*ismo? a chi ti riferisci? a blair? alla merkle? questo usare b. come pietra di paragone di ogni cosa, come termine di ogni similitudine o dissimilitudine possibile, non è vagamente ossessivo?
RispondiEliminalivefast
Un'ossessione indubbiamente c'è. Però c'è anche Berlusconi. L'abbassamento della politica a rissa pro- contro di lui è una strategia che ha perseguito lui stesso in questi anni.
RispondiEliminaE' vero che in Europa occidentale non ci sono leader populisti paragonabili a lui. Ma io ho la sensazione che l'Italia non sia "indietro": dopo essere stata un discutibile modello di sviluppo, l'Italia sta diventando un modello di inviluppo. La concentrazione di media e interessi nelle mani di pochi è un fenomeno mondiale: in Italia è stato più evidente perché ha assunto le sembianze di una farsa. Ma il problema c'è. Io credo che l'Europa non abbia fatto tutto quello che poteva per aiutarci a superare Berlusconi.
B. è un'ossessione. Ma non di Leo.
RispondiEliminaE' in effetti un'ossessione incarnata.
B. deve sparire affinché l'Italia possa capire che il suo problema NON è B.
Quindi, il suo problema è B.
Assurdo.
Che B. sia la versione italiana del paradosso del mentitore?
L'ossessione Berlusconi e' una delle zavorre piu' pesanti ed assurde... l'unica che potrebbe far accettare ad un elettorato di sinistra un rimasuglio abbrutente della vecchia partitocrazia qual'e' il Mortadellone.
RispondiEliminaQuanto al dibattito...
*la lotta all'evasione fiscale di bersani e' finalmente dotata di strumenti adeguati e di una impostazione strategica corretta. prove alla mano, certe categorie (i medici delle case di cura, per esempio) c'e' finalmente un modo per attaccare il problema;
* Le tasse sono state gestite malissimo, specialmente perche' sembra che padoa schioppa non sa contare...
* la strategia sulle grandi aziende di Stato e' drammatica
* il ritiro adll'Iraq e' un blando ricostituente
* il Mortadellone e' un economista come io sono un giurista (cioe', ho la laurea ma non mi difenderei in giudizio nemmeno fossi l'ultimo giurisperito sulla faccia della terra).
* sui Pacs/Dico il governo e' una tragedia
* le mastellate sono assolutamente allucinanti
e ci risiamo con l'ossessione. tu pensi che la chiave stia nei media che sterzano la testa delle persone? e chi sterza testa dei media? la exxon mobil, l'anno scorso, ha fatto 80 miliardi di dollari di utile. hai idea di quanti soldi siano? la cosa peggiore è che questa gente, quelli che dispongono di questo denaro, davvero hanno in mano il destino del mondo, e non ci mettono nemmeno la faccia. it's more complicated than that, leo, il mondo non finisce in tv.
RispondiEliminaPS= il post di domani è molto bello :-)
livefast
Guarda che il problema è proprio accendere la tv e non vedere la faccia dei signori exxon mobil, ma le curve della Yespica.
RispondiEliminaSi chiama infotainment, impedisce ai cittadini di rendersi conto dei veri problemi, e in Italia lo ha portato... aspetta, fammi pensare... ce l'ho sulla punta della lingua.
curve della yespica = good
RispondiElimina-----subliminal message:
[buy more petrol, it's good for you!]