Integratevi (è un ordine)
È andata: dall’anno prossimo nelle prime classi delle scuole italiane “di ogni ordine e grado” gli studenti stranieri non potranno essere più del 30% del totale. E già qualcuno comincia a gridare all’Apartheid - ehi, piano.
Un esempio lo fornisce il pur ottimo Gilioli, quando si chiede se il piccolo Naresh dovrà lasciare i suoi compagnucci di terza elementare. Ma no, basta leggere. I tetti verranno applicati soltanto nelle classi che devono essere ancora formate (prime elementari, prime medie, prime superiori): Naresh potrà continuare il suo percorso scolastico e gli auguro che sia di qualità.
A tutti quelli che non vogliono perdere l’occasione di scomodare le leggi razziali, ricordo che stiamo parlando di una proposta Gelmini, cioè di una cosa, per definizione, non seria. Avete presente come risolve i problemi la Gelmini? Un rapido riassunto: un anno fa gli studenti davano molti problemi disciplinari. Non rispettavano né le regole né gli insegnanti, picchiavano i loro compagni disabili e mettevano le foto su youtube (questa cosa in particolare fece scalpore, i filmini su youtube). Allora la Gelmini risolse il problema. Come? Inventando una cosa che prima non c’era: il “voto di condotta”. Prima si chiamava “valutazione del comportamento” e non funzionava: adesso invece si chiama “voto”, quindi funziona. Questo è un esempio di come risolve i problemi la Gelmini.
Un altro problema molto dibattuto era il rendimento. I nostri studenti non imparano più niente. Intervenne la Gelmini, con un’idea geniale: reintrodurre nella scuola dell'obbligo i voti numerici. Stabilendo così un discrimine insormontabile tra la scuola sessantottina che promuoveva tutti quelli che avevano una media superiore al “sufficiente” e l’inflessibile scuola gelminiana che falcia senza pietà tutti quelli che hanno una media inferiore al “6”. Un altro problema risolto.
E gli stranieri? Pare che siano troppi, e che tendano a iscriversi tutti nelle stesse classi, formando perniciosissime “classi ghetto”. Come ha risolto il problema la Gelmini? Anche qui, la sua implacabile falce non si è fatta pregare, e si è abbattuta su… su cosa? Una quota del 30% di stranieri? Perché secondo voi in Italia c’è uno studente straniero ogni due italiani? A meno che non siate affezionati lettori di Giornale e Padania, sapete benissimo che la quota di stranieri non è così alta da nessuna parte in Italia – tranne forse in qualche bassifondo metropolitano. Forse anche qualche paesino montano abbandonato dai nativi e ripopolato dagli stranieri (ce ne sono a nord come a sud). Quindi, se cambierà qualcosa, cambierà soltanto in quei casi.
Ma persino in quei casi, c’è un trucco. Molti di quei bambini stranieri in realtà sono nati in Italia, da genitori stranieri. Siccome non basta nascere su suolo italiano per ottenere la cittadinanza, costoro risultano all’anagrafe stranieri anche se sono qui da sei, undici, diciotto anni. Ed è brutto da dire, ma in tanti casi lo sono davvero. Perché non basta nascere in Italia, se cresci in una famiglia dove l’italiano non si parla o si parla male, la tv via sat manda solo film di Bollywood non sottotitolati, i tuoi amici sono tutti cinesi, eccetera eccetera eccetera.
A questo proposito, la Gelmini non ha perso l’occasione per confermarsi Gelmini, ovvero: nel giro di tre giorni ha già affermato una cosa e poi l’ha rimangiata. Prima ha detto ‘tetto del 30% per gli alunni stranieri’ (e giù titoloni in prima pagina), poi ha precisato ‘Esclusi dal tetto delle classi gli stranieri che sono nati in Italia’ (titoletto nelle brevi). Che differenza c’è? Per me, tutta la differenza del mondo. Le classi in cui insegno oggi sforano allegramente il 30% di stranieri. E non sono classi semplici, per inciso. Ma se conti soltanto quelli nati all’estero… ecco che rientra tutto nella norma. Fine del problema, anzi, quale problema? Se sono nati in un ospedale italiano sono perfettamente integrati, no? Le infermiere li avranno immediatamente attaccati al biberon della lingua italiana. I genitori avranno deciso di parlare soltanto italiano in casa per aiutarli a integrarsi meglio. Del resto gli stranieri della seconda generazione, si sa, sono quelli che si integrano più facilmente… (NB: STO SCHERZANDO. Gli stranieri della seconda generazione sono quelli che più faticano a integrarsi in generale. C’è una letteratura scientifica enorme sul problema. La generazione che la Gelmini non considera è quella che in Francia ogni tanto mette a ferro a fuoco la banlieue: forse perché li hanno integrati troppo, ragazzacci viziati).
Insomma, sul piano pratico, cosa succederà? In alcune aree metropolitane i presidi si scambieranno un po’ di iscrizioni alla prima classe, onde evitare i “ghetti”. Il che è relativamente facile, ora che sappiamo cos’è un “ghetto” per la Gelmini. Un “ghetto” è una classe con più di uno straniero su tre. Siccome si va verso una media di trenta studenti per classe, se undici sono nati all’estero, è ghetto. Se sono solo dieci su trenta, no, non è ghetto. Se dieci sono nati all’estero e altri venti sono bengalesi nati in un ospedale italiano, tutto ok! Probabilmente si sente fragranza di curry da tre isolati, ma per la Gelmini non è un ghetto.
Non so se vi rendete conto della portata di questa riforma. Da decenni in tutta Europa sociologi, pedagoghi e quant’altro si dedicano al problema dell’integrazione nelle scuole multietniche. Poi arriva il ministro Gelmini, e in poche ore risolve il problema: per legge. Da qui in poi se sei nato in Italia sei integrato. Fine. Il tuo compagno nato a Mumbai che vive qui da tredici anni e non sa parlare l’hindi potrebbe porre dei problemi d’integrazione, e quindi rientra in una quota stranieri: tu no, anche se vivi in un sotterraneo con la tua famiglia di cucitori cinesi e in otto anni di scuola dell’obbligo non hai ancora imparato a formulare una frase in italiano. Però sei dei nostri! Ce l’hai scritto sulla carta d’identità: nato in Italia! Come? No, non è valida per l’espatrio. Perché non sei cittadino. Sei dei nostri solo quando ci fa comodo. Per esempio, quando dobbiamo dimostrare all’Elettore Leghista Medio (d’ora in poi ELMO, per comodità) che gli abbiamo risolto un problema.
Quando poi Elmo si renderà conto che l’abbiamo fregato… quando suo figlio si ritroverà nella classe odorosa di curry di cui sopra… beh, probabilmente darà la colpa alla sinistra. Alla sua politica dell’accoglienza indiscriminata. Hanno rovinato questo Paese, maledetti.
lasciamo pure che ELMO si beva la grande riforma. se almeno tutti i provvedimenti di questo governo fossero solo inutili e stupidi come quelli della gelmini...
RispondiEliminaSono di destra e non sempre apprezzo quello che leggo su questo blog. Ma quando parla di scuola è fenomenale! Complimenti: conciso, chiaro, dritto al punto.
RispondiEliminaGiglio
scusa ma non c'è una contraddizione tra dire
RispondiElimina"sapete benissimo .. qualche bassifondo metropolitano" e "le classi in cui insegno io sfiorano tranquillamente il 30° di stranieri"?
(non riesco a copiaincollare: sono l'unico che ha questo problema?)
In materia scolastica ti considero una specie d'oracolo, mi fido ciecamente.
RispondiEliminafederico, hai dimenticato il "paesino montano abbandonato dai nativi e ripopolato dagli stranieri (ce ne sono a nord come a sud)"... spesso non e' necessario che sia montano, peraltro, semplicemente paesino, ai margini.
RispondiEliminaMa perchè non si toglie pure il 30% e si mandano tutti via?
RispondiEliminaNo, è che forse mi sono spiegato male.
RispondiEliminaIn Italia è rarissimo trovare quartieri o comuni con il 30% di bambini stranieri: questo significa che, se volessimo distribuire uniformemente gli stranieri per classe (il che sarebbe secondo me auspicabile) potremmo tranquillamente spargerli in percentuali molto, molto inferiori al 30%.
Ma questo non accade. Gli stranieri finiscono ammucchiati in alcune sezioni (è un meccanismo che ho descritto qui.
Per questo motivo avrebbe senso fissare dei tetti (a livello locale, però, perché ogni territorio ha le sue situazioni: invece i leghisti, quando comandano, sono accentratori come pochi). Ma il tetto del 30% a livello nazionale è una presa per il culo. E' come se il Ministro dei trasporti proponesse un limite dei 200 in autostrada.
Non sono d'accordo soltanto con un piccolo detaglio: <>. Semmai sono i genitori italiani a non voler i propri figli in una classe con troppi stranieri.
RispondiElimina(Sì, ho appena letto il post "la scuola di Pippo"; é che il concetto espresso il quel post non é stato chiarito qui.)
Una quota del 30% di stranieri? Perché secondo voi in Italia c’è uno studente straniero ogni due italiani? A meno che non siate affezionati lettori di Giornale e Padania, sapete benissimo che la quota di stranieri non è così alta da nessuna parte in Italia.
RispondiEliminavs.
Le classi in cui insegno oggi sforano allegramente il 30% di stranieri. E non sono classi semplici, per inciso. Ma se conti soltanto quelli nati all’estero… ecco che rientra tutto nella norma.
??????
A parte la cazzata dei nati in italia che non concorrono alla formazione 30%, a parte che sono ben altri i problemi... etc. etc.
mi sembra che stabilire un limite (quota) non sia per niente una cattiva idea. Ad esempio potrebbe prevenire le tentazioni segregazioniste di alcuni presidi. Oltre che aiutare a creare un ambiente più idoneo all'apprendimento della lingua (straniera) per gli studenti stranieri.
Gianni
ps. a quanto pare concordo con Federico
Sì, la quota è una bella idea, esattamente come il limite di velocità. Ma se è troppo alta non serve a niente.
RispondiEliminaMetti che tu abbia 60 stranieri su 10 classi: potresti metterne 6 per classe. Ma la "quota Gelmini" ti consente di metterne 10 in sei classi e lasciarne libere altre 4.
Non trovo nessuna contradizione O___o
RispondiEliminaè evidente che leonardo è un precario, in quanto precario può solo aspirare a scuole nell'estrema periferia o comunque "difficili", dove oltre ai precari ci sono anche un sacco di stranieri e figli di stranieri.
A chi auspica una rimpatriata di tutti, auguro di avere a che fare quanto prima con il walzer delle badanti, in modo da fargli capire che un paese di vecchi (anche un bel po' rincoglioniti) è un paese senza futuro.
sto ancora aspettando la proposta alternativa dopo le critiche al disegno Gelmini espresse in questo post
RispondiEliminasulla distribuzione degli alunni stranieri si potrebbe anche ragionare, ma con qualche criterio incrociato oltre a quello della percentuale. se ad esempio parliamo di sperdute comunità montane come quelle a cui leonardo si riferisce, costringere gli alunni a prendere la corriera e a displuviare oltre il necessario per distribuirsi armoniosamente tra i paesini sull'altro versante del crinale mi parrebbe una cazzata.
RispondiEliminauna cosa di cui francamente ho pieni i coglioni sono le osservazioni sull'odore di curry. tutte le volte che alla tele si blatera di immigrazione e convivenza, questa bazza razzista salta fuori. non si respira, oddio il curry mina la nostra identità gastronomica, gli abitanti del quartiere non ce la fanno più. appartiene al genere di osservazioni come le stronzate sul presepe, un zavaglio che ingombra il campo della discussione imho. io sento anche le stantie fritture o i bastoncini di pesce dei miei vicini autoctoni, per non parlare delle grigliate allestite in balcone che puzzano di nafta e olocausto; come mi infastidisce sentire dalle loro finestre biagio antonacci sparato a tutto volume.
elmyr
Guarda, in molti casi sarà anche razzismo, però certe volte il curry è un dato oggettivo.
RispondiEliminaNon sono precario e non lavoro nell'estrema periferia - (peraltro gli stranieri vanno spesso ad abitare nei centri storici). Nella mia zona gli studenti stranieri (la maggior parte dei quali ormai sono di 2a generazione) sono molto meno del 30%, e tuttavia restano concentrati in poche classi. E il tetto della Gelmini non cambierà nulla, anzi confermerà che una classe di 30 si può riempire di ben 10 stranieri appena arrivati e rimanere una classe accettabile.
A quello che sta "ancora aspettando" una proposta alternativa (a 10 ore dal mio pezzo, una pazienza di Giobbe): guarda, ho scritto sopra che l'idea dei tetti sarebbe anche ragionevole, ma che dovrebbero essere studiati a livello regionale e provinciale (provveditorati), non nazionale: e che si dovrebbero indicare gli stranieri sulla base del luogo di nascita, perché un turco nato ad Ankara e trasferitosi in Italia subito dopo senz'altro parlerà meglio italiano di un cinese nato a Prato, trasferitosi in Cina e appena rientrato dopo dieci anni (esistono persone che fanno una vita così). L'ideale sarebbe accertare le competenze linguistiche nei primi giorni delle elementari.
Questo non si fa, perché sostanzialmente non puoi andare in prima pagina sui giornali nazionali proponendo una riforma del genere. Sui giornali ci vuole il titolone, e il titolone dice: "Gelmini, tetto del 30% agli studenti stranieri".
in più, secondo la gelmini, la soglia può essere modificata (elevata) nel caso vi siano dei ragazzi stranieri che però hanno sufficienti competenze di italiano, il che è relativamente frequente soprattutto tra i più grandi (certo poi bisogna vedere come vengono valutate queste competenze..)... mentre tra i più piccoli, dati caritas, il 70% dei ragazzini "stranieri" iscritti all'asilo è nato in italia, e la percentuale è in crescita.
RispondiEliminaquindi per un requisito o per l'altro il provvedimento non esiste... per fortuna, visto il semplicismo con il quale è stato proposto giusto per strappare qualche titolo di giornale.. piuttosto che parlare di razzismo, vale la pena di puntare sull'incompetenza assoluta di questa gente!
il curry è oggettivo come l'aglio, le braciole, il fritto, il cavolfiore. quello che non è oggettivo è la suscettibilità selettiva delle narici. a ogni fetenzia biologica o petrolchimica siamo avvezzi in città, tranne a quelle che segnalano la presenza di una famiglia di tunca tra i nostri dirimpettai. nella civiltà in cui i generi alimentari sono trasformate in prodotti integralmente culturali, inventati, ibridati e importati dai quattro angoli del mondo, se posso fare la spesa all'esselunga e comprare gli spaghetti di soja o la papaya, oppure ingerire i big mac e il contenuto cubista di quegli spaventosi bustoni quattro salti in budella, le prefiche anti-curry proprio non le capisco.
RispondiEliminaelmyr
Leonardo, con i tuoi post bisognerebbe riempire dei tazebao e appiccicarli in giro su ogni muro di ogni città.
RispondiEliminaCome dici? I tazebao sono roba che non si usa più?
Ah gia!
Allora, forse mi sono sbagliato a parlare di oggettività. Ma ti garantisco che se in una classe sentissi un forte odore di aglio, o braciole, o fritto, prima o poi ne parlerei. Parlo di tutto.
RispondiEliminaMa non mi è capitato.
Invece mi è capitato (non una volta) di provare l'urto del vomito quando sentivo un odore che, boh, non sono nemmeno sicuro sia curry, e se lo è, lo è alla massima potenza.
Vivere in una scuola con molti studenti di origine straniera è così. Francamente non fa molta differenza se siano nati qui o là: però il dato olfattivo non è da sottovalutare o censurare. I bambini tra loro si annusano.
caspita gli indiani puzzano così tanto da farti vomitare?
RispondiEliminae che fai, se ti capita un viaggio in india, rischi la morte per disidratazione?
mik
"pedagogi"?
RispondiEliminaops.
RispondiEliminaA me sembra che ad un problema di tipo culturale, la padronanza di una lingua, si sia data una risposta su base razziale che il problema non lo affronta né lo risolve.
RispondiEliminaComplimenti!
Dieci su trenta sarebbe sempre ghetto (33.333...%): al massimo nove, ma secondo me Marystar uno in piu' te lo concederebbe se li disponessi in aula secondo le regole del problema delle 8 regine.
RispondiEliminaSe al decimo spezzi un braccio (e magari gli monti una protesi italiana) siamo ancora in quota.
RispondiEliminaquoto elmyr. l'odore sgradevole non ha bandiera.
RispondiEliminanella libertà di ciascuno.
e poi nella mia storia scolastica ho avuto esperienze di compagne albanesi, nate a durazzo, una delle quali mi ha sempre superato in grammatica (sia alle medie che alle elementari) pur essendo arrivata in italia a 6 anni. e, insomma, a capire la differenza tra congiuntivo passato e congiuntivo imperfetto ci ho messo parecchio più di loro.
l'altra, N, è arrivata in 4^ elementare e neanche un anno dopo parlava perfettamente la nostra lingua. si è fatta fino alla 3^ media con noi e ora vive a Detroit e ci sentiamo qualche volta su facebook. parla perfettamente tre lingue.
i casi sono tremendamente soggettivi.
il criterio di divisione non può assolutamente basarsi sul luogo di nascita.
Condivido il tuo punto di vista che se la quota è troppo alta non serve a niente.
RispondiEliminaMa la reazione di moltissimi è stata tipo:
quota? mmmh cattivo, segregazione, mmmh
Quasi un riflesso condizionato acritico verso certe parole. In realtà non è la quota in sé che non va bene, anzi! E' la sua applicazione.
La quota se ben gestita previene la segregazione invece di crearla (oltre a favorire l'integrazione e l'apprendimento).
Gianni
La cosa dell'odore è vera e effettivamente se l'indiano è uno si sente di meno. L'altro giorno nell'autobus sono saliti 5 piccoli indiani e la concentrazione era notevole, andrebbero sparpagliati
RispondiEliminaPremetto: sono di destra ma non mi piace per nulla questa legge.
RispondiEliminaComunque sia, ci fosse stata la sinistra al governo a mio avviso il problema sarebbe stato affrontato nel seguente modo:
1) sentite tutte le parti politiche della coalizione di maggioranza, con particolare attenzione a non pestare i piedi alla sinistra estrema ne' alla parte teodem
2) sentite tutte le categorie interessate: genitori, figli, stranieri, figli di stranieri, insegnanti, presidi, bidelli, sindacati.
3) fatti studi di settore, guardato a come affrontano il problema all'estero, ecc. ecc. ecc.
Si sarebbe deliberato Nulla, lasciando il problema irrisolto di alcune classi "ghetto" (che brutta parola) in certe aree del paese. In compenso, si sarebbe ingrassato il culo qualche consulente amico del partito X o Y.
Almeno la Gelmini agisce, poi nelle azioni di un politico si puo' sempre trovare la falla: nessuna legge e' perfetta (tantomeno questa, che -ripeto- non piace neanche a me). Ma sempre meglio del "fuc*ing around" della sinistra, almeno dal mio punto di vista.
Poi, ripeto, se vuoi tirar fuori i casi limite e criticare si puo' fare con qualsiasi legge e qualsiasi ministro della storia. Un po' di serieta', suvvia.
pretendere una conveniente concentrazione di manodopera e allo stesso tempo desiderare che questa forza lavoro si diluisca con ordine, si mimetizzi e non si faccia notare/annusare negli altri ambiti della vita sociale è un delirio che supera tutte le concezioni tayloriste e fordiste del passato.
RispondiEliminatornando agli odori sgradevoli per l'educato olfatto degli italiani con pedegree,
potremmo chiederci se tante volte non siano le condizioni degli abituri in cui risiedono le famiglie, per scarsa circolazione di aria e promiscuità tra letti e angolo cottura, a favorire il fenomeno.
(posto che, ribadisco, la puzza che sento, messa in prospettiva, è in sostanza la mia paura del contagio. lo dice da qualche parte thomas hobbes, purtroppo non posso riferire citazione precisa).
elmyr
Io eviterei di intellettualizzare eccessivamente la puzza. Non è che a un 11enne che non vuole stare vicino al compagno che puzza gli citi Hobbes e gli passa. Che ci siano motivi economici oltre che culturali non lo ignoro (nessuno ha detto che ci sia una razza che puzza alla nascita). Gli odori sono uno dei problemi quotidiani con cui ha a che fare chi vive in una società multietnica. E ironizzare sull'"educato olfatto degli italiani con pedigree" (annusalo te, un preadolescente al curry alle otto del mattino) non risolve un bel niente.
RispondiEliminaMondoalbino, io non ho mica capito di che casi limite stai parlando. La proposta Gelmini, magari, riguarda casi limite con una presenza del 30% di iscritti stranieri. Negli altri casi (più del 90%) non cambierà nulla di nulla di nulla. Esattamente come la sinistra, dici tu.
Però la sinistra lo avrebbe fatto consultando le categorie, la destra no. Mi sembra che il senso del tuo intervento sia tutto qui: l'importante non è cambiare qualcosa (la Gelmini non lo fa), ma scontentare le categorie. Non le azioni, ma l'arroganza.
"Almeno la Gelmini agisce". No. Non agisce. Chiama le cose in modi diversi, questo è il suo modo di agire. Quando si scopre che qualcosa non va (es., troppe insufficienze) cambia la semantica (d'ora in poi li chiami "cinque" e in giugno li trasformi in "sei"). Troppi stranieri in classe? No, non è vero, se sono 10 su 30 non sono troppi. Fine. Durante il percorso, tra l'altro, non credere che lei non colga l'occasione per ingrassare i suoi, di consulenti, che tuttavia ti fanno meno rabbia di quelli di sinistra perché... boh.
come insegnante di ruolo di una scuola media di un centro città del nord, confermo il tasso altissimo di 'stranieri' nati e non nati in italia.
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