Io invece gli devo ancora un supplemento di risposta, visto che almeno su un punto ha ragione: non si possono prendere i soldi che lo Stato butta dentro il carrozzone delle paritarie (470 milioni l'anno, secondo i 44 parlamentari), dividerlo per il numero di iscritti alle paritarie e dedurre che ogni studente costa 450 euro l'anno. È veramente il pollo di Trilussa, una media senza senso. Butta ha tutte le ragioni del mondo di prendersela con chi usa la statistica in questo modo truce. Ma perché se la prende con me?
Non sono mica io che ho raccolto i dati e fatto la divisione. In realtà non saprei neanche dire chi l'ha fatta. Io l'ho presa pari pari dalla lettera dei 44 parlamentari del Pd (e limitrofi). Siccome è a loro che spetta dimostrare una tesi (le scuole private fanno risparmiare), ed è a loro che spetta reperire i dati. Sono un gruppo di pressione parlamentare che cerca di mantenere il finanziamento alle scuole private. Figurati se non hanno i numeri giusti. Figurati se non hanno le competenze, non dico per truccarli (rischierebbero di essere sgamati), ma per renderli il più sexy possibile. È gente che avrà fatto buone scuole, si presume. E quindi se tutto quello che riescono a produrre, per dimostrare che le scuole paritarie fanno risparmiare, è il conteggio risibile di 450 euro a studente, temo proprio che numeri migliori di così non ci siano.
In realtà, come è ovvio, lo Stato non spende 450 euro per studente. Nel caso di molti studenti non spende proprio nulla. Quanti? I 44 parlamentari non ce lo dicono. Scelgono di ignorare il dato. Forse perché è un po' troppo alto? Poi, come ricorda Butta, ci sono le famiglie con reddito tra i 16000 e i 28000 euro (ISEE), che di soldi ne prendono ben più di 450: anche il doppio. Ecco, per loro (da qui in poi "Giovannini") la riduzione dei buoni scuola comporterebbe probabilmente l'abbandono della scuola privata.
Ma sono tanti i Giovannini?
Difficile dirlo. Né io né Butta abbiamo trovato dati al riguardo. I 44 parlamentari, se ce li avevano, se li sono tenuti per sé.
A questo punto mi sento di ipotizzare che i Giovannini non siano tantissimi - anche perché altrimenti alzerebbero di molto la media. E i 44 parlamentari si sarebbero premurati di informarci che centomila, duecentomila studenti medi o di primaria rischiano di dover cambiare scuola! (per finire, ricordiamo, in scuole mediamente più efficienti).
Per i Giovannini, comunque, vale il solito discorso: se volete andare in una scuola privata, ne avete il diritto. Ma non significa che ve la debba pagare io, contribuente. Io pago già per la scuola pubblica (che offre mediamente un servizio più efficiente). Perché devo pagare qualcosa in più? Prima di essere incostituzionale, è anche un po' illogico.
L'obiezione è la solita: mi conviene pagare perché altrimenti questi Giovannini con l'ISEE tra i 16000 e i 28000 euro all'anno si riverserebbero nella scuola pubblica, come locuste in un edificio fatiscente! Terremoti, inondazioni, e poi bisognerebbe costruire scuole nuove... insomma, alla fine allo Stato toccherebbe pagare di più. Meglio continuare a pagare i buoni scuola per mandare i Giovannini dalle suore.
Ok, diciamo che capisco il ragionamento.
Ma mi fate vedere i numeri?
Non quelli ridicoli che mi avete mostrato fin qui, e che vogliono dire tutto e niente. Mi fate vedere quanti sono davvero i Giovannini che si pigliano diciamo un migliaio di euro all'anno per il loro diritto a fare una scuola non pubblica? Magari mi fate vedere anche dove abitano, se su un monte sperduto o al centro di una popolosa provincia piena di scuole pubbliche di buon livello? È tutto quello che vi sto chiedendo da un mese, perché non risponde nessuno? Interesserebbe anche a Butta, credo.
Lui è un fisico, quindi ha già iniziato a tracciare curve. Il guaio è che non sa come inclinarle, perché anche lui i numeri non ce li ha. Poi fa una cosa buffa che non so quanto sia rappresentativa della situazione del teorico frustrato. In mancanza di numeri, ricorre all'unico punto fermo: lo zero. Mettiamo che all'improvviso il finanziamento pubblico alle paritarie si riduca a zero. Si potrebbe ridurre a zero anche il numero di iscritti alle paritarie!
Uhm, sicuro?
Ma lo hai visto anche tu che un sacco di iscritti non prende già un soldo di buoni scuola. Perché dovrebbero smettere di iscriversi? Anzi, probabilmente ci andrebbero più volentieri, in una scuola più spaziosa e senza Giovannini parvenus. No, insiste Butta. Se c'è una curva, deve passare per lo zero. E quindi, se i buoni si riducono a zero, anche chi non prende un soldo di buono smetterà di aver voglia di iscrivere i figli alle private. Perché? Per capriccio. No, in realtà per protesta. Per solidarietà con i Giovannini.
Butta, sei serio?
È vero che togliendo del tutto il buono scuola ci sarebbe comunque una fetta di studenti che continuerebbe a frequentare la paritaria. [...] Il problema è che non sono obbligati a farlo.Se vogliono possono decidere di mandare i propri figli alla scuola pubblica e tu non puoi dire loro di no.
[...] Se domani tutti i genitori che mandano i figli alle paritarie decide di mandarli alle pubbliche lo Stato è obbligato a garantire loro un posto in classe. Non può rifiutare le loro iscrizioni, tanto meno può rifiutare le iscrizioni di chi l’anno prima era iscritto a una paritaria. L’istruzione è un diritto di tutti, no?Ecco, poniamo che a Settembre tutti i genitori che mandano i figli alle scuole paritarie li mandino in quelle pubbliche.
In alcuni casi si tratterebbe solo di aggiungere qualche banco in più in una classe. Ma se le classi sono già piene devi crearne delle nuove. E servono strutture: muri, banchi, lavagne… Servono insegnanti, da reperire alla svelta e da pagare.
Diamo qualche numero: in italia ci sono 6.848.297 alunni tra elementari, medie e superiori pubbliche. Gli studenti delle paritarie sono 394.272, il 5,7% degli studenti delle scuole pubbliche.
Hai soldi per aumentare del 5,7% i posti nelle scuole pubbliche?
Mi hai convinto, Butta, i soldi non ce li ho.
Peraltro non ce li ho neanche per l'evacuazione rapida di un milione di abitanti della regione vesuviana in caso di eruzione del vulcano. Un'evenienza, quest'ultima, che mi pare molto più probabile di uno sciopero degli utenti delle scuole private che porterebbe alla chiusura immediata delle stesse. Ma hai un'idea di cos'è uno sciopero? Gli operai quando scioperano picchettano una fabbrica, mica la fanno chiudere andando a lavorare in un'altra. Vedi la trita e sessista metafora del castrarsi per indispettire la moglie: nessuno lo fa, e nessun genitore convinto della bontà della scuola privata a cui iscrive il figlio deciderebbe di punto in bianco di spostare il figlio in un'altra scuola per protesta. Ma metti anche che un migliaio di famiglie lo facciano. È una spesa che lo Stato non può permettersi? Boh. Sul serio, il senso di tutti questi pezzi è: boh. Cioè io non è che voglio difendere la scuola privata a tutti i costi. Se qualcuno riuscirà a dimostrarmi che la scuola privata comporta davvero un risparmio, io ne sarò contento.
Fino a che non me l'avete dimostrato, però, io resto scettico. Non credo che la scuola privata mi faccia risparmiare. Ho la sensazione che sia soltanto un argomento retorico, messo insieme da politici e non da economisti o matematici. Un argomento peraltro abbastanza debole, portato avanti con scarsa convinzione, e che ormai nella battaglia politica sta per essere soppiantato da un mostro assai più agguerrito: il Gender. Perché non so se ci avete fatto caso, ma chi sosteneva di avere il diritto di usare i miei soldi per pagarsi la scuola cattolica perché così risparmiavo, ultimamente ha cambiato manfrina, e ora ne usa una apparentemente più efficace: dice che se non gli pago la scuola privata (e cattolica), suo figlio rischia di diventare gay (Continua...)
Il modo in cui viene argomentata questa manfrina secondo cui dando soldi alle private si risparmierebbe mi ricorda un post che Uriel Fanelli ha pubblicato una decina di giorni fa, dove si definiva la propaganda come "L'uso della libertà di parola contro la libertà di pensiero", ossia il portare all'attenzione solo alcuni dati (opportunamente selezionati) di un problema, dando l'illusione del sapere, ma omettendone altri in modo da evitare la nascita di un pensiero critico.
RispondiEliminaSe veramente Butta ha detto che in assenza di finanziamenti alle paritarie non ci sarebbero piu' iscrizioni alle paritarie, mi sa che ha preso un abbaglio. Due dimostrazioni pratiche:
RispondiElimina1) buoni scuola ed ammenicoli simili sono stati introdotti negli ultimi 20 anni: se il ragionamento di Butta fosse corretto, 20 anni fa le scuole private non sarebbero dovute esistere. E invece c'erano.
2) Lo stesso documento dei 44 dice "Tale sistema costa allo stato solo 470 milioni di euro/anno, pari a circa 450 euro/anno/alunno per la scuola dell’infanzia e primaria, mentre lo stanziamento per le secondarie di I e di II grado è praticamente inesistente.": che vuol dire che i circa 204.000 studenti delle secondarie paritarie (di I e II grado) non ricevono un soldo. Eppure continuano a mandare i figli in queste scuole.
Emanuele Ripamonti