"Colleghi, se siamo d'accordo direi che il coffee-break è finito".
"Non era la pausa pranzo?"
"Onestamente non saprei, che ora è?"
"Che ne so, il mio Rolex non ha i numeri... Pippo, tu lo sai che ore sono?"
"....ch.... ....ch"
"Ti è andato di nuovo di traverso il tovagliolo della brioche?"
".....ch"
"C'è per caso un dottore tra noi?"
"Io ho una laurea in scienze politiche".
"Vabbe' ma che c'entra".
"Stai mettendo in dubbio i miei titoli? Credi che io non sia qualificato per fare questo lavoro?"
"Già, a proposito, tu ti ricordi noi che lavoro facciamo?"
"Vagamente. Qui c'è scritto che siamo la Commissione Titoli".
"Ah. Cioè?"
"Siamo quelli che cambiano i titoli dei film stranieri, per renderli più appetibili al pubblico italiano".
"Giusto! Siamo quelli che convincono gli italiani ad andare in sala a vedere i film".
"Senza di noi non ci sarebbe più un cinema aperto in tutta Italia, colleghi! Non c'è bisogno di sottolineare quanto sia fondamentale il nostro..."
".....ch.......ch"
"Vabbe' ma è impossibile lavorare così. Me lo portate fuori per favore? Grazie. Stavamo dicendo?"
"Dunque, qui c'è un film della Pixar..."
"Quelli che fanno i cartoni per gli intellettuali, uhm... se riuscissimo a portarci anche le famiglie coi bambini, faremmo il botto. In originale come si chiama?"
"The Good Dinosaur".
"Sarebbe a dire?"
"Secondo la commissione traduttori il titolo significherebbe, approssimativamente... Il dinosauro buono".
"Ma allora è un film di dinosauri".
"Però c'è chi sostiene che invece significhi Il buon dinosauro".
"Vanno un sacco, i dinosauri".
"Sono sempre andati forte, ma quest'anno più del solito".
"Va bene colleghi. Il buon dinosauro o il dinosauro buono? C'è un po' di differenza, mi pare".
"Scusate, io ho un'idea".
"Spara".
"E perché dovrei sparare?"
"È un modo di dire".
"Non lo conoscevo".
"Ci vuoi dire la tua idea?"
"Ah già. Perché non togliamo la parola "dinosauro" dal titolo?"
"Cioè in un anno in cui i film di dinosauri stanno facendo milioni di dollari di incassi in tutto il mondo, tu proponi di togliere la parola "dinosauro" dalla locandina di un cartone animato".
"Proprio così".
"E saresti in grado di spiegarci il motivo?"
"No, credo di non essere in grado".
"Credi di non essere in grado?"
"Sono fatto così, a volte mi arriva un'idea... è come una lampadina che si accende, non so che farci, secondo me togliere "dinosauro" dal titolo è un'ottima idea".
"E al suo posto cosa ci mettiamo?"
"E che ne so, come si chiama il protagonista?"
"Arlo".
"E che vuol dire?"
"Non ne ho la minima idea".
"È un nome poco diffuso".
"Potremmo chiamarlo il viaggio di Arlo, per incuriosire lo spettatore".
"Soprattutto i bambini, che ricordiamo, sono il target".
"Cioè per incuriosire i bambini tu proponi di togliere "dinosauro" e mettere "Arlo"".
"Proprio così".
"E non sei in grado di spiegare il perché".
"No".
"Vieni qui, togliti il dito dal naso e fatti abbracciare".
"Eh, perché?"
"Perché sei un genio, un fottuto genio. Il viaggio di Arlo. Dio mio, ho i brividi. Sento che farà il botto. Il botto. Siete d'accordo? Allora direi che a questo punto possiamo fare la pausa per il pranzo".
"Ma non l'abbiamo già fatta?"
"Non lo so. Il viaggio di Arlo. Senti come suona bene. Il viaggio di Arlo. Ragazzi, vi immaginate se non ci fossimo noi a salvare il cinema?"
Un giocattolo di gomma in un mondo vero, freddo spinoso e tagliente. |
Il viaggio di Arlo (The Good Dinosaur, Peter Sohn, 2015)
Arlo è un dinosauro buono; non farebbe male a una mosca, tanto più che è vegetariano. Arlo non è un buon dinosauro: ha troppa paura. Fuori dal guscio, oltre il recinto della fattoria, c'è solo violenza, frane, diluvi, tempeste, e ovunque denti aguzzi e artigli appuntiti. Nell'anno del trionfo di Inside Out, a un mese da Natale arriva nelle sale un altro film della Pixar, che quasi sembra voler passare inosservato, come se si vergognasse di cavalcare la moda meno originale di tutte, quella ricorrente dei dinosauri. Nei trailer il protagonista è simpatico, sembra già il pupazzo di gomma che senz'altro andrà a ruba a Natale. Ha anche un cucciolo d'uomo per amico. Risultato: al giovedì pomeriggio la sala si riempie di bambini un po' più piccoli del solito; le luci si spengono e dopo un po' sullo schermo appare...
...il film più violento della storia della Pixar.
Ragazzino, se mi stai prendendo in giro... |
C'è quasi subito un lutto, raffigurato con un realismo brutale. A quel punto chiunque altro piazzerebbe una scena madre coi superstiti in lacrime; qui no, si volta subito pagina, la vita va avanti. (continua su +eventi!) Ma l'elaborazione del lutto è solo rimandata: lo spettatore adulto può intuire che sarà il tema di tutto il film, ma non può farci niente, ormai la trappola è scattata. Il lutto diventerà un trauma, e poi il trauma andrà superato, e i lacrimoni arriveranno come sempre a tradimento.
Al piccolo dinosauro pauroso ed erbivoro non sarà risparmiato nulla. Se Inside Outriabilitava la tristezza, Il viaggio di Arlo ambisce dichiaratamente a fare la stessa cosa con un sentimento ancora meno popolare: la paura. Arlo ne ha tantissima - e non possiamo dargli tutti i torti, il suo mondo è il più selvaggio e il meno sociale di tutti i film Pixar; non esistono comunità, solo famiglie ristrette o schegge impazzite. "Se non hai paura", dice il bestione più grosso del film, "non sei vivo".
In un giurassico infinito, la paura è il sentimento che discrimina le creature senzienti dalle bestie assassine. Tutto giusto, ma anche un po' deprimente: forse è solo una sensazione, ma i titoli di coda scorrono su uno dei finali meno allegri mai girati dalla Pixar. Le luci si riaccendono, i bambini verso la fine si erano un po' distratti. Nessuno andrà a casa in lacrime, come successe 70 anni fa con Bambi. Qualcuno però si sarà fatto un'idea precisa di come si diventa adulti; ha a che vedere con la paura, ma anche col mangiare prima di essere mangiati.
Dopotutto chissà che succederà da qui a vent'anni.
Alluvioni, carestie, non si sa mai.
Forse la Pixar ci sta preparando.
Dopotutto chissà che succederà da qui a vent'anni.
Alluvioni, carestie, non si sa mai.
Forse la Pixar ci sta preparando.
Il viaggio di Arlo è al Cityplex di Alba, al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo (anche in 3d), all'Impero di Bra (anche in 3d), al Fiamma di Cuneo, al Multilanghe di Dogliani, ai Portici di Fossano, al Bertola di Mondovì, all'Italia di Saluzzo, al Cinecittà di Savigliano.
Buona visione e non abbiate paura, anzi no.
Buona visione e non abbiate paura, anzi no.
Condivido la sparata contro coloro che traducono i titoli dei film stranieri senza capirli.
RispondiEliminaNel 2004 negli USA uscì un film intitolato "Eternal Sunshine of the Spotless Mind" dove si affrontava il problema di come il cancellare la memoria conduca a ripetere gli stessi errori del passato; si tratta di un film dai tratti drammatici e angoscianti.
I traduttori italiani hanno visto che c'era Jim Carrey, hanno pensato fosse un film comico e l'hanno intitolato "Se mi lasci ti cancello"... ma almeno l'hanno visto il film?
Potrei fare altri esempi.
Però la logica commerciale di "Se mi lasci ti cancello" la capisco. E se fosse dipeso da me, e mi avessero mostrato che con un titolo del genere riuscivo a riempire il 5% di sale in più, io avrei dato via libera anche a "Se mi lasci ti cancello". L'importante è portare la gente a guardare il film.
RispondiEliminaInvece la logica del "Viaggio di Arlo" proprio non la capisco. Mi sembra quasi boicottaggio.
Vedo che quello che voleva essere solo uno spunto è diventato argomento di discussione in tutti i commenti... sono commosso ;)
EliminaIo francamente la logica del prendere un film sul ruolo della memoria e dargli un titolo da commedia brillante non lo capisco: la gente che voleva vedere una commedia rimarrà disorientata e poi delusa, mentre chi era interessato al soggetto originale sarà a propria volta disorientato.
Se la logica è quella di puntare in basso per attirare più gente, allora suggerirei che al prossimo film di Von Trier venga dato in italiano il titolo "Birra e salsicce gratis a tutti quelli che vengono in sala".
Sì, riempi qualche sala in più, per qualche giorno, magari un weekend, ma la riempi col pubblico sbagliato, che quando scopre di non aver una commedia con Carrey, lo dice agli amici, e addio secondo weekend...
RispondiEliminaguarda, qui "eternal sunshine of the spotless mind" e' stato tradotto "Sereno lume in lei perpetuo splende". La traduzione libera e' una mania antica...
RispondiEliminahttps://it.wikisource.org/wiki/Lettera_di_Eloisa_ad_Abelardo/Carme
Una cosa è una traduzione lirica di un verso poetico inserito in un contesto poetico, altra è quella di prendere un film che ha come titolo un verso poetico e che NON E' una commedia brillante e dargli un film da commedia brillante.
EliminaErrata corrige
Eliminae dargli un titolo da commedia brillante
titolo, non film, scusate
si', sono due cose diverse. il mio era un gioco. Il gioco e': qual e' il vero titolo italiano del film "Eternal Sunshine of the Spotless Mind"? (visto che ovviamente "Se mi lasci ti cancello" e' per scherzo)
EliminaCi potremmo sbizzarrire.
EliminaPotremmo tradurre quel verso, ad esempio con "L'eterno splendore della mente immacolata" che però decontestualizzato suona un po' bizzarro... ma d'altronde provate un po' a tradurre "Erano i capei d'oro a l'aura sparsi" in inglese senza apparire bizzarri.
Oppure potremmo abbandonare il verso mantenendo lo spirito del film con proposte tipo "Ciclicità" o "I cammini della memoria/del ricordo"o forse "Il treno della memoria" visto che il treno svolge un ruolo chiave, anche se suona un po' gita scolastica ad Auschwitz, allora potremmo lanciarci in "La selezione dei ricordi" o nel più cruento "Falcidiare/ Sfrondare la memoria" o addirittura in "Un taglio nella mente"
Dovessi scegliere io, opterei per "Ciclicità", ma solo per un gusto personale.